SUL CASTELLO DI RAPALLO
SOPRAVVIVE UN SIMBOLO RELIGIOSO
Il Castello, simbolo per eccezione della città, sorge sullo specchio d’acqua del golfo di Rapallo, sul lungomare Vittorio Veneto. Il castello sul mare è una postazione difensiva di Rapallo, nella città metropolitana di Genova. È denominato anche come “castello medievale”, definizione errata visto che la costruzione è risalente alla seconda metà del XVI secolo.
I lavori per la sua costruzione, si conclusero sotto il Podestà Benedetto Fieschi Raggio nel 1551. All’interno è presente anche una piccola cappella dedicata a San Gaetano, costruita nel 1688, con la caratteristica cupoletta con campana ben visibile all’esterno. Nella sua storia il Castello è stato sede di importanti organi statali fino al secolo scorso, quando è stato dichiarato “Monumento Nazionale” e ceduto al Comune.
Una locale tradizione, inserita tra gli eventi più celebri durante le festività patronali in onore di Nostra Signora di Montallegro, nei primi tre giorni di luglio, vede il Castello cinquecentesco protagonista di un fantastico spettacolo pirotecnico.
In ambito territoriale è il simbolo per eccezione della cittadina rapallese e dichiarato monumento nazionale italiano dal Ministero dei Beni Culturali.
SAN GAETANO
in un dipinto di Giambattista Tiepolo
Vicenza, ottobre 1480 – Napoli, 7 agosto 1547
Fondatore dell’Ordine dei Chierici regolari teatini; nel 1671 è stato proclamato santo da papa Clemente X – E’ detto il Santo della Provvidenza.
All’interno del castello era presente, sino alla metà degli anni ’50, una piccola cappella dedicata a San Gaetano costruita nel 1688 con la caratteristica cupoletta con campana, ben visibile all’esterno del castello, ancora oggi, come mostra la freccia.
Perché fu scelto San Gaetano?
Non siamo certo noi a poter dare questa risposta, tuttavia, spulciando qua e là… abbiamo ritenuto che fosse importante segnalarvi alcuni passaggi della sua vita che lo collocano molto in alto nelle gerarchie della chiesa per il valore delle sue imprese…
San Gaetano fu uno dei più significativi riformatori della Chiesa del Cinquecento.
. Papa Giulio II lo nominò protonotario apostolico e suo segretario particolare.
. Fondò la Compagnia del Divino Amore
. Fondò l’Ospedale Nuovo degli Incurabili
. Fu uno dei fondatori dell’Ordine dei Teatini
. Fondò l’Ordine dei Somaschi
. Ideò ed istituì il Monte di Pietà (l’odierno Banco di Napoli)
. Diede un impulso formidabile al presepe partenopeo
. Realizzò il primo presepe vivente
. San Gaetano anticipò e mise in pratica molte delle riforme che il Concilio di Trento avrebbe deciso in seguito.
Assieme a San Gennaro, è compatrono di Napoli, e patrono di Chieti.
Il Giubileo dei carcerati
«Attraversare la Porta santa è un gesto simbolico, carico di significato, vuol dire andare al di là della posizione in cui si era un attimo prima”.
San Gaetano dedicò la propria esistenza a lottare a favore degli orfani, degli incurabili, dei carcerati, dei poveri; preferì sempre la compagnia dei meno abbienti e dei derelitti. Questo amore infinito che provava per gli sfortunati trovò espressione anche in un gioco semplice poi battezzato “Il gioco di San Gaetano”: un gioco che amava fare con chiunque e nel quale scommetteva preghiere o rosari che avrebbe compiuto un servizio per loro – ci riusciva sempre, ed essi dovevano sempre ‘pagare’ con preghiere.
San Gaetano fu uno dei più significativi riformatori della Chiesa del Cinquecento, Gaetano da Thiene, nasce a Vicenza nel 1480, da famiglia-nobile.
Da giovane dava tutto ciò che poteva ai bisognosi e spesso chiedeva a parenti e amici di donare anch’essi ai poveri. Era umile, obbediente e sottomesso; ma, al momento opportuno, sapeva anche essere fiero delle sue credenze e risoluto nell’affermarle.
Studiò diritto a Padova, dove non cedette alle molte tentazioni tipiche di una grande città. Tutte le mattine si recava a messa, poi frequentava le lezioni all’Università e si dedicava alle visite prolungate ai poveri nei tuguri, negli ospedali e nelle carceri.
A differenza di altri giovani della sua età, gli anni trascorsi a Padova gli rinforzarono il sentimento religioso e Gaetano decise che sarebbe diventato sacerdote. E tale sarebbe stata la sua dedizione pastorale che sarebbe diventato una roccia di fede alla quale molti si aggrapperanno saldamente. Eppure, celebrerà la sua prima Messa soltanto a trentasei anni e la sua umiltà era così grande che gli ci vorranno parecchi mesi di preparazione e di preghiera prima di riuscirci: considerava una “gran superbia” l’essere salito all’altare.
