2025 - LUNAZIONI - STAGIONI E SEGNI ZODIACALI

 

Associazione Culturale il Sestante

2025 - LUNAZIONI - STAGIONI E SEGNI ZODIACALI

 

 

 

 

IL DIRETTIVO

Sabato 14 Dicembre 2024

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


LE NAVI CHE PORTANO IL NOME "MONTALLEGRO" NELLA STORIA

 

LE NAVI CHE PORTANO IL NOME

 MONTALLEGRO

NELLA STORIA

 

Le Ricerche d’archivio che seguono sono di Pietro Berti - Storico Navale che RINGRAZIO!

Giacomo di Corte, durante la seconda quindicina del settembre 1810, si segnala la presenza del battello “Nostra Signora di Monte Allegro" di 13,78 tonn. varato a Rapallo il 15 febbraio 1806. Noi, in questo caso, opiniamo che possa trattarsi di un cantiere attivo in S. Michele. In effetti questa considerazione può essere indirettamente confermata dalla presenza del già citato mastro velaio, e che in altri documenti posti sotto la stessa segnatura si nominano altre 3 barche qui costruite….La prima di queste è un veliero di tipo non indicato, denominato “Monte Allegro”, di 9 tonnellate, ed equipaggiato di 7 persone, compreso il padrone Gerolamo Sanguineti.   Lo stesso era giunto nel porto di Rapallo ed era destinato per Sampierdarena.   Il secondo bastimento è il “Maria di Monte Allegro”, di 16 tonnellate, con 7 uomini d’equipaggio comandati da Luigi Costa di S. Michele.   Era giunta a Rapallo da Civitavecchia il 19 agosto 1810, ed era in partenza per S. Michele.   Dello stesso anno è il veliero “N. S. di Monte Allegro”, di 5,92 tonnellate, equipaggiato da 6 persone, comandato da Gaetano Canessa ed armato da Agostino Carneglia.

 

Schedario delle barche costruite a Rapallo

 

MADONNA MONTE ALLEGRO
o N. S. di Mont’Allegro.

tipo:  battello. Poi detto liuto.
impostazione: 
varo:  Rapallo – Gen.
cantiere:  non noto
macchina:  assente
velocità:  non nota
tsl: 
tsn: 
t gen. 5,92
dimensioni: 
storia:
23 agosto 1810 – Parte da Lerici

 

MARIA DI MONTE ALLEGRO

tipo:  non indicato
impostazione: 
varo:  San Michele di Pagana
cantiere:  non noto
macchina:  assente
velocità:  non nota
tsl: 
tsn: 
t gen. 16
dimensioni: 
storia:
19 agosto 1810 – Giunge a Rapallo con 7 marinai e 150 mine di grano.   Era partito da Civitavecchia al comando di Luigi Costa di San Michele di Rapallo.

 

MONTE ALLEGRO

tipo:  non indicato
impostazione: 
varo:  San Michele di Pagana.
cantiere:  non noto.
macchina:  assente.
velocità:  non nota
tsl: 
tsn: 
t gen. 9
dimensioni: 
storia:
14 agosto 1810 – È presente nel porto di Rapallo al comando di Gerolamo Sanguineti, con 8 marinai e carico di 70 barili d’olio.   Era partito dall’Isola Rossa ed è destinato a impostazione: 
varo:  Rapallo 1952
cantiere:  Velscaf di Dario Salata – Dis. Dario Salata.
macchina: 
velocità: 
tsl: 
tsn: 
t gen.
dimensioni:  9,60 x 1,90
storia:

 

NOSTRA SIGNORA DI MONTE ALLEGRO

tipo:  battello
impostazione: 
varo:  Rapallo 15 febbraio 1806 – Forse a San Michele
cantiere: non noto
macchina:  assente
velocità:  non nota
tsl: 
tsn: 
t gen. 13,78
dimensioni: non note
storia:
26 settembre 1810 – È presente nel porto di S. Giacomo di Corte, con 7 marinai e merci varie.   Era giunto il 4 agosto al comando del suo armatore, padron Nicola Palmieri, ed è in partenza per Bastia.

 

S. MARIA DEL MONTE ALLEGRO.

Tipo:  tartana
Impostazione: 
Varo: 
Cantiere:  Rapallo
Macchina: 
Velocità: 
Tsl: 
Tsn: 
Ton generico: 
Dimensioni: 
Storia: 
1641 – 27 settembre – Viene vergato dal notaio Gio Antonio Fasciato un atto riguardante il patrone Luciano Vallebella, che riceve una somma in denaro per recarsi in Maremma e alle Romagne (Stato della Chiesa).

 

 

Articoli di Carlo GATTI sulle navi denominate: MONTALLEGRO - RAPALLO

 

16 MARZO 1951 – LA PETROLIERA MONTALLEGRO ESPLODE NEL PORTO DI NAPOLI

 

https://www.marenostrumrapallo.it/16-marzo-1951-la-petroliera-montallegro-esplode-nel-porto-di-napoli/

 

https://www.marenostrumrapallo.it/m-n-rapallo-nella-storia-del-mondo-marinaro/

https://www.marenostrumrapallo.it/m-n-rapallo-nella-storia-del-mondo-marinaro/

 

SOTTO TRE BANDIERE

M/r RAPALLO

https://www.marenostrumrapallo.it/mastino/

 

RAPALLO NAVIGA SUI SETTEMARI

https://www.marenostrumrapallo.it/rapallo-2/

 

Sofia Loren tra l'armatore Gianluigi Aponte ed il Comandante della MSC RAPALLO

 

 

 

 

L’AVVENTUROSA STORIA DELLA CISTERNA RAPALLO

Il Varo della RAPALLO a Riva Trigoso. Fu la prima petroliera dell’AGIP

https://www.marenostrumrapallo.it/rapallo/

 

 

IL CRISTO DEGLI ABISSI

Un’opera venuta da lontano…

https://www.marenostrumrapallo.it/sfruttuoso/

 

 

RAPALLO

SANTUARIO DI N.S.MONTALLEGRO: NAVI, MARINAI E LA DEVOZIONE MARIANA

 

https://www.marenostrumrapallo.it/navi-marinai-e-la-devozione-mariana/

 

 

UN FARO DI FEDE PER LA GENTE DI MARE

https://www.marenostrumrapallo.it/monty/

 

Madonna del Carmine chiamata in soccorso dai naufraghi

 

 

 

NARCISSUS

https://www.marenostrumrapallo.it/narcissus/

di CONRAD

IL VELIERO CHE NON VOLEVA MORIRE

 


 

 

MONTALLEGRO VELIERI NELLA TEMPESTA

 

Brigantino a palo “Confidenza”. E’ un barco chiavarese per la navigazione atlantica. Dipinto su carta 78×57 cm. Secolo XIX.

 

Nave a palo Francisca, 1874. Lamina d’argento sbalzata.

Uragano sofferto dal Francisca nell’Oceano Indiano, 22.2.1874 -Tempera su carta di Fred Wettening.

 

 

 

La Caracca Ragusea,   Ex-Voto Marinaro molto diffuso in Croazia.

 

Rapallo: lo scioglimento del voto chiude le ‘Feste di Luglio’

 

https://www.marenostrumrapallo.it/monte-2/

 

 

 

SANTUARIO DI N.S. DI MONTALLEGRO

LA NOVENA DELL’ALBA

https://www.marenostrumrapallo.it/monte/

 

DUE RAPALLINI NELLE STEPPE DEL DON

 

LUCIO MASCARDI - UCCIO BONATI

ULTIMO EX VOTO A MONTALLEGRO

 

Carlo GATTI

Rapallo, Giovedì 12 Dicembre

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


MAGGIO 1684 - LA FLOTTA DEL RE SOLE BOMBARDA GENOVA

BOMBARDAMENTO DI GENOVA

1684 

Una Storia da ricordare….

Portrait of Louis XIV of France in Coronation Robes (by Hyacinthe Rigaud) - Louvre Museum

 

Nel Maggio del 1684 il “re Sole” ordinò alla sua flotta navale di bombardare la città di Genova provocando distruzione e morte nei suoi vasti quartieri. I veri motivi di tanto odio e brutalità non sono facili da interpretare tra le diverse suggestive versioni popolari ed altre più articolate degli storici di professione, come vedremo.

 

Raffigurazione del bombardamento del 1684 in cui è ben mostrata l’imponenza della flotta

 

Dipinto raffigurante il bombardamento; si vedono, simili a piattaforme galleggianti, le palandre

 

 

Dipinto raffigurante il bombardamento su Genova della flotta francese nel 1684 (wikipedia)

 

Un fatto pare certo: la città fu attaccata senza preavviso e in modalità terroristica, si direbbe oggi, se si pensa che furono scagliate ben 13.000 bombe sulla popolazione civile: una tattica che è praticata tutt’oggi con gli stessi metodi e risultati.   

Mirato a punire Genova per i suoi legami con la Spagna, l'intervento francese, evidenza la durezza della politica internazionale dell'epoca che, opportunamente, ci richiama alla mente un pensiero che non tramonta mai:

“Quando i ricchi si fanno la guerra tra loro, sono i poveri a morire.”  (Jean-Paul Sartre)

 

 

Vi proponiamo tre interessanti interpretazioni popolari, puntualmente documentate e ricche di fotografie che aprono orizzonti più ampi su quanto in seguito sosterranno gli affermati Storici della Superba.

 

Il prof. Franco Bampi, Presidente della COMPAGNA, scrive sul suo sito: mailto:franco@francobampi.it

UNA STORIA IGNORATA

liguria@francobampi.it

Quasi nessuno conosce i "veri motivi" di tale decisione francese. Noi abbiamo trovato la relativa "documentazione storica" e ve la raccontiamo.

La Repubblica di Genova aveva deciso, anticipando come sempre i tempi, che gli equipaggi delle navi fossero fatti da "uomini liberi" e non più da "schiavi legati al remo" ed aveva chiamato tali navi, "galee della libertà".

Invece in Francia il "re Sole" Luigi XIV°, che aveva scatenato una vera e propria "persecuzione" contro i Protestanti, li faceva condannare a migliaia ("chiunque predicasse o ascoltasse un sermone protestante") per fornire gratuitamente le braccia, come schiavi legati al remo delle navi.

L’avvento delle "galee della libertà" genovesi avrebbe posto fine allo schiavismo di bordo e la Francia di Luigi XIV° non poteva tollerare che la Repubblica di Genova inaugurasse una nuova era della Navigazione, insegnando come si poteva fare a meno degli ergastolani incatenati ai remi.

Il "re Sole" chiese perentoriamente alla Repubblica di Genova di disarmare tali "galee della libertà". Il Senato della Repubblica respinse tale richiesta, dando praticamente il via alla "vendetta" francese che si svilupperà con i "bombardamenti navali" che sopra abbiamo raccontato. Dal 18 al 22 Maggio del 1684, Genova resistette eroicamente a tale bombardamento, respingendo anche i vari tentativi di sbarco a Sampierdarena ed a Quarto. 

Avvicinandosi tali date, abbiamo voluto "ricordarle", perché gli attuali abitanti della Liguria possano essere fieri della Storia della loro Terra che, in oltre 800 anni di INDIPENDENZA, aveva saputo creare una vera e propria Civiltà Ligure (le "galee della libertà" sono state uno dei segni di tale Civiltà!)…..

 

 

In un altro sito molto visitato: Dear Miss Fletcher

7 Maggio 1684, le bombe del Re Sole sulla Superba

https://dearmissfletcher.com/2013/10/10/17-maggio-1684-le-bombe-del-re-sole-sulla-superba/

 

 

Leggiamo:

C’era una Repubblica indomita e orgogliosa e c’era un sovrano che sedeva sul trono di Francia: Luigi XIV detto il Re Sole. …..E così, nel lontano 1679, a Genova fu ingiunta una perentoria richiesta: le artiglierie genovesi dovevano rendere omaggio alle navi francesi sparando a salve al loro ingresso nel porto di Genova.


Ma figurarsi, sono i foresti che devono tributare omaggi ai genovesi!
E insomma, il Comandante della flotta francese, l’Ammiraglio Abrahm Duquesne, non la prese affatto bene e in quella circostanza si allontanò dalle coste liguri cannoneggiando Sampierdarena e in seguito Sanremo.

E gli anni passarono, giunse il 1682.
Credete che il Re Sole si fosse dato per vinto?


Manco per idea, anzi!
In quei giorni accaddero cose strane, sul territorio della Repubblica si potevano incontrare certi personaggi vestiti da pittori e da religiosi.


Nessuno sapeva che quelli in realtà erano agenti segreti inviati dalla corte di Francia con il compito di setacciare ogni angolo della Repubblica per controllare il sistema difensivo, le fortificazioni e le batterie delle quali Genova disponeva.
Ma i nemici provenivano da ogni dove, la Superba doveva difendersi.
E così c’erano quattro galee all’ancora, nel porto di Genova, quattro imbarcazioni per difendere la città in caso di attacchi barbareschi.
E queste divennero uno dei pretesti che la Francia usò per attaccar briga e poter aggredire la città.


Vennero poste alcune condizioni, tra queste il disarmo delle quattro galee, i Francesi accusavano i genovesi di averle armate contro di loro.


E poi, naturalmente, si intimò alla Repubblica di mettersi sotto la tutela della Francia e di tributare, come già richiesto, il saluto alle navi francesi.


Il Doge Francesco Maria Imperiale Lercari e i senatori si trovarono concordi: le condizioni erano inaccettabili.
E giunse quella mattina di primavera, giunse il 17 Maggio 1684.
Chissà, forse era una giornata di cielo terso e luminoso come spesso accade in Liguria in quella stagione.

Quel giorno l’intera flotta francese si schierò nel mare di Genova, vascelli, galee e bastimenti coprirono la superficie dell’acqua dalla Foce alla Lanterna, 756 bocche di fuoco erano puntate contro la Superba.Giunse un ultimatum, si decidevano questi genovesi a sottomettersi al Re Sole?Come risposta dalle batterie dei forti partirono cannonate contro la flotta francese.E fu l’inizio della disfatta.La città fu bombardata per 4 giorni consecutivi, su Genova piovvero le terribili bombe incendiarie che distrussero chiese ed edifici.Una di queste bombe si trova a Palazzo San Giorgio che pure venne colpito in quei giorni difficili.

 

Una città devastata e aggredita, le bombe caddero sulla Chiesa delle Grazie, su San Donato, su Santa Maria in Passione, sul Ducale che era dimora del Doge e sulle case dei cittadini.

Distruzione, morte e fuoco.

E fuga, vennero aperte le porte dell’Acquasola e di Carbonara, fuggì la plebe e fuggirono i nobili.
Il Doge fu costretto a riparare all’Albergo di Carbonara, ovvero l’Albergo dei Poveri, lì si trasferì anche il Governo della Repubblica e lì vennero condotte ceneri del Battista che si trovano nella Cattedrale di San Lorenzo.

 

La Francia ripropose le sue condizioni ma queste vennero nuovamente rigettate. E le bombe continuarono a cadere.

 

La Bomba incendiaria (Santa Maria di Castello- Genova) 

E le bombe continuarono a cadere, la città era un incendio.
I genovesi ebbero la forza di difendere la Superba con grande coraggio, evitando che la gran parte dei soldati francesi sbarcasse dalle navi. E lì, in quella stanza, si trova una di queste bombe.

 

Il dipinto che testimonia quei giorni, si trova in Santa Maria di Castello e raffigura la chiesa in fiamme a causa delle bombe lanciate dalla flotta francese.

Ne caddero in totale 13.300, il bombardamento ebbe fine il 28 Maggio in quanto i francesi avevano terminato le loro munizioni.
La storia triste e drammatica di questa vicenda ha un epilogo curioso e a suo modo divertente che vede protagonista.

II Doge Lercari.


