IL CANNONE DELLE GRAZIE

(vedi Storia Navale di questo sito) si arricchisce dei ricordi del Comandante Ernani Andreatta e del pittore Amedeo Devoto. Nel 1935 i due personaggi nascono nel Rione Scogli di Chiavari, dove il primo vi risiede ancora in Piazza Gagliardo, mentre il secondo, purtroppo, é mancato di recente. A cavallo della Seconda guerra mondiale, i due amici d’infanzia trascorrono la loro gioventù tra postazioni e nidi di mitragliatrici della Wehrmacht, proprio nella zona da noi presa in esame: dal Santuario delle Grazie all’attuale Piazza Gagliardo.

 

Come abbiamo già avuto modo di vedere, i tedeschi non trascurarono neppure l’ipotesi di uno sbarco Alleato sulle spiagge di Chiavari, Lavagna, Cavi di Lavagna e Sestri Levante, i cui alti fondali  ben si prestavano ad una rapida conquista della Via Aurelia e della Ferrovia che transitano, tuttora, a pochi metri dal bagnasciuga.

 

Le numerose “tracce” delle difese costiere in cemento armato lasciate dalla TODT nella Riviera di Levante per contrastare l’eventuale sbarco degli Alleati, sono visibili ancora oggi lungo tutto il litorale, come vedremo.

 

 

Ricordi di Ernani Andreatta del 25 Aprile 1945.

 

Nel 1945 avevo 10 anni essendo nato nel 1935 appunto. Ricordo molti episodi di quella guerra che ho vissuto a contatto della gente per una ragione molto semplice. L’ingresso alla galleria come rifugio antiaereo aveva l’ingresso al N. 31 di corso Buenos Aires proprio nel mio giardino. Villa Andreatta  era stata costruita da mio padre Ernani (mio omonimo di nome e di professione) con i sacrifici di 35 anni di navigazione effettiva di cui parte passati sui sommergibili dal 1915 al 1918 e parte internato in Tailandia per ben sei anni dal 1940 al 1946, dato che tornò da quella specie di prigionia passata nella giungla per ben tre anni dopo l’auto affondamento della propria nave, la M/n Sumatra del Lloyd Triestino, ovviamente per non cadere in mano degli Inglesi, dato che si era rifugiato nella rada di Pucket in Thailandia. Mia madre era religiosissima e la sua gran fede la sostenne per tutto il periodo della guerra dove tra l’altro, oltre al marito lontano, nel 1943,  aveva anche  il figlio più grande Giuseppe detto Beppino o Ron, Ufficiale della marina militare al di là del fronte in quel di Brindisi. Giuseppe diventò poi un apprezzato Ingegnere Navale Senior Surveyor nell’American Bureau of Shipping. Morì nel 1979 per un incidente sulla nave del Lloyd Triestino “Nipponica”.

 

Casa mia, essendo a pochi passi dall’ingresso della galleria rifugio, era diventata nei suoi fondi o cantine un vero e proprio dormitorio di persone che volevano appunto essere il più possibile vicino a questo rifugio. Ricordo il Signor Cipriani (Cinema Astor),  il signor Marcucci (cinema Mignon), tanto per fare qualche nome. Ed anche noi ragazzi, ricordo che i miei genitori ebbero 5 figli, dormivamo in letti o brandine insieme a tutti questi ospiti.

 

 

Quando suonava la sirena dei bombardamenti imminenti tutti correvamo in galleria ma, alla sera, con l’oscuramento dovuto alle incursioni del famoso Pippo, dormivamo sempre nei fondi di casa mia al n. 31 di Corso Buenos Aires appunto. Soltanto la notte del 24 Aprile 1945, il giorno dopo sarebbe finita la guerra,  mia madre non volle sentire ragioni e impose a tutti, noi ragazzi per primi, di dormire in galleria, insieme naturalmente a tutti quelli del vicinato.  Ricordo benissimo che alcuni degli ospiti dissero a  mia madre, che la guerra sarebbe finita il giorno dopo,  ma lei determinata sbarrò la strada dei fondi di casa e disse con fermezza che quella notte dovevamo dormire tutti in galleria, senza peraltro darne una ragione plausibile; in tutta la guerra nessuno di noi ci aveva mai dormito e quell’ordine perentorio ci parse molto strano e incomprensibile.  Ma quando ci alzammo al mattino e uscimmo dalla galleria per entrare in casa, forse solo in quel momento ne capimmo la ragione. Una granata perforante sparata da un carro armato Tank-Sherman americano era entrata ad un metro d’altezza dal terreno nello spesso  muro di casa (circa un metro),  andando a esplodere nel pavimento proprio in mezzo alle decine e decine di letti  che erano tutti intorno. Nel mezzo del pavimento trovammo un buco non molto profondo dato che la deflagrazione era avvenuta  proprio in quel punto e  miriadi di schegge si erano sparse conficcandosi in tutti i letti attorno. Ricordo benissimo che con mio fratello Luigi detto “Ciuilli” e le mie sorella Palma e Isa facevamo a gara a trovare le schegge  nei cuscini e nei materassi di lana. I più vicini al punto dove la granata era scoppiata ne avevano certamente  più degli altri. I fondi erano anche allagati e senza luce elettrica che a quel tempo era normalissimo !

