T.V. GIUSEPPE BRIGNOLE
Un Eroe Ligure
Nasce a Noli (Savona) il 6 ottobre 1906.
Arruolato nella Regia Marina per obbligo di leva ed ammesso, dal 1° gennaio 1928, alla frequenza del Corso Ufficiali di complemento consegue, nel novembre dello stesso anno, la nomina a Guardiamarina. Imbarca prima sull’incrociatore QUARTO e poi su nave appoggio aerei MIRAGLIA e nell’agosto 1933, promosso Sottotenente di Vascello, viene in congedo per fine di ferma.
Dopo aver ripreso gli studi, nel 1935 consegue la laurea in Scienze Economiche presso l’Università di Genova e nel settembre dello stesso anno, per esigenze di carattere eccezionale, é richiamato in servizio ed assegnato alla Squadriglia MAS di La Spezia con la quale poi partecipa ad alcune missioni durante il conflitto italo-etiopico e nella guerra di Spagna. Nel 1937 consegue la nomina a Tenente di Vascello e nel gennaio dello stesso anno é destinato a Massaua, presso il Comando Superiore in Africa orientale.
Il 24 aprile 1940 ottiene il comando della torpediniera CALATAFIMI con sede a La Spezia. Il 14 giugno dello stesso anno contrasta efficacemente con quel mezzo una forte formazione navale francese diretta a colpire importanti obiettivi militari ed industriali nel Golfo Ligure.
Insignito della massima decorazione militare per l’audace azione, mantiene il comando del CALATAFIMI fino all’8 settembre 1943 quando, rifiutando ogni forma di collaborazione con il Governo della R.S.I., viene internato in Germania. Rimpatriato nel settembre 1945 e conseguita la promozione a Capitano di Corvetta con anzianità 1.1.1944, nel febbraio 1947, a domanda, viene collocato in ausiliaria, passando poi nella riserva nel 1955, nel grado di Capitano di Fregata.
Muore a Genova il 30 luglio 1992.
Il giorno 6 ottobre 2006 é stato celebrato a Noli (pochi km da Savona) il centenario della nascita del C.te Giuseppe Brignole.
La torpediniera CALATAFIMI rientra in porto dopo l’azione contro la Squadra francese.
Al comando del cacciatorpediniere Calatafimi il 14 giugno 1940 riesce con ardita manovra a far ripiegare le navi francesi che avevano l’obiettivo di bombardare le installazioni industriali della zona Savona-Vado e Genova. Per tale azione viene insignito della M.O.V.M. (la prima concessa dopo l’inizio del conflitto mondiale) con la seguente motivazione:
“Comandante di torpediniera di scorta ad un posamine, avvistata una formazione di numerosi incrociatori e siluranti nemici che dirigevano per azioni di bombardamento di importanti centri costieri, ordinava al posamine di prendere il ridosso della costa ed attaccava l’avversario affrontando decisamente la palese impari lotta. Fatto segno ad intensa reazione, manovrava con serenità e perizia attaccando fino a breve distanza con il siluro e con il cannone, le unità nemiche. La sua azione decisa e i danni subiti dalle forze navali avversarie costringevano questa a ritirarsi.
“Esempio di sereno ardimento, di sprezzo del pericolo, di consapevole spirito di assoluta dedizione alla Patria”
(Mar Ligure, 14 giugno 1940)
(R.D.19 luglio 1940)
Altre Decorazioni e Riconoscimenti per merito di guerra:
Motivazione M.B.V.M.-
(1° concessione) “sul campo”
“Comandante di torpediniera, di scorta ad una pirocisterna, colpita con due siluri e incendiata da aerosiluranti nemici, impartiva rapidamente efficaci disposizioni al fine di arrecare soccorso ai naufraghi dell’unità sinistrata. Nonostante l’opera di salvataggio fosse resa estremamente difficile a causa della benzina in fiamme, riversatasi nella zona di mare circostante, riusciva in breve tempo a trarre in salvo tutti i naufraghi, dimostrando serena noncuranza del pericolo ed elevato spirito di abnegazione”.
(Mediterraneo Orientale, notte sul 26 ottobre 1942)
(Determinazione del 22 marzo 1943)
(R.D.10 maggio 1943)
Motivazione M.B.V.M.-
(2° concessione) “sul campo”
“Comandante di torpediniera, ha compiuto numerose missioni di guerra e scorte a convogli in acque insidiate dal nemico. Animato da elevato sentimento del dovere, ha dimostrato in ogni circostanza sereno coraggio, capacità professionali ed elevato spirito combattivo “.
(Mediterraneo, 22 giugno 1942 – 8 settembre 1943)
(Determinazione del 20 marzo 1946)
(D.L.12 aprile 1946).