La storia è fatta di trattati e di compromessi, a volte.
Era il mese di maggio 1685: il Doge con il suo seguito di nobili, si vide costretto a recarsi a Versailles a richiedere la clemenza del Re, che in cambio avrebbe fornito alla Repubblica i denari necessari per ricostruire gli edifici di Genova danneggiati dal bombardamento.


Fu accolto con grande sfarzo e grande sfoggio di ricchezza, attraversò le sale splendenti di Versailles e infine si trovò nel luccichio della Galleria degli Specchi.
Tutto si svolse secondo il protocollo nella splendida reggia del Re Sole.

E si narra che infine venne chiesto al Doge Lercari che cosa lo avesse maggiormente stupito di Versailles.
E lui, al cospetto del Re di Francia, pronunciò solo due parole in dialetto genovese:
 Mi-chi!
E cioè, io qui.

Mentre l’intera corte si attendeva che magnificasse la grandezza e il fulgore di Versailles, il Serenissimo Doge lasciò tutti con un palmo di naso esprimendo così il suo amaro rammarico nel vedersi lì, davanti a Luigi XIV, colui che aveva ordinato l’aggressione della sua Genova.

Accadeva diversi anni fa, dopo che le bombe francesi erano cadute sulla Superba.

 

A Mae ZENA

Storia di… un Re… di un Doge…

 

… un bombardamento… una guerra e un orgoglio che non ha prezzo.

Siamo nel 1684 il Re Sole, con il pretesto di un mancato saluto (ogni nave straniera che entrava nel Porto doveva, per antica consuetudine, sparare un colpo di cannone a salve, in omaggio alla Repubblica; Il Sovrano pretendeva l’esatto contrario), di un’amicizia con la Spagna (gli armatori genovesi stavano infatti allestendo un’imponente flotta per gli iberici), di un prestito non corrisposto (Il Re, per pagare le sue truppe sparse in tutta Europa, aveva bisogno delle “palanche” dei banchieri nostrani), della mancata concessione a vantaggio di Savona (città alleata dei nemici) di un deposito del sale, dà ordine alla sua flotta di centosessanta navi schierata e 756 bocche da fuoco dalla Foce alla Lanterna, di bombardare la città.

Quattro giorni di lutti e distruzione ma la Superba resiste, non si piega e ribadisce, davanti ad un’Europa terrorizzata, la propria LIBERTA’ e proclama la propria INDIPENDENZA!

Il marchese di Segnalay infatti, comandante della spedizione dà ordine a Duquesne, ammiraglio dello stuolo reale, nella notte fra il 22 e il 23 maggio di sbarcare a Sampierdarena con 3500 soldati e, come diversivo, con un piccolo contingente in Albaro.

La milizia repubblicana genovese però con l’ausilio di numerosi volontari polceveraschi, sotto la guida del Capitano Ippolito Centurione, respinge gli invasori.

I Francesi, fallito lo sbarco e terminate le munizioni, la sera del 29 maggio rientrano a Tolone.

Re Sole infuriato per l’accaduto fa rinchiudere nella Bastiglia l’ambasciatore genovese a Parigi Paolo De Marini, il quale riesce a far giungere ai Serenissimi una missiva in cui li esorta a non sottomettersi al despota francese e a non preoccuparsi per lui dato che, per l’onore e la dignità della Repubblica, sarebbe pronto alla morte.

Il diplomatico avrà salva la vita e, incaricato dal Senato, negozierà a Ratisbona la pace, sostanzialmente alle condizioni imposte dal Monarca.

L’anno seguente il Doge Francesco Imperiale Lercari invece, convocato a Versailles, dovrà dar soddisfazione al Re e ratificare il trattato di pace precedentemente pattuito.

 

 

“Quadro raffigurante il Doge genovese accolto a Versailles dal Re Sole per ratificare la pace”. Louis 14-Versailles 1685

 

 Ma non rinuncerà al suo orgoglio di GENOVESE, quando interrogato su cosa l’avesse più colpito (il Sovrano si riferiva allo sfarzo della reggia, allo spettacolo dei giochi d’acqua delle fontane, all’opulenza dei nobili di Corte), rispose sprezzante

“Mi chi”   (di essere qui io).

 

Interpretati dall’autore di questo articolo: Il parere degli storici:

Gabriella Airaldi e Antonio Musarra offrono un'analisi ancora più ampia e contestualizzata. Infatti, il bombardamento di Genova può essere visto come parte di un piano più grande di Luigi XIV, che mirava a garantire il controllo del Mediterraneo, particolarmente strategico per il commercio e la guerra.

Il porto di Genova era cruciale, non solo per la sua posizione geografica, ma anche per il suo ruolo come centro di traffico commerciale e finanziario. La presenza delle banche genovesi, che sostennero gli avversari della Francia, amplificava l'interesse di Luigi XIV nel ridurre l'influenza genovese e garantire l'egemonia francese nella regione. In sintesi, la visione di un conflitto tra interessi sui porti e sul potere economico si allinea meglio con le ambizioni imperiali e commerciali di Luigi XIV, piuttosto che con motivazioni puramente locali o religiose.

 

La sfida, quindi, è quella di promuovere una comprensione storica che vada oltre le superficialità e che incoraggi un dialogo informato.

 

Riguardo all'episodio della convocazione del Doge a Versailles, è considerato emblematico della relazione tra il potere francese e quello genovese. La risposta attribuita al Doge, "mi sun chi", che in dialetto genovese significa “io sono qui”, è spesso interpretata come un gesto di coraggio e dignità.

Questo scambio è usato frequentemente per illustrare l'impatto dell'autorità e della pompa di Versailles, ma anche il valore dell'orgoglio genovese, nonostante la sottomissione alla potenza francese.

Nonostante non ci siano documenti certi che confermino in modo inconfutabile questo scambio, la leggenda riflette comunque il senso comune di resistenza e l'icona di dignità che i genovesi cercarono di mantenere anche di fronte a una situazione così umiliante.

 

Questa narrazione ha alimentato il folklore locale e ha contribuito a formare un'immagine di resilienza e fierezza.

 Il terribile bombardamento stoicamente subito evidenzia, da ogni prospettiva lo si guardi, la dignità e il coraggio dei genovesi di fronte all'oppressione francese in quel particolare quadro storico, la cui stupenda cornice rappresenta il valore aggiunto dell'identità culturale locale che, puntualmente documentata con ricerche e testimonianze scritte, arricchisce il contenuto narrativo più generale.

Di quel tristissimo evento bellico che costò tanti  morti e macerie, rimangono tuttora, dopo 340 anni, le ferite sui muri della Superba, come abbiamo visto.

 

Per completezza riporto da wikipedia i particolari militari dell’assedio:

 

* La bombarda (detta anche palandra, o balandra, fino al XVI secolo, dall'olandese bylander, attraverso il francese balandre, bélandre)[1] fu un tipo di nave da guerra a vela di non grande stazza e concepita non per operare contro altre navi, ma contro bersagli terrestri. Si trattava di scafi privi di alberatura, con una fiancata gremita di cannoni di grosso calibro e mortai, mentre l'altra era disarmata. Di solito venivano trainate da lance o da altre navi.

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Bombardamento_navale_di_Genova_(1684)

 

 La mattina del 17 maggio 1684, i genovesi poterono vedere schierate davanti alla loro città 160 navi da guerra francesi, a formare uno schieramento che andava dalla Lanterna alla foce del Bisagno.

In tutto dieci palandre guardate ai lati da grosse imbarcazioni piene di moschettieri in assetto di guerra, erano pronte a far sentire il loro potere offensivo; e a mezzo miglio di distanza 20 galee e 16 vascelli con al centro la nave ammiraglia minacciavano il porto pronte a intervenire.[4]

Si aggiungevano 8 navi da trasporto, 17 tartane e 72 imbarcazioni a remi per il rifornimento delle polveri da sparo, per una flotta che contava in tutto 756 bocche da fuoco posizionate contro la Repubblica.

Il giorno seguente la giunta di guerra presieduta dal Doge, per ritardare il massiccio bombardamento, ordinò al Maestro di Campo generale di intimare alle navi nemiche di allontanarsi, con spari a salve, ma ciò non ebbe alcun effetto, così alcune delle artiglierie costiere diressero il proprio fuoco verso le palandre francesi più vicine, colpendone alcune e costringendo le altre a indietreggiare.

La risposta fu immediata, e verso sera l'artiglieria navale francese mise in mostra la sua superiorità[5], e se anche la replica genovese fu rabbiosa, i pezzi di artiglieria costiera non crearono molti danni alla flotta del Re Sole.

Il 19 maggio il bombardamento fu più violento, e i nuovi mortai da 330 mm[6], furono una tragica scoperta per i genovesi: con il loro effetto devastante, terrorizzarono gli abitanti e causarono molti danni, colpendo il salone del Palazzo Ducale, che finì devastato dalle fiamme in quanto usato come deposito di polvere da sparo.

La Dogana fu distrutta, la casa di Colombo, palazzo San Giorgio, il Portofranco e le chiese di Sant'Andrea, Santa Maria in Passione e Santa Maria delle Grazie subirono gravi danni.

Molte abitazioni e ville furono danneggiate, via san Bernardo, via Giustiniani e via Canneto subirono danni ingentissimi; la notte tra il 19 e 20 maggio i tiri francesi non cessarono, e le temute palandre, protette dall'oscurità dal tiro delle batterie genovesi, avanzarono verso la costa, allungando il loro tiro verso l'interno.

Il Tesoro di San Lorenzo e quello della Banca di San Giorgio furono trasferiti al sicuro fuori dalla linea di fuoco, il Doge si trasferì nei locali dell'Albergo dei Poveri, Don Carlo Tasso ordinò di trasferire quante più truppe possibili nei luoghi dove era più probabile uno sbarco, e operai e i camalli furono arruolati con il compito di contrastare crolli e incendi.

Il 25 maggio furono affondate alcune imbarcazioni all'imboccatura del porto, in città erano ormai piovute circa 6.000 bombe, che: 

«Pareva ormai che la città si convertisse in un totale incendio, ma che l'Inferno stesso vi avesse aggiunto parte delle sue fiamme»

. Così scriveva Filippo Casoni dopo il quarto giorno di cannoneggiamenti, ma la Repubblica di Genova tramite il tono orgoglioso del Doge Francesco Maria Imperiale Lercari, non accettò le pesanti condizioni di resa, e rigettò l'intimidazione, rispondendo che la repubblica non era disposta a trattare sotto il fuoco nemico.[3]

 

Lo sbarco

Per tutta risposta il Marchese di Seignelay intensificò il fuoco dei cannoni, prima di coordinare una simulazione di sbarco verso il litorale di levante, nei pressi della Foce, allo scopo di distogliere le difese genovesi dal vero sbarco che avrebbe dovuto prendere terra a ponente, fra Sampierdarena e la Lanterna.

Le milizie locali sbaragliarono le truppe che misero piede sul litorale della Foce, ma i 3.500 fanti sbarcati a Sampierdarena, protetti dal fuoco di alcune palandre, misero comunque a dura prova le difese della città. Solo l'intervento di volontari della val Polcevera, con un intenso fuoco di fucileria, mise in fuga i francesi che ripresero il largo. Alcuni di loro però dovettero fuggire verso l'interno, impossibilitati a riprendere il largo, per via del furore dei polceveraschi, come raccontato molti anni dopo dal sacerdote Giacomo Olcese:

«[...] i vecchi della nostra parrocchia raccontano che alcuni videro alla Torrazza[7] i francesi, alcuni si nascosero, altri andavano armati in cerca di qualche francese da uccidere[8]»

 

Una strenua resistenza

 

 

Medaglia commemorativa del bombardamento

 

Nonostante i chiari limiti delle batterie costiere, il cannoneggiamento fu sospeso il 29 maggio, quando la maggior parte della flotta riprese il mare in direzione di Tolone, desistendo dal tentativo in quanto le scorte di polvere da sparo e munizioni erano terminate, e lo sbarco fallito.

Genova mostrava i segni del martellamento navale: oltre 16.000 bombe caddero sulla città, circa la metà rimase inesplosa, circa un terzo degli edifici evidenziò danni anche ingenti, giacché la città fu colpita fino al quartiere di Oregina dal tiro delle palandre spintesi quasi alla costa.

L'orgoglio dei Genovesi però non cessò mai, venne eletta a protettrice della città santa Caterina Fieschi Adorno, subito iniziarono i lavori di ricostruzione per riportare la città al consueto splendore e le opere di rafforzamento delle difese della città e dell'ingresso del porto.

Il poeta genovese Giovanni Battista Pastorini scrisse per l'occasione il sonetto Genova mia, compreso nella raccolta Poesie, pubblicata postuma a Palermo, nel 1684.

Il Doge Francesco Lercari trattò l'arruolamento di 2.000 fanti svizzeri e 300 cavalli, il tratto dello sbarco fu al centro di particolari rafforzamenti, e si scavarono trinceramenti avanzati allo scopo di dissuadere ogni tentativo futuro.

 LA PACE 

Nel timore di un nuovo attacco francese, il governo della Repubblica si rivolse perfino a papa Innocenzo XI per esortare Luigi XIV ad abbandonare i suoi progetti bellicosi nei confronti di Genova, anche per il timore della Santa Sede che un nuovo bombardamento avrebbe scosso le coalizioni diplomatiche, spingendo la Repubblica e la sua cerchia di alleanze a stringere commerci con paesi «barbari dove non sono Chiese né Monasteri di vergini»[9], ossia l'Impero ottomano.

Così il compito fu affidato al cardinale Ranucci, rappresentante della Santa Sede a Parigi, che si recò alla corte del Re Sole:

«Rappresentando il gran dolore concepito da Sua Santità per il suddetto accidente e i gravissimi danni patiti dalla Repubblica e il sommo disturbo che riceveva l'Italia e la guerra contro il turco, pregando però S.M. di tralasciare risentimenti così pregiudiziali anco a pubblico bene, e deponer ogni sinistro concetto formato contro quel Governo e reintegrarlo nella Real Gratia[9]»

 

 

 

Note

1.   ^ Luigi XIV, Memorie, Bordigheri, Torino, 1962

2.   ^ Pierre Goubert, Luigi XIV e venti milioni di francesi, Bari, Laterza, 1968

3.    Renato Dellepiane, Mura e Forti di Genova

4.   ^ Renato Dellepiane, Mura e Forti di Genova, p. 224

5.   ^ L'impiego francese delle artiglierie rappresentava la massima evoluzione del periodo: già nel 1683 a Parigi fu stampato L'Art de jetter les Bombes, scritto dal Maresciallo François Blondel, opera indicativa sui progressi raggiunti nella teoria e sperimentazione del tiro e dei materiali d'artiglieria

6.   ^ Già utilizzati dalla flotta francese due anni prima contro Algeri, con risultati molto efficaci, che indussero i francesi a moltiplicarne i pezzi e le tecniche

7.   ^ Frazione di Sant'Olcese

8.   ^ Giacomo Olcese, Storia civile religiosa di Casanova, tipografia della Gioventù, Genova, 1900

9.    Manoscritto  Ristretto del Ministero del Sig. Cardinale Angelo Ranucci [...] nelle quali si tratta del bombardamento di Genova [...]- Biblioteca Civica Berio, Genova

 

 

 

Concludo segnalando un articolo-riepilogo dei principali bombardamenti subiti da Genova nella sua lunga storia.