 

Il n. 76 di corso Buenos Aires era la villa costruita da Luigi Gotuzzo e venduta a Protti nel 1924. Ancora adesso dopo quasi 70 anni mi chiedo che cosa ha spinto  mia madre a non farci dormire nei fondi di casa,  ripeto, solo quella notte. La fede incrollabile o il destino spesso imperscrutabile, sicuramente ebbe un effetto straordinario in quella decisione che salvò la vita a tutti, dato che, se avessimo dormito in casa saremmo stati tutti massacrati da quella orribile granata. E’ un fatto personale che racconto, ma la guerra  mi è passata molto vicina a quel tempo ed è ancora viva e profondamente scolpita nella mia memoria. C’é ancora un fatto che mi preme raccontare. Ogni tanto in corso Buenos Aires, cioè davanti a casa mia, si accampavano truppe che a volte erano Italiane e a volte tedesche. Ebbene le truppe tedesche erano ordinate ed educate e chiedevano sempre a mia madre se potevano entrare anche in giardino per accamparsi. Al che mia madre, naturalmente, dava il consenso a tale richiesta. Anzi, per noi bambini era una festa, dato che i soldati tedeschi ci regalavano le loro appetitose pagnotte nere di segala, o qualche scatoletta di carne. Ammiravamo quei possenti mezzi meccanici e i loro altrettanto robustissimi cavalli con le criniere nelle gambe oltre che nel collo. Ricordo al contrario con rammarico quando arrivavano ad accamparsi le truppe italiane che non chiedevano il permesso a nessuno:  entravano in giardino, e nell’orto rubavano tutto quello che c’era. Poi usavano le piane del retro casa come latrine e per settimane nessuno poteva più andarci per non rimanere “impantanati”, diciamo.  E’ una realtà che ho vissuto di persona e che ho voluto raccontare anche se le atrocità commesse da certi tedeschi sono ancora vive nella memoria di tutti.

 

Villa Andreatta in Corso Buenos Aires negli anni ’70.

 

Il n. 31 di Corso Buenos Aires contrassegnava Villa Andreatta che negli anni 90 circa fu venduta da Maria Luisa Andreatta. La targa del n. 31 è ancora gelosamente conservata come ricordo da Ernani Andreatta nell’Antica Casa Gotuzzo.


 

 

 

 

La fine della guerra era imminente e il 25 Aprile del 1945, se non era per l’intuizione della loro madre Adele Gotuzzo, i cinque fratelli Andreatta avrebbero potuto morire tutti proprio in quell’ultimo  giorno di guerra, come descritto sopra.

LA CASA NATIA DI AMEDEO DEVOTO

 

 

 

La prima signora a destra è la mamma di Amedeo Pina Verdi

 

 

 

 

In queste inedite foto si vede la casa natia di Amedeo Devoto prima che nel 1944 fosse evacuata e distrutta dall’esercito tedesco per costruirvi un bunker che vediamo nella foto sotto.

 

 

Questa è l’esatta ubicazione della casa natia di Amedeo Devoto (nella foto) rispetto alla colonia Piaggio. Era la casa più a ponente di Chiavari ben oltre la colonia marina dei Piaggio. Il padre di Amedeo,  Eugenio detto “Genin” ne era il custode e viveva in questa “dependance” dove nel piano fondi, come ricordava sempre Amedeo, veniva costruito per le feste di Natale uno straordinario presepe tutto animato con le meravigliose statuette in legno del Maragliano.

 

 

Questo é quanto resta del bunker costruito proprio sopra la casa natia di Devoto demolita dai tedeschi.

 

Alcune interessanti planimetrie del 1944

 

Per g.c. del Museo Marinaro Tommasino-Andreatta di Chiavari

 

 

 

 

In questa planimetria del Rione Scogli, le macchie gialle si riferiscono alle cave esistenti nel 1940/45.

 

 

Nelle planimetrie sopra riportate viene rappresentato, sia in panoramica che nel particolare, l’ubicazione esatta del cannone delle Grazie che si trovava proprio sotto la casa privata che è sotto la chiesa. Il disegno è stato estratto da una delle tre planimentrie conservate al Museo Marinaro di Chiavari disegnate e ricostruite da Amedeo Devoto per gli anni rispettivamente del 1888, 1906 e 1940/45 che riguardano tutta la zona del Rione Scogli.

 

La Planimetria n.1 riporta (in alto) la GALLERIA DELLE GRAZIE (S.S.Aurelia), (al centro) il Santuario N.S. DELLE GRAZIE e (sotto) il tratteggio della batteria con la scritta: “BUNKER CON CANNONE DELLA MARINA BINATO”.

 

 

La Planimetria n.2 mostra le opere difensive antisbarco. A sinistra sono leggibili le scritte: Galleria Vecchia – Deposito munizioni e cannone. Al centro: Muro antisbarco. A destra: Fico – Uliveto – Rudere – Bunker – Arenile.

