LA GALEAZZA - Una meteora che fu molto visibile ed efficace durante la BATTAGLIA DI LEPANTO
LA GALEAZZA
Una Meteora che fu molto visibile ed efficace nella Battaglia di Lepanto
Nel XV secolo, sulla spinta delle scoperte geografiche e dell’esplorazioni del nostro globo, la storia navale cambia passo: dalla navigazione costiera si passa alla navigazione oceanica. Gli scenari geo-politici sono cambiati e le maggiori flotte del Mediterraneo studiano nuove tecniche di costruzione che siano in grado di affrontare le sfide oceaniche. L’idea del REMO che era stata la protagonista indiscussa per millenni sta per essere confinata in ambiti locali dove resiste tuttora, ma tra le tante situazioni che stanno per cambiare nel mondo emerge la necessità “commerciale” di navigare giorno e notte, in tutte le stagioni e con qualsiasi forza del mare.
Galeazza Veneziana
La GALEA, come abbiamo già visto in diverse nostre immersioni nella storia navale, fu tra le imbarcazioni maggiormente usate nel Mediterraneo, sia negli scambi commerciali che nei combattimenti navali tra il XIII al XVII secolo, anche se scafi che presentavano le stesse caratteristiche solcavano i mari già da due millenni.
La GALEA era molto duttile, infatti impiegava la propulsione velica per i trasporti commerciali (le galee di mercato) e quella remiera per gli abbordaggi militari, e sempre per le manovre di routine. Il secolare successo di questo strumento navale lo si deve proprio a questo duplice utilizzo che privilegiava tuttavia il campo militare.
La GALEA aveva una forma stretta e allungata e la presenza di rematori a bordo (almeno duecento) non permetteva di trasportare grossi carichi. Per questi motivi la GALEA è sopravvissuta così a lungo: i mercati da conquistare e da difendere si trovavano entro spazi di mare limitati, riparati e collegabili per molti mesi l’anno.
Nel secolo della Battaglia di Lepanto, la galea era una nave di circa 300 T. di dislocamento, completamente pontata da prora a poppa, con circa 1,5 m. di opera morta e circa 1 m. di pescaggio, lunga da 40 a 50 mt. e larga circa 6 mt. Gli armamenti erano leggeri, di solito pochi cannoni a prora e a poppa.
Come abbiamo accennato nell’introduzione, venendo meno l'importanza dei traffici commerciali mediterranei, Venezia ebbe la necessità di convertire le "Galee grosse” (commerciali) in navi da guerra: da questa “visione” nacque la GALEAZZA, invenzione esclusiva della Repubblica di Venezia che segnò - nel XVI secolo - la trasformazione della Galea in unità militare moderna e molto evolutiva per l’poca. L’idea fu molto apprezzata dall'ammiraglio veneziano Francesco Morosini che la scelse come ammiraglia della flotta.
La GALEAZZA fu costruita a Venezia a partire dal XV secolo. Aveva bordi alti con casseretto e castello, armata di tre alberi a vele latine (trinchetto, maestra e mezzana) e bompresso, era lunga 50 mt - larga 5 metri.
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il ponte di coperta era libero per la manovra delle vele
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nel ponte inferiore aveva trentadue banchi con una forza motrice fino a 150 rematori in doppia fila di remi a scaloccio*. Disponeva quindi di una propulsione mista.
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Disponeva infine di una batteria di 36 grossi cannoni e altri minori installati sui fianchi.
La galeazza, utilizzata per la prima volta dai Veneziani di Sebastiano Venier nella battaglia di Lepanto, rappresentò l’ulteriore passaggio dalla galea al galeone.
*Remi a scaloccio: remo a scaloccio per indicare un tipo di remo lungo e pesante che, manovrato da tre o più rematori posti sullo stesso banco, era in dotazione a galee, dette anch'esse galee a scaloccio in contrapp. alle galee sensili (v. sensile).
LA GALEAZZA
In Guerra
Galeazza dell'Armada spagnola
UNA VERA INNOVAZIONE
Rinforzata sui fianchi con piastre di acciaio
la GALEAZZA era quindi la CORAZZATA del XVI secolo
Gli storici dell’epoca riportano che l’impianto velico e quello remiero della GALEAZZA avevano un equilibrio perfetto: la sua pesantezza non influiva sulla velocità, e neppure sulla manovrabilità nel confronto con qualsiasi Galea del tempo. Oltre ai potenti cannoni e alla corazzatura delle murate, la GALEAZZA disponeva di un ulteriore vantaggio strategico per la sua forza difensiva: era stata progettata per essere "INABORDABILE" grazie alla sua notevole altezza. Nella Battaglia di Lepanto fu un elemento decisivo per la vittoria della Lega Cristiana.
La prima apparizione delle galeazze fu nella Battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571), durante la quale vennero schierate sei galeazze veneziane, come avanguardia in ognuno dei tre settori dello schieramento cristiano, al comando del provveditore Francesco Duodo.
Le Galeazze furono private dei loro equipaggi di spadaccini e soldati esperti nello scontro corpo a corpo sfruttando la loro Inabordabilità. Al loro posto furono posizionati plotoni di Archibugeri Spagnoli che incrementarono enormemente la potenza di fuoco delle già potenti navi da guerra Veneziane.
Per assurdo, l'uso della Galeazza raggiunse il suo apice proprio in questa battaglia che fu però anche il canto del cigno visto che l'uso delle navi a remi venne a morire dopo questa battaglia.
Nel dipinto e nei modellini sotto riportati si possono notare molti particolari tecnici che riguardano la velatura con la sua attrezzatura, la disposizione dei remi e quella dei cannoni oltre a molti particolari della stessa costruzione ed architettura navale della Galeazza.
Segnaliamo per gli appassionati di STORIA il libro:
Non appena in Occidente si sparse la voce della prossima uscita in mare della flotta islamica turca papa Pio V decise che quella era l'occasione buona per realizzare un progetto che sognava da tempo: l'unione delle potenze cristiane per affrontare gli infedeli in mare con forze schiaccianti, e mettere fine una volta per tutte alla minaccia che gravava sulla Cristianità. Quando divenne sempre più evidente che la tempesta era destinata a scaricarsi su Cipro, il vecchio inquisitore divenuto pontefice, persecutore accanito di ebrei ed eretici, volle affrettare i tempi.
È la primavera del 1570. Un anno e mezzo dopo, il 7 ottobre 1571, l'Europa cristiana infligge ai turchi una sconfitta catastrofica. Ma la vera vittoria cattolica non si celebra sul campo di battaglia né si misura in terre conquistate. L'importanza di Lepanto è nel suo enorme impatto emotivo quando, in un profluvio di instant books, relazioni, memorie, orazioni, poesie e incisioni, la sua fama travolge ogni angolo d'Europa. Questo libro non è l'ennesima storia di quella giornata. È un arazzo dell'anno e mezzo che la precedette. La sua trama è fatta degli umori, gli intrecci diplomatici, le canzoni cantate dagli eserciti, i pregiudizi che alimentavano entrambi i fronti, la tecnologia della guerra, di cosa pensavano i turchi dei cristiani e viceversa”.
LEPANTO: Nome medievale dell'odierna cittadina greca di Naupatto, posta sulla costa settentrionale dello stretto che separa il Golfo di Corinto da quello di Patrasso. Nel 1407 Lepanto venne in potere dei Veneziani; nel 1499 fu conquistata dai Turchi; riconquistata dai Veneziani di F.Morosini; poi di nuovo dai Turchi 1699, rimase a questi fino al 1828.
LA BATTAGLIA DI LEPANTO
A difesa degli interessi dell'Occidente cristiano si costituì una coalizione, la Lega Santa, voluta anche da papa Pio V (1566-72): vi parteciparono le repubbliche marinare di Genova e Venezia, lo Stato della Chiesa e la Spagna. Fu allestita una flotta grandiosa, oggi diremmo EUROPEA, al comando di Don Giovanni d'Austria, fratello di Filippo II. Con questo schieramento: al centro Don Giovanni, a sinistra il veneziano Agostino Barbarigo, a destra il genovese Giovanni Andrea Doria, ammiraglio di Filippo II, e sulle retrovie lo spagnolo marchese di Santa Cruz.
Nel Link che segue potete trovare TUTTI i nomi delle navi della Lega Cristiana e dei loro Capitani, posizione e schieramenti.
https://it.wikipedia.org/wiki/Ordine_di_battaglia_della_battaglia_di_Lepanto
Il 7 ottobre 1571 si svolse lo scontro decisivo nel mare greco di Lepanto: i Turchi subirono una sconfitta senza precedenti perdendo quasi tutte le loro navi.
Non essendo storici di professione, abbiamo scelto alcuni eccellenti articoli, naturalmente semplificati per ragioni di spazio, affinché ci aiutino a capire le cause e le conseguenze della battaglia di Lepanto.
STORICA – NATIONAL GEOGRAFIC
7 ottobre 1571: la battaglia di Lepanto
Il 7 ottobre del 1571 si ebbe la più grande battaglia navale della storia moderna. Oltre 400 galere e 200mila uomini si affrontarono in una battaglia più "terrestre" che navale, in cui l’artiglieria europea ebbe la meglio sulla marina ottomana.
GLI SCHIERAMENTI
A sinistra la Lega Santa. Nello schieramento sono ben visibili in prima linea le 6 Galeazze che manderanno a picco molte galere turche
La mappa, disegnata secondo le indicazioni del geografo Egnazio Danti, è posta all’interno della Galleria delle carte geografiche del Vaticano.
Da anni le navi turche imperversavano nel Mediterraneo occidentale. Le coste italiane e spagnole erano costantemente minacciate e Malta fu sul punto di essere presa nel 1565. Davanti al crescente pericolo, la Spagna, Venezia e gli Stati pontifici formarono un’alleanza per fermare l’avanzata turca. Si costituì così la Lega santa, che riuniva, sotto il comando di don Giovanni d’Austria, figlio illegittimo dell'imperatore Carlo V e fratellastro del re Filippo II, lo Stato pontificio, l’Impero spagnolo, le Repubbliche Marinare di Venezia e Genova, i cavalieri di Malta, i ducati di Savoia, Urbino e Lucca e il granducato di Toscana.
Riunitasi a Messina, l’armata cristiana salpò verso le acque greche a metà settembre del 1571.
Cipro, dopo la capitolazione di Famagosta, era appena caduta in mani ottomane, ma rimaneva la possibilità di sconfiggere la flotta turca attraccata nel golfo di Lepanto, all’imboccatura del golfo di Corinto.
A prima vista, le forze sembrano equilibrate, ma la realtà è un’altra. Agli ordini di don Giovanni d’Austria vi sono 36mila soldati di fanteria, più circa 34mila marinai e galeotti sferrati a cui vengono distribuite spade per prendere parte all’arrembaggio. Altri 20mila sono rematori forzati; di loro, quelli che non sono schiavi cominciano a scatenarsi alla promessa di libertà e indulto delle loro pene se dimostrano valore nel combattimento. Nelle fila ottomane gli uomini di armi sono meno, intorno ai 20-25mila. Ma fra i turchi un alto numero di galeotti è costituito da schiavi, in gran parte cristiani, quindi non sono molti gli uomini che gli ottomani possono liberare perché li aiutino in battaglia. Pertanto la flotta della Lega santa dispone del doppio o addirittura del triplo di combattenti rispetto al nemico, fatto che sarà determinante nell’esito della battaglia.
Il 7 ottobre del 1571 si ebbe la più grande battaglia navale della storia moderna. Oltre 400 galere e 200mila uomini si affrontarono in una battaglia più "terrestre" che navale, in cui l'artiglieria europea ebbe la meglio sulla marina ottomana.
La battaglia, la quarta in ordine di tempo e la maggiore, si concluse con una schiacciante vittoria delle forze alleate, guidate da Don Giovanni d'Austria, su quelle ottomane di Müezzinzade Alì Pascià, che morì nello scontro.
La battaglia di Lepanto è storicamente importante anche perché è la prima vittoria delle forze cattoliche occidentali sui turchi, protagonisti di un forte movimento espansionistico che procede incontrastato fino alla guerra di Cipro.
I cristiani riescono a vincere la battaglia di Lepanto grazie ad un'abile manovra del veneziano Sebastiano Venier. La vittoria della Lega Santa è schiacciante.
Il comando supremo fu affidato a don Giovanni d'Austria, mentre Marcantonio Colonna (uomo di fiducia del Papa) e Sebastiano Venier, rispettivamente comandanti della flotta pontificia e veneziana, vennero nominati suoi luogotenenti.
Dati degli schieramenti e immagine tratti da Wilkipedia
GLI SCHIERAMENTI
Flotta della Lega
Il centro dello schieramento cristiano cattolico si componeva di 28 galee e 2 galeazze veneziane, 16 galee spagnole e napoletane, 8 galee genovesi, 7 pontificie, 3 maltesi, per un totale di 62 galee e 2 galeazze.
Lo comandava Don Giovanni d'Austria comandante generale dell'imponente flotta cristiana: ventiquattrenne figlio illegittimo del defunto Imperatore Carlo V e fratellastro del regnante Filippo II aveva già dato ottima prova di sè nel 1568 contro i pirati barbareschi. Affiancavano per ragioni di prestigio la sua galea Real spagnola: la capitana di Sebastiano Venier, settantacinquenne Capitano Generale veneziano, la Capitana di Sua Santità di Marcantonio Colonna, trentaseienne ammiraglio pontificio, la capitana di Ettore Spinola, Capitano Generale genovese, la capitana di Andrea Provana di Leyni, Capitano Generale piemontese, l'ammiraglia Vittoria del priore Piero Giustiniani, Capitano Generale dei Cavalieri di Malta.
Il corno sinistro si componeva di 40 galee e 2 galeazze veneziane, 10 galee spagnole e napoletane, 2 pontificie e 1 genovese, per un totale di 53 galee e 2 galeazze al comando del provveditore generale Agostino Barbarigo, ammiraglio veneziano.
Il corno destro era invece composto di 25 galee e 2 galeazze veneziane, 16 galee genovesi, 10 galee spagnole e siciliane e 2 pontificie, per un totale di 53 galee e 2 galeazze, tenute dal genovese Gianandrea Doria.
Le spalle dello schieramento erano coperte dalle 30 galee di Alvaro de Bazan di Santa Cruz: 13 spagnole e napoletane, 12 veneziane, 3 pontificie, 2 genovesi. L'avanguardia, guidata da Juan de Cardona si componeva di 8 galee: 4 siciliane e 4 veneziane.
In totale la flotta cristiana si componeva di 6 galeazze, 206 galee, 30 navi da carico, circa 13000 marinai, circa 44000 rematori, circa 28000 soldati con 1815 cannoni.
Flotta ottomana
"I Turchi schieravano l'ammiraglio Mehmet Shoraq (detto Scirocco) all'ala destra con 55 galee, il comandante supremo Mehmet Alì Pascià (detto il Sultano) al centro con 90 galee conduceva la flotta a bordo della sua ammiraglia Sultana, su cui sventolava il vessillo verde sul quale era stato scritto 28.900 volte a caratteri d'oro il nome di Allah. Infine l'ammiraglio, considerato il migliore comandante ottomano, Uluč Alì (Giovanni Dionigi Galeni), un apostata di origini calabresi convertito all'Islam (detto Occhialì), presiedeva all'ala sinistra con 90 galee; nelle retrovie schieravano 10 galee e 60 navi minori comandate da Amurat (Murad) Dragut (figlio dell'omonimo Dragut Viceré di Algeri e Signore di Tripoli che era stato uno dei più tristemente noti pirati barbareschi)".
LIMES - Rivista di Geopolitica
Nel 1571 turchi e cristiani ingaggiano la battaglia navale assurta a emblema dello scontro tra Oriente e Occidente. Le cronache narrano di astuzie tattiche e gesta eroiche. Secoli di storiografia ‘politica’ e di rievocazioni popolari hanno creato miti distorti. Che è ora di sfatare.
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Sono 441 anni che la memoria di Lepanto ci ossessiona.
L’eco della remota battaglia navale combattuta quel lontano 7 ottobre (una domenica), anno di grazia 1571, tra l’armata multinazionale cristiana della Lega Santa al comando di don Giovanni d’Austria e la flotta ottomana del kapudan pasa Müezzinzâde Ali, con un complesso di 499 navi, 2.565 cannoni e ben 172 mila uomini ¹, non cessa ancora di porci interrogativi.
A cominciare dal fatto che l’epica battaglia di Lepanto con Lepanto c’entra ben poco, in quanto si svolse all’imboccatura del Golfo di Patrasso, a mezzogiorno della congiungente Punta Scrofa-Isola di Oxia, cioè a quaranta miglia dalla base turca di Lepanto ², dove l’armata di don Giovanni non sarebbe di fatto mai arrivata.
Nella grande battaglia navale combatte e muore ³ la migliore gioventù europea del tempo; se...
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Sui numeri di Lepanto gli storici antichi e moderni non sono mai stati d’accordo. Stando alle fonti documentarie più sicure, si arriva alle cifre di seguito riportate (tra parentesi le variazioni più significative). Per la flotta cristiana, 6 galeazze, 208 (207 o 209) galee, 28 mila soldati, 56.420 marinai e remieri, 1.815 pezzi di artiglieria. Per quella ottomana, 225 (222, 282, 290) galee, 60 galeotte, 34 mila soldati, 54 mila marinai e remieri, 750 pezzi di artiglieria.