 

A Mae Zena

BOMBA SU BOMBA ….    ((Il secondo di tre articoli)

https://www.amezena.net/tag/recco/

 

 

Carlo GATTI

Rapallo, 12 Dicembre 2024

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


UN BELL'ARTICOLO RITROVATO - O Gôrfô di nescii - IL Mare–23 novembre 1929 

 

UN BELL'ARTICOLO RITROVATO

O Gôrfô di nescii 

IL Mare–23 novembre 1929 

 

Pezzi di Storia - 18 ottobre 2015     

 

La proverbiale ed equivoca antifrase (1)

Quando, non è molt'anni il Mare sciorinò quello stelloncino fluido, brioso e commemorativo dal titolo «Michelin ó Nescio» vi fu più d'un lettore di detto periodico marino, che spontaneamente esclamò: Siamo nella Capitale del Gôrfô di Nescii ed il  Mare ne ricorda uno, come se si trattasse di un caso raro e di un'avis-unica?
E giù una risata di buon sangue! coronata dall'eco degli uditori.

 

 

 

E la trovata quasi peregrina si propagava presto, divenendo lepido argomento di pubblico ciarliero dominio nelle brigate e nelle adunanze amichevoli tanto nell'alta casta come nel basso ceto. Sappiamo però che una volta saltò finalmente fuori uno, che - alla meraviglia di ignoranza figlia - quasi celiando rispondeva ad uno di cotali interlocutori: Sarà! ma io, che sono un giovane ed autentico rapallino, sospetto, che questa frase sia stata tirata fuori extra-Rapallum a modo di antifrasi assai significativa, volendosi cioè con tal motto darsi ad intendere, che la bocca dicea così ma che nella mente c'era tutt'altro concetto e portava in proposito qualche esempio: Caronte, secondo la mitologia greco-romana, portava le anime dei delinquenti al Tartaro cioè all'Inferno, e, secondo Dante, avea occhi di bragia, eppure il nome di Caronte voleva dire (dal verbo greco chairo) grazioso! Le Dive Parche, Cloto, Láchesi ed Atropo, che presiedevano alla vita degli uomini erano dette Parche cioè Perdonanti perché non la perdonavano a nessuno (la morte). I Razionalisti si dicono tali perché non ragionano, i Russi si chiamano Ortodossi cioè di religione dritta appunto perché sanno che invece l'è storta e così questo Golfo di Tigullia è stato chiamato tale perché in realtà gli abitanti sono troppo furbi!… 
Si può ammettere questa spiegazione oppure se ne deve dare un'altra?

 
Ecco ciò che togliamo noi a dimostrare.
Volgeva nella sua quarta decade il Secolo XIX p. p. ed un'eccitazione psicologica popolare cominciava ad accendersi in Italia con orizzonti, e miraggi, ansie e speranze, tendenze e spasimi di Rinascenza, di Indipendenza, di Libertà, di Nazionalità e di Romanesimo, in poche parole, di una futura vita novella. Le adunanze, i cortei, le acclamazioni erano diventate cerimonie di ogni giorno; sorgevano qua e là bande e filarmoniche, musiche, crocchi e processioni laiche che davano a quando a quando in rapsodie e canti popolari di questo tono:

 Sorgete Italiani

A vita novella

d'Alberto la Stella

Risplende nel ciel!

 Senonché l'esaltazione non si conteneva nei limiti dell'estrinsecazione di sensi, di voti e di anelazioni di progresso, di unità, e di indipendenza patriottica ma si evolvea in ben diverse maniere. Da per tutto si vedevano strade romane, si costumava coniare nomi di romana provenienza, si dettavano iscrizioni sopra battaglie avvenute tra le legioni romane e le liguri popolazioni famigliarizzate con le alture dell'Apennino, si denominavano località, ponti, e campi da Gneo, da Pompeiano, da Annibale, da Marte, da Ermete ecc. e si apponevano lapidi commemorative in proposito di tanti sognati avvenimenti; si indossavano marsine verdi, coccarde tricolori e persino venditori con angurie o cocomeri (pateche) verdi, tavolo bianco e carta bianca per fasciarla bene. Sembrava un'epoca di concordia nazionale per un'aspirazione di un interesse comune: la Patria.

 

 


Eppure il vecchio regionalismo italiano, che durò tanti secoli non volle dimostrare di essere cenere o resto di sepoltura, perché una pioggia di nomignoli, e
di titoli disprezzativi si diffondeva tra una provincia e l'altra, non so se per accendersi meglio di emulazione e di entusiasmo l'una con l'altra, o per censurare la sociale condotta di disunione politica ed amministrativa tenuta fino allora da esse davanti agli stranieri che si servivano del frazionamento italiano per discendere spesso tra di noi… ad ungere le nordiche basette! 

Di fatti i Comachi erano definiti per altrettanti Cipollati o Cigolati, i Pistoiesi per pattonai, i Pratesi per ranocchïai, i Fiorentini per Mangia-fagiuoli, i Milanesi per buseconi o trippai. I Pisani a lor volta riesumavano i nomignoli del sec. XIII di scopa-boca o stoppabocca ai Genovesi ed a quei di Portovenere, di streppa borsello ai Lucchesi ecc. Dalle città il dispregiativo passava ai borghi ed ai villaggi ed ecco i cigolli, i belât, i meizanne pinne, i sueli, i gli erbo-de gabba, i putaê, côppaî, tegoin, fiori de succa, axi, baggi, ecc. ecc. Ai nomignoli vezzegiativi succedevano poi le frasi grottesche v. g. Zeneise riso raëo! (sulla bocca marinaresca del Genovese il riso o sorriso è raro), Piemonteise R… corteise; ladri de Pisa e tra queste quelle la citata antifrasi ô Gorfô di Nescii per indicare il Golfo del Tigullio, specialmente da Portofino a Zoagli.


In quel tempo scorrevano ancora i mari per i viaggi di cabotaggio, Maremme, Civitavecchia, Corsica, Sardegna, Sicilia ecc. navi di costruzione non progredita benché cominciasse già – la febbre delle macchine – e si erigesse già qualche cantiere navale di importanza sulle Liguri spiaggie per la costruzione in legno tipo moderno.


Or bene avveniva di sovente, che tra i capitani di secondo corso alcuni più audaci e forti, giunti dinnanzi a Rapallo ed a S. Margherita, nell'infuriar del libeccio
affrontavano il capo di Portofino e continuavano per alla volta di Genova, mentre altri invece più pavidi e più cauti dicevano: un giorno più un giorno meno torna lo stesso…! e in così dire atterravano a S. Margherita ed a Portofino, poco curanti dei rimbrotti della consorte o degli amici, o dei motteggi di qualche ozioso scaldacalate del porto di Genova. 


Arrivando i primi (cioè i più coraggiosi) a Genova nelle ore vespertine o sul cadere del giorno erano salutati da ovazioni intronanti dagli aspettatori.

Bravi! Bravi'! Pensavamo, di non vedervi ancora oggi… avevamo paura che… temevamo che il mare agitato così vi potesse arrestare… Bravi! Voi… che siete uomini coraggiosi… e valorosi capitani…! 

 

Per contro certe donne e molti figli, non vedendo comparire le barche dei loro aspettati, facevan ressa attorno agli arrivati e li tempestavano di domande: e la barca N. e la scônnia F. e la tartana M. e il cutter G… dove sono? Ah! essi, rispondevano gli interpellati, sono stati più furbi di noi… si sono fermati per via ed arriveranno forse domani… 


Ah! Ah! Abbiam capito tutto! Zà! Zà! si saran fermati al solito
 in tó Gôrfô di Nescii (cioè dove per paura approdano tutti i paurosi, i timidi, gli inesperti) e così tartagliando se ne tornavano dolenti e quasi disillusi alle bicocche loro.


Ecco la spiegazione ovvia, facile, naturalissima dell'antifrase 
«ô Gôrfô di Nescii» fra le varie puerili e insignificanti soluzioni che ci pervennero all'orecchio. 

Nescii (1)

  • sarebbero quindi, per equivoco, gli estranei al Golfo, perché timidi profittano nell'occasione di temibile procella o di eccessivo ondeggiamento dello specchio acqueo del mare genovese e cercano volentieri riparo nel porticciuolo di Portofino o di S.ta Margherita per una breve precaria sosta. E' dunque un'antifrase, che in sostanza vuole significare il contrario, cioè che ha una contraria relazione con ciò che letteralmente prova la pronunciata voce.

  • Eppoi coloro che per una prudenza forse eccessiva atterravano a S. Margherita od a Portofino erano davvero nescii o davvero asperti? E' questo un problema nautico, che suole essere deciso dagli effetti del dopo e non prima.

Basti ricordare

  1. che la storia del Golfo Tigullio fa i nomi di valenti capitani di lungo corso, di Ammiragli di flotte abbastanza celebrati, e persino di qualche Pontefice, che amarono mettersi al sicuro nel Golfo dei Nescii a Portofino ed a S. Margherita che andare incontro por un viaggio pericoloso ed una probabile disfatta nelle scogliere della Riviera.

  • che una sfuriata straordinaria di libeccio fece rientrare di un metro per la lunghezza di circa 50 metri un pezzo dell'avambraccio colossale del nuovo molo della Lanterna di Genova nel 1898; sollevò dal fondo del mare gli adiacenti blocchi di 30 tonnellate l'uno, mandando con un urto terribile dei marosi, colonne furenti di acqua fino a 60 ed a 100 metri di altezza. Il mondo marino sarà stato sempre lo stesso anche nel tempo che ricordiamo, con la sua alea capricciosa di bonaccia e di tempeste.

 

Per conseguenza il facile sarcasmo era di sua natura individuale e non sociale cioè non localizzato al paese benigno, che accoglieva i più prudenti ed i meno audaci.
Il Golfo Tigullio non fu ad altri secondo nel dare figli e lupi di mare, capitani e nocchieri esperti e profondi in nautica cultura ed in pratica di viaggi di cabotaggio e di lungo corso da sentirsi meritevoli di tale dispregiativo.

Non rievochiamo i fasti storici navigatorii dei capitani, piloti, padroni ed armatori di navi e di triremi ai lettori, che ne sanno più di noi.


Come nacque il dubbio della antifrase? 
Nel pullulare di varie interpretazioni puerili, cervellotiche e gratuite di tale proverbio rivierasco, tra le quali una lo originerebbe dai pesci, che nello specchio acqueo di Rapallo si lasciano prendere all'amo più che in altri seni di spiaggia!! (in tal caso i pesci e non gli abitanti sarebbero i veri nescii!) e l'altra che nel Golfo Tigullio spesseggiano troppo i mentecatti, e la terza che il clima è debole e quasi effeminato, la quarta che è una zona quasi morta alla vita commerciale ecc. ci voleva un fatterello, che mettesse sulle orme di un senso di interpretazione più oggettivo imparziale, ermeneutico della tradizione e della storia e venne davvero nel pomeriggio del 24 aprile del 1926.


Il piroscafo 
Menfi partito da Tripoli (toccate Tunisi, Cagliari, Civitavecchia ed in ultimo il porto di Livorno) arrivava dinnanzi il Tigullio, verso le ore 17. Uno infuriamento di scirocco facea ondeggiare bruscamente il mare… sì che non pochi viaggiatori e viaggiatrici temevano, che quel ferravecchio di piroscafo fra il rullìo ed il beccheggio, che più volte ci fece dondolando provare… ci rinnovasse qualche quarticello d'ora penoso. Ne fu interpellato il Comandante il quale, additandoci il capo di Portofino, ne disse: Attendano Signori un pochino, ché, oltrepassata quella punta, vedranno la calma! E perché? Ah! perché Portofino è un riparo per le sfuriate di libeccio, ma per contro è un Alt! contro le ondate di scirocco proteggendo la Riviera di Genova da Camogli a Capo di Faro.


Fu allora, che per una logica induttiva e semplice intendemmo chiaramente, che i Nescii del proverbio così balbettato da persone ignare (dell'origine di detto nomeaggio, di pratica e di teoria nautica e di patrie tradizioni) erano troppo asperti ricorrendo al riparo sicuro contro l'ira perversa del garbino o libeccio, che sfuria sovente tra ponente e mezzogiorno e sotto il nome portoghese di Monçào, e spagnuolo di Monzondomina nei mari delle Indie e propriamente il vento che soffia a sud-ovest.

 

(1) Figura retorica che consiste nell'esprimersi con termini di significato opposto a ciò che si pensa, o per ironia o per eufemismo 

 

COMMENTO di Carlo GATTI

 Il Golfo dei Nescì

Un’Antifrase Piena di Storia e Ironia

 

 

Una precisazione è d’obbligo!

In questo commento all’articolo del MARE, ripreso dalla Gazzetta di Santa, con il termine “rapallini” mi riferisco ai cittadini e marinai costieri che nulla hanno a che fare con i marittimi rapallini naviganti sui velieri d’altura dell’800 che furono superbi ATTORI, perfettamente inseriti in quella grandiosa storia conosciuta come EPOPEA DELLA VELA al pari, per capacità e valore, dei loro contemporanei colleghi di Zoagli, Camogli e Chiavari.

E’ quindi utile qui ricordare che Rapallo ebbe una delle prime Scuole Nautiche d’Italia ed un Cantiere Navale, (oltre ai tantissimi minori a carattere famigliare), che varò Brigantini Oceanici.

L'articolo del 23 novembre 1929 della rivista Il Mare di cui non si riporta l’autore, esplora con acume e ironia il noto soprannome "Golfo dei Nescì". Questo termine, derivante da "nesci", ovvero "senza sale", evoca non solo un senso di scemenza, ma riflette anche la storica rivalità tra le comunità marinare del Golfo di Tigullio. Il goliardico gioco di parole si è trasformato nel tempo in un simbolo di astuzia e furbizia locale, tanto che la sua diffusione era palpabile in ogni angolo del golfo, avvolgendo chiunque vi fosse immerso in un'atmosfera di ironia condivisa.

Ricordiamo come il contesto storico del 1929 fosse intriso di fervore patriottico, dato il panorama politico e sociale italiano.

L’articolo fa riferimento a un periodo in cui le antiche rivalità regionali si mescolavano a un rinnovato senso di identità nazionale. In questo gioco di parole e metafore, l'audacia dei marinai che sfidavano il mare tempestoso si contrapponeva alla prudenza di quelli che cercavano rifugio nei porti sicuri di Portofino,  Santa Margherita e Rapallo.

L'ironico richiamo agli "autentici rapallini", che consideravano il termine un'ironia degli estranei, evidenzia il costante gioco tra coraggio e paura che trascende il tempo e lo spazio. Queste delicate dinamiche tra marineria e geografia si riflettono in una serie di storie, aneddoti e nomignoli che, attraverso i secoli, hanno contribuito a costruire l’identità del Golfo.

La metafora dell’antifrase viene ripresa efficacemente in un contesto più ampio: l’idea che la stessa furberia che viene ridicolizzata possa in realtà essere una virtù, un'abilità necessaria per sopravvivere non solo in mare, ma anche nel tessuto sociale di una comunità che si evolve.

 

ASTUZIA E MARINERIA

La splendida foto sotto rispecchia l’Astuzia ed il senso marinaresco di chi sa andare per mare!

 

PORTOFINO - Tra le due “carrette” gemelle dello stesso armatore, in un romantico quadretto centrale, appare un leudo, tra una Scuna (brigantino goletta) a sinistra. ed una Goletta a destra.

 

Il Golfo, quindi, non è solo un luogo di rifugio, ma un crogiolo di storie di audacia, ingegno e, a volte, di una certa ironica follia.

Il “Golfo dei Nescì” non è solo il risultato di un gioco di parole, ma un simbolo della ricca tradizione marinara e culturale che abbraccia l’essenza del Tigullio. La sua narrativa è un invito a riflettere su come le parole, con la loro storia e il loro peso, possano esprimere verità più profonde sulla vita e sulla comunità.

La Fortuna dei Rapallini: Naviganti in un Golfo Protetto nel panorama marittimo della Liguria.