Da “Le Medaglie di Bronzo al V.M.” – U.S.M.M.
Torpediniera CALATAFIMI
Il Bollettino di Guerra qui riportato riguarda un’azione della nostra Marina Militare ed é riportato con la sua sequenza numerica e con la loro data di diramazione.
Il Quartier Generale delle Forze Armate comunica :
4)-15 giugno 1940-XVIII
.………All’alba del giorno 13, unità della nostra marina si scontravano con una
formazione navale nemica composta di incrociatori e siluranti. Ne è seguito un
combattimento durante il quale sono entrate in azione anche le difese costiere
della R.Marina. La torpediniera CALATAFIMI ha colpito con siluri due grosse cacciatorpediniere, una delle quali è affondata. Località della Riviera Ligure sono state colpite dal tiro delle navi nemiche: si contano alcuni morti e feriti tra la popolazione civile.
Incrociatore francese ALGERIE
Incrociatore francese FOSCH
L’AZIONE – Descritta dal com.te Torricelli
“Alle ore 20 del 13 giugno la Calatafimi esce dalla rada della Spezia scortando il posamine Gasperi. Destinazione: posa campi di mine nelle acque antistanti la costa fra Genova e Savona. Nel frattempo le navi francesi navigano compatte per qualche ora, per separarsi poi in due sezioni: il “gruppo Vado”, composto dagli incrociatori Algerie e Fosch, con i caccia Vauban, Lion, Aigle, Tartu, Chevalier Paul e Cassard che dirige per Vado Ligure, ed il “gruppo Genova” composto dagli incrociatori Dupleix e Colbert ed i caccia Vautour ed Albatros, che fa rotta su Genova, con i caccia Guepard , Valmy e Verdun in avanscoperta versi sud-est.
Alle 4,10 una vedetta del Calatafimi individua con il binocolo alcune unità nemiche. Brignole le riconosce immediatamente come caccia francesi. Ordina con il megafono al Gasperi di riparare alla massima velocità possibile verso Genova, rimanendo sotto costa. La nave inverte la rotta e si butta sottocosta dove la foschia lo protegge da un avvistamento che potrebbe risultargli fatale.
Sulla Calatafimi viene battuto il posto di combattimento, le macchine vengono spinte a tutta forza e viene assunta la rotta convergente sulle navi francesi. Nonostante non si abbia conoscenza della consistenza delle forze nemiche, il C.te Brignole muove risolutamente contro di esse. Poco dopo vengono individuate altre cinque navi: due sembrano incrociatori, gli altri caccia (si trattava del “Gruppo Genova”). Non importa. La manovra di attacco viene proseguita. La formazione francese è composta dai due incrociatori al centro e dai caccia ai lati, in funzione di scorta e protezione. Una volta comunicato via radio a Supermarina l’avvistamento, tutto a bordo viene preparato al combattimento: i cannoni sono in punteria, i tubi di lancio brandeggiati verso le navi nemiche”.
Dal Giornale di Chiesuola n. 234 della Calatafimi si riporta:
“Date le condizioni atmosferiche particolarmente favorevoli a noi, io speravo di non essere scorto dal nemico e poter lanciare i siluri alla distanza minima con maggiori possibilità di colpire.
Questa manovra, oltre alla forte foschia ed alla sottile pioggia, era favorita anche dalla mia posizione, sperando che la mia ombra si confondesse con quella della costa.
Quindi potevo tentare di avvicinarmi il più possibile. Ho pensato anche di desistere dall’attacco alle unità sottili per rivolgerlo agli incrociatori che sempre più si profilavano e davano la prospettiva di maggior bottino. Però, per non essere visto, avrei dovuto agire con le sole macchine senza variare eccessivamente la mia rotta. Questa manovra non mi dava eccessivo affidamento. Ho continuato l’attacco sulle prime unità. Intanto preparavo i dati da trasmettere ai tubi di lancio con l’aiuto dell’Ufficiale di Rotta. Nessuno di noi pensava di tornare incolume da una siffatta impari lotta. Ma sono sicuro che in ogni cuore, come nel mio, c’è solo un proposito: difendere i paesi della costa. La nostra vita sarà perduta, ma sarà pagata a caro prezzo.”
Poco dopo le navi francesi modificano la loro formazione: “linea di rilevamento” passano in formazione “linea di fila” in modo da poter utilizzare tutte le artiglierie di maggior calibro.