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Per l’esattezza a 36,6 miglia nel Golfo di Corinto, al di là dello stretto chiamato all’epoca «dei piccoli Dardanelli», dove la flotta della Serenissima si sarebbe spinta solo un secolo dopo, durante la guerra di Morea, con le campagne militari di Francesco Morosini «il Peloponnesiaco». Il genovese Marcantonio Montefiore, correttamente, aveva intitolato la sua opera De pugna navali cursolaria Commentarii,al pari di relazioni anonime redatte all’indomani dei fatti che parlavano tout courtdi Giornata delle scorciolare. Ma tale denominazione non era destinata ad affermarsi, sia perché ritenuta troppo riduttiva per cotanto evento, sia perché sembrava ammiccare troppo a quella battaglia di Curzola/ Curzolari del 1298 in cui i veneziani erano stati solennemente battuti dal genovese Lamba Doria. Tanto che qualche altra relazione a stampa del tempo aveva cominciato a parlare di «vittoria a quaranta miglia sopra Lepanto», ovvero «iuxta Sinum Corinthiacum» ,nei pressi cioè del Golfo di Corinto (cioè di Lepanto, come allora anche si chiamava), o ancora a Lepanto «haud procul hinc», non lontano di qui, come dice Bernardino Di Leo nel suo De bello turcico . L’entusiastica esclamazione attribuita a Pio V («Suonate le campane, a Lepanto abbiamo vinto») ebbe probabilmente peso determinante.
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L’armata cristiana alla fine della giornata conterà 7.650 caduti (di cui 4.836 veneziani) e 7.800 feriti (e solo 14 galee perse), mentre quella turca, oltre a 25 galee distrutte, 170 galee e 20 galeotte catturate dai cristiani, arriverà a contare, tra morti, dispersi e feriti, 20/25 mila (Gargiulo), 25 mila (Beeching), 30 mila (Iachino), o 35 mila (Capponi) perdite. Cfr. H. INALCIK , «Lepanto in the Ottoman Documents», in G. BENZONI (a cura di), Il Mediterraneo nella seconda metà del ’500 alla luce diLepanto, Firenze 1974, Olschki, pp. 185-192.
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Che nella battaglia si comportò eroicamente, riportando due ferite d’archibugio al petto e alla mano sinistra. Quando don Giovanni, nel congratularsi con lui a fine battaglia, gli chiese di porgergli la mano, Cervantes gli porse la mano sinistra, maciullata e bendata, dicendo: «Altezza, questa gliel’ho già data!».
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Cioè Corfù, Igoumenitsa, Cefalonia e quindi, entrando nel Golfo di Patrasso, costeggia l’estremità meridionale dell’isola di Oxia, l’unica delle antiche Curzolari (Echinadi) che non sia stata cancellata dalle sabbie del fiume Acheloo (Aspropotamo), come ce la descrive N. CAPPONI, Lepanto 1571. La Lega Santa contro l’impero ottomano, Milano 2008, il Saggiatore, pp. 267-268.
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Le galeazze si distinguono dalle galee ordinarie per dimensioni, alberatura, numero di remi e altezza delle murate (che rendono più difficile l’abbordaggio) e, soprattutto, per la possibilità di disporre le artiglierie (più numerose e di maggior calibro) non solo nelle «rembate» di prora, ma in veri e propri castelli di poppa e di prua. L’handicap era costituito dalla scarsa manovrabilità.
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La flotta della Lega Santa era formata, da sinistra, dalla squadra gialla (al comando di Agostino Barbarigo, con 53 galee), azzurra (don Juan, 61), verde (Doria, 53), con una riserva costituita dalla squadra bianca (Alvaro de Bazan, marchese di Santa Cruz, 38). Quella ottomana, da destra, era al comando di Mehmet Shauruk (con 55 galee), quindi il kapudan pas˛aAli (90) e infine Uluç Ali (rinnegato calabrese conosciuto come Ucciallì «il Tignoso», 90); retrogradia Amurat Dragut (10 galee e 60 legni minori).
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La galee avevano l’artiglieria principale disposta a prua, in linea di chiglia, sicché per puntare l’artiglieria si doveva puntare la galea stessa contro il nemico!
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Cfr. R. GARGIULO, La battaglia di Lepanto, Pordenone 2004, Edizioni Biblioteca dell’Immagine, p. 140 e 147.
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Secondo la versione più accreditata kapudan pasha sarebbe stato ucciso da un soldato spagnolo, tal Bisogno, che spiccatagli la testa dal busto l’avrebbe portata a nuoto a don Juan. Questi avrebbe deprecato il gesto, anche se nulla impedì che, issata su una picca, la testa di Ali fosse esposta sulla poppa della Real.
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Come si esprime uno dei più severi critici del Doria, il padre domenicano A. GUGLIELMOTTI in Marc’Antonio Colonna alla battaglia di Lepanto(1862), ora in Lepanto 1571, a cura di E. Ferrante, supplemento alla Rivista Marittima, gennaio 2005, p. 62.
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Rispettivamente 11 veneziane, 2 siciliane, due sotto i vessilli pontifici (la S. Giovannie la Fiorenza), la Piemontesa del duca di Savoia e la capitana (come allora si chiamavano le navi ammiraglie) dei Cavalieri di Malta.
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I Doria erano sempre stati degli asientistasche armavano, come altri armatori genovesi (Imperiali, Grimaldi, Lomellini), galee in assetto di guerra e le noleggiavano al re di Spagna; quindi badavano bene a non esporre troppo le loro navi in combattimento. Una sonora sconfitta per l’armata collegata cristiana fu riportata nella battaglia di Prevesa, nella cui ricorrenza, il 28 settembre, si celebra ancor oggi la festa della Marina militare turca!
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Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II,Torino 1982, Einaudi, vol. 2, pp. 1181- 1184.
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Con la promozione agiografica di san Giustina, la cui festa liturgica cadeva proprio il 7 ottobre, da martire minore a santa della Vittoria e il rilancio del culto mariano di santa Maria della Vittoria e della Beata Vergine del Rosario.
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Per una rassegna critica al riguardo, a titolo esemplificativo, cfr. L. VON PASTOR , Storia dei Papi.Dalla fine del medio evo, Roma 1950, Desclée, vol. 8 (1566-1572), pp. 575-579; R. D’A NTIGA, Venezia e l’Islam. Santi e Infedeli , Limena (PD) 2010, Casadei Libri Editore, pp. 55-77 e E. F ERRANTE, «Lepanto, la Lega Navale e la memoria storica», Lega Navale , settembre-ottobre 2011.
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Nella battaglia di Prevesa, all’imboccatura del Golfo di Arta, le forze navali della Lega Santa promossa da papa Paolo III, pur superiori di numero, persero alla fine (tra affondate e catturate) ben 39 navi con 3 mila persone ridotte in schiavitù.
LE ARTIGLIERIE
Cannone Navale a Lepanto
GITTATE
Un cannone da 8 libbre aveva una gittata media di circa 504 metri, ed una massima di circa 3150 metri. La spingarda da 2 once, di solito montata su cavalletto, caricata con un'oncia di polvere otteneva una gittata media di circa 500 metri, ed una massima di circa 2204 metri.
Segnalo alcuni LINK per gli appassionati di armi navali del secolo preso in esame. Si tratta di Studi Accademici molto approfonditi che riportano numerose tabelle di artiglierie dell’epoca della Battaglia di Lepanto con tutti i dati relativi.
BOLLETTINO D‟ARCHIVIO DELL‟UFFICIO STORICO DELLA MARINA MILITARE
MARCO SANTARINI
LE ARTIGLIERIE DELLA MARINA VENETA NEL XVI SECOLO
ASPETTI STORICI E DI IMPIEGO RELATIVI ALLE ARMI IN SERVIZIO E STIMA DELLE PRINCIPALI CARATTERISTICHE TECNICHE DELLA COLUBRINA DA 50
https://www.marina.difesa.it/media-cultura/editoria/bollettino/Documents/2011/dicembre/santarini.pdf
Artiglieria Medievale: Bocche da Fuoco nel XV Secolo (I)
https://zweilawyer.com/2016/09/28/artiglieria-medievale-xv-secolo/
Schede di dettaglio
L’armamento delle torri
https://virtualarchaeology.sardegnacultura.it/index.php/it/siti-archeologici/eta-medievale/torri-costiere-di-arbatax/schede-di-dettaglio/1279-l-armamento-delle-torri
RIFLESSIONE FINALE:
di Wlodzimierz Redzioch
Ci sono delle battaglie che decidono delle sorti delle nazioni, dei continenti, del mondo. Le sorti dell’Europa, che rimase cristiana, furono decise in tre storici scontri: a Poitiers, dove nel 732 i Franchi guidati da Carlo Martello (690-741) sconfissero l’esercito musulmano; nel 1571 nel Golfo di Lepanto, dove nella battaglia navale la Lega Santa vinse contro gli Ottomani; nel 1683 a Vienna, dove il re polacco Giovanni Sobieski (1629-96) riportò una grande vittoria sui Turchi che assediavano la città. Quest’anno si celebra il 450° anniversario della battaglia di Lepanto, quindi è il momento opportuno per ricordare sia la battaglia, sia i suoi simboli: gli storici vessilli delle navi.
Chiesa S.Stefano Vessillo nave Al’ Pascià – Foto Wlodzimierz Redzioch
Per molti secoli l’Europa venne minacciata dall’Impero ottomano, che riuscì a conquistare una parte consistente del nostro continente. L’Europa non è diventata musulmana grazie, tra l’altro, a quell’epica vittoria sulla flotta del sultano che è passata alla storia come la battaglia di Lepanto, cioè la battaglia navale combattuta dalla Lega Santa nel golfo di Corinto (7 ottobre 1571). Due vessilli sono i simboli di questa storica battaglia: il vessillo della nave dell’ammiraglio pontificio Marcantonio Colonna (1535-84) e il vessillo della nave di Don Giovanni d’Austria (1547-78), comandante della flotta della Lega Santa. Il vessillo di Colonna si trova attualmente nel Museo dell’Arcidiocesi di Gaeta (venne conservato per tanto tempo nella cattedrale di quella città marinara), invece il secondo è conservato nel Museo di Santa Cruz a Toledo. Ma non tutti sanno che in Italia, a Pisa, si trova anche un altro simbolo della battaglia: lo stendardo della nave del comandante in capo ottomano, Alì Pascià (?-1571).
UNA CURIOSITA’ A NOI VICINA:
Chiesa parrocchiale di Santo Stefano D'AVETO (GE) – Santuario della Madonna di Guadalupe
Nella chiesa della vicina Santo Stefano D’Aveto viene conservata un’immagine della Madonna di Guadalupe portata nel santuario nel 1804 dalla chiesa di San Pietro in Piacenza. Il santuario conserva dal 1811 anche una tela che raffigura la Vergine donata all’edificio dal cardinale Giuseppe Maria Doria Pamphilj, segretario di Stato di papa Pio VII. Si narra che questa tela fosse sulle navi del suo antenato Andrea Doria* nel 1571, durante la Battaglia di Lepanto. Il quadro, copia dell’immagine impressa sulla tilma, gli era stato donato all’ammiraglio dal re di Spagna Filippo II. La chiesa di stile gotico toscano fu ricostruita nel 1928 in sostituzione della vecchia settecentesca di cui rimane il campanile. L’altare maggiore espone ai lati del vecchio quadro due pale dedicate a Santo Stefano ed a Santa Maria Maddalena. Le parti in legno sono state eseguite da maestri della val Gardena.
* GIOVANNI ANDREA DORIA
La battaglia di Lepanto (1571) rappresenta l'evento bellico più noto a cui abbia partecipato il Principe Giovanni Andrea Doria ma costituisce anche un punto focale della storia europea sotto molteplici aspetti (politici, militari, religiosi e tecnologici).
Il principe Giovanni Andrea Doria era il figlio di Giannettino e pronipote del GRANDE AMMIRAGLIO genovese ANDREA DORIA.
CARLO GATTI
Rapallo, 28 ottobre 2023
NAVE ITALIANA PALINURO - “Faventibus Ventis” “Con il favore dei venti”
Nave PALINURO
E’ una “nave goletta”, armata con tre alberi più l’albero di bompresso e ha come motto:
FAVENTIBUS VENTIS
“Con il favore dei venti”
Nave Palinuro nel golfo del TIGULLIO il 14 ottobre 2011
La Nave scuola Palinuro è stata varata nel 1934 in Francia presso i cantieri navali Dubigeon di Nantes, ed è entrata in servizio per la Marina militare italiana il 16 luglio 1955 con il nome di Commandant Louis Richard, ha festeggiato quest’anno 89 anni dal varo.
Descrizione generale |
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Tipo |
Veliero |
Classe |
Nave Scuola a Vela |
Identificazione |
· MMSI 247939000· A 5311 |
Cantiere |
Nantes (Francia) |
Impostazione |
1933 |
Varo |
21 marzo 1934 |
Completamento |
1934 |
Entrata in servizio |
16 luglio 1955 |
Ammodernamento |
1984 |
Caratteristiche generali |
|
Dislocamento |
1.341 |
Lunghezza |
69 m |
Larghezza |
10 m |
Pescaggio |
4,8 m |
Velocità |
8 nodi (14,82 km/h) |
Autonomia |
5.400 mn a 7,5 nodi |
Equipaggio |
6 ufficiali, 76 sottufficiali e Truppa. |
Passeggeri |
fino a 54 Allievi |
Motto |
Faventibus ventis |
voci di navi e imbarcazioni a vela presenti su Wikipedia |
STORIA
La PALINURO Costruita nei cantieri di Nantes (Francia) e varata nella primavera del 1934, con il nome Commandant Louis Richard, per una società privata, venne adibita alla pesca e al trasporto del merluzzo nei banchi di Terranova, partendo dal porto di Saint-Malo.
Nel 1951 venne acquistata dall’Italia per affiancarla all’Amerigo Vespucci nel ruolo di nave scuola, in sostituzione della Cristoforo Colombo, (sua gemella) ceduta all’Unione Sovietica in conto riparazioni danni di guerra, e della Ebe, in procinto d'essere posta in disarmo.
La nave PALINURO, dopo l'acquisto, venne avviata ai lavori di trasformazione per essere adibita a nave scuola per gli allievi sottufficiali nocchieri, motoristi e nocchieri di porto (2019) della Scuola Sottufficiali di La Maddalena.
Al termine di questi lavori, avvenuti presso il Cantiere Navale di Castellamare di Stabia e l’Arsenale di La Spezia, la nave entrò in servizio nella MMI il 16 luglio 1955, ribattezzata PALINURO in onore del mitico NOCCHIERO di Enea nell’Eneide di Virgilio.
Il motto della nave è Faventibus ventis ("Col favore dei venti"). La nave ha inoltre effettuato una sosta manutentiva presso l'Arsenale di Messina nel 1984 - 1985.
Durante la sua attività, dal 1955 in poi, la Palinuro ha toccato la maggior parte dei porti del Mediterraneo, del Mar Nero e del Nord Europa (per un totale di 160 porti differenti, molti visitati più volte) e si stima che abbia percorso più di 300 000 miglia najutiche (al 2016), pari a circa quindici volte il giro del mondo. Ha inoltre preso parte ai più prestigiosi raduni di imbarcazioni e navi d'epoca e alle regate delle cosiddette “Tall Ships”, tra le quali la "Cutty Sark", "l'Amsterdam Sail" ed il raduno delle Vele d'epoca di Imperia.
La sua base di assegnazione è La Maddalena (SS).
ALBUM FOTOGRAFICO
La PALINURO ormeggiata a La Maddalenasatellitare
La Palinuro è una “Nave Goletta”. Il termine indica che la nave è armata con tre alberi di cui quello prodiero, detto trinchetto, è armato con vele quadre, mentre gli alberi di maestra e di mezzana sono armati con vele di taglio (rande, frecce e vele di strallo). A questi alberi si aggiunge il bompresso, un quarto albero che sporge quasi orizzontalmente dall’estremità prodiera, anch’esso armato con vele di taglio (fiocchi). La superficie velica complessiva è di circa 1.000 mq., distribuiti su quindici vele. L'altezza degli alberi sul livello del mare è di 35 metri per il trinchetto, 34,5 metri per la maestra e di 30 metri per l’albero di mezzana.
Lo scafo, così come gli alberi, è in acciaio chiodato ed è suddiviso in tre ponti. Sotto il ponte principale (detto di coperta) sono ubicati i locali di vita dell’equipaggio e degli Allievi, mentre sopra sono collocate le sovrastrutture del castello prodiero e del cassero poppiero. Sul cassero, all’estrema poppa, è situata la Plancia di Comando, invece al suo interno sono ubicati gli alloggi e i locali di vita degli Ufficiali e dei Sottufficiali, la cucina e il forno.
Nave Palinuro svolge due compiti principali: offrire il supporto necessario alla formazione degli Allievi Sottufficiali e contribuire alla proiezione d’immagine della Marina Militare. Il primo obiettivo si realizza durante le campagne d’istruzione annuali, quando a bordo della nave imbarcano, in aggiunta all’equipaggio, gli Allievi della Scuola Sottufficiali di Taranto (Mariscuola Taranto). In questa occasione gli Allievi Marescialli affrontano diverse settimane di navigazione, per molti di loro si tratta della prima esperienza d’imbarco durante la quale sono sottoposti ad un intenso programma di formazione nel settore marinaresco, della sicurezza, condotta della navigazione e nell’ambito etico-militare.
Il contributo promozionale e di proiezione d’immagine della Marina Militare si manifesta principalmente durante le soste nei porti nazionali ed esteri, durante le quali la Nave testimonia verso la popolazione e le Autorità locali le più antiche tradizioni della marineria italiana.
Il motto di Nave Palinuro è “Faventibus Ventis”, “Con il favore dei venti”.