 

Rapallo emerge come una perla, ben riparata dal temuto vento di Libeccio grazie al promontorio di Portofino che salendo sino a 600 mt s.l.m. la ripara anche dal vento di Maestrale. Questo vantaggio geografico ha permesso ai rapallini di diventare i fortunati custodi di un microclima favorevole, che li differenzia nettamente dagli abitanti delle altre località esposte alle vessazioni del mare.

Secondo antiche NESCE credenze, i rapallini sono considerati i "meno marinai" dell’arco ligure per il contesto che si sono trovati a vivere. La protezione offerta dal promontorio di Portofino non solo garantisce riparo, ma ha anche contribuito a generare una cultura che, sebbene affondando le radici nel mare, ha saputo svilupparsi in modo diverso rispetto ai loro vicini più esposti. Essere meno marinai non significa essere meno capaci; anzi, implica una saggezza maturata nella comprensione delle dinamiche del mare e dei suoi capricci. Gli antichi rapallini, con il loro testimoniato spirito di naviganti d’altura, hanno imparato a valorizzare ciò che il mare offre, senza esserne schiacciati. Questa adattabilità ha creato una comunità resiliente, che sa convivere con le sfide del mare e della vita.

Nel contesto attuale, questa riflessione diventa emblematicamente significativa, poiché ci ricorda l’importanza di riconoscere e apprezzare le peculiarità culturali e ambientali di ogni luogo. Oggi i rapallini, con la loro fortuna e il loro ingegno, hanno forgiato un'identità che celebra la relazione tra uomo e mare, facendo di Rapallo non solo un porto sicuro, ma anche un simbolo di astuzia e armonia.

 

 

QUANDO IL LIBECCIO NON FA SCONTI A NESSUNO…

 

UN CICLONE DA LIBECCIO DEVASTÒ IL PORTO DI GENOVA (19.2.1955)

 Frantumò oltre 400 metri di diga, irruppe nello scalo genovese e fece strage di moli e di  navi.

 (Dalla Relazione sui Pilotaggi effettuati nel Porto di Genova durante il Ciclone del 19 febbraio 1955).

https://www.marenostrumrapallo.it/ciclone/

di Carlo GATTI

 

 

IL DRAMMA DELLA  LONDON VALOUR IN TRE PUNTATE

 1a

IL GIORNO DEL DIAVOLO

https://www.marenostrumrapallo.it/il-giorno-del-diavolo/

 di Carlo GATTI

 2a

"LONDON VALOUR"

GENOVA-LIBECCIO, VENTO DI EROI E DI MORTE …

 

https://www.marenostrumrapallo.it/lbeccio-vento-di-eroi-e-di-morte/

di Carlo Gatti

 

3a

“LONDON VALOUR”

LA NAVE CHE AFFONDO’ DUE VOLTE

https://www.marenostrumrapallo.it/london-valour-la-nave-che-affondo-due-volte/

di Carlo Gatti

 

 

 

 

Carlo GATTI 

Rapallo, Giovedi 5 Dicembre 2024

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


BENEDETTO ZACCARIA - Un Orgoglio Genovese

BENEDETTO ZACCARIA

 UN ORGOGLIO GENOVESE

 

BENEDETTO ZACCARIA

AMMIRAGLIO

Benedetto Zaccaria l’eroe della Meloria

Genovamarzo 1240? – Isola di Chioagosto 1307

 

Nato a Genova nel 1240, è una figura straordinaria del XIII secolo, spesso ingiustamente trascurato. Riconosciuto tra i più abili Ammiragli del Medioevo, Zaccaria fu il vero artefice della vittoria nella battaglia della Meloria nel 1284, dove le sue abilità strategiche e il comando esperto delle flotte genovesi portarono a una decisiva sconfitta della flotta pisana, consolidando così l’egemonia marittima di Genova.

 

Galea genovese alla Meloria

 

La sua carriera si distingue per l’abilità nautica e le conquiste militari, tanto da servire re Filippo IV di Francia nelle sue campagne navali contro gli inglesi.

Inoltre, l‘esperienza e competenza del Grande Ammiraglio, furono apprezzate anche al di fuori di Genova: uno dei principali Stati marittimi europei, l'Olanda, gli commissionò l'organizzazione della propria flotta militare, evidenziando la sua reputazione internazionale come esperto navale.

Nel 1924 lo storico francese Charles de la Roncière  aveva ipotizzato che Benedetto Zaccaria fosse il principale responsabile dello sviluppo della cartografia nautica medievale (mappe e testi  portolani).

 

 

BENEDETTO ZACCARIA

MILITARE E POLITICO

 

 

Contea di Tripoli fu l'ultimo degli stati feudali latini   ad essere fondato nel Levante in seguito alla Prima crociata. Conquistata dalle forze cristiane nel 1109, fu inizialmente governata da Bernardo II di Tolosa, come vassallo del re di Gerusalemme Baldovino I. Era situata nella parte settentrionale del Libano.

Nel 1287 i mercanti genovesi si ribellarono a Lucia di Poitiers, nota come Lucia di Tripoli, fu l’ultima esponente della dinastia regnante e, sostenuti dall'ammiraglio Benedetto Zaccaria, cercarono di far eleggere un Podestà di loro gradimento alla guida della città, mentre i nobili proclamarono la fine della dinastia ed istituirono il libero Comune, eleggendo Bartolomeo Embriaco come sindaco. 

Nel 1288, il governo genovese gli affidò una missione cruciale a Tripoli (Libano), dove dimostrò il suo valore militare e strategico, nonostante la successiva caduta della città per mano dei Mamelucchi.

Infatti, temendo che Tripoli diventasse definitivamente una colonia genovese, gli emissari veneziani e pisani chiesero l'intervento del sultano mamelucco Saīf al-Dīn Qalawūn al-Ālfī al-Manṣūr, il quale conquistò la città nel 1289

 

Turchia mediterranea. Chio e Focea

La sua eredità è ricca di conquiste e innovazioni, e nonostante un destino segnato dall’ostracismo genovese, Zaccaria continuò a operare attivamente da Focea e Chio, dove morì nel 1307.

 

ZACCARIA

CAPITANO D’INDUSTRIA E DIPLOMATICO

 

Zaccaria ha avuto un’influenza significativa nei governi del Mediterraneo, contribuendo allo sviluppo di strategie commerciali che hanno rivoluzionato lo scambio di materie prime e amplificato la sua reputazione, potenzialmente rendendolo un bersaglio per coloro che temevano la sua crescente influenza.

Zaccaria e il suo strategico approccio al commercio ha fatto di lui un pioniere nel settore dell'allume, una risorsa preziosa all'epoca per cui fu considerato il "primo Imprenditore della storia" per le sue pratiche innovative nel commercio di questo minerale, essenziale per il settore tessile, per la produzione di colori e molto altro, come vedremo, che ha richiamato l’interesse del mondo di allora fino al secolo scorso.

Benedetto Zaccaria era noto per il suo carattere forte e determinato, qualità che si riflettevano nelle sue azioni audaci in mare e nella sua abilità come leader.

La sua natura avventurosa lo portò a percorrere il Mediterraneo e a impegnarsi in battaglie cruciali, dimostrando coraggio e strategia. Era anche un abile diplomatico, capace di tessere alleanze e gestire trattative complesse, come dimostrato nelle sue interazioni con vari governi e principati del tempo.

Tuttavia, la sua ambizione e il suo desiderio di affermazione lo portarono a entrare in conflitto con la Repubblica di Genova, culminando nel suo esilio. Questa complessità caratteriale, che abbinava audacia a una certa impulsività, lo ha reso una figura affascinante e controversa della storia genovese.

Inoltre, la sua influenza nel commercio e nella marina, insieme alla sua capacità di ispirare le truppe e i mercanti, denotano un leader carismatico, capace di lasciare un segno duraturo nel suo tempo.

Sembra plausibile che Benedetto Zaccaria abbia suscitato gelosia e timore tra alcuni politici e altri leader del suo tempo.

La sua reputazione come Ammiraglio di successo, un abile diplomatico e un mercante innovativo lo portò a risaltare in un periodo di intensa competizione tra le potenze marittime italiane e nel Mediterraneo.

La sua autorità e le sue capacità potrebbero aver destabilizzato l'equilibrio di potere nelle relazioni genovese e con altre Repubbliche marinare, come Venezia e Pisa. La sua influenza significativa presso vari governi, unita alla sua capacità di attirare il sostegno di altri Stati, potrebbe aver suscitato timori di una crescente eccellenza genovese sotto la sua guida.

 Nel periodo in cui operava Benedetto Zaccaria, Genova era un importante centro marittimo e commerciale, e diversi personaggi di spicco contribuirono a plasmare gli eventi della sua epoca. Ecco alcuni dei più rilevanti:

Giovanni di Vignolo Boccaccio: Un altro Ammiraglio genovese, noto per le sue imprese nel Mediterraneo e per i suoi successi contro le flotte avversarie. La sua rivalità con Zaccaria può aver contribuito a tensioni politiche.

Pietro Doria: Un altro importante comandante navale e membro della potente famiglia Doria. I Doria erano tra i principali sostenitori della Repubblica di Genova e giocarono un ruolo significativo nella politica marina.

Francesco Sforza: Anche se non genovese, Sforza, il signore di Milano, influenzò le dinamiche italiane dell'epoca. La sua crescita di potere rappresentava una minaccia per gli equilibri esistenti, inclusi quelli di Genova.

 Luca e Costantino Doria: Figure importanti tra i mercanti e nobili genovesi, che avevano rilevanza nelle dinamiche politiche e commerciali della Repubblica.

Papa Bonifacio VIII: Anche se non direttamente coinvolto nella politica genovese, la sua influenza sulla Chiesa cattolica e il supporto a diversi nobili e città marinare furono determinanti nel contesto politico dell'epoca.

Niccolò Machiavelli: Un pensatore influente del tempo, sebbene il suo lavoro sia più noto successivamente, le dinamiche politiche e le operazioni navali del tempo erano oggetto di interesse per i suoi futuri scritti.

La presenza di queste figure, insieme a Zaccaria, evidenziava un ambiente pieno di rivalità e alleanze, dove il potere marittimo e commerciale di Genova giocava un ruolo cruciale nelle politiche mediterranee e italiane.

Questo contesto competitivo potrebbe aver contribuito ai conflitti politici che lo portarono infine all'ostracismo da parte della Repubblica di Genova, un segnale chiaro che il suo successo non era gradito a tutti. In sintesi, la sua ambizione e i suoi successi avrebbero potuto facilmente generare gelosia e timore nel panorama politico dell'epoca.

 

La caduta di Benedetto Zaccaria dall’ufficio e il conseguente ostracismo ebbero diverse conseguenze su Genova e sui suoi contemporanei. In primo luogo, il suo declino segnò un momento di instabilità politica a Genova, con un possibile indebolimento delle alleanze tra le famiglie nobiliari rivali. La sua rimozione dalla scena politica poté dare spazio a nuove figure e interessi, portando a una ristrutturazione del potere. Inoltre, l'ostracismo di Zaccaria influenzò anche l’opinione pubblica, generando divisioni tra coloro che lo sostenevano e quelli che lo avversavano. Questo episodio alimentò conflitti interni e tensioni sociali, evidenziando le fragilità del sistema politico genovese dell'epoca.

 

A cosa serviva l'allume nel Medioevo?

Blocco di allume di potassio

 

Il loro esaurimento nel 1458 mandò in crisi le industrie occidentali dei tessuti e dei pellami, fino a che non furono individuate nel 1461 le miniere dei Monti della Tolfa, vicino Civitavecchia, scoperti nel 1462 da Giovanni di Castro presso l'attuale comune di Allumiere e rimasti in uso con alterne vicende fino al 1941

 

Alcuni degli infiniti usi dell’allume di potassio:

- Nelle industrie tessili era usato come fissante per colori, il suo uso era quindi basilare nella tintura della lana, nella realizzazione delle miniature su pergamena e nella concia delle pelli. 

- Serviva alla produzione del vetro. 

- In medicina era usato come emostatico e molto usato in cosmetica ed erboristeria.

-E’ utilizzato come efficace deodorante antitraspirante.

- E’ utile per fermare piccoli sanguinamenti, quindi è perfetto dopo la barba, la depilazione o in presenza di lievi tagli, e può essere utilizzato per il benessere dei capelli come antiforfora, antisebo ecc…

Ricordo Personale: Una piccola pietra di allume ha sempre fatto parte del mio “nécessaire” quando ero imbarcato o in trasferta…

 

Allume

https://it.wikipedia.org/wiki/Allume#:~:text=Gli%20allumi%20sono%20noti%20sin,per%20rendere%20ignifugo%20il%20legno.

 

STORIA DEL COMMERCIO DELL'ALLUME

http://www.giustiniani.info/allume.html

 

Gli attori del commercio dell’allume in Mediterraneo alla fine del Quattrocento

https://books.openedition.org/efr/8158

 

 

 

 

ALCUNE RIFLESSIONI FINALI

 

Benedetto Zaccaria rappresenta un emblematico esempio di audacia e innovazione nel contesto marittimo e commerciale del XIII secolo. La sua capacità di innovare e la sua influenza sulle rotte commerciali hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia genovese e mediterranea.

È tempo che il suo nome venga riscoperto e celebrato come meritano le sue straordinarie contribuzioni, offuscate dall'ombra di altri protagonisti più noti. Solo così potremo rendere giustizia a un uomo che, con le sue strategie e il suo spirito intraprendente, ha segnato un’epoca.

Questa conclusione non solo mette in risalto l'importanza di Zaccaria, ma invita anche i lettori a riflettere sull’importanza della memoria storica e a rivalutare figure che meritano il riconoscimento.

 

 

Carlo GATTI

Rapallo, 26 Novembre 2024

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


IN VIAGGIO CON LE ANGUILLE

 

IN VIAGGIO CON LE ANGUILLE

Perché a Natale si mangia il capitone?

Molto simile al serpente, rappresentazione nelle Sacre Scritture del demonio tentatore che avrebbe indotto al peccato Adamo ed Eva, il capitone mangiato alla vigilia della nascita di Gesù Cristo annullerebbe il male, un vero atto simbolico portato avanti ormai da secoli.

L'allevamento ha radici antiche – dall'antica Grecia alla civiltà romana, di cui v'è traccia in Plinio – ed è tuttora praticato non solo nelle lagune venete e di Comacchio ma anche in Lombardia, Toscana e Sardegna.

 

L'anguilla, un misterioso abitante delle profondità marine che ha sempre catturato l'attenzione degli studiosi e degli appassionati di marineria.

 

I DUE ENIGMATICI VIAGGI DELLE ANGUILLE

 

Una caratteristica unica delle anguille è la loro capacità di effettuare migrazioni incredibili.

Dopo aver trascorso diversi anni nelle acque dolci della laguna di Comacchio, le anguille raggiungono la maturità sessuale in vista del lungo viaggio di ritorno verso il Mar dei Sargassi dove sono nate. Ma questo viaggio lo dedicheranno per la riproduzione.

Abbandonato l’habitat di acqua dolce, intraprendono il viaggio attraverso l'Oceano Atlantico nuotando per migliaia di chilometri fino alle acque calde del Mar dei Sargassi.

“Lungo il percorso, le sguscianti anguille tentavano in tutti i modi, ma invano, di sfuggire alla loro sorte e di riprendere il loro istintivo viaggio di ritorno verso il Mar dei Sargassi, dove da sempre vanno a riprodursi (ci impiegano tre anni)”.

Questa migrazione riproduttiva è un vero e proprio tour de force. Le anguille trasformano il loro corpo, sviluppando occhi più grandi, muscoli potenti e organi riproduttivi completamente funzionanti.

Una volta raggiunto quel lontano mare americano, le anguille si accoppiano e depongono le uova, un evento affascinante che non è stato ancora completamente compreso dagli scienziati.