Il “gruppo Vado” inizia la sua azione di fuoco contro gli obiettivi stabiliti, controbattuti dalle batterie costiere di Savona ed Albisola. Anche le batterie di Genova sono allertate. Interviene inoltre la 13a Squadriglia MAS di base a Savona che con una azione portata in fondo in modo deciso, lancia numerosi siluri che, pur non andando a segno, costringono le navi francesi, che già avevano bersagliati con successo alcuni obiettivi a vado e Savona, ad una precipitosa accostata infuori, interrompendo l’azione.
In mare i rapporti di forza sono drammatici: uno contro nove. Alla distanza di 6 – 7.000 metri il “gruppo Genova” apre il fuoco contro gli obiettivi assegnatigli. Anche i pezzi della Calatafimi entrano in azione, ma sulle prime, Brignole si rende conto che i francesci non hanno ancora avvistato la piccola Torpediniera. Passano pochi secondi e intorno all’Unità scoppia il finimondo. Le salve francesi cadono nutrite e centrate intorno alla Nave che prosegue, pur con continui zig-zag, nella sua rotta convergente sul nemico. Ad una distanza inferiore ai tremila metri, Brignole dà l’ordine di lanciare la prima coppiola di siluri, mentre il pezzo di prora continua a fare fuoco. Le continue accostate della Torpediniera fanno si che il tiro sia poco preciso. La distanza continua a diminuire e Brignole ordina, dopo un’accostata più pronunciata, il “fuori” di altri due siluri. Passa poco tempo ed un proietto della batteria Mameli di Genova colpisce il caccia Albatros. A bordo della Calatafimi l’equipaggio non può sapere cosa sia realmente accaduto, chi abbia colpito la nave, ma la gioia esplode irrefrenabile, punteggiate da urla di “Viva l’Italia, viva il Re!”. Brignole, megafono in mano, riporta l’equipaggio alla calma: l’azione non può essere interrotta e deve essere proseguita senza distrazioni, rischiando altrimenti la perdita della nave. Sconcertati dalla reazione violentissima ed ignorando la consistenza dell’avversario che si trova di fronte, nel timore di essere attirato in una trappola il “gruppo Genova” inverte la rotta e si allontana rapidamente. A questo punto la Calatafimi si trasforma addirittura in inseguitrice. Brignole ordina di brandeggiare i tubi di lancio verso gli incrociatori. La distanza e velocità in gioco danno poche speranze, ma l’ordine del “fuori” viene impartito ugualmente. Un siluro, a seguito di un’accostata troppo rapida, va fuori punteria, mentre il secondo non fuoriesce regolarmente e rimane appeso, mezzo fuori e mezzo dentro il tubo, per un difetto del sistema di lancio. A questo punto l’equipaggio, pieno di entusiasmo, vorrebbe proseguire l’inseguimento, ma il C.te Brignole sa che lo scontro è giunto al termine e che è inutile rischiare ulteriormente, anche perchè la sua Nave non ha subito danni e apparentemente nessuna salva nemica ha raggiunto Genova ed il porto. La Calatafimi inverte la rotta, ma, mentre dirige su Genova, il suo pezzo poppiero continua imperterrito, per qualche tempo, a far fuoco sulle navi francesi in allontanamento. Quando queste ormai sono troppo lontane, la Calatafimi, esaurita la scorta di siluri, con la Bandiera di Combattimento a riva con il gran pavese, dirige verso il porto di Genova.”
In questo foto sono visibili i tubi lanciasiluri ed il pezzo prodiero del CALATAFIMI mentre manovra per andare all’ormeggio
L’8 settembre 1943, come abbiamo già annotato all’inizio di questa rievocazione, Giuseppe Brignole rifiuta ogni forma di collaborazione con il Governo della R.S.I e viene internato in Germania. Durante questa “pesante” parentesi della sua vita, a detta di molti, G. Brignole compie il “vero capolavoro”, quando viene nominato “fiduciario” per i rapporti con i tedeschi nei campi di prigionia in Germania. Già a Leopoli nasce il “mito” di questo Ufficiale della Regia Marina: la sua tempra ed il suo carattere gli permettono di affrontare con grande dignità e fermezza i tedeschi ed allo stesso tempo di essere punto di riferimento per i commilitoni. A Deblin i tedeschi sanno che Brignole è “amato” dagli Ufficiali Italiani, sia per il modo di affrontare i problemi sia per l’esempio limpido di come ci si dovesse comportare da prigionieri: dignità, rispetto della disciplina e del regolamento. Molti Ufficiali tedeschi, quando Brignole entra nel loro ufficio, scattano in piedi e salutano militarmente. Il periodo nei campi in Germania é il più duro, soprattutto quello dell’inverno ‘44-‘45. Anche l’atteggiamento dei tedeschi peggiora, la sopravvivenza all’interno dei campi é difficilissima e molti Ufficiali periscono. Ma, come sempre, G. Brignole riesce ad essere esempio di forza ed allo stesso tempo di correttezza. La situazione sembra precipitare con l’avvicinarsi degli Alleati, ma alle 18 del 16 aprile 1945, finalmente, arriva la liberazione sotto forma di due carri inglesi che abbattono i cavalli di frisia e le recinzioni del campo. Questo passa sotto la responsabilità del capitano francese Pichegrou. La tempra del C.te Brignole ha modo di manifestarsi anche a guerra finita. Il 18 aprile, quando in tutti i lager del campo si svolge l’alzabandiera, l’ufficiale transalpino fa diffondere un messaggio: “In conformità agli ordini impartiti si ricorda che la Bandiera Italiana non deve sventolare sul campo”. Gli Ufficiali italiani s’indignano, Brignole si altera ed il foglio d’ordini viene stracciato da un colonnello americano anch’egli ex prigioniero.