Il suo porto di assegnazione è La Maddalena. (foto satellitare sotto)
Nelle due foto sotto:
LA MADDALENA E LA BASE MILITARE USA
Quando era ubicata nella prospiciente Isola di Santo Stefano
La base USA
21 agosto 1972 – 25 gennaio 2008, due date che hanno segnato pesantemente il destino della Maddalena. La prima si riferisce all’insediamento presso l’isola di Santo Stefano della base per l’assistenza e la manutenzione dei sommergibili nucleari Usa; la seconda ricorda, a distanza di trentasei anni, il suo smantellamento e il trasferimento in altra zona del Mediterraneo. Nell’isola in pochi hanno rimpianto i marines. I maddalenini erano rimasti delusi dalla pressoché completa autonomia che gli americani si erano dati nel tempo sottraendo risorse all’economia locale. E poi c’era un’altra verità. Gli isulani hanno sempre creduto in una sola grande madre: la Marina militare italiana, con il suo arsenale, le sue caserme, le sue scuole e le centinaia di buste paga distribuite al personale dipendente.
Per Santa Maria Maddalena, arriva “Nave Palinuro”
admin19 Luglio 2023
REDAZIONE – Il Comando della Scuola Sottufficiali M.M. di La Maddalena, informa che dal 22 al 28 luglio, in occasione delle celebrazioni per Santa Maria Maddalena, la Nave Scuola Palinuro sarà nella sede della Maddalena nel pieno della Campagne d’istruzione e imbarcherà gli allievi nocchieri del corso normale marescialli di Mariscuola Taranto.
I futuri sottufficiali, con questa seconda esperienza di imbarco a bordo di una nave della Marina Militare, avranno l’opportunità di immergersi nella vita di bordo e di apprendere l’essenza del navigare su un’unità a vela, dove la coesione dell’equipaggio, la resilienza, il travaso dell’esperienza professionale, uniti all’opportunità di imparare l’arte marinaresca, costituirà un tassello fondamentale nel processo di formazione.
Dopo il porto sardo la nave goletta della Marina Militare aprirà le sue vele verso Messina, per poi proseguire verso La Valletta e terminerà l’impegno con i futuri sottufficiali nel porto di Brindisi.
Durante la sosta a La Maddalena, la Nave sarà aperta alle visite nei seguenti giorni:
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Sabato 22 luglio: dalle 16.00 alle 20.00;
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Domenica 23 luglio: dalle 16.00 alle 19.30;
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Lunedì 24, martedì 25 e mercoledì 26 luglio: dalle 16.00 alle 20.00;
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Giovedì 27 luglio: dalle 9.00 alle 12.00.
Perchè Palinuro?
Palinuro è un personaggio della mitologia romana, il mitico timoniere di Enea. Egli cade in mare di notte, tradito dal dio Sonno, mentre conduceva la flotta verso l’Italia.
Si dice che: Il nome stesso della località richiama alla mente la figura del nocchiero di Enea, Palinuro appunto, che si innamorò di una splendida fanciulla di nome Kamaratòn (da qui Camerota), inseguendone l'immagine fino in fondo alle scogliere del Capo, che da allora prese il suo nome: Capo Palinuro (nella foto sopra).
Palinuro, è protagonista di uno struggente episodio narrato da Virgilio nel V e VI libro dell'Eneide. Una leggenda di suggestione inaspettata, i cui risvolti storici, archeologici e mitologici riconducono all'omonimo Promontorio, oggi celebrata meta turistica ma in epoca greco-romana tristemente famoso per le insidie alla navigazione. La drammatica fine del giovane nocchiero assurge allora ad eterno simbolo della morte iniqua e del capriccio divino, dell'uomo sempre a rischio di improvvisi naufragi per venti ed eventi avversi e di una vita in balia delle onde di un ineluctabile fatum.
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Palinuro è menzionato nell'Utopia di Sir Thomas More come un esempio di viaggiatore distratto. Il riferimento non è del tutto corretto, giacché Palinuro coscienziosamente si rifiutò di lasciare il timone al dio Sonno apparsogli sotto mentite spoglie, sostenendo che, anche se il mare era calmo, non poteva rischiare di venir meno ai suoi doveri. Il dio era stato costretto a usare la magia per fare addormentare Palinuro.
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Palinuro è lo pseudonimo scelto da Cyril Connolly per firmare il suo libro The Unquiet Grave: a Word Cycle (La tomba inquieta: un ciclo di parole), e usato per riferirsi a lui in modo sprezzante da Alaric Jacob in Scene da un vita borghese (Scenes from a Bourgeois Life).
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Palinuro viene anche menzionato dal protagonista del racconto La Tomba (The Tomb) di Howard Phillips Lovecraft.
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Alla vicenda di Palinuro, che chiede invano di essere sepolto, fa riferimento Dante nella Divina Commedia, Purgatorio, VI, 29, quando chiede a Virgilio se abbiano senso le richieste dei suffragi da parte delle anime purganti, visto che nell'Eneide si nega la possibilità di cambiare i decreti divini attraverso le preghiere.
STORIA DELLA PRIMA PALINURO
Cantiere:
Howaldtwerke di Kiel
Impostazione: 1907
Varo: 1908
Perdita: 1943
Dislocamento:
260 t
Dimensioni:
Lunghezza: 42,5 m.
Larghezza: 9,10 m.
Immersione: 3,2 m.
Apparato motore:
1 motore a vapore a triplice espansione
Potenza: 300 cv.
1 elica
Velocità:
7 nodi (mot.) 13 (vele)
Equipaggio:
40 tra Ufficiali, Sottufficiale e Comuni, ed Allievi
Costruita a Kiel per conto del Governo Reale Croato con il nome di Vila Velebita. Vila Velebita è una montagna ricca di foreste dalle quali vennero tagliati i tronchi per la costruzione di Venezia durante la dominazione Veneta della Croazia. Venne costruito per sostituire la vecchia nave scuola Margita. Per quei tempi, era una delle prime navi dotata di illuminazione elettrica e dotata di strumenti di navigazione moderni. Fino allo scoppio della prima guerra mondiale navigò sotto bandiera Austro Ungarica per conto del Collegio Navale di Bakar nei pressi di Fiume.
Nel 1941 venne requisita dalla regia Marina ed utilizzata come Nave Scuola e rinominata Palinuro. Effettuò diverse crociere di addestramento in Adriatico. Alla data dell'armistizio, lasciò il porto di Trieste per recarsi a Brindisi, ma rimasta senza carburante, veleggiò fino ad Ortona dove venne catturata dai tedeschi e fatta saltare poco tempo dopo.
ALBUM FOTOGRAFICO
INTERNI ED ESTERNI
NAVE PALINURO
Capitano di fregata Marco Filzi
Cabina di pilotaggio della Palinuro
Bussola Magnetica e Telegrafo di Macchina
Osteriggio di Macchina
Al centro - LA PAZIENZA con le cime
FAVENTIBUS VENTIS
“Con il favore dei venti”
Motto della Nave e campana di bordo
La vecchia ancora della Palinuro
Sulle navi a vele quadre la cavigliera è presente ai piedi degli alberi, sulle coffe e presso le impavesate. Generalmente è però chiamato pazienza.
Caviglie e Cime della PAZIENZA
Bitte in coperta
Scala Reale
Polena della nave Palinuro con la forma dell’omonimo nocchiero di Enea
Coffa
Carlo GATTI
Rapallo, 26 Settembre 2023
INCROCIATORE AURORA - SAN PIETROBURGO -RUSSIA
UNA NAVE FAMOSA
Incrociatore AURORA
SAN PIETROBURGO-RUSSIA
SAN PIETROBURGO
5.500.000 Abitanti
Pianta del Centro Città
Le due frecce rosse indicano rispettivamente:
l’Incrociatore AURORA (alto a destra)
L’HERMITAGE MUSEUM (centro cartina)
Da cui parte la celebre Prospettiva Nevskij
San Pietroburgo fu fondata da Pietro il Grande nel 1703 con l'obiettivo di creare una città portuale e commerciale che fosse in grado di aprire la Russia all'Europa. La costruzione iniziò sulla foce del fiume Neva, in un territorio che in precedenza era controllato dalla Svezia.
Pietro Alekseevič Romanov
Detto
PIETRO IL GRANDE
(Mosca 9 giugno 1672- San Pietroburgo 8 febbraio 1725)
Fu il fondatore della città di San Pietroburgo
San Pietroburgo, la “seconda capitale” della Russia, è una città mutevole, camaleontica che, nel corso della sua storia, ha cambiato tre volte il nome:
- nel 1914 San Pietroburgo diventa Pietrogrado;
- Leningrado durante il regime comunista;
- San Pietroburgo con la caduta del Muro di Berlino.
San Pietroburgo fu fondata nel 1703 sotto il regno di Pietro I il Grande, con l'obiettivo di creare una città che facesse da "ponte" tra Russia ed Europa, un luogo che avrebbe avuto una grande forza politica ed economica.
Pietro I detto il Grande la ideò come sua nuova capitale e costruì il primo complesso di quello che sarebbe poi divenuto il Palazzo d'Inverno che oggi possiamo ammirare. E’ stato zar e, dal 1721, primo imperatore di Russia. Il suo regno ebbe inizio nel 1682, in co-reggenza con Ivan V, malato sia mentalmente sia fisicamente e pertanto impossibilitato a regnare. Alla morte di quest'ultimo, avvenuta nel 1696, Pietro fu sovrano assoluto fino al 1724, anno a partire dal quale la moglie Caterina I lo affiancò in questo compito.
Considerato un eroe nazionale russo, compare sulle banconote da 500 rubli e francobolli; gli sono dedicati monumenti e opere letterarie. Era alto circa due metri, anche se aveva piedi e testa sproporzionati in confronto alla notevole statura; probabilmente a causa dell'altezza, soffriva di attacchi di “piccolo male”, una particolare forma di epilessia.
Durante il suo regno venne considerato dai suoi contemporanei come il tipico rappresentante del sovrano illuminato, e come Imperatore operò sotto la direzione dei principi del giurisdizionalismo. Tuttavia come autocrate, fu molto severo nelle dure repressioni delle rivolte, compreso il complotto a cui prese parte suo figlio Alessio.
Costituzione della flotta russa
Non appena celebrato il trionfo di Mosca, Pietro riunì a Preobraženskoe il consiglio dei boiari e annunciò la sua intenzione di colonizzare Azov e Taganrog e di costruire una flotta navale: Trentamila famiglie di contadini e tremila strelizzi furono inviati ad Azov come colonizzatori militari mentre ventimila ucraini furono inviati a Taganrog a costruire il porto.
Il 20 ottobre 1696 un decreto approvò la costituzione della Marina Russa; gli oneri per la costruzione delle nuove navi, che sarebbero state approntate entro diciotto mesi nei cantieri di Voronež, furono suddivisi tra i mercanti, la chiesa e i proprietari terrieri: lo Stato avrebbe costruito per proprio contro dieci navi; ogni latifondista ne avrebbe costruita una; così come una ne doveva costruire ogni grande monastero.
Nonostante da tutta Europa giungessero carpentieri navali, per costruire la flotta che Pietro aveva in mente ci sarebbe stato bisogno di molti più tecnici. Altro problema si sarebbe presentato allorquando la flotta fosse stata varata, poiché almeno alcuni ufficiali dovevano essere russi. Il 22 novembre Pietro dichiarò che avrebbe mandato più di cinquanta russi, in gran parte giovani rampolli delle famiglie più nobili, in Europa a studiare nautica e ingegneria navale. Negli anni che seguirono, decine e decine di altri giovani russi vennero inviati all'estero per l'addestramento nautico; le conoscenze che portarono con sé al loro rimpatrio concorsero a trasformare la Russia.
Pietro il Grande attrasse molti artisti, architetti e ingegneri stranieri per contribuire alla costruzione di San Pietroburgo. Gli italiani, con la loro esperienza nell'architettura barocca e nelle arti, ebbero un ruolo significativo nella creazione dell'aspetto e dell'atmosfera della città. Architetti come Domenico Trezzini e Bartolomeo Rastrelli, entrambi di origine italiana, hanno progettato molti dei famosi edifici barocchi di San Pietroburgo uno dei quali è il famoso:
PALAZZO D’INVERNO
HERMITAGE
L'HERMITAGE è uno dei musei d'arte più famosi al mondo. E' uno dei luoghi culturali più importanti di San Pietroburgo e attira milioni di visitatori ogni anno.
l'Hermitage, in quanto uno dei musei più importanti e iconici al mondo, è sicuramente un luogo da non perdere se intendete visitare San Pietroburgo. La sua vasta collezione di opere d'arte, la bellezza architettonica dei palazzi e la storia che circonda il museo lo rendono un'esperienza culturale straordinaria.
Mi è stato detto da una guida del museo che per visitare l'HERMITAGE in modo completo occorrerebbe un anno intero. Gli orari di apertura e i costi dei biglietti possono variare, quindi è consigliabile consultare il sito ufficiale dell'Hermitage per ottenere le informazioni più aggiornate prima della visita.
L'architettura stessa del Palazzo d'Inverno è un'attrazione. Le sontuose sale e gli ambienti lussuosi riflettono lo stile e la grandiosità degli zar russi.
L'Hermitage è ospitato nell'edificio dell'Palazzo d'Inverno, che fu costruito nel XVIII secolo per essere la residenza invernale degli zar russi. Nel corso degli anni, l'edificio è stato notevolmente ampliato e arricchito, diventando uno dei complessi museali più grandi al mondo.
L'Hermitage è composto da diversi edifici che ospitano una straordinaria collezione di opere d'arte che spazia dall'antichità all'arte contemporanea. Tra le sue collezioni più celebri ci sono dipinti di artisti rinomati come Leonardo da Vinci, Rembrandt, Michelangelo, Rubens, e molti altri. Oltre ai dipinti, il museo ospita anche una vasta raccolta di sculture, oggetti d'arte decorativa, manufatti storici e reperti archeologici.
L’Hermitage è suddiviso in diverse sezioni tematiche e gallerie, quindi è utile avere un'idea di ciò che si desidera vedere: ci sono le sale dell'arte italiana, le collezioni d'arte europea e russa, e la collezione di opere d'arte dell'Estremo Oriente.
L'Hermitage dell'Amiralteysky è un esempio di architettura monumentale e storica.
Dal 1732 al 1917 IL PALAZZO D’INVERNO fu la residenza ufficiale degli Zar di Russia. Venne costruito con continui lavori dal 1730 al 1837.
Durante la Rivoluzione Russa del 1917 Il palazzo divenne uno dei simboli più importanti dell'oppressione del regime assolutistico zarista. Il palazzo venne costruito con una struttura monumentale per rappresentare la bellezza dell’arte connessa all’enorme potere che aveva l’Impero russo. Da questo palazzo lo Zar, autocrate di tutte le Russie, governava quasi 22.400.000 chilometri quadrati di territorio (circa un sesto delle terre emerse al mondo), con un totale di 176.400.000 abitanti.
L'attuale palazzo venne disegnato da diversi architetti, ma è un vanto per l’Italia che l’artefice più importante di tutti sia stato Bartolomeo Rastrelli, che inaugurò il termine di Barocco elisabettiano per i lavori che svolse proprio qui per conto della zarina Elisabetta di Russia. Il palazzo ha la forma di un rettangolo bianco e verde e si è calcolato che esso dispone di 1.786 porte, 1.945 finestre, 1.500 stanze e 117 armadi. La ricostruzione del 1837 lasciò gli esterni illesi, ma gran parte degli interni vennero ridisegnati con varietà di gusti e stili, lasciando che però a prevalere fosse un recupero di stile Rococò, seguendo il progetto del Rastrelli.
Nel 1905, il palazzo fu teatro dei massacri della Domenica di sangue*, e da questa data la famiglia imperiale prescelse di vivere altrove ritornando al Palazzo d'Inverno solo in rare occasioni. A seguito della Rivoluzione di febbraio 1917, il palazzo divenne per un breve periodo sede del “governo provvisorio russo”, retto da Aleksandr Kerenskij. Successivamente, il palazzo venne occupato dalle guardie rosse dando il via alla nascita del potere sovietico. Da quando in seguito fu restaurato il palazzo è parte del complesso di costruzioni che costituiscono il MUSEO DELL’HERMITAGE.
Da East Jornal
STORIA: La domenica di sangue del 1905
Stefano Cacciotti 9 Gennaio 2020
Il 22 gennaio del 1905 (9 gennaio del calendario giuliano) si consumava a San Pietroburgo uno dei tanti scempi dell’autocrazia zarista ai danni dei lavoratori russi. Un massacroperpetrato contro manifestanti disarmati e pacifici il cui obbiettivo era incontrare lo zar Nicola II.
Chiedevano più giustizia sociale, diritti sindacali e libertà politiche. Lo zar rispose con la violenza militare dell’esercito e della guardia imperiale.
L’eccidio del 9 gennaio darà il via alla prima Rivoluzione russa (1905 – 1907), che porterà la dinastia dei Romanov sull’orlo del baratro causando una profonda frattura tra le masse e Nicola II. Una frattura mai risanata dalla quale matureranno i frutti della Rivoluzione d’ottobre del 1917.
Andando alla ricerca delle cause che furono alla radice del declino imperiale dell’epoca ci si imbatte nella crisi industriale (1901 – 1903) e nella disastrosa guerra persa contro il Giappone (1904 – 1905). Tuttavia, un ruolo cruciale lo giocò la totale incapacità, da parte dello zar come della nobiltà e delle classi benestanti, di comprendere il profondo disagio esistenziale e materiale che la maggioranza del popolo russo viveva sulla propria pelle.
L’INCROCIATORE AURORA
L'incrociatore Aurora è una famosa nave da guerra russa che ha giocato un ruolo significativo nella storia del paese. È situato a breve distanza dall’Hermitage ed è diventato un'icona storica dopo gli eventi della Rivoluzione d'Ottobre del 1917.