Una volta raggiunto quel lontano mare americano, le anguille si accoppiano e depongono le uova, un evento affascinante che non è stato ancora completamente compreso dagli scienziati.

 

INIZIA IL VIAGGIO PER L’EUROPA

Dopo la deposizione delle uova, gli adulti muoiono, mentre le larve, leptocefali, emergono dalle uova e iniziano il loro viaggio di ritorno verso le coste europee.

 

La loro vita inizia quindi nel lontano Mar dei Sargassi, un vasto mare situato nell'Oceano Atlantico occidentale. È qui che le larve di anguilla, chiamate leptocefali, prendono forma e intraprendono un lungo viaggio alla ricerca di nuovi territori.

 

Durante questa fase si trasformano gradualmente in anguille giovanili, chiamate glass eels, caratterizzate da un corpo trasparente e fragile. È un periodo di grande vulnerabilità, in cui molti di loro cadono vittima di predatori o di condizioni ambientali avverse.

Restano in queste acque marine da uno a due anni, poi, trasportate dalle calde acque della Corrente del Golfo, partono per il loro viaggio di andata verso le coste europee. Qui giungono dopo un viaggio di quasi un anno allo stadio di cieche (piccole anguille trasparenti da 6 a 12 cm).

Inizialmente, rimangono negli estuari dei fiumi in cui si nutrono di plancton per poi colonizzare progressivamente fiumi, laghi e stagni di pianura. In questi luoghi assumono la tipica colorazione giallo/verdone e crescono fino a raggiungere la maturità sessuale.

 

Le leptocefali affrontano una migrazione incredibile nuotando attraverso le mutevoli correnti oceaniche per raggiungere le coste europee.

Questa migrazione è un vero enigma della natura. Come le larve di anguilla riescono a trovare la strada attraverso l'oceano fino alle coste europee, rimane ancora un mistero. Si ipotizza che siano in grado di percepire le correnti oceaniche, i campi magnetici o altre indicazioni ambientali per orientarsi e raggiungere le destinazioni desiderate.

Una volta raggiunte le coste europee, il ciclo di vita delle anguille si ripete, dando inizio a una nuova generazione di avventure e sfide.

La storia delle anguille è intrisa di mito e leggenda, ed è stata oggetto di studi scientifici approfonditi. Queste creature affascinanti sono state oggetto di interesse per biologi, ricercatori e scrittori di tutto il mondo. La loro storia è stata raccontata in romanzi, documentari e persino in opere d'arte.

 

LE TANTE SFIDE….

 Il mondo delle anguille, che si estende dal Mar dei Sargassi a Comacchio, è un'interessante sinfonia di adattamento, sfide e speranza. Queste creature affascinanti continuano a stimolare la curiosità degli scienziati e la passione dei pescatori, mentre il loro destino rimane legato alla salute dei nostri ecosistemi marini e d'acqua dolce.

 

Riprendiamo il viaggio….

Raggiunte le coste europee, il ciclo di vita delle anguille si ripete, dando inizio a una nuova fase di incertezze e pericoli.

Tuttavia, per coloro che sopravvivono, aumenterà la speranza di avvicinarsi alla laguna di Comacchio lungo fiumi e canali, in un ambiente ricco di mangrovie, paludi e canneti, ideale per il loro sviluppo. Le anguille, ormai diventate elvers, si adattano alla vita di acqua dolce e iniziano a migrare verso l'entroterra.

Una volta giunte a Comacchio, le elvers iniziano a esplorare le vie d’acqua che si snodano nella laguna. Qui si nutrono di una vasta gamma di organismi acquatici, tra cui piccoli pesci, crostacei e insetti, che forniscono loro l'energia necessaria per crescere e svilupparsi.

A misura che le anguille crescono, il loro colore diventa più scuro e il loro corpo si ricopre di una patina di muco protettivo. Questo muco, insieme alla forma allungata e snella del loro corpo, consente loro di muoversi agilmente sia in acqua dolce che salmastra.

 

Il pericolo di estinzione

Negli ultimi decenni, il mondo delle anguille ha attraversato una serie di traversie. Le popolazioni di anguille sono diminuite drasticamente a causa della pesca eccessiva, dell'inquinamento e delle modifiche ambientali. Questo ha portato a restrizioni nella pesca e all'implementazione di misure di protezione per preservare questa specie.

Oggi, l'anguilla è diventata un simbolo della lotta per la conservazione della biodiversità e della tutela degli ecosistemi acquatici. Attraverso programmi di ricerca, monitoraggio e sensibilizzazione, si cerca di comprendere meglio la biologia delle anguille e di promuovere pratiche sostenibili per la gestione delle loro popolazioni.

 La sopravvivenza delle anguille è minacciata da una serie di fattori. Tra questi, la pesca eccessiva è stata una delle principali cause del declino delle popolazioni di anguille in tutto il mondo. La loro carne pregiata e la crescente domanda hanno portato alla pesca intensiva, mettendo a rischio la sopravvivenza di queste creature. Per mitigare questo problema, molti paesi hanno introdotto restrizioni sulla pesca dell'anguilla e hanno adottato pratiche di gestione sostenibile.

Ma la pesca non è l'unico pericolo che le anguille affrontano. L'inquinamento delle acque è un'altra minaccia significativa per la loro sopravvivenza. Sostanze chimiche, rifiuti industriali e agricoli, nonché inquinanti provenienti dalle attività umane, possono contaminare gli habitat delle anguille, danneggiando la loro salute e compromettendo la loro capacità riproduttiva.

Inoltre, le modifiche ambientali e la distruzione degli habitat sono un'altra grave minaccia per le anguille. La costruzione di dighe, la canalizzazione dei fiumi e la distruzione delle zone umide riducono le opportunità di migrazione e alterano gli ecosistemi di acqua dolce in cui le anguille dipendono per la loro sopravvivenza.

Tuttavia, non tutto è perduto. Negli ultimi anni, sono stati fatti sforzi significativi per la conservazione delle anguille. Programmi di ripopolamento e di monitoraggio delle popolazioni sono stati implementati in molti paesi. Inoltre, l'educazione e la sensibilizzazione del pubblico sono diventate parti cruciali degli sforzi di conservazione, al fine di promuovere la comprensione dell'importanza delle anguille negli ecosistemi acquatici.

I ricercatori stanno anche cercando di comprendere meglio la biologia delle anguille attraverso studi approfonditi sul loro ciclo di vita, il loro comportamento migratorio e la loro ecologia. Queste informazioni sono fondamentali per sviluppare strategie di gestione efficaci e per proteggere le popolazioni di anguille a lungo termine.

La conservazione delle anguille non riguarda solo l'importanza ecologica di questa specie, ma anche l'equilibrio degli ecosistemi e la sostenibilità delle comunità umane che dipendono da esse. Le anguille svolgono un ruolo cruciale nella catena alimentare, contribuendo alla diversità e all'equilibrio degli ambienti acquatici.

La conservazione delle anguille richiede anche la cooperazione internazionale. Poiché le anguille migrano attraverso le acque di diversi paesi, è fondamentale collaborare a livello globale per proteggere le loro rotte migratorie e garantire la sopravvivenza di questa specie preziosa.

Inoltre, i cambiamenti climatici rappresentano una minaccia significativa per le anguille. L'aumento delle temperature dell'acqua e l'acidificazione degli oceani possono influire sul loro ciclo di vita e sulle loro abitudini alimentari. Ciò potrebbe avere conseguenze negative sulle popolazioni di anguille e sull'equilibrio degli ecosistemi che esse abitano.

Per affrontare queste sfide, gli scienziati stanno cercando di sviluppare strategie innovative. Ad esempio, la tecnologia dei passaggi per pesci viene utilizzata per facilitare la migrazione delle anguille attraverso le barriere artificiali come le dighe. Questi passaggi consentono alle anguille di raggiungere gli habitat di riproduzione e di evitare ostacoli che potrebbero limitare il loro movimento.

L'importanza delle anguille va oltre la loro ecologia e biologia. Esse hanno anche un valore culturale e storico significativo. In molte comunità costiere e fluviali, la pesca delle anguille è stata una tradizione radicata da secoli. Ha fornito sostentamento, identità culturale e conoscenze tradizionali tramandate di generazione in generazione. Preservare le anguille significa preservare anche il patrimonio culturale di queste comunità.

In conclusione, le anguille ci offrono uno spaccato affascinante del mondo naturale, delle sue meraviglie e delle sue fragilità. Sono creature straordinarie che affrontano sfide straordinarie lungo il loro ciclo di vita. La loro conservazione richiede un impegno collettivo per preservare gli habitat acquatici, ridurre la pesca eccessiva e combattere l'inquinamento.

Solo attraverso sforzi congiunti. Attraverso la collaborazione, la ricerca e l'educazione, possiamo lavorare insieme per proteggere le anguille e garantire la loro sopravvivenza per le future generazioni.

 

LA GENTE SI CHIEDE…

Perché si chiama Mare dei Sargassi?

Al centro dell'Oceano Atlantico settentrionale, tra gli arcipelaghi delle Azzorre e delle Antille, s'incontrano ammassi fluttuanti, spesso assai estesi, di alghe, dette in portoghese sargaços; da ciò il nome dato a questa zona di Mare dei Sargassi.

 

Perché le anguille si riproducono nel Mar dei Sargassi?

Al centro dell'Oceano Atlantico settentrionale, tra gli arcipelaghi delle Azzorre e delle Antille, s'incontrano ammassi fluttuanti, spesso assai estesi, di alghe, dette in portoghese sargaços; da ciò il nome dato a questa zona di Mare dei Sargassi.

 

Perché le anguille si riproducono nel Mar dei Sargassi?

 

Ancora non si sa per quale motivo le anguille scelgano per riprodursi proprio questa zona. Si sa, però, che è un'area davvero singolare: è un mare delimitato non da coste ma dalle correnti oceaniche. A nord la Corrente del Golfo, a sud le varie correnti che scorrono lungo il Tropico del Cancro.

 

Che differenza c'è tra l'anguilla e il capitone?

Che cos'è l'anguilla? L'anguilla (Anguilla anguilla) è una specie della famiglia Anguillidae. A volte la femmina – che può superare il metro di lunghezza – viene chiamata capitone, mentre il maschio – molto più piccolo – è detto ceca.

Quanti anni vive l'anguilla?

 

 

Fino a 85 anni! Nel corso della loro vita, le anguille (che possono vivere fino a 85 anni di età) passano attraverso quattro stadi di metamorfosi: nascono nel Mar dei Sargassi come minuscole larve; poi, raggiunte le coste dei luoghi d'origine dei genitori, si trasformano in anguille di vetro, così chiamate perché sono trasparenti.

Dove vivono le anguille in Italia?

L' anguilla è diffusa in tutte le acque dolci collegate con l'Oceano Atlantico ed il Mar Mediterraneo. In Italia possiamo trovarla nelle acque di tutte le regioni con concentrazione decrescente con l'aumento della distanza dal mare.

 A cosa fanno bene le anguille?

 

 

L'anguilla è un buon alleato della salute cardiovascolare, delle ossa, dei denti e della vista. Presenta inoltre proprietà antiossidanti e aiuta la sintesi dell'emoglobina, il metabolismo dei grassi, il buon funzionamento del sistema nervoso e del sistema immunitario. Inoltre aiuta cuore, reni e muscoli.

 

 

In Italia le anguille si trovano prevalentemente a COMACCHIO

La loro presenza a Comacchio è stata fondamentale per l'economia locale. Infatti, la pesca delle anguille è stata una tradizione millenaria, con pescatori che hanno sviluppato tecniche e conoscenze tramandate di generazione in generazione. Le anguille, una volta pescate, venivano affumicate o conservate per poi essere vendute in tutto il paese.

 

 

L'anguilla vive un po' in tutta Italia, ma è nelle Valli di Comacchio che il suo allevamento e la sua lavorazione hanno modalità senza uguali. Comacchio è una «piccola Venezia» del primo entroterra ferrarese: 12 isolette circondate da corona di lagune salmastre dove si alleva pesce pregiato fin dall'antichità.

 

 

Parco Delta Del Po

 

Anguilla delle Valli di Comacchio

Nelle valli di Comacchio l'anguilla trova il proprio habitat naturale che le permette di vivere e svilupparsi. Sfruttando l'influenza delle maree sull'istintivo spostarsi delle anguille, ancora oggi si utilizzano le antiche tecniche di pesca come il semplice e geniale lavoriero, un intricato sistema di sbarramenti e griglie mobili, anticamente realizzato in legno e canna, a forma di freccia, posto in prossimità dell'imbocco dei canali che collegano le valli al mare. Vi sono quarantotto differenti piatti di anguilla, che vanno dal delicatissimo risotto fino alla griglia sulla quale l'anguilla sprigiona tutto il suo intenso aroma che la rende un rito gastronomico a cui è impossibile resistere.

Sapori forti, quelli del Delta, sapori che vengono dalla intensa, millenaria convivenza tra la terra e l'acqua, tra il secco e l'umido, tra la gente e il mare.

L'”Anguilla marinata delle valli di Comacchio” costituisce la lavorazione più tipica del pesce di valle. Per questo l'antico metodo di lavorazione dell'anguilla (previsto da un regolamento del 1818) è stato ripristinato all'interno della Manifattura dei Marinati, in centro a Comacchio.

Oggi la Manifattura dei Marinati si articola su oltre milleseicento metri: presenta la Sala dei Fuochi, il cuore dell'intero complesso, in cui sono conservati dodici camini intervallati da nicchie, in cui avveniva, e avviene tutt'oggi la lavorazione dell'”Anguilla marinata tradizionale delle Valli di Comacchio”.

L'anguilla marinata è riconosciuta anche come Presidio Slow Food, un progetto operativo per la tutela della biodiversità alimentare.

 

UNO SGUARDO SU COMACCHIO

 

La Manifattura dei Marinati

https://www.imarinatidicomacchio.it/manifattura-dei-marinati

 

Basilica di San Cassiano

 

TREPPONTI - Simbolo di Comacchio

 

Manifattura dei Marinati

 

La Loggia del Grano

 

Ponte dei Trepponti

 

Torre dell’Orologio di Comacchio

 

Museo Delta Po

 

Capanno Garibaldi

 

A TAVOLA......

 

 

Carlo GATTI

Rapallo, Venerdì 20 Dicembre 2024

 

 

 

 

 

 

 


RMS QUEEN MARY - UNA NAVE DAL FASCINO ANTICO, MA CON LE MISURE DI UNA NAVE MODERNA

RMS QUEEN MARY

Una delle navi più grandi e lussuose del suo tempo, con una lunghezza di oltre 300 metri e una capacità di 2000 passeggeri.

 

E’ stata, ed è tuttora una delle navi più iconiche del 20° secolo, la Queen Mary è una vera meraviglia dell'ingegneria marittima tuttora visitabile come Nave Museo a Long Beach (USA).

 

 

 

La Queen Mary a New York

 

La RMS Queen Mary, simbolo indiscusso dell'eleganza e della potenza marittima, rappresenta non solo un traguardo tecnico senza precedenti, ma anche un emblema storico che ha solcato gli oceani con grande imponenza, ma con estremo coraggio e partecipazione nelle varie fasi della sua lunga vita. Questa nave passeggeri, varata nel 1934, ha incantato il mondo durante un'epoca in cui i viaggi transatlantici erano un sogno che si avverava. Con una storia ricca di successi, dai record di velocità, come il prestigioso Nastro Azzurro, a un ruolo cruciale durante la Seconda Guerra Mondiale come nave militare, la Queen Mary ha dimostrato di essere molto più di un semplice mezzo di trasporto. Da vecchio Comandante, posso attestare la sua smisurata presenza in mare: ho avuto il privilegio di vederla navigare, e l'impatto che ha avuto su di me è indelebile. Oggi, rendendo omaggio a questa straordinaria nave, esploreremo non solo le sue meraviglie ingegneristiche, ma anche il suo inestimabile contributo alla storia marittima e culturale.

