UN PO’ DI TECNICA
UNA MANOVRA CON L’USO DELL’ANCORA
Più volte mi è stato chiesto perché viene usata l’ancora in alcune manovre.
Questa domanda, apparentemente banale, nasconde valutazioni e spunti d’insegnamento interessanti.
Premesso che l’ancora è utile, se non indispensabile, in molte occasioni, in questo articolo vi voglio raccontare una manovra che mi è capitata alcuni giorni fa: l’arrivo della M/n HAYA. Si tratta di una portarinfuse lunga circa 100 metri, con elica a passo variabile a effetto destrorso, senza bow thruster, a pieno carico, destinata alla banchina Rubattino lato di ponente con la prua a terra (fianco di dritta in banchina).
È vero che la nave è di modeste dimensioni, ma presenta alcune caratteristiche che suggeriscono di non sottovalutare la delicatezza della manovra:
- l’elica a passo variabile ha un’efficacia, nella marcia indietro, molto inferiore rispetto al passo fisso e presenta, inoltre, un forte effetto evolutivo. Nel nostro caso, considerando che la nave è a pieno carico, ci dobbiamo aspettare difficoltà nell’arresto e una marcata tendenza della prora a venire a dritta;
- la mancanza del bow thruster non ci permette di contrastare l’effetto destrorso;
- è facile prevedere, nella fase finale, la necessità di dare indietro per arrestare la nave nella posizione voluta. Probabilmente ci troveremo con la prora che tenderà inesorabilmente verso la banchina e la poppa che si allargherà dalla stessa. Praticamente perderemo il controllo di tutti gli elementi e correremo il rischio di urtare la banchina con la prua.
Può sembrare esagerato, ma vi assicuro che, normalmente, il rapporto efficacia di arresto ed effetto evolutivo di una nave di pescaggio (anche se è di piccole dimensioni e procede a lento moto), che ha a disposizione un’elica a passo variabile, è molto svantaggioso.
In realtà ci sono alcuni accorgimenti che permettono di gestire la situazione anche senza l’utilizzo dell’ancora, ma sono operazioni di fino che non garantiscono il risultato.
Il primo consiglio è quello di dimenticare la fretta: in questo caso è imperativo andare piano e privilegiare la precisione a scapito della potenza.
Il secondo consiglio riguarda le istruzioni da dare al Comandante: affinché la manovra riesca bene, è necessario seguire i passaggi in maniera fluida. La prima cosa da fare, quindi, è accertarsi che:
- l’ancora venga appennellata in acqua pronta sul freno;
- in base al tipo e alla profondità del fondale e alle caratteristiche dell’ancora, si deciderà la quantità di catena da filare affinché la nave venga frenata ma non arrestata: in pratica dovremo dragare l’ancora. In caso di dubbio è meglio darne meno e filarne un po’ di più in un secondo tempo. Nel nostro caso, con 12 metri di fondale e un’ancora ben proporzionata, proveremo con una lunghezza in acqua;
- in prossimità dell’ormeggio il Comandante dovrà assolutamente regolare la macchina esattamente come gli verrà detto: la nave non si dovrà fermare! Potrebbe essere necessario, dopo aver dato fondo, aumentare anche considerevolmente la marcia avanti, mantenendo comunque una bassa velocità. Se l’abbrivo fosse così basso da permettere all’ancora di fare presa ed arrestare la nave, diventerebbe difficile riprendere il moto avanti;
- appena possibile devono essere mandati a terra il cavo alla lunga e lo spring di prora.
Procediamo con la manovra
Dall’imboccatura fino all’inizio dell’avamporto regoleremo la velocità a 6 kn circa, dopo di che imposteremo la leva sul minimo avanti. L’inerzia farà scendere la velocità lentamente e arriveremo all’accostata per entrare al Ponte Rubattino con la macchina ferma e una velocità residua di 3 kn circa. Dopo aver dato, utilizzando il timone alla banda, un invito a dritta, rimetteremo il timone al centro e la macchina indietro mezza.
L’effetto evolutivo aiuterà l’accostata arrivando quasi a fermare la nave.
Una volta imboccata la calata, rimetteremo la macchina avanti al minimo puntando poco oltre il centro della posizione prevista con un angolo di circa 30 gradi. Quando mancherà uno scafo alla posizione, daremo fondo una lunghezza all’acqua all’ancora di sinistra.
Arrivato il momento di agguantare la catena, presteremo particolare attenzione all’abbrivo, aumentando la macchina per impedire che l’ancora faccia testa.
Il punto giratorio della nave, che si sposterà molto vicino alla prora, ci aiuterà a variare la direzione sfruttando la macchina avanti e piccoli angoli di timone: in questo modo risulterà molto facile portare la prora esattamente dove vogliamo. Raggiunta la posizione avremo già passato lo spring e il cavo di prora a terra. A quel punto ridurremo la macchina, mantenendola comunque un minimo avanti, fino a fermare completamente l’abbrivo.
Il timone tutto a sinistra ci permetterà di portare sotto la poppa per dare i restanti cavi.
Quella descritta è una tra le manovre da noi chiamate “da brutte figure”.
Le dimensioni della nave, gli spazi che normalmente si hanno a disposizione e l’assenza di evoluzione, portano a sottovalutare l’esperienza necessaria a gestire questi tipi di ormeggio.
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John GATTI
Rapallo, 5 Luglio 2019