Storia: L'incrociatore Aurora è stato varato nel 1900 ed è stato attivo durante la prima guerra mondiale. Tuttavia, è noto principalmente per il ruolo che ha giocato nella Rivoluzione d'Ottobre del 1917. Il colpo di cannone sparato dall'Aurora il 25 ottobre 1917 ha segnato l'inizio dell'assalto al Palazzo d'Inverno e l'avvio della presa del potere da parte dei bolscevichi.
Museo: Oggi, l'incrociatore Aurora è ormeggiato sul fiume Neva ed è diventato un Museo Navale. Con il nostro gruppo (visita guidata) abbiamo visitato l'interno della nave e scoperto la sua storia attraverso mostre, oggetti marinari e materiali storici con installazioni interattive.
Inoltre abbiamo visitato diverse strutture dell'incrociatore: i ponti, le cabine degli ufficiali, alloggi vari, depositi munizioni e molto altro ancora. Molti reperti sono ovviamente dedicati al racconto del ruolo che ebbe l'Aurora durante la Rivoluzione d'Ottobre.
Colpo di cannone: Uno dei momenti più emozionanti durante la visita è l'esperienza del "colpo di cannone". Ogni giorno, a mezzogiorno, un colpo di cannone viene sparato dalla nave, come parte della tradizione. Questo è un evento che attira spesso l'attenzione dei visitatori.
ALBUM FOTOGRAFICO
Ogni nave ha un’anima soprattutto per gli equipaggi che l’hanno navigata, ma l’AURORA è una nave speciale perché la sua storia rappresenta l’anima di tutti i Russi di terra e di mare.
L'incrociatore protetto russo "Aurora" costruito nei cantieri navali di San Pietroburgo e varato l'11 maggio 1900, fu così battezzato in onore della fregata “Aurora” che difese la città di Petropavlovsk-Kamčatskij durante la guerra di Crimea.
La seconda AURORA partecipò alle guerre navali d'inizio '900, ma è noto per il suo simbolico colpo di cannone durante la Rivoluzione d'ottobre nel 1917, con il quale si diede il segnale per la conquista del Palazzo d'inverno. Rimase attivo anche durante la seconda guerra mondiale, durante la quale fu danneggiato. Attualmente è un Museo Galleggiante ed è possibile vederlo, attraccato sulla Neva e visitarlo assieme ad una guida.
NOTA STORICA IMPORTANTE
DA SAN PIETROBURGO AL TERREMOTO DI MESSINA
Ore 5,21 del 28 dicembre 1908 un grande boato sconvolse lo stretto di Messina. La terra tremò con un movimento sussultorio seguito da uno ondulatorio. L’intensità del terremoto che si abbatté sulla costa siciliana e calabrese fu di 11 gradi della scala Mercalli (su 12 previsti). Sulla costa il mare prima si ritirò e poi onde alte circa 10 metri trascinarono in acqua uomini e cose. La Scossa durò 37 interminabili secondi; dopo, prima il silenzio della morte e a seguire i lamenti dei feriti e dei sepolti vivi. Gli equipaggi delle navi presenti in porto scesero a terra e parteciparono attivamente ai soccorsi.
Sul numero dei morti non c’è mai stato una stima precisa. Alcune fonti riportano che siano morte in totale 160.000 persone di cui circa 80.000 a Messina (su 140.000 abitanti) e 15.000 a Reggio Calabria (su 45.000 abitanti). Nel 1998, in occasione del 90° anniversario dell’evento, il giornale “La Sicilia”, ha rivalutato sensibilmente la predetta stima incrementando il numero delle vittime a 200.000 per la provincia di Messina e in 180.000 per la provincia di Reggio Calabria.
Messina fu quasi interamente distrutta il 90% delle abitazioni crollarono. Nei giorni successivi la terra continuò a tremare e si contarono altre 138 scosse dopo la prima.
Fu uno dei disastri naturali più devastanti nella storia italiana. Ha causato la morte di migliaia di persone e ha distrutto molte città e insediamenti lungo la costa dello Stretto di Messina. La notizia del terremoto e delle sue conseguenze ha raggiunto l'Impero Russo e l'equipaggio dell'incrociatore Aurora, che si trovava nel porto di Odessa.
In risposta alla tragedia, l'equipaggio dell'Aurora espresse un gesto di solidarietà inviando un telegramma al re d'Italia e al governo italiano offrendo aiuto e supporto. L'equipaggio ha anche raccolto donazioni per le vittime del terremoto, dimostrando così il loro sostegno e la loro solidarietà nei confronti del popolo italiano colpito dalla catastrofe.
Questa azione ha avuto un impatto significativo nelle relazioni tra l'Impero Russo e l'Italia dimostrando che, anche in un momento di crisi e disastri, i legami umani e di solidarietà potevano superare le divisioni politiche ed ideologiche.
Questo gesto di aiuto e sostegno da parte dell'equipaggio dell'incrociatore Aurora contribuì a rafforzare i rapporti tra i due paesi e a creare un sentimento di amicizia e cooperazione reciproca.
L'incrociatore Aurora rimase in servizio nella flotta russa e non fu coinvolto nelle operazioni di soccorso o assistenza a seguito del terremoto di Messina. Pertanto, non ci furono azioni concrete dell'Aurora legate a quel disastro naturale.
Tuttavia, Nel 1910 l’Aurora fece scalo a Messina, in Sicilia, per ricevere una medaglia in onore di quei marinai russi che aiutarono le popolazioni del Sud Italia colpite dal terribile terremoto del 1908.
Numerosissime scosse di assestamento si ripeterono nelle giornate successive e fin quasi alla fine del mese di marzo 1909. Ma già all’alba del 29, la rada di Messina cominciò ad affollarsi.
Una squadra navale russa alla fonda nella rada di Augusta si fece rotta a tutta forza verso la città distrutta con le navi: Makaroff, Guilak, Korietz, Bogatir, Slava e Cesarevic. Subito dopo fecero la loro comparsa le navi da guerra inglesi Sutley, Minerva, Lancaster, Exmouth, Duncan, e Euryalus. Il comandante russo ammiraglio Ponomareff fece approntare i primi soccorsi prestando anche opera di ordine pubblico, salvando con i suoi marinai 1300 persone intrappolate sotto le macerie delle abitazioni crollate, e facendo fucilare gli sciacalli.
Il terremoto e le successive azioni di aiuto contribuirono a migliorare le relazioni tra l'Impero Russo (successivamente l'Unione Sovietica) e l'Italia.
Rapporti bilaterli tra l'Impero Russo e l'Italia che ebbero un rafforzamento anche grazie a eventi politici e diplomatici successivi al terremoto.
Un importante punto di svolta nelle relazioni fu la firma del Trattato di Rapallo nel 1922 tra l'Unione Sovietica e il Regno d'Italia che sancì la normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra i due paesi e contribuì a rafforzare i legami bilaterali.
LE NAVI CHE STRANIERE CHE PARTECIPARONO ALLE OPERAZIONI DI SALVATAGGIO DELLE POPOLAZIONI COLPITE DAL TERREMOTO.
NAVI RUSSE
Avuta notizia del disastro il 28 dicembre, le navi russe Cesarevich, Slava e Makaroff, che si trovavano alla fonda ad Augusta, partirono per Messina giungendovi verso le ore 7,30 del 29. Come già descritto, a meno del Makaroff che pilotato dall’ Ufficiale in 2° della Spica si ormeggiò alla banchina, le altre unità rimasero alla fonda fuori del porto.
La metà degli equipaggi sbarcò immediatamente, adoperandosi nelle opere di salvataggio e di assistenza. La stessa sera il Makaroff partì per Napoli trasportando 400 feriti. Altri feriti furono ricoverati sullo Slava.
Il 30 mattina giunsero da Palermo le cannoniere Corietz e Giliack, che assieme allo Slava ed al Cesarevich partirono la stessa sera cariche di feriti. Il Makaroff, ritornato da Napoli, imbarcava altri 200 feriti e circa 400 profughi, che il 2 gennaio ritrasportava a Napoli.
Il 4 gennaio le navi russe lasciarono l’Italia, lasciando nei messinesi un importante ricordo, non solo per le attività di soccorso ma anche per quelle di sicurezza svolte per impedire azioni di sciacallaggio.
NAVI FRANCESI
La Divisione navale francese al Comando dell’Ammiraglio Le Pord, composta delle navi Justice, Verité e dai caccia torpediniere Fanfare e Carquois, partirono da Tolone il 30 dicembre e giunsero il 1° gennaio a Messina, dove era già arrivato il giorno precedente il Cacciatorpediniere Dunois, su urgente disposizione del Governatore francese della Tunisia.
Presi accordi con il Ministro della Marina italiana furono inviati tre Cacciatorpediniere sulla costa calabra, a sud di Reggio e le navi Justice e Verité fra Messina e Torre del Faro.
Furono distribuiti viveri, materiali sanitari, coperte e tende. I medici prestarono la loro opera ai feriti sia a terra che a bordo del Cacciatorpediniere e le imbarcazioni delle navi eseguivano il trasbordo dei feriti e profughi da Reggio e da Messina. La loro opera finì il 6 gennaio 1909.
NAVI GERMANICHE
I primi stranieri che furono impiegati nei soccorsi a Messina furono i tedeschi del piroscafo “Salvador” già in sosta in porto. La prima unità militare tedesca che giunse a Messina il 31 dicembre fu nave Heria, che consegnò ingenti quantità di viveri al piroscafo Stura (impiegato come deposito) ed imbarcò circa 300 tra feriti e profughi, trasbordandoli in parte sul piroscafo Bremen ed altri, fra cui 114 feriti gravi, furono portati a Napoli.
Il 2 gennaio l’Heria ripartiva giungendo il mattino del 3 gennaio a Messina, insieme alla nave tedesca Victoria Louise. I viveri trasportati dalla Victoria Louise furono distribuiti ai paesi di Ganzirri, Sant’Agata e Torre di Faro e furono curati numerosi feriti di tali località.
Le navi tedesche partirono da Messina per la Germania il giorno 5 gennaio effettuando una breve sosta a Palermo dove la Victoria Louise sbarcò materiale sanitario per l’Ospedale internazionale e sei baracche donate dal loro Imperatore.
NAVI DANESI
Le navi danesi Heymdal e Thor, provenienti dal Pireo, giunsero a Messina il 5 gennaio. Sulla nave Heymdal era imbarcato S.A.R. il Principe Axel. Questa unità, su richiesta del Comandante della Divisione volante, prestò la sua opera di soccorso sulla costa calabra, ove distribuì viveri e coperte. La nave Thor, invece, fu impiegata a Taormina. Le navi danesi lasciarono l’Italia l’8 gennaio.
NAVI AMERICANE
Gli Stati Uniti d’America inviarono sulle coste calabro-sicule le navi Culgoa, Connecticut, Yankton ed il trasporto Celtic.
Il Culgoa rimase in area dall’8 al 15 gennaio e distribuì notevoli quantità di provviste e medicinali. Con il piroscafo Bayern, della Croce Rossa Americana, consegnò viveri e medicinali a Reggio Calabria e poi a Catona, Ganzirri, Cannitello e Scilla.
Altri viveri e materiali furono sbarcati dalle navi:
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Connecticut ed Illinois, giunte a Messina rispettivamente il 9 ed il 14 gennaio e subito ripartite;
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Yankton in sosta dal 9 al 14 gennaio;
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Celtic dal 21 gennaio al 1° febbraio.
Il Comando del trasporto Celtic, d’accordo con le Autorità italiane, sbarco il suo ingente carico:
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nei porti di Napoli, Palermo, Milazzo, Catania, Siracusa, ormeggiandosi in predetti porti;
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nelle località di Bagnara, Gioia Tauro, Scilla, Cannitello, Pellaro, Melito, Lazzaro, tramite rimorchiatori noleggiati per l’occasione;
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nelle località di Pace, Ganzirri, Villa San Giovanni, Catona ed Archi tramite le torpediniere della Marina Italiana;
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a Reggio Calabria tramite il rimorchiatore Maddalena, della Regia Marina Italiana;
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a Giardini e Catona con il concorso di agenzie private.
Infine, gli equipaggi delle navi americane della Squadra dell’Atlantico raccolsero 16.000 lire che diedero al Ministero della Marina per l’assistenza alle famiglie dei militari della Regia Marina colpite dal disastro.
NAVE PORTOGHESE
La nave da guerra portoghese Vasco de Gama sostò a Messina dal 16 al 20 gennaio consegnò viveri ed indumenti al Comando Superiore della Piazza.
NAVE GRECA
La nave da guerra greca Sfacteria arrivò a Catania il 6 gennaio e sbarcò, consegnandoli direttamente a quel municipio i soccorsi inviati dal governo greco. Successivamente sostò a Messina dal 21 al 23 dello stesso mese.
NAVE SPAGNOLA
La nave da guerra spagnola Princesa de Asturia giunse a Milazzo il 17 gennaio e consegnò tende e viveri al Generale Comandante di quella zona. Sostava successivamente dal 24 al 26 a Messina.
CONCLUSIONE:
Sul sito di MARE NOSTRUM RAPALLO ci capita spesso “d’imbarcare” su navi che hanno lasciato sulla loro scia importanti pezzi di storia del loro Paese. Nel caso dell’incrociatore AURORA che abbiamo messo al centro di questa ricerca, mi ha colpito il suo aspetto simbolico di continuità nel tempo che sopravvive nel cuore del popolo russo anche quando la sua travagliata storia ha disegnato radicali cambiamenti istituzionali. L’AURORA ha quindi un alone di mistero intorno a sé? Non lo so! Forse il suo stesso nome nasconde un messaggio di eterna speranza: che il nuovo giorno porti luce e saggezza.
Nella mitologia romana, Aurora (“aurum-oro) era la dea che si rinnovava ogni giorno all'alba e volava attraverso il cielo, annunciando l'arrivo della mattina.
N.B.
Il LINK che vi riporto sotto ha il pregio di colmare i vuoti culturali che mi sono lasciato alle spalle per ragioni di spazio ...
Cosa vedere a San Pietroburgo…
https://tourism.com.de/it/cosa-vedere-a-san-pietroburgo-in-primo-luogo-foto-descrizione-mappa/
Carlo GATTI
Rapallo, 6 Settembre 2023
27 APRILE 1846 - LA PRIMA NAVE DA CROCIERA ATTRACCA A RAPALLO - S/S LALLA ROOKH
27 APRILE 1846
LA PRIMA NAVE DA CROCIERA ATTRACCA A RAPALLO
S/S LALLA ROOKH
La storia del Golfo del Tigullio, Liguria di levante, è ricca di avvenimenti marittimi che hanno segnato la regione nel corso dei secoli, uno di questi ricorda la prima nave passeggeri che fece scalo nel Golfo del Tigullio. Era il 27 aprile del 1846 quando il famoso piroscafo britannico "Lalla Rookh" al comando del capitano William Bennet, inaugurò una stagione di crociere che dura tuttora nel nostro mare.
Il piroscafo a pale inglese Lalla Rookh, costruito nel 1839, apparteneva alla Compagnia di Navigazione Peninsular and Oriental Steam Navigation Company (P&O). Fondata nel 1837. In quegli anni la P&O era una compagnia britannica che operava nel settore del trasporto marittimo, in particolare nel trasporto passeggeri e merci tra il Regno Unito e le colonie dell'India e dell'Estremo Oriente.
Oggi continua ancora la sua attività marittima incorporata nella ben nota Compagnia: Gruppo CARNIVAL.
L'arrivo del "Lalla Rookh" suscitò grande interesse e curiosità tra gli abitanti locali, che erano abituati a vedere soltanto velieri utilizzati nel cabotaggio e imbarcazioni da pesca. La nave attraccò nel porto di Rapallo, una delle località costiere più rinomate del Golfo del Tigullio, e subito una folla di persone si radunò per ammirare con grande stupore il nuovo mezzo di trasporto.
Il "Lalla Rookh" era dotato di una grande pala a ruota la cui rotazione era azionata da una macchina a vapore che garantiva una maggiore velocità e affidabilità rispetto alle tradizionali imbarcazioni a vela del tempo rappresentando un vero e proprio simbolo dell'epoca vittoriana e del progresso tecnologico dell'Inghilterra.
Il suo arrivo segnò l'inizio di una nuova era per il Golfo del Tigullio. La navigazione passeggeri divenne sempre più popolare e numerose compagnie iniziarono ad offrire servizi regolari di trasporto tra le varie località del golfo. Ciò portò allo sviluppo del turismo nella regione, con molti visitatori che arrivavano per godere delle bellezze naturali e del clima mite della zona.
Il "Lalla Rookh" rimase operativo nel Golfo del Tigullio per diversi anni, offrendo ai passeggeri un modo comodo e veloce per raggiungere le diverse località costiere. Tuttavia, con l'avvento delle navi più moderne e veloci, come i transatlantici, la sua importanza diminuì gradualmente e alla fine fu ritirato dal servizio.
Nonostante ciò, il suo arrivo nel Golfo del Tigullio rappresentò un momento di svolta nella storia della regione. Aprì le porte al turismo d’élite e contribuì allo sviluppo economico della zona. Ancora oggi, il Golfo del Tigullio è meta turistica per molte navi da crociera di ultima generazione che gettano l’ancora in rada sbarcando sui loro Tender migliaia di turisti europei e non solo, per visitare le nostre famose località costiere, gustare i deliziosi piatti della cucina ligure, ammirare il suo affascinante patrimonio storico-artistico per rimanere infine affascinati dalle nostre tradizioni sacre e profane che si rinnovano ogni anno ed hanno come epicentro le secolari FESTE DI LUGLIO dedicate con grande DEVOZIONE alla Nostra Signora di Montallegro.