L'amore che gli inglesi nutrono per la RMS Queen Mary è testimoniato dalla sua straordinaria preservazione come nave museo a Long Beach, California. Questa scelta non è solo un tributo a un'epoca gloriosa, ma una volontà di mantenere viva la memoria di un simbolo che ha attraversato generazioni.

 La Queen Mary non è soltanto una nave; è un monumento vivente che racconta storie di viaggi avventurosi, incontri indimenticabili e il fascino di un'era irripetibile. La sua presenza nelle acque di Long Beach offre a visitatori di tutte le età l'opportunità di immergersi in un’epoca di eleganza e innovazione.

 Non meno affascinante è il suo ruolo nella cultura popolare: la Queen Mary ha fatto da sfondo a numerosi film iconici e ha ispirato pagine di letteratura marinara, diventando così un personaggio a sé stante.

 Questa nave ha vissuto due vite distinte—quella come ammiraglia dei mari e quella come custode della memoria storica—e chissà, con l'evoluzione della tecnologia, potrebbe persino essere pronta per una terza vita quando le navi voleranno nei cieli come astronavi.

In ogni caso, la Queen Mary rimarrà sempre una tappa fondamentale e iconica nella storia navale, un’eredità di cui l’umanità non potrà mai fare a meno.

 

Descrizione generale

Tipo

transatlantico

Proprietà

Cunard-White Star Line(1936-1949)
Cunard Line (1949-1967)
Città di Long Beach (dal 1967)

Porto di registrazione

Liverpool

Ordine

3 aprile 1929

Costruttori

John Brown & Company

Cantiere

ClydebankScozia

Impostazione

1º dicembre 1930

Varo

26 settembre 1934

Entrata in servizio

27 maggio 1936

Intitolazione

Maria di Teck, regina consorte del Regno Unito

Radiazione

1º dicembre 1967

Destino finale

trasformata in albergo, ristorante, museo

Caratteristiche generali

Stazza lorda

81 237 tsl

Lunghezza

311 m

Larghezza

36 m

Altezza

55 m

Pescaggio

11,9 m

Velocità

30 nodi - 29,5 velocità di crociera - 32,6 nodi velocità massima registrata nodi

Equipaggio

1.101

Passeggeri

2.139: 776 prima (cabina) classe, 784 classe turistica, 579 terza classe.

 

 

UN PO’ DI STORIA


La QUEEN MARY è stata costruita dai cantieri John Brown & Company a Clydebank, in Scozia. La nave è partita per il suo viaggio inaugurale da Southampton a New York il 27 maggio 1936, sotto la guida del Commodoro Sir Edgard T. Britten. Sempre nel 1936, ha vinto il Nastro Azzurro per la sua velocità di 30,14 nodi, ma nel 1937 ha perso il titolo a favore del transatlantico francese NORMANDIE. Tuttavia, nel 1938, ha riconquistato il Nastro Azzurro con una velocità di 30,99 nodi, mantenendo il primato fino al 1952, quando è stata superata dalla SS "UNITED STATES".

Con l'inizio della Seconda guerra mondiale, la QUEEN MARY è partita il 1º settembre 1939 verso New York. All'arrivo, però, ha ricevuto l'ordine di rimanere in porto, per non diventare un obiettivo facile per i sottomarini tedeschi.

Nel 1940, la nave ha fatto rotta per Sydney, dove è stata trasformata in nave da trasporto truppe. È stata verniciata di grigio e ha preso il soprannome di "Fantasma Grigio". Tutti gli arredi e i tappeti sono stati rimossi, e sono state aggiunte batterie anti-aeree. Durante la guerra, ha trasportato più di 800 mila soldati.

Nel dicembre 1942, mentre viaggiava dall'America all'Inghilterra con un numero record di 16.082 soldati americani (il massimo mai imbarcato su un’unica nave), è stata colpita da un’onda anomala alta 28 metri che quasi l’ha rovesciata. Winston Churchill l’ha usata in diverse occasioni durante quegli anni, e ci sono diversi oggetti appartenuti a lui in mostra nei tour della nave.

E’ il 20 Giugno 1945 - LaQUEEN MARY con la livrea militare sta entrando nel porto di New York con migliaia di soldati americani.

 

Nel quadro grande - la RMS QUEEN MARY militarizzata.

Ingrandendo l’immagine si nota il cavo magnetico anti-mine che parte dall’ancora di posta e corre lungo la murata di sinistra verso poppa. Lo strumento viene chiamato “degaussing”.

 

L’Opera è del pittore di marina Marco Locci, compianto membro della nostra Associazione per circa 30 anni.

Dopo la guerra, la Queen Mary subì un importante refitting (con una sistemazione interna per 711 passeggeri di prima classe, 707 di seconda e 577 di terza) e prestò servizio sulle linee transatlantiche. 

Il 27 settembre 1967, portava a termine la sua millesima traversata atlantica.

 

L'ultimo viaggio, iniziato da Southampton il 31 ottobre dello stesso anno, si concluse a Long Beach, dove la gloriosa nave, venduta alla città californiana, fu trasformata in un museo, ristorante e hotel galleggiante.

 

 

Gran parte dei macchinari, tra cui 1 delle 2 sale macchine, 3 delle 4 eliche e tutte le caldaie, furono rimosse. La nave è quotata al Registro Nazionale dei Luoghi Storici.

 

Il National Trust for Historic Preservation

 ha accettato la "Queen Mary" come parte degli Historic Hotels d’ America.

 

 

 I modelli in scala dei due famosi Liners (sister Ship)

QUEEN MARY e QUEEN HELIZABETH realizzati da John Brown & Company.

 

Il Ponte di Comando della Queen Mary nel 2005

 

Il transatlantico Queen Mary a Long Beach, California, USA nel 2009

 

Queen Mary di notte a Long Beach 

 

Fotografia della Queen Mary scattata nel 2010 a Long Beach

 

La Stazione Radio della Queen Mary in versione aggiornata

 

Il Ponte Sole di dritta, 1972

 

La nave offre sistemazioni in tre classi, due piscine interne, parrucchieri, biblioteche, negozi, mini-club per bambini, servizio telefonico e canili. Il salone da pranzo di prima classe si estendeva su tre ponti in altezza. Nella sala da pranzo principale, un modello della nave, regolarmente spostato, indicava la posizione su una grande mappa dell'Oceano Atlantico.

 

ALCUNE IMMAGINI DEGLI INTERNI DELLA QUEEN MARY A

LONG BEACH

 

Il “GRAN SALON”. – Nello sfondo il murale su cui il modello di cristallo della RMS QUEEN MARY segna il percorso compiuto ogni giorno.

 

Il Bar panoramico che fu allargato dopo il 1967

 

 

 

QUEEN MARY  e QUEEN HELIZABETH

Le Sister Ships  della Cunard Line con un destino diverso

 

 

La  Rms Queen  Elizabeth  navigò anch’essa come bastimento di lusso sulla rotta Southampton-New York,  per oltre vent'anni.

Impostata dalla John Brown & Company nella metà degli anni trenta, venne varata il 28 settembre 1938 quattro anni dopo la sua sister ship.

Il disegno era stato migliorato rispetto alla sua simile Rms Queen Mary e, essendo leggermente più grande di quest'ultima, divenne la nave più grande dell'epoca, un record che durò 56 anni.

 

La Queen Elizabeth in servizio come nave trasporto truppe con la livrea grigia. La nave fece anche servizio postale come membro del servizio espresso.

 

Entrò in servizio nel febbraio 1940 come trasporto truppe nell'ambito delle azioni della Seconda guerra mondiale; solo a partire dall'ottobre 1946 iniziò il suo effettivo compito di transatlantico.

Alla fine degli anni sessanta, a seguito della ridotta popolarità dei viaggi transoceanici, la Queen Elizabeth e la Queen Mary vennero tolte dal servizio e sostituite dalla più moderna Rms Queen Elizabeth 2. 

 

Il relitto semicapovolto della Queen Elizabeth a Hong Kong

Fu venduta e passò di mano in mano; l'ultimo proprietario fu Tung Chao Yung, un imprenditore di Hong Kong che cercò di farne un'università galleggiante. Nel 1972, al termine di un lungo viaggio di trasferimento verso il porto di Hong Kong, la nave prese misteriosamente fuoco e si capovolse; tra il 1974 e il 1975 venne parzialmente demolita.

 

LE DUE SISTERS SHIPS A CONFRONTO

QUEEN HELIZABETH

Caratteristiche generali

Stazza lorda 85 000 tsl
Lunghezza 314 m
Larghezza 36 m
Altezza 71 m
Pescaggio 11,6 m
Equipaggio 1 200
Passeggeri 2 283

 

Lunghezza 311 m
Larghezza 36 m
Altezza 55 m
Pescaggio 11,9 m
Velocità 30 nodi - 29,5 velocità di crociera - 32,6 nodi velocità massima registrata nodi
Equipaggio 1 101
Passeggeri 2 139: 776 prima (cabina) classe, 784 classe turistica, 579 terza classe.

 

QUEEN MARY

Caratteristiche generali

Stazza lorda 81 237 tsl
Lunghezza 311 m
Larghezza 36 m
Altezza 55 m
Pescaggio 11,9 m
Velocità 30 nodi - 29,5 velocità di crociera - 32,6 nodi velocità massima registrata nodi
Equipaggio 1 101
Passeggeri 2 139: 776 prima (cabina) classe, 784 classe turistica, 579 terza classe.

 

 

La classifica delle navi passeggeri più grandi del mondo

1900/2003

 

Immagine Periodo
detenzione
record
Transatlantico Stazza lorda (tonnellate) Capacità di carico (persone) Note
Questa è la moderna versione  RMS Queen Mary 2 dal 25 settembre 2003 MS Queen Mary         148528 3873
1972 - 25 settembre 2003 RMS Queen Mary 81237 3240
27 settembre 1938 - 1972 RMS Queen Elizabeth 85000 3483
29 ottobre 1932 - 27 settembre 1938 SS Normandie 79280 (poi 83423) 3317
20 giugno 1914 - 29 ottobre 1932 RMS Majestic 56551 3384
23 maggio 1912 - 20 giugno 1914 SS Imperator 50000 3547
15 aprile 1912 - 23 maggio 1912 RMS Olympic 46359 3547
31 marzo 1911 – 15 aprile 1912 RMS Titanic 46328 3547
20 ottobre 1910 – 31 marzo 1911 RMS Olympic 46000 3547
20 settembre 1906 – 20 ottobre 1910 RMS Mauretania 31938 2967
7 giugno 1906 - 20 settembre 1906 RMS Lusitania 31550 3048
1894 – ... Lucania 13000

 

 

La classifica delle navi da crociera più grandi del mondo

OGGI

1-Symphony of the Seas (lunghezza 362,15 metri)  nella foto

2-Harmony of the Seas (lunghezza 362 metri)

3-Oasis of the Seas/Allure of the Seas (lunghezza 360 metri)

4-Spectrum of the Seas (lunghezza 348 metri)

5-Quantum / Anthem / Ovation of the Seas   (lunghezza 347 metri)

 

CONCLUSIONE

La RMS QUEEN MARY incarna l'eleganza e il fascino dell'epoca d'oro della navigazione transatlantica, pur essendo dotata delle dimensioni e delle comodità moderne. Questa nave simboleggia un'epoca in cui il viaggio per mare rappresentava un'esperienza lussuosa e memorabile, contrapposta alla rapidità e alla funzionalità dei viaggi odierni. Mentre il passato evocava un senso di avventura e scoperta, caratterizzato da dettagli artigianali e un servizio impeccabile, l'era moderna si focalizza su efficienza e comfort pratico. La Queen Mary, quindi, diventa un ponte tra due mondi: conserva l'eredità storica e culturale della navigazione, pur adattandosi alle esigenze contemporanee. La sua bellezza senza tempo ci invita a riflettere su come i viaggi, sia ieri che oggi, continuino a unire le persone, offrendo un rifugio dall'ordinario e un momento di meraviglia.

 

 

Carlo GATTI

Rapallo, 18 Novembre 2024

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


VILLA SAN FAUSTINO - RAPALLO - VI DIMORO' F. NIETZSCHE

 

VILLA SAN FAUSTINO

RAPALLO

 VI DIMORO’ IL FILOSOFO

FRIEDRICH NIETZSCHE

 

 

LE DIMORE STORICHE MENO CONOSCIUTE

 

Friedrich Nietzsche: lo spirito dionisiaco, la "Gaia scienza", il superuomo. Figura emblematica del passaggio tra Ottocento e Novecento, Friedrich Nietzsche giunge davvero come un punto di rottura (probabilmente non più sanabile) nella filosofia occidentale.

L’attacco alla tradizione cristiana, al pensiero socratico e all’intera metafisica occidentale, condotto col brillante e provocatorio stile aforistico nietzschiano, è radicale, così come sono nette e perentorie le affermazioni di Nietzsche - ormai passate anche alla cultura popolare - sulla “morte di Dio” o sull’avvento del Superuomo. E questa ricerca filosofica, prima di precipitare nelle tenebre della malattia mentale, si rivela in tutto il suo geniale fascino nel percorso accidentato che va dalla Nascita della tragedia (con le sue suggestioni wagneriane e la fiducia catartica nell’arte) alla definizione dello spirito dionisiaco, approdando poi alla fase illuministica di Umano, troppo umano e della Gaia scienza, per chiudersi con la nuova “parabola” terrena del sapiente Zarathustra.

 

 

Sulla via Aurelia, provenienti da levante, nella curva dopo le ORSOLINE, si erge villa San Faustino, preceduta da un notevole portale barocco e da un parco incantevole e molto ben curato, nella zona denominata Castello dei Sogni ad un centinaio di metri dal famoso Hotel Bristol.

 

La villa di raro fascino fu edificata nel 1745 ed ospitò Friedrich Nietzsche che come tutti "i romantici" veniva in Italia, sulle orme di Goethe, a ricercare un tipo di paesaggio che lo affascinava per la sua somiglianza con quello greco, così come veniva immaginato. Egli scrisse in questa villa, incantato dal paesaggio marino, la prima parte del "Così parlò Zarathustra" e "L'eterno ritorno".

 

L'immobile si trova in un elegante contesto privato e  gode di un incantevole vista sul golfo di Rapallo.

 

L'appartamento dove alloggiò Friedrich Nietzsche, è sito all'ultimo piano della villa misura circa 105 mq è disposto su un unico piano, composto ingresso con corridoio che separa le tre camere da letto, doppi servizi finestrati, cucina e ampio salone con zona lettura. Il salone si affaccia sulla terrazza che permette di godere di una vista assolutamente impareggiabile su Santa Margherita Ligure e Portofino.

 

GLI INTERNI DELLA VILLA

 

 

 

LA VISTA SU PORTOFINO

 

 

I I GIARDINI DELLA VILLA

 

FRIEDRICH NIETZSCHE

RAPALLO

da

HELLORAPALLO - PEARL OF TIGULLIO

Riportiamo:

Quando l’ispirazione ti assale!

Il filosofo tedesco Nietzsche giunse a Rapallo nel rigido novembre del 1882 alloggiando in “un alberghetto proprio in riva al mare”, che si trovava in quella che oggi è Piazzetta Est. Nel tentativo di liberarsi delle terribili emicranie di cui soffriva e convinto che “tutti i pensieri veramente grandi sono concepiti camminando”, percorreva in solitudine i ripidi sentieri da Rapallo verso Portofino o Zoagli. Nel suo Ecce Homo scriverà: “Su queste due strade mi venne incontro tutto il primo Zarathustra, […]: più esattamente, mi assalì…”. E’ infatti durante questo soggiorno che prenderà forma la prima parte di Così parlò Zarathustra, una delle sue opere più celebri.

