L’AFFONDAMNENTO DELL’ARMENIA

Ogni anno, a Yalta, si ricorda il sacrificio delle 5.000 vittime

 

La nave Ospedale ARMENIA in navigazione (Wikipedia)

Descrizione generale

Tipo

nave ospedale

Classe

Adzharija

Armatore

Sovtorgflot

Porto di registrazione

Odessa

Costruttori

Baltijskiji zavod

Cantiere

di LeningradoURSS

Destino finale

affondata da aerei tedeschi il 7 novembre 1941

Stato

relitto, giace a -472 m

Caratteristiche generali

Dislocamento

(a pieno carico) 5.770 t

Stazza lorda

4.727 tsl

Stazza netta

2.566 tsn

Portata lorda

1.600  tpl

Lunghezza

(fuori tutto) 112,15 m
(tra le p.p.) 107,72 m

Larghezza

15,54 m

Pescaggio

(max.) 5,95 m

Propulsione

Russkiy Dizel 2 × 1472

Velocità

(max.) 15 nodi

Passeggeri

518 in 3 classi
462 sui ponti esterni

Nave Ospedale ARMENIA

Fonte: https://it.topwar.ru/

Il 7 novembre 1941, nel Mar Nero, la nave ospedale sovietica Armenia affondò a seguito di un attacco di un aerosilurante tedesco Heinkel He 111.  A bordo si trovavano oltre 5.000 persone, tra soldati feriti, civili e rifugiati, rendendo questo evento la più grande tragedia marittima della Seconda Guerra Mondiale.  L’alto numero di vittime fu mantenuto segreto dall’URSS per decenni.

E’ doveroso segnalare a questo proposito che alcune fonti sostengono/sospettano che il numero delle vittime sia il doppio di quello ipotizzato e mai stabilito.

La nave, pur essendo designata come Nave Ospedale, trasportava anche munizioni e truppe, un fatto che potrebbe aver contribuito all’attacco nazista.

L’equipaggio, inoltre, seguì ordini controversi che li portarono in acque pericolose vicino a Yalta, già minacciata dai tedeschi.  L’insufficiente scorta e il cielo nuvoloso impedirono l’intervento efficace di aerei e motovedette sovietiche.

Il siluro tedesco colpì la Armenia, provocando l’affondamento in pochi minuti. La maggior parte dei passeggeri, intrappolati sottocoperta, non ebbe alcuna possibilità di salvarsi. Solo un piccolo numero di persone sopravvisse.  Il silenzio imposto dall’Unione Sovietica contribuì a relegare questa tragedia nell’oblio, a differenza del più noto affondamento del Titanic Ogni anno, a Yalta, si ricorda il sacrificio delle 5.000 vittime.

 

Quadro Storico dell’Affondamento dell’Armenia

 

L’affondamento dell’Armenia avvenne il 7 novembre 1941, durante la fase cruciale dell’invasione tedesca dell’Unione Sovietica. La 11ª Armata tedesca, guidata dal generale Erich von Manstein, stava per sferrare l’assedio a Sebastopoli, importante base navale sovietica in Crimea.  A Mosca, nello stesso giorno, si celebrava la parata militare per il 24º anniversario della Rivoluzione d’Ottobre, un atto di propaganda che mascherava la gravità della situazione militare a pochi chilometri dalla capitale.

La situazione in Crimea era critica: l’esercito sovietico stava subendo pesanti perdite e si stava ritirando verso Sebastopoli.  L’evacuazione di civili e feriti dai porti della Crimea, tra cui Yalta e Sebastopoli, era diventata una necessità disperata.  Questa situazione di emergenza contribuì al sovraffollamento e alla confusione che caratterizzarono l’ultima missione dell’Armenia.

 

Fase decisiva dell’attacco:

Dopo aver imbarcato un numero eccessivo di passeggeri a Yalta, l’Armenia, pur mostrando segni distintivi di nave ospedale (croci rosse, bandiera della Croce Rossa), salpò alle 7:00 del 7 novembre, scortata da due motovedette e due caccia.  Intorno alle 10:00, un aereo da ricognizione tedesco individuò la nave. Alle 11:15, un Heinkel He 111 del 1./KG 28, pilotato dal tenente H.W. George, attaccò senza preavviso. Le motovedette di scorta e i caccia sovietici, a causa delle cattive condizioni meteorologiche e di una scarsa coordinazione, non riuscirono ad intervenire efficacemente. Il siluro lanciato dall’He 111 colpì la prua dell’Armenia, causando la rapida rottura dello scafo. La nave affondò in circa quattro minuti al largo di Gurzuf, a sud di Yalta.  Il panico e la mancanza di tempo impedirono l’utilizzo delle scialuppe di salvataggio.