La nave passeggeri "Lalla Rookh" rimane quindi un simbolo dell'inizio di una nuova era per il Golfo del Tigullio, segnando la trasformazione di una tranquilla insenatura costiera in una vivace destinazione turistica.
UN PO’ DI STORIA...
Nata con il nome di Peninsular Steam Navigation Company nel 1837, inizialmente la società si occupava di trasporto di “posta e passeggeri” tra l’Inghilterra e la Penisola Iberica. Fu solo nel 1840 che, tramite la fusione con la Transatlantic Steam Ship Company, la compagnia espanse le proprie rotte anche in Oriente e prese il nome PENISULAR & ORIENTAL STEAM NAVIGATION COMPANY (da cui l’acronimo P&O).
Nel 1844 cominciò a operare effettuando viaggi di piacere principalmente nel Mediterraneo
Nel frattempo estese le sue destinazioni grazie anche all’acquisto di altre società di navigazione. Il settore crocieristico cominciò a essere implementato già dagli anni ‘30 del ’900 quando, a seguito della Grande Depressione Economica Mondiale e di vari disordini civili in India e Cina (mete importanti per la P&O), fu creata una “classe turistica” per attrarre più passeggeri, approfittando del fatto che erano state consegnate alla compagnia delle nuove navi da utilizzare nelle rotte da e per L’Australia.
Negli anni ‘60 e ‘70 si avviò una diversificazione delle attività aziendali e così, nel 1977, complice l’incremento dei viaggi aerei e l’ormai troppo costoso utilizzo di transatlantici di linea, venne fondata la sussidiaria P&O-Cruises, dedita solo al settore crocieristico. Nel 1999, P&O acquisì la tedesca AIDA Cruises e, un anno dopo, si scorporò nuovamente per formare una nuova società, la “P&O Princess Cruises’’, quotata nella Borsa di Londra e assolutamente indipendente dalla P&O (che continua tuttora a gestire i trasporti via traghetto e cargo). Nel 2003 si unì con la CARNIVAL CRUISE LINE nel gruppo Carnival Corporation e vennero distinti i brand Princess Cruises, P&O Cruises e P&O Cruises Australia.
La P&O Cruises continuò a visitare il Golfo Tigullio per oltre un secolo. Sopra e sotto inseriamo due belle immagini della SEA PRINCESS - riprese dall’alto in rada a Santa Margherita Ligure intorno agli Anni ‘80.
La P&O Sea Princess (1979-95: 27,760 Stazza lorda - 450 passeggeri) ex-Kungsholm (svedese) fino al 1966. Nel 1995, sempre P&O, fu rinominata Victoria consegnando il proprio nome Sea Princess alla nuova Compagnia Princess Cruises. Nel 2002, fu venduta e rinominata Mona Lisa, fino al 2010.
Una nave passeggeri della P&O di ultima generazione alla fonda nel Tigullio
CHI ERA LALLA ROOKH ?
Lalla Rookh non è una persona reale, ma il titolo di un poema epico scritto dal poeta irlandese Thomas Moore. Pubblicato per la prima volta nel 1817, il poema racconta la storia di una principessa orientale chiamata Lalla Rookh. Il nome "Lalla Rookh" significa "guancia di rosa" in persiano.
Il poema è ambientato in un'atmosfera orientaleggiante e racconta le avventure di Lalla Rookh durante il suo viaggio dalla città di Delhi alle montagne dell'Hindu Kush per incontrare il suo futuro sposo. Durante il viaggio, Lalla Rookh ascolta le storie e i racconti di vari personaggi, che sono presentati come poesie all'interno del poema principale. Queste storie includono temi di amore, avventura, politica e misticismo.
"Lalla Rookh" è un'opera poetica di notevole lunghezza, ma non arriva a 500 pagine. La sua estensione dipende dall'edizione specifica del libro e dal formato di stampa utilizzato. Tuttavia, di solito è considerato un poema relativamente breve, composto da diverse sezioni poetiche collegate tra loro. Pertanto, il poema può variare in termini di pagine a seconda dell'edizione e della formattazione utilizzate.
CONCLUSIONE
Il Tigullio non ce l'ha fatta a diventare Capitale della Cultura 2024, ha vinto Pesaro. Ricordiamo però quante persone di cultura, scrittori, attori e scienziati, lo hanno attraversato nei secoli. Un paesaggio che ha sbalordito tanti stranieri.
Come nella Riviera di Ponente, nella seconda metà dell’Ottocento, tanti scrittori europei e non solo, GRAZIE alle prime navi da crociera, cominciarono a perlustrare il Tigullio alla scoperta d’una natura selvaggia densa di echi mediterranei, dando vita a un turismo d’élite e lasciando un segno indelebile nella nostra cultura.
IN GIRO PER IL TIGULLIO CON GLI SCRITTORI
di Laura GUGLIELMI
https://www.lauraguglielmi.it/genova-e-liguria/in-giro-per-il-tigullio-con-gli-scrittori/
Carlo GATTI
Rapallo, martedì 4 luglio 2023
LE TERME ROMANE DI BATH - INGHILTERRA
LE TERME ROMANE DI BATH
Inghilterra
La prima grande invasione della Gran Bretagna ebbe inizio ad opera dell’imperatore Claudio nel 43 d.C, quando le legioni romane arrivarono sull'isola. L'occupazione durò fino al 410 d.C. e diede vita ad alcune bellissime città, lasciando dietro di sé strade, monumenti, piante e leggende. Le terre conquistate presero il nome di Britannia che divenne una provincia imperiale, governata da un Legatus Augusti pro praetore di rango consolare.
Ed ora parliamo della città di BATH (vedi carta geografica sotto). I Romani nel 75 d.C., durante il regno di Vespasiano vi costruirono delle TERME che divennero famose in tutto l’Impero Romano e lo sono state fino ai giorni nostri! Questo è il motivo per cui oggi ne parliamo! Per la verità, questa attività che i Romani esaltarono in modo davvero eccellente in Britannia, poggiava da tempo sul culto della dea Sulis, divinità celtica che i Romani identificarono, fin dal primo momento, con la dea romana Minerva, in cui onore edificarono il Tempio.
La città era collegata da un'importante strada romana denominata: Via Calleva Atrebatum-Aquae Sulis. Questa strada proveniva da Londinium (Londra) e passava per Calleva Atrebatum e Aquae Sulis.
Tra il I e il V secolo d.C. la strada costituì un importante percorso per gli spostamenti est-ovest e per la logistica militare dell'Inghilterra sudorientale. (vedi carta sotto)
Riassumendo: Bath in italiano significa bagno. Il termine bath è inteso in senso quasi letterale, perché questa città divenne un centro termale con il nome latino AQUÆ Sulis ("Le Acque di Sulis") quando i Romani costruirono le terme e un tempio nella valle del fiume Avon, anche se le sorgenti calde erano conosciute anche prima di allora.
LA DEA DELLE TERME
UN PO’ DI STORIA
Il primo santuario sul sito delle sorgenti termali fu costruito da una tribù dell’Età del Ferro, i Dobunni, che lo dedicarono a Sulis, la dea celtica delle acque sacre e della guarigione.
Con la conquista di Roma Sulis fu equiparata a Minerva, la dea romana della saggezza, delle arti e dei mestieri. Il complesso termale religioso sul sito, divenne in tal modo un centro balneare e sociale che abbiamo già visto.
IL CULTO SU COSA SI FONDAVA?
La dea Sulis-Minerva da quel momento diventò per tutti un ibrido tra la religione romana e quella celtica. Considerata la dea della giustizia, le persone che venivano derubate si recavano alle terme romane per chiedere il suo aiuto nel recupero dei beni perduti. La convinzione dei Romani era che la dea Minerva avrebbe punito il ladro e restituito i beni perduti.
Alcuni si rivolgevano alla dea, mentre altri scrivevano un biglietto che piegavano e lanciavano alla fonte, supponendo di venir preso dalla dea. La dea leggeva il biglietto ed esaudiva il loro desiderio creando un miracolo per recuperare l’oggetto rubato.
Oltre che per la giustizia, la dea era onorata anche come dea dei poteri curativi e della pace. Le persone si rivolgevano a lei per chiedere felicità, pace e buona salute per i loro familiari e i loro cari. Persone provenienti da tutto il mondo, compresi i Romani, la visitavano e la onoravano con gioielli preziosi, monete, braccialetti e pietre.
Testa di bronzo dorata della statua di Minerva Sulis proveniente dal Tempio di Bath, fu rinvenuta nel 1727 ed ora si trova presso le Terme romane di Bath.
BATH – Inghilterra – 90.000 abitanti. La città che prende il nome dai suoi bagni romani
Bath si trova nella contea del Somerset, nell'Inghilterra del Sud-Ovest. Lo scalo aereo più vicino è l'aeroporto di Bristol. In treno, Bath è raggiungibile da Bristol in circa 15 min, da Londra in circa 1 h 30 min, da Birmingham in circa 2 h.
La città portuale di Bristol è famosa per l'architettura georgiana e vittoriana, la tradizione marinaresca, i negozi di tendenza, la street art e la musica underground, è la quarta città più visitata del paese. Inoltre, la posizione strategica tra il mare e la campagna la rende una meta ideale in qualsiasi stagione dell'anno.
Bath è Patrimonio dell'Umanità Unesco dal 1987 per diversi attributi culturali, in particolare i resti romani come il Tempio e il complesso delle terme che sono tra i resti romani più famosi e importanti a Nord delle Alpi e hanno segnato l'inizio della storia di Bath come città termale.
Bath è la città più grande della contea cerimoniale di Somerset, si trova nella valle del fiume Avon. La popolazione è di circa 90.000 abitanti.
Bath - Durante l'occupazione romana della Britannia, su suggerimento dell'imperatore Claudio, vennero costruite delle strutture lignee sotterranee per evitare che l'edificio sprofondasse nel fango.
Bath Abbey (Abbazia) fu fondata nel VII secolo e divenne un centro religioso; l'edificio fu ricostruito nel XII e XVI secolo. Nel diciassettesimo secolo, le acque furono dichiarate curative e la città divenne popolare come luogo termale nell’era Giorgiana. Molte delle strade e delle piazze sono state disegnate da John Wood e nel XVIII secolo la città divenne di moda e la popolazione crebbe.
Un frammento di letteratura:
LA DONNA DI BATH
I Racconti di Canterbury - è una raccolta di 24 racconti scritti in medio inglese da Geoffrey Chaucer nel XIV secolo.
Due dei racconti sono scritti in prosa, mentre i rimanenti in versi.
Alcune storie sono contenute all'interno di una cornice narrativa, narrata da un gruppo di pellegrini durante un pellegrinaggio da Southwark a Canterbury, per visitare la tomba di san Tommaso Becket nella cattedrale di Canterbury.
Chaucer iniziò a scrivere l'opera intorno al 1836, con l'intenzione di far raccontare a ogni pellegrino quattro storie differenti: due sulla via per Canterbury e le rimanenti altre due sulla via del ritorno.
La donna di Bath è una delle due donne cantastorie dei Racconti (l'altra è la Prioressa): ha viaggiato per il mondo in pellegrinaggio (è stata a Gerusalemme, Boulogne-sur-Mer, Roma, Santiago di Compostela e a Cologne in Francia), e quello a Canterbury dunque appare come un gioco rispetto ai precedenti viaggi.
LE TERME COME LUOGO DI SOCIALITA’
Rappresentazione pittorica delle Terme di Caracalla
Le terme erano tra i principali edifici pubblici romani. Realizzate da privati in principio, divennero poi grandi opere pubbliche degli imperatori romani, tra cui Traiano, Antonino Pio, Caracalla. Proprio le terme fatte edificare da quest’ultimo sono tra le più famose e grandi di Roma, superate solo da quelle di Diocleziano (in realtà costruite da Massimiano), nei pressi dell’attuale stazione Termini e piazza della Repubblica, che ricalca l’esedra di ingresso delle terme, di grandezza spropositata. I romani usavano lavarsi ogni giorno e adoperavano le terme come luogo di ritrovo anche per concludere affari. Inizialmente non c’era divisione tra uomini e donne, che venne introdotta solo da Adriano. Il percorso era sempre il seguente: si accedeva nel frigidarium, che conteneva acqua fredda, per passare al tiepidarium (acqua tiepida) e infine al calidarium (acqua calda). Tutto il sistema di riscaldamento sotterraneo, facente uso di spropositate quantità di legna trasportate su carri lungo i viali sottoterra, era gestito da schiavi. Era considerato poco virile saltare l’abluzione con acqua fredda, cosa che faceva per esempio l’imperatore Commodo, venendo per questo ferocemente criticato.
LE TERME DI BATH
Famosa in tutto il mondo per la sua imponente architettura e i suoi resti romani, Bath è una città vivace e molto attraente con oltre 40 musei, ottimi ristoranti, negozi di qualità e teatri.
La città di Bath fu scoperta dai Romani, dove costruirono i loro insediamenti intorno alle terme che vi trovarono. Le Terme Romane e il magnifico Tempio che fa da contorno, furono costruiti intorno alla sorgente naturale di acqua calda che sgorga a 46°C e furono il centro della vita romana ad Aquae Sulis tra il I e il V secolo. I “resti” sono straordinariamente completi e comprendono sculture, monete, gioielli e la testa in bronzo della dea Sulis Minerva che abbiamo già conosciuto.
Vi mostriamo ora alcune immagini impregnate di quella atmosfera che pare immutata da millenni. Ci asteniamo dal commentarle preferendo osservarle in silenzio!
Le antiche terme romane contengono acqua di sorgente naturale che scorre ancora nel fiume Avon. Lo scopo principale delle terme era quello di permettere ai Romani di purificarsi. La maggior parte dei Romani che vivevano in città si recavano ogni giorno alle terme per questo rito. Si spalmavano la pelle di olio d’oliva e poi la strofinavano con un raschietto di metallo chiamato strigile.
Le terme erano anche un luogo di socializzazione. Gli amici s’incontravano alle terme per parlare e mangiare. A volte gli uomini tenevano riunioni d’affari o discutevano di politica.
I Romani nel 75 d.C., durante il regno di Vespasiano vi costruirono delle terme, ben presto note in tutto l’Impero Romano. La città di BATH era raggiunta da un'importante strada romana, la Via Calleva Atrebatum-Aquae Sulis di cui abbiamo pubblicato una vecchia carta.
Riportiamo dal sito principale di BATH un po’ di storia più recente.
L’ingresso del tempio romano di Bath era stato progettato per assomigliare al volto di una Gorgone. La Gorgone è il mostro che risiede negli inferi. Nella mitologia greca esistevano tre Gorgoni: Medusa, Stheno ed Euryale.
Avevano un aspetto mostruoso, con capelli simili a quelli di un serpente, ali enormi, artigli affilati e un corpo ricoperto di scaglie simili a quelle di un drago. Le persone avevano paura di guardare il volto delle Gorgoni, pensando che lo sguardo potesse ucciderle o trasformarle in pietra.
Dopo il ritiro dei Romani dalla Britannia all’inizio del V secolo, il complesso termale fu trascurato e cadde in rovina. Il maggiore Charles Davis, geometra della città, scoprì i “resti romani” delle terme nel 1878. Lo scavo fu effettuato dopo la perdita della sorgente del King’s Bath e fu necessario esplorare e testare il pavimento delle terme. I lavori di scavo durarono circa due anni e i bagni romani furono finalmente scoperti nel 1880.
Il sito fu aperto al pubblico nel 1897 e fu scavato, ampliato e conservato per tutto il XX secolo. Gli architetti John Wood il Vecchio e John Wood il Giovane, padre e figlio, hanno lavorato alla sua progettazione. Nel 2011, le Terme Romane sono state sottoposte a un massiccio intervento di riqualificazione da 5,5 milioni di sterline per renderle più accessibili e preservarle per i prossimi 100 anni.
Abbazia di Bath
Gli abitanti e i visitatori sono accolti nell’Abbazia di Bath per praticare il culto o semplicemente per ammirare la splendida architettura e le vetrate colorate. Tre chiese occupano il sito dal 757 d.C. e la versione attuale dell’abbazia è stata trasformata a metà del tardo 1800. Gli orari di apertura variano e si può prolungare la visita con l’aggiunta di un tour della torre o partecipando a una funzione.
Il tempo sembra essersi fermato qui, davanti agli angeli di pietra che sorvegliano l’Abbazia dei santi Pietro e Paolo.
Si ipotizza che le terme romane nel Regno Unito abbiano poteri curativi che aiutano a curare alcune malattie. I poteri curativi dei bagni romani furono notati dai Romani dopo che il bagno curò la lebbra di Bladud.
Bladud, figlio del re d’Inghilterra, soffriva di lebbra che non era stata curata nemmeno dopo molti tentativi. Tuttavia, il bagno nel famoso bagno romano guarì miracolosamente la sua lebbra.
La leggenda fece credere alla gente che le sorgenti termali avessero poteri curativi e che qualsiasi malattia potesse essere guarita facendovi il bagno. Il re Bladud, soddisfatto del risultato, creò la città di Bath, dove furono aperte molte piscine di sorgenti minerali naturali. L’altra ragione era la presenza della dea Sulis Minerva alle terme. Secondo l’antica tribù dei Dobunni, la dea aveva il potere di guarire.
Al re Bladud venne dedicata una statua che tuttora sovrasta la stazione termale
Plastico che riproduce il complesso delle Terme. A sinistra il Tempio cui si fa spesso riferimento
Il Calidarium (sopra) con le sue tubazioni di piombo (sotto) utilizzate dagli Antichi Romani
Un mosaico raffigurante un ippocampo
L’elaborato frontone raffigurante la testa di Gorgone
Le statue sul corridoio sopraelevato
Concludiamo con due CURIOSITA’ PER I TURISTI:
BATH - Il circo
Accanto al Royal Crescent si trova un cerchio di case a schiera chiamato The Circus, ispirato al Colosseo di Roma. Questo esempio unico di architettura georgiana fu progettato da John Wood il Vecchio. Completato da suo figlio, è visitabile gratuitamente.
