PORTOFINO

LA CHIESA DI SAN GIORGIO


In questa stupenda fotografia di Fabio Merlo, la chiesa di San Giorgio si nota a destra sulla dorsale che scende a picco sul mare

Un tempo, come abbiamo già pubblicato su questo sito, molti santuari della nostra regione venivano costruiti in posizioni panoramiche di rara bellezza e di grande utilità: erano facilmente difendibili ed assumevano un ruolo polifunzionale, come si direbbe oggi, di stabile vedetta e presidio, con compiti d’allertare le autorità locali dagli imminenti pericoli dal mare; ma questi “Avvisatori Marittimi” non si sottraevano neppure  al compito di contattare i velieri di passaggio, in tempi di pace, ed ottemperare alla vecchia consuetudine di consegnare la posta, con scambi di cibo e regali; inoltre avevano anche l’utilissima funzione di liaison tra i Comandanti ed i loro Armatori quando il veliero era diretto al porto di Genova.

Tutto ciò avveniva nei secoli precedenti la scoperta del telegrafo senza fili, e di lì a poco anche della Radio di G. Marconi che modificò il modo di navigare ed anche il ruolo di questi bellissimi Santuari che ritornarono lentamente alla loro originaria missione religiosa.

… MA ORA E’ TEMPO DI DI PREGHIERA …

Contro il coronavirus

Portofino – È l’abbraccio di San Giorgio a Portofino, alla Liguria e al Paese intero. Un abbraccio a tutti coloro che soffrono, che lottano e che combattono senza tirarsi indietro. Don Alessandro Giosso ha da poco esposto le reliquie di San Giorgio e invocato la sua protezione rivolto verso la piazzetta di Portofino. “Benedire come per custodire la certezza che questo disastro finirà e che tutti ripartiremo” ha precisato don Giosso spiegando il significato di un rito iniziato a porte chiuse; sul sagrato solo il sindaco Matteo Viacava e un agente della polizia locale.

Dal sacro al profano …

”Passòu o monte de Portofin moggé caa, torno fantin.”

“Passato il monte di Portofino cara moglie ritorno single”

Questo simpatico proverbio ci parla della nota località turistica di Portofino, che non appena oltrepassato, permette ai mariti genovesi, imbarcati sulle navi, di ritenersi liberi da ogni legame matrimoniale, forse per questo Portofino è così amato dai genovesi !!!!! Una specie di porta d’ingresso nella libertà.

L’incantevole Faro di Portofino

Ma per comprendere meglio il contesto: natura, religione e difesa, dobbiamo ora avventurarci in un seppur breve percorso storico.

Intorno all’Anno 1000 Portofino mise a disposizione della Repubblica di Genova esperti marinai per le galere che si recavano in Terrasanta e fu proprio di ritorno da uno di questi viaggi che i portofinesi portarono nel loro borgo delle preziose reliquie di San Giorgio che si trovano oggi in un sacrario scavato nella dura puddinga sotto l’altare maggiore della chiesa.

CHIESA DI SAN GIORGIO

Raffaello – San Giorgio e il drago – 1505 National Gallery of Art, Washington

LA LEGENDA AUREA Jacopo da Varagine († 1293) nella sua “Leggenda Aurea”, fissa la sua figura come cavaliere eroico, che tanto influenzerà l’ispirazione figurativa degli artisti successivi e la fantasia popolare.

Si narra che in una città chiamata Silena, in Libia, vi fosse un grande stagno, tale da poter nascondere un drago, che, avvicinandosi alla città, uccideva con il fiato tutte le persone che incontrava. Gli abitanti gli offrivano per placarlo due pecore al giorno ma, quando queste cominciarono a scarseggiare, furono costretti a offrirgli una pecora e un giovane tirato a sorte. Un giorno fu estratta la giovane figlia del re. Il re, terrorizzato, offrì il suo patrimonio e metà del regno per salvarle la vita, ma la popolazione si ribellò, avendo visto morire tanti suoi figli. Dopo otto giorni di tentativi, il re alla fine dovette cedere e la giovane si avviò verso il lago per essere offerta al drago. In quel momento passò di lì il giovane cavaliere Giorgio, il quale, saputo dell’imminente sacrificio, tranquillizzò la principessa, promettendole il suo intervento per evitarle la brutale morte. Poi disse alla principessa di non aver timore, che l’avrebbe aiutata nel nome di Cristo. Quando il drago si avvicinò, Giorgio salì a cavallo e protettosi con la croce e raccomandandosi al Signore, con grande audacia affrontò il drago che gli veniva incontro, ferendolo gravemente con la lancia e lo gettò a terra, disse quindi alla ragazza di avvolgere la sua cintura al collo del drago, il quale prese a seguirla docilmente verso la città. Gli abitanti erano atterriti nel vedere il drago avvicinarsi, ma Giorgio li tranquillizzò, dicendo loro di non aver timore poiché «Iddio mi ha mandato a voi per liberarvi dal drago: se abbraccerete la fede in Cristo, riceverete il battesimo e io ucciderò il mostro». Allora il re e la popolazione si convertirono e il cavaliere uccise il drago e lo fece portare fuori dalla città, trascinato da quattro paia di buoi.