Terminò brillantemente gli studi con la doppia laurea in diritto canonico e civile e gli fu conferita la “corona d’alloro”, sogno di tutti i laureandi del tempo. Poi, nel 1506, mentre cercava di vivere umilmente, tra i poveri a Roma, fu chiamato dal Papa Giulio II (di Albisola), il quale non tenne conto di vari aspiranti più anziani e lo nominò a protonotario apostolico e suo segretario particolare, posizione che terrà per 13 anni.
Fu allora che iniziò la sua riflessione sugli usi e costumi della Chiesa che sarebbe sfociata in propositi di riforma, e con il futuro Papa Paolo IV, Gian Pietro Carafa, si unì alla Compagnia del Divino Amore, un ristretto cenacolo di sacerdoti e di laici impegnati nella carità verso il prossimo.
Gaetano, pur essendo di famiglia ricchissima, vestiva con semplicità, e il suo alloggio era una semplice cameretta spoglia arredata da un tavolo e una sedia – il suo materasso un sacco di paglia.
Dopo un’apparizione della Vergine, la notte di Natale del 1517, decide di portare fino in fondo l’impegno assunto. Gaetano stava pregando nella Chiesa di Santa Maria Maggiore, nella cappella del Presepio davanti ad un’immagine di Maria col Figlio, quando, improvvisamente, la Vergine posò Gesù sulle sue braccia tese. La visione si ripeté altre due volte in altre circostanze.
Forte di questa esperienza sconvolgente, proseguì il suo peregrinare tra Vicenza, Verona e Venezia. A Venezia Gaetano rimarrà solo due anni, abbastanza però per dar vita a due istituzioni: quella del “Divino Amore” e l’altra, più grande, dell’Ospedale Nuovo degli Incurabili.
Verso la fine del 1523, Gaetano tornò a Roma, dove si riunì al vescovo Giampietro Carafa, a Bonifacio Colli e a Paolo Consiglieri. I quattro condividevano un ideale fondamentale: vivere da poveri per i poveri.
Di lì a poco, maturarono l’idea di fondare un nuovo ordine basato sulla povertà, sulla obbedienza e sulla castità. Fu così che i quattro fondarono l'”Ordo Regularium Theatinorum”, la congregazione dei Teatini, la prima congregazione di chierici regolari. Presero il nome di ‘Teatini’ dal nome latino di Chieti (Teate), di cui Carafa era il vescovo. Era il 1524, e il nuovo ordine aveva come scopo preciso anche quello di riformare il clero, e sarebbe diventato un tassello fondamentale nel rinnovamento della Chiesa.
Comunemente si dice “Riforma” quella iniziata da Lutero e “Controriforma” quella operata in seno alla Chiesa, per tornare all’osservanza degli antichi principi. Sarebbe più giusto dire Scisma Protestante e Riforma della Chiesa.
In detta Riforma, Gaetano Thiene ha un suo posto: preciso, autorevole, nobilissimo. A differenza della riforma luterana, che partiva dall’alto, la riforma di Gaetano partiva dal basso, dalla strada, dai poveri.
Non predicò la riforma: preferì attuarla Carafa che fu il primo superiore generale dell’Ordine, sebbene l’idea della fondazione era di don Gaetano da Thiene, ma, umile com’era, quest’ultimo si tenne in disparte. I teatini volevano vivere da poveri, affidando la loro vita interamente alla Divina Provvidenza, senza mai chiedere aiuto a nessuno, vietandosi perfino di mendicare. Gaetano rinunciò a tutti i suoi beni per dedicarsi completamente ad una vita per gli altri.
Nel 1527, dopo aver subito inenarrabili soprusi e violenze durante il Sacco di Roma, i teatini fuggirono a Venezia. Qui il nobile Girolamo Emiliani li aiutò e, contemporaneamente, condividendo l’esperienza di Gaetano, scoprì la propria vocazione, il proprio grande amore per i disereditati. Più tardi diede origine all’Ordine Somasco che, per molti versi, rispecchiò gli ideali dei teatini. I Padri Somaschi si dedicheranno all’educazione degli orfani e dei ragazzi in genere.
E proprio a Napoli sta per nascere un Museo permanente del presepe, che avrà sede nella chiesa di San Paolo Maggiore, in piazza San Gaetano, nel cuore del centro storico. Luogo perfetto per una simile esposizione, sito al termine di via San Gregorio Armeno, la via dei presepi, e in quel complesso teatino dove si insediò San Gaetano da Thiene, il primo che a Napoli si impegnò nella realizzazione di un presepe vivente, e che sempre a Napoli per primo costruì, nell’oratorio di Santa Maria della Stalletta presso l’Ospedale Incurabili, un presepe con figure in legno abbigliate secondo la foggia del tempo.