BRISTOL
Come abbiamo visto la città di BATH si trova alla periferia di BRISTOL (467.099 abitanti) la quale, come tutti sanno, è una città portuale antica e molto importante sia per le tradizioni storico-navali che per lo stile dei suoi palazzi e monumenti. La domanda che sorge spontanea a tutti (credo) possa essere la seguente:
Perché a Rapallo esiste da oltre un secolo il famosissimo Hotel BRISTOL (5*) che ha quel nome inglese?
Hotel BRISTOL – Rapallo
Vista sul Golfo Tigullio
Ricavato in una dimora storica in stile Liberty costruita nel 1908, l'Hotel fu inaugurato nel 1911 e ristrutturato radicalmente nel 2006. affacciata sul promontorio di Portofino e circondata da un giardino di vegetazione mediterranea, dove lo stile moderno degli spazi e delle costruzioni si armonizza con il linguaggio architettonico del Liberty che, ancora oggi, caratterizza la facciata e tutto concorre a creare spazi e momenti di tranquillità in un paesaggio di grande bellezza.
Trovate le risposte aprendo questo LINK:
IL MISTERO DEGLI HOTEL BRISTOL
https://www.skyscrapercity.com/threads/il-mistero-degli-hotel-bristol.719416/
Dopo un breve pezzo dell’articolo, compare la voce “see more” per leggerlo tutto.
Concludo con un paio di riflessioni:
Già c’eravamo accorti, con l’articolo sul Faro di Dubris, l’unico faro romano ancora esistente nella sua forma originale, che gli Inglesi sono particolarmente affezionati alla conservazione della cultura Romana in generale. Con la visita alle Terme di Bath ne abbiamo avuto la conferma!
Per gli appassionati dell’argomento ho trovato LA LISTA DI TERME ROMANE che risalgono alla presenza dell’Impero Romano durante la sua espansione:
https://it.wikipedia.org/wiki/Lista_di_terme_romane
Da una superficiale lettura ho ricavato l’impressione che soltanto le Terme di Bath abbiano conservato l’impianto originale ove è ancora possibile immergersi anima e corpo nell’atmosfera di 2000 anni fa. Impressione, non significa certezza! Il lungo elenco di località pubblicate da Wikipedia, temo si riferisca a “ruderi” di terme romane, oppure a moderni rifacimenti strutturali di Impianti Termali su antichi siti già esistenti e sfruttati in epoca romana per la presenza di acque calde curative.
Carlo GATTI
Rapallo, 28 Giugno 2023
IN VIAGGIO CON I TONNI
IN VIAGGIO CON I TONNI
E’ vero che i FENICI cacciavano già i tonni nel primo millenio a.C.?
A questa domanda hanno risposto due archeologi dell’Università di Sassari, Piero Bartoloni, docente di Archeologia fenicio-punica, e Michele Guirguis, ricercatore, durante una conferenza archeologica dal titolo:
I Fenici lungo le vie dei tonni tra Oriente e Occidente.
Un incontro che ha percorso la storia del Mediterraneo all’alba del I millennio a.C., quando le navigazioni tra Oriente e Occidente portarono i Fenici alla frequentazione stabile delle coste del Mediterraneo centro-occidentale e della Sardegna. In quel periodo si era già a conoscenza delle abitudini migratorie dei tonni e, secondo alcuni studiosi, anche delle pratiche di pesca con le tonnare. È certo che i “maiali di mare”, * in quella fase, rappresentassero una primaria fonte di ricchezza. Inoltre, sembra che gli spostamenti della popolazione fenicia verso l’Oceano Atlantico dipendessero dalle volontà di seguire le rotte dei tonni. Dunque i Fenici e i tonni possono considerarsi dei veri “compagni di viaggio”, che oltrepassarono le Colonne di Ercole e che unirono le regioni mediterranee e atlantiche in un continuum culturale fino alle soglie dell’età romana. Bartoloni e Guirguis racconteranno gli esiti delle campagne di scavo, condotte dai primi anni 80 del secolo scorso a oggi, nel Sud Sardegna, a Sant’Antioco e Monte Sirai (Carbonia), siti archeologici dove sono state trovate diverse vertebre di tonno rosso.
* Poiché gli scarti di lavorazione sono minimi, il tonno viene anche detto “maiale di mare”.
MA FURONO I GRECI E I LATINI A LASCIARCI MAPPE E DOCUMENTAZIONI SCRITTE
Principali fonti antiche in relazione alla localizzazione geografica nel Mediterraneo
... Una delle prime spiegazioni la diede Aristotele nella sua Historia Animalium (Arist. hist. an. VIII), tesi in seguito ripresa da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis historia (Pli. nat. IX,18-19) e da molti altri. Inserendo le citazioni degli autori classici in un quadro geografico è possibile osservare come tutte siano distribuite lungo le rotte seguite dai tonni. L'ipotesi di Aristotele fu poi raccolta da tutti gli autori dell'Antichità e del Medioevo 5 ...
Le tonnare “di andata” nella costa occidentale siciliana sono: Favignana, Formica, San Cusumano, Bonagia, Scopello, Castellammare, Trabia; mentre tonnare “di ritorno” sono: Capo Passero, Siculiana, Sciacca, Capo Granitola, Santa Panagia.
LE ROTTA DEI TONNI
Il tonno entra nel Mediterraneo attraverso lo stretto di Gibilterra, tra l'inverno e la primavera, e segue le coste africane (Marocco, Algeria, Libia); in estate il tonno scompare, migra nell'Atlantico, in cerca di cibo più abbondante. Le rotte seguite sono le stesse da chissà quante migliaia di anni…
Oggi si dice che intorno al TONNO (l’oro rosso del Mediterraneo) ci sia in atto una guerra da 65 miliardi … per controllarne il mercato. Si scopre così che i contendenti si chiamano Signori delle Reti e Signori delle Gabbie. Le nazioni contendenti si chiamano Italia, Spagna e Malta, che intendono conquistare separatamente il GIAPPONE quale primo MERCATO del tonno rosso in assoluto nel mondo. Il boom mondiale del consumo di sushi e sashimi ha fatto decollare prezzi e fatturati di questo pesce: ai 40 miliardi legali si devono aggiungere almeno altri 25 miliardi del mercato illegale.
Quante tonnare ci sono in Italia?
In Italia, al momento le tonnare che hanno una licenza di pesca sono solo tre: Isola Piana a Carloforte, Capo Altano e Porto Paglia a Portoscuso, tutte in Sardegna. Ci sono poi quelle di Favignana in Sicilia, Cala Vinagra a Carloforte in Sardegna, Camogli in Liguria, senza né una licenza di pesca, né delle quote.
Dove si trova il miglior tonno al mondo?
Tonno rosso «di corsa», a Carloforte il migliore del mondo
È una pratica che risale, come abbiamo già visto, ai tempi dei fenici quella che si ripete ancora oggi nei mari della Sardegna, precisamente a Sud, sulle coste della minuscola isola di San Pietro dove si trova il comune di Carloforte, l'ultima tonnara d'Europa.
TONNO ROSSO «DI CORSA», A CARLOFORTE IL MIGLIORE DEL MONDO
500 anni di tradizione, una pesca cruenta, un animale eccezionale. Stiamo parlando del tonno rosso, soprannominato «tonno di corsa», una vera prelibatezza tipica di Carloforte, Isola di S. Pietro, località a sud ovest della Sardegna.
L’ultima tonnara d’Europa
Quella di Carloforte è l’unica tonnara attiva di tutto il Mediterraneo, dalla quale si dirige una pratica, quella della mattanza, che risulta essere uno spettacolo esclusivamente per palati forti. Nonostante il metodo cruento è una pratica che si svolge una volta l’anno, su una scala troppo limitata per mettere in pericolo la specie di tonni rossi che torna nel mediterraneo ogni anno. Proprio da questo prende il suo soprannome, «di corsa»: i tonni arrivano in grandi banchi dall’oceano Atlantico con l’obiettivo di deporre le uova nelle acque più calde del Mediterraneo.
Durante questa lunga navigazione il pesce attinge alle sue scorte di grasso, la carne diventa più magra e ricca di proteine e diventa davvero pregiata. Così il tonno rosso viene diretto, quando transita vicino a Carloforte, all’interno di diverse camere composte da reti fisse. Quando il numero di esemplari raggiunge la soglia che il rais – il capo della tonnara – reputa sufficiente, l’ingresso di questo labirinto viene chiuso e gli esemplari fatti entrare nell’ultima grande «camera» dove si compie la vera e propria mattanza.
Gli esemplari catturati in questo modo sono richiesti in tutto il mondo e in particolare sono gli chef giapponesi ad avere una passione sfrenata per questo tipo di pesce, quasi di più che per le loro varietà locali. Ogni anno alla fine di maggio si tiene a Carloforte il famoso Girotonno, una festa in concomitanza con la riapertura della tonnara, dove vengono invitate molte personalità del mondo della gastronomia a celebrare quello che in molti definirebbe come il migliore tonno del mondo. Bisogna stare comunque attenti: i carlofortini non sono gli unici appassionati di questo pesce e in Europa esistono soglie vincolanti di pesca che non possono essere superate.
Matteo Buonanno Seves
IL VIAGGIO DEI TONNI VIVI VERSO I MERCATI DEL MARE NOSTRUM
La comunità europea é favorevole al loro utilizzo, prova ne sia che questo sistema di ingabbiamento riceve finanziamenti dagli stati membri.
La pesca del tonno, secondo la legge italiana, è aperta soltanto dal 15 maggio al 14 giugno, ma la possibilità di poterli comprare sui banchi dei mercati ittici della penisola e poterli consumare tutto l’anno ci induce a porci qualche domanda.
Per capire il segreto di questo commercio in forte espansione, occorre sapere che ormai da un ventennio la domanda di TONNO cresce in modo esponenziale sui mercati nazionali ed internazionali che hanno il loro epicentro nell’Estremo Oriente.
Siamo così entrati con molta curiosità nei meccanismi principali che regolano la pesca e la vendita del tonno che, cambiate le sue regole ed anche le complesse tecniche di allevamento che precedono la fase finale del ciclo, ha allungato i suoi orizzonti via mare verso rotte e mete lucrose sempre più lontane e difficili da raggiungere a rimorchio...
A dire il vero, è stato proprio questo aspetto: il viaggio a rimorchio dei tonni all’interno di grandi gabbie ad aver catturato la nostra attenzione.
Entrando più nel dettaglio possiamo dire che le tonnare tradizionali, insieme ad altri sistemi di reti più moderne: (saccaleva o rete a circuizione), provvedono alla cattura del tonno che viene trasferito in appositi “bacini galleggianti”. L’immissione del tonno vivo in queste “prigioni” abbastanza criticate dagli ambientalisti, fa crescere il pescato sotto misura così da poterlo rivendere su richiesta del mercato, nella taglia voluta e commercialmente conveniente.
Riferendoci ora alla nuova disciplina della pesca del tonno rosso del Mediterraneo, voluta dalla CEE e supportata scientificamente dall’ICCAT, si passa ad uno degli aspetti più importanti dell’attività di conservazione in mare del tonno, vale a dire il trasferimento nelle gabbie che vedremo nel dettaglio.
L'Acronimo ICCAT si riferisce a: “International Commission for the Conservation of Atlantic Tunas”. Tale Commissione fu fondata in seguito alla Convenzione Internazionale per la Conservazione dei Tonnidi dell'Atlantico firmata a Rio de Janeiro il 14 maggio del 1969.
Il circuito ci viene spiegato meglio dagli specialisti:
“…… dell’ingabbiamento, ovvero della possibilità per le imprese singole, cooperative o loro consorzi di costruire degli allevamenti dove depositare i tonni catturati vivi nel periodo di tempo concesso. Le norme valgono essenzialmente per gli individui che sono sotto le misure prescritte: 30 chilogrammi o 115 centimetri di lunghezza. L’immissione di questo prodotto vivo nel bacino galleggiante fa crescere il pescato sotto misura così da poterlo rivendere su richiesta del mercato, nella taglia voluta e commercialmente conveniente”.
Sono gabbie lunghe 60 metri e vengono trainate da rimorchiatori potenti ma per ragioni legate alla vita stessa del tonno, la velocità di questi “strani” convogli non può superare 1 nodo all’ora.
Chi scrive ha lavorato, una decina d’anni al comando nel settore dei rimorchi portuali e d’altura, ed anche negli anni successivi, da pilota del porto di Genova, si è sempre occupato con passione dell’evoluzione tecnologica di questi mezzi molto particolari e versatili, ma solo da pensionato ha scoperto che da circa 15/20 anni vengono effettuati rimorchi di tonni vivi in gabbie speciali. Ovviamente, avendo solo informazioni di seconda mano, si affida anche in questo caso, ad un bravo giornalista: Mario Bussani che ci descrive in modo molto preciso ed efficace quanto segue:
La gabbia è costruita in materiale sintetico. Contiene mediamente al suo interno 2.000 tonni; calcolando ciascun individuo di 100 kg, abbiamo una potenzialità in peso di 200 tonnellate, con un volume disponibile per ogni capo di 56 m3 di mare.
Teoricamente si potrebbero contenere in quello stesso spazio molti più pesci, ma è un rischio elevato poiché questi ultimi, ristretti in quello stessa capacità, potrebbero ammazzarsi durante gli spostamenti con le gabbie al traino. Il diametro del bacino, come detto, è di 60 metri, mentre la rete ha le maglie di 40 centimetri di lato. L’intera struttura è trattenuta in basso da cinque zavorre o corpi morti ciascuno delle quali pesa 650 kg circa. Durante il trasporto la gabbia stessa è trainata da una cima sintetica in polietilene, lavorata a cavo torticcio, di 300 metri di lunghezza e con un diametro da 12 a 15 centimetri. Di notte è segnalata la sua posizione con delle luci particolari, anche per il traino e per il rimorchiatore: una luce bianca fissa e una lampeggiante, oltre alle normali luci di posizione per la navigazione. È inoltre munita di un deflector radar (sagoma metallica per l’individuazione del punto trasmesso sullo schermo radar) per l’avvistamento a distanza sullo schermo delle altre navi. La velocità di crociera della gabbia al rimorchio, quando è vuota, può raggiungere 3,6 miglia all’ora; quando, invece, è carica con pesce vivo non deve superare 1 miglio all’ora altrimenti i tonni potrebbero perdere dentro, nel bacino, il loro orientamento sistematico, che è permanentemente circolare, in senso destrorso, ovvero in direzione oraria. In tal caso, si scontrerebbero tra di loro ferendosi prima e uccidendosi poi, all’interno del bacino stesso con la logica conseguenza della perdita del prodotto.
Le rotte più battute sono: Trapani-Marsiglia – Trapani Malta - Sud Sardegna-Marsiglia - Sud Sardegna-Malta. I viaggi più lunghi possono durare anche un mese e più giorni perché molto dipende dalle rotte scelte e dalle condizioni meteo che s’incontrano nelle stagioni scelte per questi viaggi molto particolari.
Rimorchio Gabbie - Oceanis S.r.l.G
oceanissrl.it
https://www.oceanissrl.it › public › allegati › pr...
Rimorchio Gabbie. “CAMPAGNA DI PESCA AL TONNO ROSSO 2018”. INCONTRO RIVOLTO AI COMANDANTI E/O ARMATORI DEI. RIMORCHIATORI (TUG) IMPEGNATI NELL'ATTIVITA' DI ...11 pagine
ECCO COME APPARE UNA GABBIA IN NAVIGAZIONE
Nel mare esistono circa 50 specie di tonno, tutte più o meno accomunate dal corpo robusto e dalla forma affusolata, perfetta per nuotare velocemente. Quattro sono però le varietà più consumate: tonno rosso, alalunga, pinna gialla e tonnetto striato.
LA TONNARELLA DI CAMOGLI
A conclusione di questa ricerca riportiamo lo stralcio di un’interessante ricerca storica sulle tonnare liguri della scrittrice camogliese Mariotti Annamaria Lilla che riguardano il Tigullio.
UN PO’ DI STORIA… Le tonnare liguri
Nel 1600 alcune di queste tonnare si trovavano lungo tutta la Riviera Ligure, ma tre sole erano le più importanti e remunerative. Nella seconda metà del 1600 la prima tonnara in ordine di importanza era quella di Camogli, seguita da Monterosso e da Santa Margherita. La tonnara di Camogli ha origini antichissime, le prime notizie scritte risalgono al 1603, quella di Monterosso era già in funzione alla fine del 1500, e quella di Santa Margherita risale al 1617. Queste sono le prime notizie storiche a cui si può risalire, ma sicuramente erano tutte molto più antiche perché nel 1300 era già attiva una tonnara a Portofino Mare e ancora prima gli Abati di San Fruttuoso avevano calato una tonnara tra San Fruttuoso e Punta Chiappa, ma le forti correnti li avevano fatti desistere. Tra il 1383 e 1385 abbiamo notizia di alcuni Portofinesi multati o condannati per aver venduto o occultato del tonno. Nel 1388 Nell'inventario di Oberto Graziano, barbiere di Portofino, figura un barile di tonnina sott'olio, già una rarità a quell'epoca, in cui il tonno veniva ancora solamente salato.