 Curiosità: “Talora mi diverto ad accendere grandi fuochi” racconta Nietzsche in una lettera ad un amico… fortunatamente questa attività spericolata non causò incendi sulle colline!

 Per Francesca: nell’alberghetto a Rapallo c’era un caminetto e N. ne era felice. Viveva in modo molto spartano. Lettera da Rapallo “L’inverno seguente vivevo vicino a Genova, in quell’insenatura quieta e graziosa di Rapallo, intagliata tra Chiavari e il promontorio di Portofino. Non ero nel miglior stato di salute […] Eppure, quasi a riprova del mio principio, secondo cui tutto ciò che è decisivo nasce “nonostante tutto”, il mio Zarathustra nacque in quell’inverno e in quelle sfavorevoli circostanze. La mattina andavo verso sud, salendo per la splendida strada di Zoagli, in mezzo ai pini, con l’ampia distesa del mare sotto di me; il pomeriggio, tutte le volte che me lo consentiva la salute, facevo il giro di tutta la baia di Santa Margherita, arrivando fin dietro Portofino. […] Su queste due strade mi venne incontro tutto il primo Zarathustra, e soprattutto il tipo di Zarathustra stesso: più esattamente, mi assalì”.

 

Lettera scritta da Ruta anni dopo

Caro amico,

un saluto da questo meraviglioso angolo di terra (…).

Si figuri un’isola dell’arcipelago ellenico, su cui montagne e foreste si alternino capricciosamente, che un giorno, chissà per quale fenomeno, abbia navigato verso la terraferma e vi si sia ancorato senza poter più staccarsene. Senza dubbio, questo luogo ha qualcosa di ellenico, e d’altra parte ha qualcosa di piratesco, di improvvisato, di nascosto, di pericoloso. Laggiù in fondo, a una svolta solitaria, ecco una pineta “tropicale” che dà l’idea di essere lontani dall’Europa (…).

E mai quanto ora ho girovagato e mi sono sentito come in un’isola dimenticato alla maniera di Robinson. Talora mi diverto ad accendere grandi fuochi. La pura irrequieta fiamma che si protende verso il cielo senza nubi col suo gran ventre d’un bianco grigiastro, tutt’intorno l’erica e quella beatitudine dell’autunno che si stempera in cento gradazioni di giallo – oh amico! – questa felicità di estate tardiva sarebbe davvero adatta per Lei, forse anche più che per me!

All’albergo d’Italia (che ha camere squisitamente pulite, purtroppo cucina italiana alla “veneziana”) vivo per due franchi e mezzo al giorno, “tutto compreso”, anche il vino… (…).”

Sul lato opposto della piazza, quella posta nel 1981 ricorda invece il soggiorno di Friedrich Nietzsche; nel 1882, nella Locanda della Posta poi Hotel Ristorante Rapallo et de la Poste, egli compose la prima parte di "Così parlò Zarathustra", com’ebbe a dichiarare in un suo scritto.

 

Lapide affissa dal Comune

 

 

IL PUNTO DI VISTA DELL’AUTORE …

 

Friedrich Nietzsche, filosofo tedesco, è noto per le sue idee provocatorie che sfidano le convenzioni del pensiero tradizionale. La sua opera "Così parlò Zarathustra" introduce la figura del "superuomo”, un ideale di individuo che trascende le norme sociali e morali, creando i propri valori.

Nietzsche critico della religione e del sistema morale dell'epoca, afferma che la vita deve essere vissuta con autenticità e passione, abbracciando la Babele dei tempi e l’incertezza.

Per la “gente di mare” come noi, le sue idee possono riflettersi profondamente: la nave, simbolo di libertà e avventura, può rappresentare il viaggio della vita, dove ognuno deve affrontare tempeste e bonacce sul proprio cammino. La volontà di potenza, concetto centrale nel suo pensiero, invita ad affermarsi e a combattere per le proprie aspirazioni, senza lasciarsi influenzare da canoni esterni.

Nietzsche incoraggia a riscoprire la gioia di vivere, a celebrare l’individuo come CAPITANO della propria esistenza. In un mondo in continuo cambiamento, la sua filosofia stimola a trovare significato e creatività anche nei momenti più difficili, proprio come il marinaio che affronta il mare tempestoso.

 

Ringraziamenti:

Ringrazio l'Agenzia Immobiliare.it per averci concesso la pubblicazione delle fotografie usate in queso  articolo a scopo culturale.

MARE NOSTRUM RAPALLO - Associazione Culturale no profit.

 

 

Carlo GATTI

 

Rapallo, 13 Novembre 2024

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


L’ORATORIO DI SANT’ERASMO Santa Margherita Ligure

L’ORATORIO DI SANT’ERASMO

Santa Margherita Ligure

I FUOCHI DI SANT’ELMO

 

Sant'Erasmo di Formia, detto Sant'Elmo, fu vescovo e martire torturato ed ucciso alla fine del III secolo, durante le persecuzioni di Diocleziano.

 

La tradizione di Sant’Erasmo (Sant’Elmo)

Sant’Erasmo - Patrono dei naviganti

Fu Vescovo di Antiochia e Martire. Visse attorno al 300 d.C. Pare che la sua venerazione sia stata, inizialmente, diffusa nel X secolo dai marinai di Gaeta e, ben presto, si estese in tante località marinare liguri e del Mediterraneo occidentale. Da Lerici, a Bonassola, da Quinto al Mare, a Sori, da S. Margherita Ligure a Sestri Levante, da Rapallo, a molte località del Ponente Ligure. Ed ancora, a Formia a Barcellona, a Lloret de Mar ed in paesi del sud della Francia.

La tradizione vuole che Sant’Elmo sia stato raccolto naufrago da una nave, salvato e condotto a terra. Il capitano non volle altra ricompensa che una prova della potenza che, in quanto Santo, egli doveva possedere. SantElmo gli promise di avvertirlo con un fuoco dellimminenza di una burrasca, affinché egli potesse farvi fronte. Il Santo mantenne la promessa e, da quel momento, cominciò a far apparire i suoi “fuochi” per salvare i naviganti.

 

I Fuochi di S.Elmo: un fenomeno naturale che si manifestava anticipando di poco le burrasche. Apparivano sugli alberi dei velieri con luci bluastre che venivano interpretate come un avviso imminente di pericolo. Ciò faceva credere ai marinai che fosse un segno del Santo che era presente e proteggeva la nave ed il suo equipaggio.

Questa devozione religiosa sopravvive ancora nella tradizione marinara dei Borghi citati in cui si accendendo fuochi in onore del Santo.

 I Fuochi di Sant’Elmo in un’immagine del The Aerial World, di Dr. G. Hartwig, London, 1886 (da wikipedia)

 

'Guardate lassù!'

Strillò Starbuck.

'I fuochi di Sant'Elmo! I fuochi di Sant'Elmo!'

(H. Melville, Moby Dick)

 

Il nome del Santo, protettore dei naviganti viene, come abbiamo visto, associato a quel bagliore bluastro che si manifestava sulla sommità degli alberi ed anche all’estremità dei pennoni dei velieri di un tempo, un fenomeno che veniva interpretato dai marinai come un “avviso di burrasca imminente” inviato dal cielo. Un monito quindi a “ridurre velocemente le vele per salvare la nave e l’equipaggio”.

L’iniziale superstizione legata ai fuochi di Sant’Elmo, diventò ben presto tradizione religiosa che si radicò in ferrea credenza che durò molti secoli fino al sorgere della scienza la quale spiegò finalmente che: il fuoco di Sant'Elmo è una scarica elettro-luminescente provocata dalla ionizzazione dell'aria durante un temporale, all'interno di un forte campo elettrico.

Quei fenomeni elettrici della natura spiegati con nuove parole e nuovi concetti scientifici, non cancellarono del tutto quei “ricordi miracolosi” (ex voto) costruiti dagli AVI naviganti che vollero tramandare e conservare negli Oratori sul mare che oggi possiamo ammirare.

Anche noi rivieraschi di Levante abbiamo una testimonianza diretta della presenza spirituale di Sant’Erasmo-Sant'Elmo  L’Oratorio si trova a Santa Margherita Ligure, a pochi metri dall’ormeggio dei pescherecci nel quartiere di CORTE.

 

 

Il Comune di Santa Margherita Ligure ce lo racconta così:

I marinai di Corte, nel 1347, sullo scoglio detto di Sant'Elmo, lambito in origine dal mare, costruirono una Cappella e la dedicarono a Sant'Erasmo, Vescovo Martire del secolo IV, protettore delle genti di mare, patrono dei pescatori e dei marinai.

Il Santo è chiamato anche Sant'Elmo, da cui deriva la definizione "fuochi di Sant'Elmo", quelle fuggevoli luci che di notte i marinai scorgevano talvolta sulle cime degli alberi dei velieri (un fenomeno dovuto alla presenza di elettricità nell'atmosfera).

L'Oratorio fu ricostruito nel secolo XVII e l'odierna facciata è settecentesca; dal 1638 esso è la sede dell'Arciconfraternita di Sant'Erasmo che si occupa della sua conservazione e lo arricchisce di opere d'arte e d'artigianato di gran valore storico e culturale. Interessante il sagrato a "risseu" fatto di piccoli sassi di mare, irregolari, bianchi, rossi e grigi recentemente restaurato nel 2016.

La Confraternita di Sant'Erasmo di Corte anticamente era composta da marinai, pescatori, costruttori di barche e maestri d'ascia; la sua missione principale era quella di tutelare i suoi membri e le loro famiglie dai rischi del lavoro in mare in un tempo in cui, ad esempio, molti pescatori si dedicavano anche alla pesca del corallo compiendo viaggi lunghi, spesso pericolosi. L'Oratorio di Sant'Erasmo ha quindi un legame stretto e profondo con il mare e in esso vi sono conservati molti modelli di velieri in legno costruiti a mano dai naviganti durante i lunghi viaggi.

Nel mese di giugno si celebra la festa Patronale con la Processione in mare, e poi sulla banchina ocn i tradizionali Cristi di tutte le Confraternite.

Ogni Santo Natale la Confraternita allestisce all'interno dell'Oratorio un bellissimo presepe con figure e ambientazioni tipiche del quartiere di Corte.

 

 

UN ORATORIO CHE GUARDA IL MARE E PROTEGGE I MARINAI

Santa Margherita Ligure

La freccia mostra la vicinanza dell'Oratorio al mare 

 

Facciata dell’Orartorio di Sant’Erasmo

RISSEU DI LIGURIA

Sagrato dell’Oratorio

Il rissêu è un termine genovese usato per identificare il mosaico acciottolato tipico del sagrato delle chiese e rappresenta una parte importante del paesaggio urbano e della stessa storia della Liguria.

 

Abside dell’Oratorio

 

L’Oratorio lato mare

 

GLI INTERNI DELL’ORATORIO

 

 

Nei giorni 3 e 4 giugno si celebra la Festa di Sant'Erasmo, patrono della gente di mare.

 

A Mae Zena

Cristo Moro

https://www.amezena.net/tag/cristo-moro/

 

 

 

 

 

 

Situato sul lungomare di Santa Margherita, eretto su uno scoglio detto di Sant'Elmo per volonta' di marinai e pescatori, l’Oratorio fu dedicato a Sant' Erasmo protettore della gente di mare, ha la facciata settecentesca ed un affascinante particolare: al suo interno si trovano numerosi modellini di navi e oggetti di marineria come ex voto. L’oratorio e' sede della confraternita.

 

 

LA FESTA DI SANT’ERASMO

Tradizionale processione patronale

Santa Margherita Ligure

 

Nei giorni 3 e 4 giugno si celebra la Festa di Sant'Erasmo, patrono della gente di mare. In questa occasione di festa, Santa e la piccola chiesetta dedicata al Santo viene decorata, compresa la piazzetta antistante e il tratto della passeggiata lungomare sulla quale si affaccia.

Interessante e coinvolgente anche la proposta di bruschette al pomodoro e acciughe ("biscotti del marinaio") vendute davanti alla chiesetta.

 

YouTube

https://www.youtube.com/watch?v=3iTItfRSjc0

https://www.youtube.com/watch?v=HPjVrVXoLb

https://www.youtube.com/watch?v=RhCMDaCjhrc

© GenovaToday

Festa di Sant'Erasmo a Santa Margherita Ligure con processione in mare, musica e gastronomia

© GenovaToday

https://www.genovatoday.it/eventi/festa-sant-erasmo-santa-margherita-ligure-2024.html

 

LE CINQUE CONFRATERNITE DI SANTA MARGHERITA LIGURE

https://livesanta.it/le-cinque-confraternite-di-santa-margherita-ligure/

 

 

 Il Castello di Sant’Eramo o Sant’Elmo. Venne costruito nel 1550 da mastro Antonio de Càrabo, lo stesso che aveva progettato il castello di Rapallo. La sua posizione gli consentiva di difendere simultaneamente due borghi, quello di Santa Margherita e il confinante borgo di Corte.

 
Al suo interno ospitò prevalentemente artiglierie medio-leggere quali sagri, falconetti, spingarde, archibugi, smerigli e mortai di bronzo.

Inizialmente era dotato soltanto della garitta di destra.
Oggi ospita l'allestimento multimediale del Museo del Mare di Santa Margherita Ligure, inaugurato il 4 luglio 2022.

 

 

Fonti: 
ASGenova, Sala Senarega, Literarum Antico Senato, n. 427.
Id., Sala Foglietta, Nota dell’Artiglieria, 1144;
Id., Fortezze e Inventari, 328.
ASSanta Margherita Ligure, Periodo Genovese, F. 1, n. VI, doc. 9, 10, 12, 13, 15, 17, 19, 20, 32.
A. R. Scarsella, Annali di Santa Margherita Ligure, cit., Vol. I, p. 87 e 186;
https://soprintendenza.liguria.beniculturali.it/?p=3585

 

26 LUGLIO 1941

ATTACCO A MALTA

IL SACRIFICIO DI TESEO TESEI

IL PONTE DI SANT’ELMO

DIFESA

....Tralasciando le vicende degli altri componenti della missione, ci soffermeremo sul crollo del ponte di Sant’Elmo che è direttamente collegato alla scomparsa di Teseo Tesei e del suo secondo, Alcide Pedretti.

 

http://www.historicalab.it/attacco_a_malta.htm

 

 

 

 

 

Carlo GATTI

Rapallo, 12 Novembre 2024

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


CANALE DI KIEL

 

CANALE DI KIEL

 

Veduta aerea della città di KIEL

 

Quando l’argomento di conversazione si sofferma sui Canali artificiali Navigabili che hanno cambiato le rotte delle navi, rendendole più brevi ed economiche, si parla generalmente di Suez, Panama, Corinto, Canal du midi e quasi mai del Canale di Kiel che, da ricerche effettuate, pare sia attraversato nei due sensi da un numero di navi anche superiore a quello dei più blasonati Canali citati.

Il Canale di Kiel collega il Mar Baltico con il Mare del Nord, rappresentando una delle opere ingegneristiche più significative del XIX secolo. Sebbene abbia agevolato il commercio marittimo in Europa e avuto un impatto profondo sulla strategia navale della Germania, rimane relativamente sconosciuto. Uno dei motivi di questa scarsa notorietà è la sua specificità geografica e il contesto storico in cui è stato costruito. Mentre i canali di Panama e Suez attraggono l'attenzione globale per la loro capacità di rivoluzionare il commercio marittimo a livello mondiale, il Canale di Kiel è essenzialmente una via d'acqua regionale. Inoltre, la sua costruzione avvenne in un periodo in cui le innovazioni tecnologiche si concentravano su progetti più ambiziosi e visibili. In questo saggio, esploreremo non solo la storia e l'importanza del Canale di Kiel, ma anche i motivi che ne hanno limitato la fama e la conoscenza, al fine di mettere in luce il suo fondamentale ruolo nel panorama marittimo europeo.