Sempre a Napoli, Gaetano ebbe anche un’importanza fondamentale nello sviluppo del presepe partenopeo. Costruì, per primo, nell’oratorio di Santa Maria della Stelletta presso l’Ospedale degli Incurabili, un presepe con figure in legno abbigliate secondo la foggia del tempo. A questo fatto, considerato rivoluzionario, seguì poi l’ampliamento della rappresentazione mediante personaggi che appartenevano sia al mondo antico sia all’epoca contemporanea, senza alcun timore di eventuali anacronismi: in tal maniera il Santo dava vita a quella che sarebbe rimasta come una delle principali caratteristiche del presepe, cioè la sua atemporalità, che permette di far rivivere la nascita del Cristo in ogni epoca.
Inoltre, si impegnò nella realizzazione del primo presepe vivente di cui si ha testimonianza a Napoli.
Anche in questo Gaetano anticipò il Concilio di Trento (1545-1563), il quale avrebbe favorito la diffusione del presepe quale espressione della religiosità popolare. Per opera dei Gesuiti il presepe divenne strumento didattico per l’evangelizzazione dei popoli.
Nel 1540, Gaetano tornò a Venezia, aprì ospizi per i vecchi e fondò altri ospedali a Vicenza e Verona.
Infine tornò a Napoli dove c’era più da lavorare. Vi rimase fino alla morte, che sopraggiunse all’età di sessantasette anni. In punto di morte, in preda a forti sofferenze fisiche, vide di nuovo la Sacra Vergine che si rivolse a lui dicendo: “Gaetano, Mio Figlio ti chiama, andiamo in pace”.
Prima di morire, Gaetano espresse il desiderio di essere sepolto in una fossa comune nella Chiesa di San Paolo. Era il 1647.
Otto anni dopo, Carafa fu eletto papa col nome di Paolo IV. Presto si sarebbe rivelato un vero riformatore.
Beato nel 1629 per volere di Papa Urbano VIII, Gaetano fu poi canonizzato da Clemente X nel 1671.
Nel 1980, Papa Giovanni Paolo II fece notare come il messaggio di San Gaetano fosse sempre attuale:
- Per il suo spirito altamente sacerdotale, inteso ad una permanente riforma dell’“uomo interiore”;
- Per il suo ardore per la riforma della Chiesa del suo tempo, Chiesa “semper reformanda”;
- Per il suo ritorno alle genuine fonti del Vangelo alla maniera di vivere degli Apostoli;
- Per lo zelo posto nel decoro della Casa di Dio e nel servizio liturgico;
- Per la sua instancabile dedizione al servizio degli infermi, dei poveri, degli emarginati;
- Per il suo fiducioso abbandono alla provvidente Bontà del Padre Celeste.
Per la Chiesa fu esempio vivente di come votare la propria vita all’essere servi di Dio, di come vivere secondo i valori predicati da Gesù. Si ritiene unanimemente che San Gaetano anticipò e mise in pratica molte delle riforme che Il Concilio di Trento avrebbe deciso in seguito.
Si mosse verso Dio con fiducia, sapendo che Dio lo stava aspettando e che lo avrebbe aiutato, convinto che fosse dovere del fedele cercare Dio, andargli incontro, convinto che fosse facile farlo – per tutta la vita cercò di convincere gli altri, quasi incredulo che si potesse ignorare Gesù e il suo amore: “Cristo aspetta ma niun si muove”.
Per questa sua illimitata fiducia nell’Onnipotente, è venerato come il Santo della Provvidenza.
L’iconografia tradizionale mostra San Gaetano abbigliato da monaco con un cuore alato sul petto. A volte viene rappresentato con un libro, una penna, un giglio, un cuore ardente, oppure con Gesù in braccio. Assieme a San Gennaro, è compatrono di Napoli, e patrono di Chieti. E’ il santo protettore dei disoccupati, di chi cerca lavoro, e dei donatori di sangue.
A questo punto, il lettore ha il diritto di chiedersi quale sia il motivo che ha spinto la nostra curiosità ad occuparci di questo santo protettore dei carcerati, ma evidentemente anche dei carcerieri…
Rispondiamo segnalando a seguire il LINK del racconto “drammatico” di quanto accadde nelle segrete del Castello cinquecentesco di Rapallo che fino ai primi anni ’50 erano adibite a carcere: sei celle in tutto.
Forse anche a voi verrà fatto di pensare all’intercessione di quel Santo della Provvidenza che intervenne evitando vittime ed un bagno di sangue innocente!
Sito di Mare Nostrum Rapallo
L’ULTIMO PRIGIONIERO DI RAPALLO
Rapallo, domenica 22 luglio 2018
A cura di CARLO GATTI
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