Il LAZZARETTO DI BANA-SAN LAZZARO (RAPALLO)
L’ANTICO OSPEDALE
Sull’antico percorso della strada consolare Aurelia, lungo l’argine di destra del torrente Santa Maria, si incontra una modesta casupola di campagna dall’intonaco vivace, che richiama l’attenzione per un affresco che ne ricopre la parete verso levante.
E’ grave; quanto rimane dell’ospedale destinato ai lebbrosi, dedicato a S. Lazzaro é sorto verso la meta del XV secolo per volere di un tale Giacomo d’Aste.
Dopo un iniziale periodo di particolare attività, il lazzaretto ha conosciuto una fase di abbandono.
Nel 1582 il visitatore apostolico monsignor Francesco Bossio, accertato il degrado dell’edificio, che includeva un ambiente destinato alle sacre funzioni, ordinava: “domus hospitalis instauretur… per administratores hospitalis Pammatoni Genue cui asseritur unitum”. E’ grave; stata questa decisione che, con ogni probabilità, ha portato alla trasformazione del lebbrosario in una modesta cappella.
Riportiamo da ITALIA NOSTRA:
Indirizzo/Località: Bana/S.Lazzaro via di Bana Rapallo
Tipologia generale: lazzaretto o lebbrosario
Tipologia specifica: hospitale/cappella
Configurazione strutturale: bene di proprietà privata – casa rurale lungo l’antica via di Bana (o via Aurelia) presente ancora con un breve tratto acciottolato
Epoca di costruzione: sec. XV
Uso attuale: la situazione è sempre più pericolante e tragica e un intervento risulta indispensabile
Uso storico: hospitale e poi casa rurale
Condizione giuridica: proprietà privata – bene è vincolato dal 1938, vincolo 00108602, aggiornato al 2006
Segnalazione: del 14 febbraio 2017 –Sezione del Tigullio di Italia Nostra–
Non sono stato all’ufficio del catasto per verificare… ma il casale di Bana, conosciuto come il LAZZARETTO di Rapallo, é tra le costruzioni più antiche di Rapallo ancora in piedi e recuperabili.
Perché LAZZARETTO? dal nome dell’isola veneziana di Santa Maria di Nazareth, su cui nel XV secolo sorse un posto di quarantena chiamato Nazaretto, che per sovrapposizione col nome del personaggio evangelico Lazzaro, appestato per antonomasia, mutò in “lazzaretto”.
Icona russa della RISURREZIONE DI LAZZARO: Cristo a sinistra circondato dagli apostoli fa risorgere Lazzaro avvolto in bende a destra, mentre le sorelle Marta e Maria si prostrano in ringraziamento.
Il cartello recita: SITUATO SULL’ANTICA STRADA DI BANA, OSPITAVA I LEBBROSI PER I QUALI FU COSTRUITO NEL XV SECOLO PER INIZIATIVA DEI SIGNORI D’ASTE. L’AFFRESCO DELLA STESSA EPOCA RAFFIGURA NELL’ORDINE SAN GIACOMO, SAN LAZZARO, LA VERGINE COL BAMBNO, SAN BIAGIO.
IL LAZZARETTO DI BANA (Fonte Rapallo Turismo)
Nel 1450, in seguito a una epidemia di lebbra manifestatasi nelle podesterie di Rapallo e Recco, Giacomo d’Aste, facoltoso cittadino rapallese, donò alla comunità un appezzamento di terreno situato in località Bana, tra le frazioni di San Massimo e Santa Maria del Campo, dove venne edificato l’edificio destinato ad accogliere i malati locali. La gestione del ricovero, dedicato a San Lazzaro di Betania, e per questo definito “Lazzaretto”, venne affidata ai Protettori dell’Ospedale di Pammatone di Genova, secondo l’ordinanza di Papa Sisto IV in una bolla del 1471. L’edificio quattro anni dopo accolse gli appestati (fra i quali anche il figlio di Giacomo d’Aste) ammalatisi nell’epidemia che nel 1475 flagellò Genova e le Riviere.
Nel 1505 il Lazzaretto, che versava in precarie condizioni, fu oggetto di un primo restauro; ed anche nel 1582 monsignor Francesco Bossi, visitatore apostolico e vescovo di Novara, doveva lamentare il cattivo stato dell’edificio, chiedendo ai responsabili di Pammatone di porvi rimedio. Ma questi considerarono eccessiva la spesa per i restauri e così non se ne fece nulla.
Il dipinto quattrocentesco che appare sulla parete esterna dell’edificio raffigura, oltre la Madonna con Bambino, i Santi taumaturghi Lazzaro, Giacomo e Biagio.
Quanto rimane del Lazzaretto di Rapallo risalente al XV secolo. L’edificio venne costruito dopo un’epidemia di lebbra grazie alla donazione di un terreno da parte di un cittadino di Rapallo di cognome D’Aste, ma risultò utile anche durante le frequenti epidemie di peste.
Particolare dell’affresco del lazzaretto di Rapallo raffigurante S. Giacomo il maggiore
Particolare dell’affresco del lazzaretto di Rapallo raffigurante S. Lazzaro
Particolare dell’affresco del lazzaretto di Rapallo raffigurante la Vergine con il Bambino
Particolare dell’affresco del lazzaretto di Rapallo raffigurante S. Biagio
La parete con l’affresco è parte di una casa rurale diruta. Adibita in passato anche a pollaio, il tetto è crollato nel 2007. Le finestre sono aperte sul vuoto e si intravedono nell’interno le travi del solaio del primo piano crollato. All’esterno anche segni di fuochi.