Nel 1608 era già stata calata una tonnara nel golfo di Rapallo e nel 1617 viene accordato a Benedetto Costa l'appalto per la tonnara di Santa Margherita. Nel 1618 quattordici pescatori di Camogli si associano con Costa che da parte sua impiega quattro uomini, con l'impegno che il primo tonno pescato doveva essere offerto al Santuario si Santa Maria di Nozarego per un voto fatto dallo stesso Costa. Tanto valeva il tonno a quei tempi che poteva essere usato come ex-voto al posto di un qualsiasi oggetto di valore, infatti la pesca dei tonni era considerata molto lucrosa, perché in quegli anni ne venivano ancora pescati molti. Tutta l'economia delle piccole città costiere gravitava intorno a questa attività. Una parte degli utili di questa tonnara fu impiegato per il restauro di quel Santuario.
Da una ricerca di Carlo Gatti:
La tonnara di Perdas de Fogu a Sorso (sassari)
Rilevo alcune parti curiose che si riferiscono alla presenza di
alcuni liguri delle nostre parti…
…. 1769 iniziò così l’ultima fase della tonnara di Perdas de
Fogus che vide contrapposti due schieramenti: da una parte
Emanuele Vivaldi e creditori del defunto residenti nel capo
meridionale della Sardegna, e dall’altra Scajoni che aveva
acquistato i diritti di alcuni creditori liguri della tonnara. Per i
Vivaldi era in ballo il predominio nelle loro tonnare fino al
termine dei contratti nel 1785, poiché neanche alle saline
andava tutto per il verso giusto. Lì i locatari avevano rescisso
il contratto nel 1768, motivando la loro decisione con l’aspra
concorrenza di Perdas de Fogu collocata sopravvento – quindi –
raggiunta prima dai branchi dei tonni – per cui la quantità dei
pesci catturati sarebbe notevolmente diminuita, da quando
lo stabilimento di Sorso aveva ripreso l’attività.
La tonnara delle Saline passò ai mercanti:
Raimondo Belgrano di Diano e Francesco Rapallo di Cagliari,
anche lui di origini liguri ….
Conclusione:
Il mondo che gira intorno alle TONNARE ha subito un forte cambiamento nei secoli, la tecnologia ha facilitato tutte le operazioni legate alla filiera del pescato. Se un tempo i tonni venivano venduti e consumati sui mercati locali, oggi, come abbiamo visto, è il Giappone che guida e comanda il mercato mondiale delle moderne degustazioni del Sushi…Tuttavia, c’è da sottolineare che la TRADIZIONE ITALIANA in questo settore è dura a morire come rileviamo da un sito carlofortino:
“...a conservare il senso di ciò che fu per secoli è rimasta la lingua viva, e ancor oggi che le cose son cambiate, le parole, i nomi delle cose sono quelli antichi. Molto del lavoro si svolge ancora come fu nei secoli passati: quello della tonnara si rivela a tutt’oggi tra i vari modi della pesca praticati, il meno dannoso per la specie, a dispetto del suo carattere cruento. Il più sostenibile nel suo scegliere i capi da pescare, nel risparmiare gli altri. Nel suo confronto diretto con la forza del tonno, sono da sempre il rispetto dell’animale e la necessità sentita di salvaguardare il suo ambiente naturale”.
La conclusione vista da un altro punto di vista....:
RPIMEDIA
Investigative Reporting Project Italy
La mattanza invisibile
Un sommozzatore svela le reali conseguenze della pesca al tonno rosso nel Mediterraneo. Gli esemplari morti sono molti di più di quanto dichiarato, e le quote di trasferimento vengono sforate senza alcuna preoccupazione. In un settore impregnato di omertà
30 Novembre 2022
https://irpimedia.irpi.eu/mattanza-invisibile-tonno-rosso/
Nel 2015 dedicai un servizio al settore della pesca:
ALLEVAMENTO DI ORATE E BRANZINI NEL TIGULLIO
Un settore in forte crescita grazie all’iniziativa del “rapallino” Roberto CO’
https://www.marenostrumrapallo.it/aqua/
L’articolo non ha nulla a che fare con i tonni, tuttavia molta attrezzatura: reti, gabbie e mezzi nautici danno l’idea, con le dovute differenze, della stessa tecnologia impiegata nel moderno settore che abbiamo trattato.
Carlo GATTI
Rapallo, Martedì 21 Giugno 2023
LA CHIESA DI SAN MARCO AL MOLO - PORTO DI GENOVA
LA CHIESA DI SAN MARCO AL MOLO
PORTO DI GENOVA
La chiesa del Porto, costruita per tre lati sull’acqua, accoglieva i naviganti già nell’alto Medioevo
La chiesa nasce nella zona più antica del porto. La denominazione "al molo" indica proprio la sua vicinanza all'attracco delle navi nella parte più trafficata dell'epoca. Si tratta dell’unica chiesa che si trova ancora oggi murata tra le case d’abitazione all’interno della cinta portuale.
L’altra importante peculiarità fu che l'arcivescovo Ugone della Volta, tra il 1163 e il 1188, la fece costruire su richiesta del “popolo del porto” che lavorava nelle attività commerciali, nei servizi portuali e in quelle numerose Corporazioni degli artigiani navali che si occupavano delle riparazioni navali.
E’ persino superfluo rimarcare quanto questa CHIESA rappresenti al suo interno un prezioso scrigno in cui si conserva lo spirito della Genovesità/Zeneixitae mercantile che è sempre stata la fucina di grandi navigatori e armatori i cui nomi riecheggiano nel mondo dello Shipping internazionale da molti secoli.
MOLO VECCHIO nel 1760
UN PASSO INDIETRO
Il dipinto di Antonio Varni (foto sotto) rappresenta scene di vita quotidiana a Genova. Si nota la chiesa di San Marco al Molo che fa da sfondo alla vita in porto. Una chiesetta del XII secolo, nascosta nel fronte del Molo che oggi borda il parterre del Porto antico.
La foto (sotto) ritrae la chiesa di San Marco alla fine dell'800. In primo piano si nota la difesa a mare della città, costruita nel XVI secolo.
IL MOLO VECCHIO NEGLI ANNI '50 DEL NOVECENTO
IL MOLO VECCHIO OGGI
Nella foto sotto scattata da un drone, si fatica ad intravedere la chiesa di San Marco al Molo. L’edificio religioso appare soffocato da case d’abitazione. La freccia rossa poggia quasi sul suo campanile. L'immagine dà l'idea precisa della sua posizione centrale che fu nel porto medievale.
IL MOLO VECCHIO, (sotto) con i suoi magazzini in primo piano, è stato inglobato nel Porto Antico di Renzo Piano aprendosi alla città e attirando il turismo d’élite.
Passeggiando nel Porto Antico ...
L’anonima entrata della chiesa di San Marco al Molo
SAN MARCO
STORIA DELLA CHIESA DEL PORTO
La piazza prende nome dalla prospiciente chiesa dedicata a San Marco, il quale nato in Cirenaica quando Cristo aveva già compiuto la sua missione, si trasferì a Roma dove infuriava la persecuzione contro i seguaci del Nazareno. Il contatto quotidiano con San Pietro lo rese edotto sulla vita e sui fatti miracolosi del Salvatore, ed ebbe così modo di scrivere il Vangelo che da lui prese nome. Dopo il martirio di San Pietro, Marco lasciò Roma ed andò ad Aquileia dove fu il primo vescovo; trasferitosi in Egitto fondò in Alessandria la prima chiesa, quando preso dagli eretici fu sottoposto al martirio al quale seguì la morte. Fin dall’VIII secolo il corpo di San Marco fu conservato nella chiesa episcopale da lui fondata, ma nell’anno 815 fu trafugato e portato a Venezia dai nobili veneziani Buono Tribuno e Rustico di Torcello. Da quel periodo il culto verso San Marco si diffuse anche a Genova, malgrado i documenti che ci rimangono al riguardo non vadano anteriormente al secolo XII. Il primo infatti è l’atto relativo alla costruzione della chiesa dedicata a San Marco; nel documento datato 26 gennaio 1173, risulta la richiesta di un Striggiaporco, figlio di Giovanni Nepitella da cui discendono i Salvago, per ottenere dai Consoli un pezzo di terreno presso il Molo, e fabbricarvi una chiesa da dedicare a San Marco evangelista. Un altro documento riguardante la chiesa è contenuto in una lettera di papa Alessandro III al vescovo di Tortona datata 20 settembre 1175. La chiesa sorse nella cornice assai pittoresca delle casupole antistanti la zona del Molo, ed appena finita accolse le spoglie del patrocinante della sua costruzione: lo Striggiaporco, la cui tomba fu detta dei Salvaghi, suoi discendenti, che ivi per secoli ebbero diritto di sepoltura. L’Arcivescovo Ugo della Volta (1163-1188) non esitò ad erigere in parrocchia la nuova chiesa, sotto la dipendenza del Capitolo della Cattedrale, incontrando l’ostinata opposizione dei parroci confinanti i quali non lasciarono nulla d’intentato per contrastare la decisione vescovile. L’originaria chiesa romanica ebbe a subire nel tempo delle modifiche ed aggiunte che ne compromisero le sorti, anziché abbellirla come era nell’intento di chi vi operò i lavori. Già alla fine del secolo XV la forma primitiva poteva dirsi scomparsa; il campanile, singolarissimo nella sua pianta ottagonale, molto simile a quello del non distante San Donato, durò più a lungo, ma minacciando rovina fu abbattuto nel secolo XVII.
L’ampliamento della chiesa secondo il suo assetto attuale che la mostra incorporata in una casa, risale al periodo di costruzione dell’ultima cinta muraria cittadina (1630) e venne realizzata con la contribuzione finanziaria della Corporazione dei Calafati, la quale fece anche costruire per proprio conto la cappella dedicata ai Santi Nazario e Celso che secondo la tradizione naufragarono davanti a Genova e furono salvati dai marinai genovesi. Si ricorda inoltre che San Marco fu sede della confraternita dei barcaioli, risalente al 1265, e della casaccia dei “bombardieri” o fonditori di cannoni i quali svolgevano la loro attività nelle vicine officine del Molo. Il concorso di privati arricchì la chiesa di tele e di sculture.
Nel 1346 la Conservatoria della Vergine dell’Umiltà adornò un altare con un dipinto del camogliese Bartolomeo Pellerano, che scioltasi la Conservatoria fu trasferito altrove, nella chiesa di San Giorgio costruita a Palermo dai genovesi colà residenti. Altre opere si aggiunsero nel tempo ad adornare gli altari della chiesa, fra i quali, come tra breve vedremo: “Lo sposalizio di Santa Caterina” di Orazio De Ferrari; “Martirio di Santa Barbara” di Domenico Fiasella; “Nostra Signora del Soccorso” di G.B. Carlone; Gruppo scultoreo di Francesco Schiaffino raffigurante i Santi Nazario e Celso; “Assunta” scultura lignea di A.M. Maragliano.
Nel secolo XVI la chiesa di San Marco risultava una delle meglio officiate della città; e dal 1593 per decisione del capitolo di San Lorenzo vi si svolgeva una solenne processione di ringraziamento, dopo che la popolazione aveva superato un critico periodo di carestia, con l’arrivo inaspettato in porto di molte navi cariche di grano. Vanno inoltre ricordati i cimeli marmorei, apposti alle pareti della chiesa. All’esterno sul lato di via del Molo il Leone di San Marco, portato in patria da Gaspare Spinola, da Pola, dopo la vittoria del 1380 sui veneziani. Altro marmo decorato dai fregi del Della Porta, ricorda la pulizia del fondale marino, operata in quel tratto di mare compreso fra San Marco ed il Ponte dei Cattanei, nell’anno 1513.
Durante il periodo bellico, nell’ottobre 1944, la chiesa fu fatta evacuare per il progettato piano germanico di distruzione del Molo con le adiacenti banchine; fortunatamente tale disegno distruttivo non ebbe luogo e nel dopoguerra saggi di restauro hanno rimesso in luce le colonne romaniche originarie, caratterizzate da capitelli cubici di pietra nera, e la linea perimetrale della prima abside, segnata da un corso di mattonelle chiare.
La chiesa di San Marco era meta dei condannati a morte, i quali dinnanzi ad essa ricevevano la benedizione prima di essere condotti al supplizio. L’ultimo giustiziato a Genova nella zona del Molo fu Antonio Cella, (nativo dell’entroterra di Chiavari) il 5 gennaio 1855.
Sulla piazzetta prospiciente la chiesa s’ergeva il Palazzetto dove fino al 1428 ebbero sede i Salvatori del Porto e del Molo, e successivamente anche i Padri del Comune.
L’edificio nel 1565 fu ceduto al Magistrato dell’Abbondanza per costruirvi ampi magazzini.
Porta di San Marco:
La porta, la quale dà accesso alla calata dei Cattanei, prende nome dalla stessa chiesa di San Marco; un tempo esisteva una loggia eretta nel 1346 in aderenza alla chiesa che risulta citata in antichi documenti con nome “Logia Sancti Marci”. In sua memoria una lapide del 1346 ricordava la concessione in locazione dell’ufficio dei Protettori delle Compere ai massari della chiesa di San Marco. Gli stessi massari nel 1571 la subaffittarono al Magistrato dell’abbondanza che l’utilizzò per stivare il grano.
Nel 1648 con decreto dei Padri del Comune datato 20 aprile, si concedeva al rettore di San Marco la facoltà di chiudere detta loggia, situata contigua alla chiesa di fronte al suo ingresso: “ante continguam dicte ecclesie”.
PEZZI DI STORIA PORTUALE
“I lavoratori del porto di Genova hanno da epoca antichissima avuto – scrive Luigi Einaudi nel 1901 – la tendenza a raggrupparsi in corporazioni, per la tutela dei loro interessi e per la determinazione dei salari e delle altre condizioni di lavoro. Dove gli imprenditori sono pochi e gli operai si contano a migliaia, e tutti sono suppergiù, egualmente forti ed atti a compiere il rude lavoro di facchinaggio che è loro imposto, è naturale che gli operai si riuniscano in società per non portarsi via il pane l’un l’altro, per regolare, una volta per sempre, l’ammontare del salario e la durata del lavoro. Siccome il lavoro del porto non è continuo, ma muta di giorno in giorno per intensità e ampiezza, così è necessario che sul porto esista un’armata di lavoratori capace di far fronte ai lavori di luna massime nello scarico e nel carico: e siccome nei giorni di lavoro medio od inferiore alla media non tutti possono essere occupati, così è d’uopo che gli operai si accordino per alternarsi al lavoro in modo che nessuno corra il rischio di morire di fame, quando il lavoro è scarso”.
(nella foto sotto)
Nei dintorni di via del Molo: la cisterna era utilizzata per rifornire lavatoi, fontane, navi e velieri
Alla base dell'edicola, la scritta:
"Moles Esto et Molias"
Sii barriera e calma le tempeste
A due passi dal Porto Antico, nel cuore di Genova, si trova via del Molo, stretta stradina che porta dal centro storico verso il mare. Qui, più o meno all'inizio, i turisti e i residenti possono ammirare un'antica edicola votiva sulla facciata di quella che viene chiamata "Fontana dei cannoni". (foto sopra).
L'edicola risale al 1634 ed è dedicata a San Giovanni Battista, ed è interessante notare che proprio qui terminava il ramo detto di "Castelletto" del tratto più antico dell'Acquedotto Storico di Genova.
In questa fontana, che era più una cisterna, come spiega Mauro Ricchetti in "Le Madunnette dei Caruggi" (Erga) erano infatti raccolte le acque provenienti dalla Val Bisagno per rifornire lavatoi, fontane, navi e velieri.
La strana scultura della "testa del boia" in via del Molo
All'ultimo piano di una casa in via del Molo (quella che da piazza Cavour conduce al Porto Antico, (foto sotto), poco prima che inizi il tetto, in un angolo è scolpito un viso nella pietra (seconda foto sotto).
Per alcuni rappresenta il boia, per altri le teste mozzate. Per altri invece è semplicemente il dio Giano, uno dei protettori della città.
Pare che la scultura sia collegata alle esecuzioni capitali che in antichità avvenivano proprio sul molo. La macabra rappresentazione è forse un monito per significare: "comportatevi bene, altrimenti questo è quel che vi aspetta".
LA CASA DEL BOIA
La Casa del Boia detta anche casa di Agrippa, in quanto vi fu rinvenuta una lapide appunto dedicata a Marco Vipsanio Agrippa, Ammiraglio dell’imperatore romano Augusto.
Ma già nel 1500, appunto, qui molte persone trovarono la morte, e per giustiziarli si ricorreva all’impiccagione o al taglio della testa per mezzo di una scure, ma anche della ghigliottina che tornò in funzione al Molo nel 1806, quando la Liguria era ormai stata annessa all’Impero di Napoleone.
LE CORPORAZIONI PRESENTI IN VIA DEL MOLO
Al Molo, prima del Rinascimento, esistevano già 228 botteghe, delle quali almeno 1/3 dovevano essere dedicate all’arte della marineria.
“Lungo le calate dei vecchi moli, tra gli edifici alti e stretti addossati l’uno all’altro, in quel distretto un po’ fiabesco dove ogni via rimanda a un mestiere, ecco, in quell’aria spessa carica di sale…”
Qui erano le botteghe dei mastri d’ascia e dei cordai che testimoniano gli antichi mestieri di una volta con i nomi stessi dei vicoli:
- Via dei Calderai: Antica strada formatasi sul letto prosciugato del torrente Kemonia.
La peculiarità di questa strada è quella di ospitare ancor oggi numerose botteghe di artigiani calderai.
Il quartiere ebraico, si trovava ai margini del torrente Kemonia, era compreso tra il Ponticello, la via Calderai e la via del Giardinaccio.
Il centro del quartiere gravitava attorno alla sinagoga detta volgarmente «meschita», nome ricordato dalla strada in cui sorgeva.
- Vico Ferrari: Si ritiene che la denominazione derivi dalle officine che vi avevano i “ferè” (fabbri) per i lavori che eseguivano sulle navi. In tempi lontani il vicolo comunicava direttamente con il Molo.