Heinkel He 111 Bombardiere a medio raggio

 

Descrizione

Tipo

Bombardiere a medio raggio

Equipaggio

5

Costruttore

 Heinkel

Data primo volo

24 febbraio 1935

Data entrata in servizio

1936

Utilizzatore principale

 Luftwaffe

Esemplari

circa 7.540

Dimensioni e pesi

Tavole prospettiche

Lunghezza

16,40 m

Apertura alare

22,60 m

Altezza

4,01 m

Superficie alare

86,50 

Peso a vuoto

6,53 t

Peso max al decollo

14 000 kg

Propulsione

Motore

Junkers Jumo 211 F sovralimentati, 12 cilindri a V rovesciato

Potenza

1 350 CV(993 kW) ciascuno

Prestazioni

Velocità max

415 km/h

Velocità di crociera

350 km/h

Autonomia

1 950 km

Tangenza

8 500 m

Armamento

Mitragliatrici

MG 15 calibro7,92 mm
una MG 17 calibro 7,92 mm

Cannoni

MG FF calibro 20 mm

Bombe

fino a 2 000 kg

Note

dati riferiti alla versione H-3

 

Precendenti:

L’attacco allArmenia non fu un evento isolato. La flotta sovietica subì ripetuti attacchi nel Mar Nero, e diverse altre navi ospedale subirono danni o furono affondate, violando le convenzioni internazionali.  L’Unione Sovietica si era rifiutata di riconoscere l’immunità delle navi ospedale tedesche, creando un clima di reciprocità nella violazione delle regole di guerra.  A titolo di esempio, nel Giugno 1942, la nave ospedale Abkhazia, di stazza simile all’Armenia, era stata bombardata e affondata da un Heinkel He 111.  Precedentemente, nel luglio 1941, le navi ospedale Kotovsky, Anton Čechov e Adjara erano state danneggiate o affondate da attacchi aerei tedeschi.  Questi attacchi precedenti mostrano che la vulnerabilità delle Navi Ospedale nel Mar Nero era nota, ma non si presero misure efficaci per prevenire altre tragedie.

l segreto imposto dall’Unione Sovietica sulla tragedia dell’Armenia per quasi cinquant’anni è un comportamento che può essere giudicato in diversi modi, non solo dal punto di vista morale, ma anche in base al contesto storico e politico del regime stalinista e del periodo post-guerra.

 

Da un punto di vista morale:

il silenzio sulle migliaia di vittime è inaccettabile.  Nascondere una simile tragedia, negando alle famiglie il diritto di sapere cosa era accaduto ai propri cari, rappresenta una violazione profonda della dignità umana e un atto di disprezzo per la memoria delle vittime. La mancanza di trasparenza e di responsabilità nei confronti dei cittadini è in sé un atto grave.

Dal punto di vista politico:

il regime sovietico probabilmente decise di mantenere il silenzio per diversi motivi.

Controllo della Narrazione:

Il regime stalinista aveva un rigido controllo sull’informazione.  Una tragedia di tale portata, con possibili implicazioni sulla capacità militare e sulla gestione della guerra, avrebbe potuto minare la fiducia pubblica nel regime.  Nascondere la verità era un modo per mantenere il controllo sulla narrazione e preservare l’immagine di invincibilità del regime.

 

Preservazione dell’immagine

L’ammissione della tragedia avrebbe messo in evidenza le carenze strategiche, operative e organizzative dell’esercito sovietico, così come le scelte politiche che avevano portato al sovraffollamento della nave e alla sua permanenza in acque pericolose.

 

 Protezione della reputazione dei vertici militari e politici:  

Le decisioni che avevano portato all’affondamento avrebbero potuto incriminare alti ufficiali e figure politiche.  Il segreto serviva anche a proteggere la reputazione del regime e a evitare possibili conseguenze interne.

 

 Controllo delle risorse:

In un periodo di guerra e di scarsità, ogni aspetto riguardante la logistica bellica doveva essere rigorosamente sorvegliato. Avere accesso ad alcune informazioni e avrebbe potuto provocare malcontento o sollevazioni interne, compromettendo la stabilità del paese.

 

In conclusione:

 

il segreto sull’Armenia fu una scelta politica calcolata che rifletteva i metodi autoritari del regime sovietico: una scelta immorale ma perfettamente coerente con la sua natura totalitaria, desiderosa di controllo e di occultamento della verità a favore della sua propaganda.  La rivelazione della verità, avvenuta solo dopo la fine del regime sovietico, rappresenta un momento di giustizia tardiva, ma fondamentale, per onorare la memoria delle migliaia di vittime dimenticate.

Ci chiediamo: Era forse anche come ammettere che la Luftvaffe aveva dimostrato una superiorità in fatto di potenza e anche qualità operativa?