Recentemente fu messo in vendita ma né Comune né Sovrintendenza né Regione si sono interessati.
Nel 2015 il presidente della Proloco “Terraemare” propose una colletta per acquistare l’edificio e farne sede della Proloco e centro per mostre, ed eventualmente fattoria didattica. Ma senza esito.
Nel 2014 la sezione Tigullio di Italia Nostra scrisse in merito a Comune e Sovrintendenza chiedendo un urgente intervento di messa in sicurezza, prima che tutto crollasse, Lazzaretto, affreschi e memoria storica. Nessuna risposta.
Il contesto è di zona agraria ai margini della città in progressivo abbandono. Intorno al Lazzaretto segni di attività agricola ben curata. Ma per il resto, diverse belle case rurali abbandonate, il rio Bana in cattive condizioni, con diversi depositi di materiali edili, piccole discariche abusive e un bosco misto non curato.
Preminente l’importanza di salvare l’edificio e l’affresco con possibile acquisto da parte della Regione o del Comune.
Solo successivamente pensare ad una destinazione preferibilmente culturale, sede di associazioni, centro di cultura contadina, ecc. didattica, anche sede distaccata di enti.
Il bene è vincolato dal 1938, vincolo 00108602, aggiornamento nel 2006.
Benché sia stato inserito, nel 2011, nella “Guida” del Sistema Turistico Locale Terre di Portofino, la conoscenza dell’esistenza di questo bene è prossima allo zero.
Farlo conoscere prima dell’inevitabile collasso, sarebbe una grande conquista per la nostra Storia locale e regionale.
UN’ALTRA BRUTTA PAGINA…
La Peste e il voto della Comunità
Negli anni 1579-80 la Liguria è investita dalla peste che miete quasi centomila vittime. 28.250 a Genova, 50.000 nella riviera di ponente, 14.000 in quella di levante.
A Rapallo morirono soltanto 76 persone nel 1579 e 24 nel 1580. Tutte di morte naturale, nessuna di peste.
Nel 1590-91 la peste fece ancora la sua comparsa nella Riviera orientale e, nuovamente Rapallo ne fu preservata.
Per meglio comprendere il significato, da un lato, della deliberazione assunta il 29 agosto 1657 dal Consiglio della magnifica Comunità di Rapallo e, dall’altro, del perché ancor oggi, ogni anno “infra l’ottava” dell’Apparizione si rinnovi il voto del 1657, riportiamo di seguito i dati forniti da P. Antero Maria di S. Bonaventura:
“Li morti in Genova sono più di 60 e meno di 70 milla e quelli dei suburbii cira 4000. In S.Per d’Arena e Cornigliano più di 6000. Nella valle di Polcevera non giungono a 4000. Quelli di Sestri e delle sue Ville eccedono di poco, 5000. Quelli di Pegli, Prà, Voltri, Voraggine e Savona, non sono in tutto 2000. Quelli di Recco con le sue Ville sono 1016. Quelli di Chiavari con i suoi borghi non giungono a 2000”.
E alla luce di quanto sopra leggiamo un frammento dell’atto che il Notaio cancelliere del Comune, Bartolomeo Costaguta redige in Rapallo il 29 agosto 1657 in occasione dell’adunanza convocata nella sala del capitano Gio. Pietro Grimaldo, mentre infuriava la peste che portò a morte oltre un quinto della popolazione del genovesato:
“Considerato etiam prima d’ora la protezione attenuto e tiene del presente luogo la SS. Vergine Maria del Monte Allegro, e tante e sì innumerevoli gratie avute da essa, quale da 100 anni in qua, che sono trascorsi li 2 luglio passato che si è ritrovata in quell’avventurato monte, ha con così evidente miracolo conservato intatto questo luogo da ogni avversità, massima di contagio di peste, dal quale al presente, siccome altre volte è stato da per tutto circondato… cosa veramente di gran speculazione et evidente miracolo…”.
Ne scaturirà il voto solenne della Comunità guidata dal priore Gio. Batta Lencisa che, ogni anno, da allora si rinnova.
Ancora oggi, ogni anno, infra l’ottava dei festeggiamenti, la Civica Amministrazione guidata dal Sindaco e dal Parroco di Rapallo, insieme al popolo raggiunge il Santuario per lo scioglimento del Voto fatto dai Padri.
Un rito secolare che risale al 29 agosto 1657. Rapallo scampò alla peste e i suoi abitanti, in segno di riconoscenza alla Madonna, fecero VOTO SOLENNE di recarsi in processione al Santuario “in un dì dell’ottava del 2 luglio” (giorno dell’Apparizione della Madonna al contadino Giovanni Chichizola nel 1557), di celebrarvi una MESSA e di offrire un OBOLO in segno di gratitudine alla Vergine. Da allora il rito si ripete ogni anno.
Vi propongo il LINK dell’articolo che ho scritto nel 2018 sull’argomento che tratta del RINGRAZIAMENTO:
Rapallo: lo scioglimento del voto chiude le “Feste di Luglio”
https://www.marenostrumrapallo.it/index.php?option=com_content&view=article&id=610:monte&catid=52:artex&Itemid=153
Ricerche a cura di
Carlo GATTI
FONTI:
– Rapallo Turismo
– Cultura in Liguria
– Italia Nostra
– Area Marina Protetta di Portofino
– Liguria – Touring Club Italiano
– Santuario Basilica di N.S. di Montallegro