 

 

La planimetria n.3 mostra le seguenti strutture costruite dalla Todt: a sinistra, il massiccio “muro antisbarco” quasi toccato dal “RELITTO DI UNA NAVE TEDESCA” arenata sulla spiaggia. Il muraglione antisbarco prosegue verso il centro del disegno mostrando un bunker e più sotto (nel punto più vicino alla spiaggia) una postazione per mitragliatrice. A destra, a protezione della costruzione n.3 é disegnato un tobruk per contraerea.

 

 

La planimetria n.4 mostra il “cuore marinaro” di Chiavari: Il Rione Scogli, con Piazza Gagliardo, ex Ciassa di Barchi, sede e scalo del Cantiere navale Gotuzzo che costruì 125 velieri a cavallo del ‘900. L’antica casa Gotuzzo (n.27) fu costruita nel 1652 e tuttora appartiene alla famiglia Andreatta-Gotuzzo. L’antica costruzione è intessuta della storia del cantiere che il proprietario, comandante Ernani Andreatta, coltiva con attaccamento e competenza.

 

 

Nella foto é segnalata l’esatta posizione della casa di Amedeo vista da ponente. In lontananza si vede la Colonia Fara

 

 

L’ingresso della ex galleria del treno è ora sbarrato da una robusta rete metallica.

 

 

Da un dipinto di Amedo Devoto vediamo sulla sinistra l’ingresso col portico del Santuario delle Grazie e sulla destra una casa rossa dove proprio al di sotto era ubicato il cannone binato tedesco.

 

Chiavari 1937 – Rione Scogli  –

 

2010 – olio su tavola – 70×50  dell’artista chiavarese

Amedeo Devoto

La didascalia riporta il seguente fatto storico:

“La casa dove sono nato e dove ho passato i primi dieci anni della mia infanzia. Posta a ponente dell’attuale Colonia Piaggio venne demolita durante l’occupazione tedesca verso la fine del 1943 per edificarvi un bunker. Sulla destra si nota la galleria della vecchia ferrovia deviata più a monte nel 1908 e il pontone di “Penco” che costruisce la prima diga.”

ANTICA CASA GOTUZZO SENZA TETTO!  CHE TEMPI!

La guerra, non risparmiò nemmeno l’Antica Casa Gotuzzo che vediamo nel 1945 senza tetto e senza finestre nella sua parte verso il mare.

Il Museo Marinaro Tommasino-Andreatta  era situato nella stessa casa padronale, ma da qualche anno, avendo acquisito un notevolissimo numero di reperti, si é trasferito nella Caserma delle Scuola Telecomunicazioni FF AA di Caperana-Chiavari. E’ ormai in corso di definizione l’accettazione di questo Museo Marinaro da parte dello stato Maggiore della Marina Militare che è stato integrato con la Sala Storica della Scuola Telecomunicazioni.

Nel 1943, Adele Gotuzzo in Andreatta ricevette l’ordine dai tedeschi di svuotare la casa paterna, cioè l’antica Casa Gotuzzo situata in Piazza Gagliardo perchè al suo posto dovevano costruirvi un bunker. La casa fu immediatamente svuotata di tutto ciò che fosse usabile come anche le persiane e le finestre di legno che furono tutte bruciate per fare il sale nelle famose lamiere come si usava in tempo di guerra. Il bunker fu costruito poi in realtà sulla Piazza e non al posto della casa. Dopo la guerra, Adele Gotuzzo precisamente nel 1948, volle assolutamente ricostruire e rimettere in ordine la casa paterna dei Gotuzzo contrariamente all’opinione di altri parenti che avevano una quota nella casa stessa. Questi parenti non parteciparono in nessun modo alla ricostruzione adducendo il fatto che avrebbe “buttato i soldi in mare”. In realtà, come si vede in questa foto del 1955 il mare stava avanzando sempre più e la casa era in serio pericolo. Ma poi si salvò, dopo importanti difese del litorale chiavarese operate negli anni 1955/60,  e attraverso inenarrabili vicissitudini con i parenti che non volevano fosse ricostruita, Ernani Andreatta ne diventò unico proprietario negli anni settanta. Il merito di tale “sofferta operazione” è da attribuire sopratutto alla moglie Marisa Bacigalupo recentemente scomparsa il 12 Aprile di quest’anno e a suo fratello Luigi Andreatta detto “Ciuilli” scomparso a soli 49 anni  nel 1976 in seguito ad un tumore alla testa. Era un valente avvocato di fama internazionale accreditato anche ai tribunali di New York e San Francisco per la sua perfetta conoscenza dell’Inglese.

Soltanto negli anni ’60 si pensò ad una difesa seria e imponente del fronte mare Chiavarese e i pericoli di distruzione non solo di questa, ma anche di altre case fu finalmente scongiurato. Ricordiamo che dal 1821 sino al 1950 circa ben 43 palazzi furono abbattuti dalle mareggiate su tutto il lungomare di Chiavari.

 

Ernani ANDREATTA

Rapallo, 25 Agosto 2014

webmaster Carlo GATTI