 

UN PO’ DI STORIA…

Fu inaugurato il 21 giugno 1895 da Guglielmo II, nipote dell'imperatore Guglielmo I che ne ordinò invece la costruzione. Il suo nome in origine fu Kaiser-Wilhelm-Kanal ed i lavori si svolsero in 8 anni con l'impiego di 9.000 operai. Venne allargato tra il 1907 e 1914 su ordine della Marina Militare Tedesca, infatti già lo scopo iniziale della sua creazione era quello di collegare le basi della flotta tedesca del Mar Baltico con quelle del Mare del Nord, senza dover appunto circumnavigare la Danimarca.
Nel 1919, con il Trattato di Versailles, il Canale di Kiel venne internazionalizzato unitamente al fiume Reno, all'Oder, al Danubio e all'Elba.

 

Era presente anche l’Italia …

 

Accadde il 20 giugno 1895: Inaugurato il Canale di Kiel

Giovedì - Viene inaugurato il Canale di Kiel con una solenne cerimonia cui partecipano formazioni navali di numerose nazioni con quasi cento navi da guerra e seguita da una rivista navale passata dal Kaiser Guglielmo II sul panfilo reale Hohenzollern.

Per l’Italia partecipa la Squadra Speciale al comando dell’ammiraglio Tòmaso di Savoia duca di Genova sul panfilo reale Savoia e costituita dalle corazzate Re UmbertoSardegnaRuggero di LauriaAndrea Doria, dagli arieti torpedinieri Stromboli Etruria e dagli incrociatori torpedinieri Aretusa e Partenope. La formazione italiana lascerà Kiel il 24 giugno per fare rientro a Napoli il 1° agosto, dopo soste a Friedrichshafen e in alcuni porti britannici della Manica.

 Fonte: Marina Militare

 

LE CARTE GEOGRAFICHE ORIENTATIVE

 

 

Il Canale si trova su una stretta baia (Kieler Förde) a cuneo (in basso sassone kiel) del più ampio golfo di Kiel. La grande città più vicina è Amburgo, a circa 90 km a sud-ovest, mentre Lubecca dista 80 km in direzione sud-est.

 

 

Il Canale, tramite il quale si evita la circumnavigazione della penisola dello Jutland con un risparmio di 280 miglia (519 km), è la via d’acqua oggi più utilizzata. Fortemente voluto dalla Marina germanica, collega le sue basi nel Baltico a quelle del Mare del Nord evitando il periplo della Danimarca.

 

In altre parole…

Si tratta di un canale artificiale, chiamato Nord-Ostsee-Kanal, che permette di raggiungere Kiel partendo da Brunsbuttel, (vedi foto sopra e sotto) e naturalmente il viaggio contrario, senza dover circumnavigare la penisola dello Jutland come abbiamo appena visto. Praticamente collega il Mare del Nord al Mar Baltico con un viaggio che si concretizza in soli 100 Km, anziché 520 Km.


 

 

Il canale di Kiel (in tedesco Nord-Ostsee Kanal o NOK) è un canale artificiale in Germania settentrionale; lungo 98 chilometri, si trova alla base della penisola dello Jutland e, procedendo in direzione nordest-sudovest, collega le città di Kiel, sul mar Baltico, e Brunsbüttel sul mare del Nord.

 

Chi ha navigato in quei mari del Nord Europa conosce perfettamente le difficoltà legate allo scontro delle correnti marine tra il Kattegat e Skagerrak, ai venti e alle nebbie nei canali stretti tra la Svezia Meridionale e la Danimarca. Se poi si calcola il risparmio di tempo e di carburante risulta chiaro quanto sia economica la scelta di questa opzione nautica che vede ogni anno il transito di oltre 30.000 navi. Questo include navi commerciali, petroliere, e imbarcazioni da diporto.

Dimensioni: Il canale è lungo circa 98 chilometri e ha una larghezza di 102 metri in alcune sezioni. È profondo fino a 13 metri, permettendo il passaggio di navi di grande tonnellaggio.

Importanza economica: È un'importante arteria per il commercio marittimo, contribuendo significativamente all'economia tedesca e europea, facilitando il trasporto di merci tra diversi porti.

Navi militari: Il canale è anche utilizzato dalle forze navali, essendo una via strategica per le navi della NATO.

Nel 2024 sono stati ultimati importanti lavori strutturali nel Canale di Kiel che consentono il passaggio di navi di ultima generazione purché rispettino le dimensioni massime consentite. Per quanto riguarda i costi del servizio di pilotaggio, le tariffe variano in base alla dimensione della nave, al tipo di imbarcazione e alla lunghezza del transito. Generalmente, i costi possono variare da alcune centinaia a diverse migliaia di euro.

 

 

LE CHIUSE DEL CANALE DI KIEL

 

 

Brunsbuttel

 

 

 

All'inizio del Canale ci sono alcune chiuse, costruite per evitare che la marea modifichi il livello dell'acqua all'interno dello stesso. Le sue dimensioni sono: circa 100 Km di lunghezza, larghezza 162 metri a livello della superficie dell'acqua e 90 metri sul fondo, profondità 13 metri. 
E' molto trafficato, vi transitano più navi che in quello di Panama e di Suez, tanto che non è raro vedere le navi a poca distanza (poche centinaia di metri) una dall'altra. I dati del 2005 sono di 56.964 navi nel Canale di Kiel, 14.011 in quello di Panama e 18.193 in quello di Suez. In realtà si tratta di numero di transiti, perché invece il primato per le tonnellate ed i materiali trasportati spetta agli altri due.
La navigazione dura circa 7 ore ed è soprattutto di genere commerciale. Verso Ovest sono dirette materie prime (petrolio e derivati, carbone, acciaio e legname), mentre verso Est transitano container e prodotti finiti.


 

ALBUM FOTOGRAFICO

da TripAdvisor

 

 

 

 

 

Il Ponte

 

 

 

 

 

ARTICOLI SUL CANALE DI KEEL

 

Wikipedia

 CANALE DI KEEL

https://it.wikipedia.org/wiki/Canale_di_Kiel

 

DIFESA

Quaderni Marinari.     (molto interessante)

https://www.quadernimarinari.it/2010/02/il-canale-di-kiel/

 

INFORMAZIONI MARITTIME

https://www.informazionimarittime.com/post/la-germania-punta-sul-canale-di-kiel

  

Google Art & Culture

https://artsandculture.google.com/entity/m04f95?hl=it

 

Per I Velisti 

https://www.yacht.de/it/viaggi-e-noleggi/germania/canale-di-kiel-la-guida-nok-definitiva-per-i-naviganti/

 

Sponsorizzato

Kiel - Photos de stock gratuites et libres de droits de Dreamstime

fr.dreamstime.com

https://fr.dreamstime.com

Curated Stock Images, Updated Daily. Stock Photos & Royalty Free Photos by Dreamstime. All Image Formats. HD Stock Images. Unlimited Free ReDownload. Daily New Fresh Images. Fastest Search Engine. Unlimited Rollover.

‎Download Free Photos · ‎Best Images of 2024 · ‎Royalty Free Stock Images

 

https://fr.dreamstime.com/photos-images/kiel.html?gad_source=1&gbraid=0AAAAAD_aCwEvhlzpQ0Ea81PSyW94r-992&gclid=Cj0KCQjwpvK4BhDUARIsADHt9sSYnDx-4s-wyyqhtxy-yi092Qgt_R1iYKzRqzxINRrJJ30RA7Z_dI4aAiwOEALw_wcB

 

KIEL - GERMANIA - GUIDA AL PORTO CROCIERE DI OSTSEEKAI - PUNTI SALIENTI PER MUOVERSI IN AUTONOMIA - MAPPE E PERCORSI

https://www.timetraveldream.it/2022/12/kiel-guida-al-porto-crociere.html

 

 

MEMORIALE NAVALE DI LABOE

KIEL

 

 

Il Memoriale navale di Laboe (Marine-Ehrenmal Laboe), conosciuto anche come Torre di Laboe, è un memoriale situato a Laboe, vicino a Kiel, nello Schleswig-Holstein, in Germania. 

 

STORIA

Costruito dal 1927 al 1936, il monumento voleva celebrare originariamente i MARINAI della Kaiserliche Marine morti durante la Prima guerra mondiale, e successivamente al 1945 anche i caduti della Kriegmarine nella Seconda guerra mondiale. 

Nel 1954 infine il monumento venne definitivamente dedicato a tutti i marinai di ogni nazionalità periti durante le due guerre mondiali.

La torre fu disegnata dall'architetto Gustav August Munzer, il quale dichiarò che la forma non fu pensata per rappresentare qualcosa di specifico, ma solo per ispirare sensazioni positive in chi la guarda. Il monumento è frequentemente associato allo stelo di una nave vichinga o alla torre di un sommergibile. 

 

Struttura

Il monumento consiste in una Torre alta 72 metri con in cima un punto di osservazione sul tetto, situato ad un totale di 85 metri sul livello del mare, raggiungibile con 2 ascensori oppure con una salita di 341 gradini.

Il Monumento al Marinaio d’Italia situato a Brindisi (costruito in epoca fascista negli anni 1932-1933) assomiglia in parte alla torre di Laboe. (foto sotto)

 

Ai piedi del memoriale vi è un Museo Navale, che ripercorre tra l'altro la storia del sottomarino nazista U-995, ultimo esemplare rimasto al mondo degli scafi di classe U-Boot Tipo VII. 

 

 

 

U-Boot Tipo VII C - sommergibile tedesco (**)

Lunghezza fuori tutto 67,10 m     scala 1:50

Sommergibili oceanici a semplice scafo con controcarene esterne e casse di immersione principali all'interno dello scafo resistente, costruito in acciaio al carbonio dello spessore di circa 22 mm.  Gli ultimi battelli prodotti avevano una profondità di sicurezza di 280 metri, pari a 2/5 della quota di schiacciamento, ma hanno raggiunto anche i 400 metri di profondità per sfuggire alla caccia nemica.
I battelli del tipo VII, con alcune varianti, furono costruiti in circa 700 esemplari e costituirono il nerbo della flotta sottomarina tedesca.  Di essi, ben 437 furono affondati in combattimento con la perdita quasi totale dei loro equipaggi.
In base ad un accordo dell'aprile 1943, nove battelli, con la torretta modificata tipo "42" vennero ceduti all'Italia in cambio di altrettanti battelli italiani di stanza a Bordeaux che sarebbero stati impiegati per missioni di trasporto con l'Estremo Oriente, ma dopo la dichiarazione di armistizio l'accordo decadde e tutte le unità tornarono alla Marina tedesca.
In cinque tavole: piano di costruzione, vista di fianco, vista dall'alto, sezione longitudinale, sezioni orizzontali e n. 11 sezioni trasversali.  La vista di fianco mostra la torretta nella versione originale del 1940, illustrando anche la variante del 1944 con un impianto quadrinato e due impianti binati, tutti scudati, di mitragliere da 20 mm. 

 

 

UN GRAVISSIMO PROBLEMA CHE SI RIPERCUOTE SUI TRASPORTI MARITTIMI DI TUTTO IL MONDO

3 Ottobre 2024 

 

 

Dal novembre 2023 la vicenda degli houthi dello Yemen si è intrecciata alla guerra fra Israele e Hamas a Gaza, soprattutto in seguito agli attacchi alla navigazione commerciale nella regione del Mar Rosso da parte del movimento politico e armato yemenita sostenuto dall'Iran.

 

– La guerra degli Houthi - YEMEN

 

 

Gli attacchi marittimi degli Houthi dallo Yemen, iniziati nel 2016 e intensificatisi con la guerra Israele-Hamas, sono diventati un problema di sicurezza globale. Un problema, però, che rischia di danneggiare innanzitutto gli obiettivi degli Stati Uniti: stabilizzazione mediorientale e contenimento della Cina. Il Mar Rosso, che congiunge l’Oceano Indiano al Mediterraneo, è decisivo per gli equilibri energetici e commerciali mondiali: tutte le potenze –tranne l’Iran, che sostiene e arma gli houthi- hanno dunque interesse alla stabilità del quadrante.

Eppure solo gli Stati Uniti che nel Mar Rosso hanno rafforzato la presenza militare già prima del 7 ottobre – rischiano qui il logoramento strategico: la deterrenza di Washington si è finora rivelata insufficiente. Infatti, gli houthi continuano a lanciare attacchi “in solidarietà a Gaza” verso il territorio d’Israele e contro obiettivi commerciali e militari in navigazione. E nessuna risposta militare USA è seguita, neppure quando navi militari statunitensi si sono trovate nel mezzo, intercettando i droni lanciati dallo Yemen.

Attacchi e sequestri

Gli attacchi sono in crescita per numero e complessità. Secondo il Comando Centrale USA (Centcom), gli houthi hanno sferrato il 3 dicembre scorso quattro attacchi contro navi commerciali, nelle acque internazionali del Mar Rosso, stavolta a un passo dal Bab el-Mandeb. Il cacciatorpediniere USS Carney che pattugliava l’area ha risposto alle richieste di soccorso delle navi abbattendo tre droni: “non è chiaro” se essi fossero indirizzati contro la nave USA.  L’attacco multiplo è durato ore e ha coinvolto quattordici paesi considerando proprietà delle imbarcazioni, merce trasportata e bandiera. Gli houthi hanno rivendicato l’attacco “contro due navi israeliane”, ma solo una di esse avrebbe un legame con un cittadino israeliano.

Dal 19 novembre scorso, gli houthi hanno sequestrato il cargo “Galaxy Leader”, di proprietà di un uomo d’affari israeliano: la nave è ora trattenuta al porto di Hodeida (città controllata dagli houthi) insieme ai venticinque uomini dell’equipaggio. Nel 2022, gli houthi sequestrarono per quattro mesi una nave cargo degli Emirati Arabi Uniti, “Rawabi” sempre nel Mar Rosso meridionale, con undici uomini d’equipaggio. La nave, partita dall’isola yemenita di Socotra di e diretta in Arabia Saudita, trasportava secondo Abu Dhabi un ospedale da campo. 

 

 

ARTICOLI CORRELATI

LA GUERRA IN YEMEN È UN ORRORE DIMENTICATO, MA CONTINUA

https://www.oxfamitalia.org/la-guerra-in-yemen-e-un-orrore-dimenticato-ma-continua/

  

ShipMag.SHIPPING MAGAZINE

ECONOMIA E FINANZA SHIPPING E LOGISTICA

La crisi di Suez e gli effetti sul trasporto marittimo: cosa sta succedendo sul mercato.

24 Febbraio 2024 - Helvetius 

https://www.shipmag.it/suez-canale-crisi-traffici-marittimi/

 

A ricordo del nostro caro socio e compianto amico Maurizio Brescia che ci ha lasciati il 20 luglio 2022, pubblichiamo un suo articolo sul sommergibile di Portofino nel quale racconta del U-BOOT Tipo VII C di Kiel.

Con Maurizio se n’è andato un pezzo importante del mondo della storiografia militare italiana ed in particolare uno dei più attenti e affidabili ricercatori nell’ambito della storia navale del XX secolo, ben noto anche all’estero per i suoi moltissimi lavori pubblicati.
Uomo di grandissima cultura e spiccata giovialità, Maurizio sapeva apprezzare la vita e mal sopportava le limitazioni imposte dal suo stato di salute negli ultimi tempi.

Ciao Maurizio! Sei sempre tra noi!

 

Il sommergibile di Portofino 

Alla ricerca 

dell’U455

https://www.marenostrumrapallo.it/portofino-uboot/

 

A cura di Maurizio Brescia 

in collaborazione con

www.betasom.it

 

 

 

Carlo GATTI

Rapallo, 1 Novembre 2024