Gustave Moreau, San Giorgio e il drago, 1889/90, National Gallery, Londra National Gallery, Londra

La leggenda nacque al tempo delle Crociate dalla dubbia interpretazione di una raffigurazione dell’imperatore Costantino che trafigge un enorme drago, simbolo del maligno. In seguito, la fantasia popolare giocò un ruolo importante e il racconto, attraversando l’Egitto, dove San Giorgio era venerato in molte chiese e monasteri, si trasformò nella intramontabile leggenda che tutti conosciamo.

Per la cronaca, é anche facile confondere San Giorgio con San Demetrio o San Teodoro anch’essi impegnati vittoriosamente nella stessa impresa contro il maligno.

Nel Medioevo gli ideali della Cavalleria si fondono in San Giorgio e la lotta contro il drago diviene il simbolo della lotta del bene contro il male. Il culto del soldato vincitore del drago, il grande martire e il trionfatore diventa popolarissimo nel mondo cristiano di allora.

Vari Ordini cavallereschi portano oggi il suo nome e i suoi simboli: l’Ordine della Giarrettiera, l’Ordine Teutonico, l’Ordine Militare di Calatrava, il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, il Reale e militare ordine di San Giorgio della Riunione e molti altri.

L’Ordine Cavalleresco del Santo Sepolcro, il più antico, fu istituito per la difesa del Sepolcro di Cristo, nel 1103 da Goffredo di Buglione che ne affidò l’incarico a suo fratello Baldovino I.

Ma il più famoso di tutti fu l’ORDINE DEI TEMPLARI, fondato dall’aristocratico Hugo di Payns nel 1118 su richiesta di San Bernardo di Chiaravalle al termine della prima Crociata. Il primo nucleo era composto da 11 monaci guerrieri, di cui San Giorgio era il Santo patrono e protettore. Il loro il compito era di scortare e difendere (dagli infedeli) i pellegrini che viaggiavano lungo le strade sante fra Jaffa e Gerusalemme. Fu affiliato ai Canonici del Santo Sepolcro e diventerà il più potente e famoso Ordine Cavalleresco durante il Medioevo Europeo.

San Giorgio è patrono d’Inghilterra, del Portogallo, della Lituania, del Montenegro, della Georgia e dell’Etiopia.

Ovviamente in Italia il culto per il Santo Soldato è assai diffuso e le città e i comuni di cui è patrono sono più di cento, dei quali uno – Campobasso – é capoluogo di regione, e tre sono capoluoghi di provincia (Ferrara, Ragusa, e Reggio Calabria); inoltre si contano ben ventuno comuni che portano il suo simbolo, tra cui appunto PORTOFINO.

La chiesa di San Giorgio è un piccolo tempio costruito sulla suggestiva scogliera del promontorio che scende a picco sul mare. Dedicato a San Giorgio Martire, la sua prima costruzione risale al 1154.

Fu bombardato quattro volte e venne ricostruito ogni volta. Notare la pavimentazione del sagrato a “risseu”. Il culto del Santo è fortemente sentito dagli abitanti del luogo: ogni marinaio, oggi come in passato, prima di allontanarsi da Portofino rivolge uno sguardo ed una preghiera al Santuario. Testimonianza di questa devozione è rappresentata dagli innumerevoli ex-voto conservati in una sala della sacrestia.

La bandiera di San Giorgio che sventola nella foto sopra, è costituita da una croce rossa in campo bianco. Originariamente era il vessillo della Repubblica di Genova che fu poi utilizzata dai crociati e in seguito adottata da molte altre città. La Croce di San Giorgio venne pertanto scelta come simbolo dei pellegrini che partivano per pregare sul Santo Sepolcro a Gerusalemme.

Nel 1095, anno di conquista di Gerusalemme da parte dei Turchi, cambiò lo scenario e i pellegrini si trasformarono in guerrieri armati di croce e di spada, decisi a liberare la terra ove nacque e visse Gesù Cristo e per conquistare l’impero Bizantino.

Nel 1099 la bandiera fu adottata da Goffredo di Buglione, a seguito della presa di Gerusalemme, in onore delle forze Genovesi (“Praepotens Genuensium Praesidium”) al seguito di Guglielmo Embriaco i quali, giunti dopo un lungo assedio, risolsero le sorti della battaglia con un contributo decisivo nella conquista della Città Santa.