L’ammissione della tragedia dell’Armenia avrebbe implicato anche una certa ammissione di inferiorità, o perlomeno di una significativa fragilità, della marina e dell’aviazione sovietica di fronte alla Luftwaffe.  Diversi aspetti avrebbero potuto essere interpretati in questo senso:

 

Superiorità tattica della Luftwaffe:

L’attacco riuscito dimostrava la capacità della Luftwaffe di individuare e colpire una nave obiettivo, anche in condizioni di mare mosso e scarsa visibilità, superando le difese aeree sovietiche.  Questo evidenziava una superiorità tattica nell’utilizzo dell’aviazione in ambito marittimo.

 

 Inefficacia della difesa aerea sovietica

L’incapacità della scorta di aerei e delle motovedette di intercettare e respingere l’He 111 prima che colpisse l’Armenia metteva in luce gravi carenze nella difesa aerea sovietica. Questo aspetto avrebbe minato la fiducia nell’efficacia delle proprie strategie difensive, mostrando una potenziale superiorità tecnologica ed operativa tedesca.

 

 Vulnerabilità delle navi ospedale:

L’affondamento, pur avvenuto in violazione delle convenzioni internazionali, evidenziava la vulnerabilità delle Navi Ospedale sovietiche di fronte all’aviazione nemica.  Questa consapevolezza avrebbe potuto mettere in crisi la fiducia nel sistema di evacuazione e di protezione dei feriti e dei civili.

 

Problemi di comunicazione e coordinazione:

L’inefficacia della difesa sovietica era anche dovuta a problemi di comunicazione e coordinazione tra le diverse forze armate.  Questo suggerisce una mancanza di efficienza ed organizzazione all’interno delle forze armate sovietiche, in contrasto con la presunta organizzazione efficientissima propinata dalla propaganda.

 

In sintesi:

Ammettere pubblicamente l’evento avrebbe significato riconoscere non solo una grave perdita di vite umane, ma anche un’inferiorità in termini di preparazione, efficacia operativa e forse tecnologia, in un momento in cui il regime cercava un’immagine di potenza e di superiorità militare.  Il segreto, quindi, serviva anche a occultare una potenziale debolezza strategica e tecnologica di fronte al nemico.

 

Conclusione:

 l paragone tra la tragedia dell’Armenia e quella del Titanic è inevitabile, ma evidenzia una profonda disparità nel modo in cui queste due catastrofi sono state raccontate e ricordate. 

Entrambe rappresentano tragedie marittime di grandi proporzioni, ma le loro narrazioni sono profondamente diverse a causa di fattori storici e politici.

Il Titanic, affondato nel 1912, è stato oggetto di numerosissimi libri, film e documentari, diventando un vero e proprio mito culturale. La sua storia è stata raccontata in modo dettagliato, esplorando diverse prospettive, dalle classi sociali più elevate ai membri dell’equipaggio e ai passeggeri di terza classe.  La tragedia ha ispirato riflessioni sul classismo, sulla sicurezza marittima e sulla natura della tragedia stessa.

L’Armenia, invece, è rimasta per decenni avvolta nel silenzio e nell’oblio, una tragedia seppellita dalla propaganda del regime sovietico.  La sua storia, emersa solo dopo la caduta dell’URSS, è rimasta relativamente meno nota al pubblico internazionale, con una copertura mediatica e letteraria significativamente inferiore rispetto al Titanic.  La maggiore diffusione a livello mondiale del racconto del Titanic, rispetto a quello dell’Armenia, influisce inevitabilmente su quale tragedia abbia una maggiore rilevanza e memorabilità nella cultura popolare.

La differenza principale sta nella disponibilità di informazioni e nel contesto politico. La storia del Titanic è stata documentata fin dall’inizio, con numerose testimonianze sopravvissute e accessibili.  La tragedia dell’Armenia, al contrario, è stata attivamente censurata, rendendo difficile la ricostruzione dei fatti per decenni.

In sostanza, il paragone pone in evidenza non solo la portata umana di entrambe le tragedie, ma anche la politica della memoria e il ruolo che il potere può svolgere nel determinare cosa viene ricordato e come viene ricordato.  L’Armenia rappresenta una tragedia meno celebrata, ma non meno significativa, offrendo una potente testimonianza del costo umano della guerra e della manipolazione storica.

 

Conclude lo storico Francesco MATTESINI:

“In ricordo di questa tragedia, ogni anno, il 9 maggio, i lavoratori del porto di Yalta prendono il mare per recarsi sul luogo dell’affondamento della motonave ARMENIA per onorare la memoria dei caduti nella tragedia e depongono corone di fiori, pregando:

 

“Ricorda, Signore, le anime dei perduti, perdona loro tutti i peccati, volontari e involontari, e concedi loro il Regno dei Cieli”.

 

FONTE principale:

https://www.aidmen.it/

AIDMEN – Associazione Italiana Documentazione Marittima e Navale

Articolo di riferimento:

L’Armenia, la nave della morte.

La più grande tragedia marittima del 20° secolo

Francesco Mattesini

 

 

 

Carlo GATTI

Rapallo, Giovedì 10 Aprile 2025