Militari italiani internati a Fallingbostel il giorno dopo la liberazione.
Inverno 1945 a Fallingbostel. Scrive Vialli: “Numerose famiglie di lavoratori ucraini alloggiano accanto a noi in misere baracche.
E così, sul pennone del campo di Fallingbostel sventola il tricolore, l’unico esistente nel campo, la Bandiera di Combattimento della Calatafimi che Brignole era sempre riuscito a sottrarre alle ispezioni dei tedeschi.
Se oggi siamo liberi, lo dobbiamo anche a questi uomini che hanno combattuto per salvare i valori della nostra civiltà illuminando il significato della parola democrazia che oggi sta salvando l’Europa da altri conflitti.
ONORI AL COMANDANTE BRIGNOLE ED ALLA CALATAFIMI
Descrizione generale |
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Tipo |
cacciatorpediniere (1924-1938) torpediniera (1938-1943) |
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Classe |
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Proprietario/a |
Regia Marina (1924-1943) Kriegsmarine (1943-1944) |
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Identificazione |
CM |
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Costruttori |
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Impostata |
1º dicembre 1920 |
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Varata |
17 marzo 1923 |
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Entrata in servizio |
29 maggio 1924 |
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Destino finale |
catturato il 9 settembre 1943, incorporato nella Kriegsmarine come TA 19 Achilles, affondato dal sommergibile RHN Pipinos il 9 agosto 1944 |
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Caratteristiche generali |
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standard 953 o 966-967 t normale 1170 t a pieno carico 1214 t |
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Lunghezza |
tra le perpendicolari 84,90-84,94 m fuori tutto 84,6-84,9 m |
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Larghezza |
8,02 m |
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Pescaggio |
in carico normale 2, 90 (o 2,6, o 2,46) m a pieno carico 3,00 (o 3,1) m |
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Propulsione |
4 caldaie Thornycroft 2 turbine a vapore Zoelly 2 eliche |
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Velocità |
32 (o 34) nodi |
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Autonomia |
1395 miglia a 10 nodi 1800 miglia a 15 nodi 390 miglia a 28 nodi |
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Equipaggio |
117 tra ufficiali, sottufficiali e marinai Altra fonte: 6 ufficiali, 102 tra sottufficiali e marinai poi 134 tra ufficiali, sottufficiali e marinai |
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Equipaggiamento |
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Sensori di bordo |
radar FuMo 28 (dal 1943) |
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Armamento |
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Alla costruzione: • 4 pezzi da 102/45 mm Schneider-Armstrong 1919 • 2 pezzi da 76/30 (o 76/40) mm Armstrong 1914 Dal 1940: • 4 pezzi da 102/45 mm Schneider-Armstrong 1919 • 2 o 4 mitragliere da 20/77 mm Scotti-Isotta Fraschini 1939 • 2 mitragliere da 8/80 mm Dal 1943: • 2 pezzi da 102/45 mm Schneider-Armstrong 1919 • 1 pezzo da 102/45 mm Schneider-Armstrong 1917 • 2 o 4 mitragliere da 20/77 mm Scotti-Isotta Fraschini 1939 • 4 mitragliere da 20/65 mm Breda 1935 • 2 mitragliere da 8/80 mm Dal 1944: • 2 pezzi da 102/45 mm • 1 mitragliera da 37/83 mm SK C/30 • 5 mitragliere da 20/65 mm Breda Mod. 1939 |
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Alla costruzione: • 6 tubi lanciasiluri da 450 mm Dal 1943: • 2 tubi lanciasiluri da 533 mm |
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Altro |
• attrezzature per il trasporto e la posa di 16 (o tra le 10 e le 40) mine • 2 scaricabombe di profondità (dal 1940) |
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Note |
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Motto |
Con una nuova fede e con lo stesso ardire |
Carlo GATTI
Rapallo, 21.3.2013