La scelta della bandiera crociata da parte dei genovesi, pare risalire ad epoche ancora più antiche, quando l’esercito bizantino stanziava nella città e il vessillo della guarnigione (una croce rossa in campo bianco) veniva portata per essere benedetta nella piccola chiesa di San Giorgio.

La bandiera, storicamente utilizzata dalla Repubblica di Genova, aveva un valore di “difesa si direbbe automatica”, infatti, le imbarcazioni nemiche, quando la vedevano garrire al vento, subivano una sorta di sortilegio che li spingeva a virare di bordo e a darsi alla fuga.

… UNA CURIOSITA’ …

Una leggenda, purtroppo non supportata da una documentazione originale, vorrebbe che nel 1190 i regnanti di Londra avessero ottenuto l’uso della bandiera per la flotta britannica, ma in cambio di un tributo annuale da pagare alla Repubblica di Genova.

Nel luglio 2018 l’attuale sindaco di Genova Marco BUCCI ha inviato una lettera alla Regina Elisabetta II del Regno Unito chiedendo il pagamento di 247 anni di tributi arretrati in quanto non fu più pagata la concessione del vessillo dal 1771.


Descrizione Araldica dello dello Stemma di Portofino: Castello in mattoni grigi con sfondo di azzurro chiaro come cielo ed azzurro intenso come mare alla base del castello, con delfino che nuota, il tutto contornato da rami di pino e pigne sormontato da una corona grigia.

 


L’attuale chiesa nacque come Pieve in stile romanico-gotico risalente al 1000. Fu poi modificata da numerosi rifacimenti rinascimentali e barocchi.
E’ dedicata a San Martino di Tours, anche se, a partire dall’anno 1120, a seguito dell’elezione di San Giorgio martire a Protettore di Portofino, lo stesso ne divenne Contitolare.


10 giugno 1548 – Anno della consacrazione, avvenuta dopo il rinvenimento sotto la mensola dell’altare maggiore, di una scatola contenente reliquie dei santi martiri Dorotea, Cassiano e Vincenzo.
1130
– Papa Innocenzo II decide di attribuirne la proprietà ai monaci dell’Abbazia di San Fruttuoso;

1550 – La proprietà rientra nei possedimenti di Andrea Doria e dei suoi eredi.

Alla fine del 1800 – la Chiesa dapprima appartiene alla Diocesi di Genova ed in seguito alla Diocesi di Chiavari, istituita, quest’ultima, nel 1892 con Bolla del Papa Leone XIII e riconosciuta dal Regio Governo nel 1894.
Il visitatore che si trova sul sagrato della chiesa, viene attratto da un pregevole portale bronzeo, realizzato dallo scultore milanese Costanzo Mongini, che raffigura San Giorgio che protegge il borgo dall’assalto dei pirati scatenando una tempesta, evento miracoloso risalente al Settecento.
Al suo interno è possibile ammirare, fra le altre opere, una grande scultura lignea, opera di Anton Maria Maragliano ed una statua, sempre in legno, dell’Addolorata.
Il Sagrato è decorato con il tipico risseu, mosaico ornamentale costituito dall’alternarsi di piccoli ciottoli levigati dal mare ed accostati a formare elementi figurativi di grande pregio.


L’interno della chiesa di San Giorgio. In una sala della sacrestia sono raccolti gli ex voto donati dai marinai nel secolo scorso. Si tratta di tele di varia grandezza, suggestive espressioni di ingenua ma affascinante arte popolare.


Un cimitero particolare, vista mare, che accoglie i residenti del paese e illustri ospiti, come l’eroe della X Mas, Luigi Durand De La Penne. Ammiraglio e simbolo di Portofino.


Il 15.2. 2014In occasione del centenario della nascita della Medaglia d’Oro al Valor Militare (M.O.V.M.) ammiraglio Luigi Durand de la Penne, la Marina Militare ha ricordato l’ufficiale genovese con una cerimonia che si è svolta a bordo del cacciatorpediniere che porta il suo nome.

Chi ha avuto la fortuna di conoscere questo personaggio, come il sottoscritto, ancora oggi si meraviglia di quanti inestimabili valori di intelligenza, semplicità, umanità e amore per la Patria potessero concentrarsi in una sola persona! Luigi Durand De La Penne appartenne ad una stirpe di Liguri Eccellenti che andrebbero studiati a fondo e fatti conoscere alle nuove generazioni come fulgidi esempi di “GRANDI ITALIANI”.






 

Carlo GATTI

Rapallo, 25 Marzo 2020

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GLI EROI DELL’IMPRESA DI ALESSANDRIA –  di Carlo GATTI

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