- Vico Malatti: Sito nel quartiere del Molo in origine vico Malatti era uno dei numerosi vico dell'Olio
presenti sparsi in città.
- Vico dei Bottai: “nomen omen”, ricorda quando si iniziarono a costruire le abitazioni fuori dalla cinta muraria e si formarono borghi che presero il nome dalle corporazioni artigiane in essi raggruppati. L’industria dei bottai fu qui fiorente fino agli inizi del nostro secolo. In seguito le varie officine poco per volta scomparvero ed oggi continua solo la tradizione. Vico Bottai si estendeva in origine fino al mare. La costruzione delle mura del molo ed i successivi ampliamenti della zona portuale ne ridussero notevolmente la lunghezza.
- Vico Palla: deriva dal fatto che nel vico usavano riunirsi, prima e dopo le competizioni sportive, i giocatori del pallone. Sport diffuso nella nostra città anche nei secoli scorsi. Vico Palla è fiancheggiato da due edifici: i magazzini di S.Marco e i depositi del sale.
- Vico delle Vele: Il toponimo di Vico delle Vele sito nell'antico quartiere del Molo rimanda al luogo dove avevano sede i laboratori degli artigiani velai.
- Vico Cimella: L'origine del toponimo Cimella rimanda alla traduzione di Cimiez nome della cittadina natale di San Celso Martire. Cimiez vicino a Nizza, infatti, era un tempo genovese e il Santo, insieme a Nazario, fu il primo a predicare il Vangelo in Liguria.
Gli Stoppieri erano commercianti di stoppa e canapa, un lavoro connesso alle arti marinare (cavi e cime di ogni tipo e misura) che al Molo regnavano sovrane in quanto fornivano materiale e maestranze specializzate, ad esempio i CALAFATI che riparavano gli scafi in legno dei velieri messi in "secco" per renderli navigabili.
Era su queste attività che si basava la vita degli abitanti del Molo e Genova che, per mantenere in buona efficienza il loro porto, stabilirono, fin dal 1134, delle gabelle che le navi dovevano pagare quando attraccavano in quelle banchine per fare operazioni commerciali.
"Le corporazioni medievali, o arti, erano categorie professionali costituite dall’insieme dei lavoratori e imprenditori di un determinato settore e iniziarono a diffondersi nell’età comunale soprattutto nelle città dell’Italia centro-settentrionale; conobbero il loro maggiore sviluppo tra Duecento e Trecento, andando poi a scomparire tra Sei e Settecento.
Le corporazioni disciplinavano le strutture lavorative in ogni loro aspetto: regolamentavano la trasmissione del sapere tecnico attraverso l’apprendistato, ostacolavano la concorrenza, stabilivano prezzi, salari e condizioni di lavoro dei loro sottoposti ma allo stesso tempo fornivano un aspetto assistenziale, coordinando e sostenendo le singole botteghe.
Col passare del tempo, per esercitare un mestiere, l’iscrizione all’arte diventò obbligatoria e sempre più complicata per chi non faceva parte dei nuclei familiari già iscritti: le corporazioni si trasformarono così in gruppi privilegiati in cui il carattere di mobilità sociale si perse del tutto.
Alcune arti divennero ricche e potenti istituzioni cittadine tanto che, dalla seconda metà del Quattrocento, il crescente potere degli Stati cercò di limitarne i privilegi; tra Cinque e Seicento la struttura delle corporazioni iniziò ad apparire superata, troppo rigida, non in grado di tenere il passo delle nuove esigenze dell’industria e dei grandi traffici commerciali, andando così a scomparire".
PORTA SIBERIA
A strenua difesa del porto, nel 1553 venne costruita Porta Siberia, (foto sopra) che deriva il suo nome da cibaria, in quanto vi erano in quella zona i depositi del grano, ovvero i Magazzini dell’Abbondanza, ai quali presiedeva un Magistrato, addetto al controllo dei prezzi e al buon andamento del commercio.
E qui erano anche i magazzini del Sale, ai quali era preposto un altro Magistrato.
Dalla porta si ergevano le Mura, l’ultimo tratto, le Mura di Malapaga, prendeva il nome dal carcere che lì si trovava, dove ai tempi della Repubblica, venivano detenuti i cattivi pagatori, gli insolventi dei propri debiti.
Le strade che corrono parallele a Via del Molo sono molto antiche
"Molto suggestiva è la prospettiva di vico Malatti: con un po’ di fantasia possiamo immaginarla brulicante di vita, con le donne affacciate alla finestra e i marinai, con le loro reti e loro vele, che rincasano con il loro carico di pesci…"
In questa immagine, sullo sfondo, potete intravedere il muro di Porta Siberia
Vico Cimella
ED ORA ENTRIAMO NELLA CHIESA DI SAN MARCO AL MOLO
La foto sotto mostra l’inconsueto semplice ingresso senza portale che tempi addietro si trovava dal lato opposto.
IL LEONE DI SAN MARCO
N.B.
Le foto che seguono e che riguardano gli interni della chiesa di San Marco al Molo sono tratte dallo splendido sito di Mrs. Fletcher che ringrazio sentitamente per i tanti spunti di arte e cultura che ci offre con tanta cura e competenza.
Sul muro laterale dell’edificio appare il bassorilievo del Leone di San Marco, che risale al 1379, al tempo delle guerre tra le Repubbliche Marinare quando a Pola, i Genovesi inflissero ai Veneziani una pesante sconfitta e come bottino di guerra si portarono via il LEONE, che era il simbolo della grandezza della città lagunare.
Ed il Leone di San Marco è ancora qui, sulle mura della chiesa dedicata a questo Santo
La chiesa è un Museo di storia marinara in cui ogni lapide marmorea descrive un episodio importante della città portuale.
Vicino al LEONE, vi è murata una lapide a ricordo del dragaggio dei fondali del porto realizzato nel 1513 ad opera dei Padri del Comune
Gli Interni della Chiesa di San Marco al Molo
L'interno, il cui orientamento è stato capovolto nel XVI secolo rispetto alla costruzione romanica, conserva la pianta basilicale a tre navate, separate da colonne in pietra rustica, sormontate da capitelli cubici e archi a tutto sesto. L'originaria copertura a capriate lignee è stata sostituita da una volta a botte, realizzata nel Settecento.
Si è subito attratti dai dipinti di grandi pittori della scuola barocca genovese: Domenico Fiasella - Orazio De Ferrari e dalla splendida statua lignea dell’Assunta, opera di Antonio Maragliano, (foto sotto) risalente al 1736.
Accanto alla parete d’ingresso: L’Assunta, statua lignea di Anton Maria Maragliano
MADONNE D’OLTREMARE
Madonna del Soccorso (fine del XVII secolo)
Nella cappella alla destra del presbiterio, altare in marmo di Daniello Solaro (fine del XVII secolo), dedicato alla Madonna del Soccorso, raffigurata in una tavola di Giovanni Carlone, racchiusa in una scenografica cornice marmorea.
MADONNE BAROCCHE
Madonna e i santi Nazario e Celso
Francesco Maria Schiaffino (1735) commissionato dalla corporazione degli Stoppieri (calafati), come indicato da un’iscrizione presso lo stesso altare.
Martirio di Santa Barbara
Opera giovanile di Domenico Fiasella (1622)
Commissionato dalla corporazione detta dei Bombardieri (addetti alla costruzione e all'uso delle artiglierie)
Ma anche le tracce della vita di persone come Nicola Pinto, la cui vicenda viene narrata sulla lapide che richiude la sua sepoltura.
A Nicola Pinto, portoghese, giovane di ottimi costumi che,
preparato alla scuola di belle arti,
mentre si affrettava verso Roma per raggiungere l’affezionatissimo fratello,
assalito qui da immatura morte,
perì a 22 anni nell’anno 1591 della salvezza umana.
LA CHIESA DI SAN MARCO FU L’ULTIMA VISIONE CHE EBBERO I CONDANNATI A MORTE
Amarezza, tristezza, pentimento? Nessuno saprà mai descrivere lo stato d’animo dei condannati a morte che percorrevano Via del Molo per ricevere l’ultima benedizione che precedeva la forca.
All’interno della chiesa di San Marco si trova ancora una lapide che ricorda quelle tristi esecuzioni.
Il rettore di San Marco è tenuto in perpetuo
a celebrare messa
ogni sabato e il 2 novembre di ogni anno,
in canto all’altare del SS. Crocefisso,
per i morti di pubblico supplizio qui sepolti,
come scritto nel decreto registrato
del Signor Giovanni Battista
Aronio il 29 Aprile 1654
In San Marco al Molo vi si conservano in due teche identiche le reliquie di due martiri cristiane, Santa Tortora e Santa Donata, traslate qui dalla Sardegna nel 1631. (foto sotto)
Tra tutte, una ricorda la costruzione di un altare, dedicato ai santi Nazario e Celso, molto cari ai genovesi che li salvarono miracolosamente da un terribile e miracoloso naufragio. La targa marmorea del 1734 è opera della corporazione della corporazione degli stoppieri.
A gloria di Dio, all’esaltazione della Santa Croce, alla S.ma Vergine madre di Dio,
ai santi Nazario e Celso martiri,
questo altare creato dall’opera marmorea di Francesco Maria Schiaffino,
la corporazione degli stoppieri di pece a proprie spese dedicava
nell’anno 1735 come risulta dagli atti intercorsi con questa chiesa parrocchiale
e rogati dal notaio Giuseppe Onorato Boasi nei giorni 20 e 30 maggio 1734.
La storia di Nazario e Celso inizia sul territorio genovese, intorno al 60 d.C., quando l'attuale Albaro era un piccolo borgo di baracche sul mare. Pescatori videro dalla spiaggia un'imbarcazione in balia delle onde avvicinarsi alla costa. Sulla barca, erano due gli uomini legati. Infine, la tempesta fece si che il relitto di deponesse sul bagnasciuga. Liberato il piu' anziano, si udirono le grida del giovane chiedere acqua acqua... I pescatori restarono sbigottiti quando l'anziano tocco' una pietra e ne fece sgorgare acqua dolce. Nazario e Celso erano stati legati e dati in balia del mare da alcuni liguri di Levante, dove avevano portato la loro predicazione, evidentemente non ben accolta. Nazario era reduce da una fuga da Roma, per sottrarsi alla persecuzione dei cristiani da parte di Nerone. Proprio nel corso della fuga e della predicazione aveva convertito a Nicea (Nizza) il giovane patrizio Celso. Nel 76 d.c. i due trovarono infine in terra lombarda, in quel di Milano, il martirio e la decapitazione.
Non è un caso che GENOVA, la città della Lanterna e di tanti preziosi tesori nascosti in una miriade di caroggi, conservi in San Marco al Molo la sede ideale e spirituale di tutto ciò che accade nel suo Porto.
Martedì 7 maggio
Genova ricorda la tragedia del crollo della Torre Piloti al Molo Giano, che causò 9 vittime.
Alle ore 19.30 nella chiesa di San Marco al Molo, il Card. Angelo Bagnasco celebra la S. Messa;
Alle ore 20.45 in Piazzale Porta del Molo lettura di “La Torre degli Eroi”; seguono gli interventi di Marco Bucci, Sindaco di Genova, Ammiraglio Giovanni Pettorino, Comandante Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto-Guardia Costiera, Edoardo Rixi, Vice Ministro alle Infrastrutture e Trasporti. Partecipano i famigliari delle vittime.
Nell’occasione, verrà scoperta una stele, che sarà benedetta dall’Arcivescovo, a ricordo delle vittime del crollo.
Alle ore 22 corteo verso il Molo Giano e alle ore 22.59, al Molo Giano, deposizione di una corona e momento di raccoglimento al suono delle sirene del Porto.
Dello stesso autore:
GENOVA – LA CASA DEL BOIA
https://www.marenostrumrapallo.it/boia/
CAMALLI E CARAVANA
https://www.marenostrumrapallo.it/camalli-e-caravana/
I CADRAI DEL PORTO DI GENOVA
https://www.marenostrumrapallo.it/catering-2/
LA GENOVA DELLE CALATE E DEI CARUGGI ....
https://www.marenostrumrapallo.it/genova-comera/
Carlo GATTI
Rapallo, 14 Giugno 2023
QUATTRO PASSI IN RIVA AL MARE …
QUATTRO PASSI IN RIVA AL MARE …
SCULTURA IN BRONZO DELLA NINFA CALIPSO
CEUTA-SPAGNA
Opera dello scultore Ginés Serrán Pagán. L'altezza della statua raggiunge i 5,50 m e pesa 750 kg. Secondo il racconto dell'Odissea di Omero era figlia di Atlante e viveva sull'isola di Ogigia, che gli autori pongono nell'Occidente mediterraneo. Donna bellissima e immortale, Calipso fu punita dagli dei per essersi schierata dalla parte del padre nella Titanomachia. Fu costretta a rimanere sull'isola di Ogigia, dove le Moire mandavano uomini bellissimi ed eroici di cui non faceva che innamorarsi, ma che poi dovevano partire.
Un giorno Odisseo, scampato al vortice di Cariddi, approdò sull'isola e Calipso se ne innamorò. L'Odissea racconta come ella lo amò e lo tenne con sé, secondo Omero, per sette anni offrendogli invano l'immortalità, che l'eroe rifiutava perché voleva ritornare nella sua amata Itaca per riabbracciare la moglie Penelope. Per questo Odisseo chiese a Zeus di intervenire. Il dio allora mandò Ermes per convincere Calipso a lasciarlo partire e lei a malincuore acconsentì. Gli diede legname per costruirsi una zattera, e provviste per il viaggio. Gli indicò anche su quali astri regolare la navigazione.
Secondo alcune tradizioni, dall'eroe avrebbe avuto due figli, ovvero Nausinoos e Nausithoos.
LA STELLA D’ITALIA
di Marco FIGARI
*LA STELLA D' ITALIA*
La Stella d’Italia (o colloquialmente lo “Stellone”) è il più antico simbolo patrio.
È una stella a cinque punte che campeggia nell’emblema della Repubblica Italiana, circondata da una ruota dentata d’acciaio (simboleggiante l’industria), con un ramo di quercia (forza e dignità) e uno di ulivo (pace).
Allegoricamente l’Italia è stata rappresentata per molto tempo come una figura femminile, fiera, dalle fattezze e dai colori tipicamente mediterranei, riccamente togata, dal capo turrito e con oggetti vari che simboleggiano il potere (scettro, spada, bastone del comando di Minerva) o l’abbondanza (spighe di grano, cornucopia), fino alla sua apparizione con la Stella sopra il capo, nell’iconologia di Cesare Ripa del 1603 anche se l’allegoria risulta già raffigurata come “stellata” in epoca tardo imperiale (II-VII secolo d. C.).
Le stellette militari, che figurano sulle divise delle forze armate italiane, così come sulle prore delle navi della Marina Militare, derivano proprio dalla Stella d’Italia. I primi militari che adottarono le stellette sul bavero furono gli ufficiali di fanteria dell’Esercito nel 1871.
C’è da dire anche che la "Stella d’Italia" è da identificare con l’astro più luminoso dopo il Sole e la Luna, ovvero il pianeta Venere, celebrato come identificativo della penisola italica (Esperia) sin dal viaggio di Enea dalla Grecia, da Stesicoro (VI secolo a. C.) e da altri poeti come Lucrezio. L’epopea è stata ripresa successivamente, per esempio, da Giosuè Carducci nelle Odi Barbare, Scoglio di Quarto:
_[…] E tu ridevi, stella di Venere,_
_stella d’Italia, stella di Cesare:_
_non mai primavera più sacra_
_d’animi italici illuminasti […]_
Cieli sereni e.. stellati
ELOGIO ALLA BANDIERA
Le navi sono state indiscutibilmente teatro di molte innovazioni tecnologiche; da sempre si notano miglioramenti sia nel comparto mercantile che in quello militare. Basta confrontare due immagini, una di una galea romana e una di una moderna unità da crociera per osservare che sono cambiati i materiali, le propulsioni, i mezzi di navigazione, le comunicazioni, le costruzioni stesse. Dopo duemila anni, realizziamo però che solo un mezzo di segnalazione è rimasto immutato: la bandiera.
Albero di trinchetto di una moderna nave da crociera
Parrebbe di constatare l’ovvio, ma da tempi remoti quell’insegna è – tra l’altro – simbolo d’identità di un gruppo di persone, sia esso uno stato, una potenza militare, l’equipaggio di una nave o, semplicemente un dispositivo di comunicazioni. E ha pure i suoi limiti: a parte la fragilità alle intemperie, il più evidente è che di notte non può essere ovviamente usata.
Certo, la digitalizzazione del rapportarsi in mare è ormai prassi normale, una nave può essere identificata e rappresentata su varie interfacce, sempre che abbia una delle sue “scatolette” (AIS) in funzione. Ciò nonostante, le bandiere sono utilizzate.
Sulle navi militari, dove le procedure di comunicazione sono più stringenti, vengono gestite dai “segnalatori”, sulle mercantili è il personale di coperta che se ne occupa. E bisogna fare attenzione ancor oggi ad utilizzarle. Basta issare la bandiera di cortesia in un porto estero che sia sgualcita o strappata, per ricevere commenti negativi dalle autorità ospitanti.
La pratica più comune per mostrare le bandiere: a sinistra si nota la bandiera di “pilota a bordo” e “richiesta di libera pratica”. A dritta, la bandiera di cortesia
(USA) e la bandiera sociale. Al picco poppiero, la bandiera nazionale (Marshall Islands)
E’ perciò meticolosa l’attenzione verso le regole delle bandiere: per esempio si dovrebbe mostrare la bandiera di cortesia (cioè quella della nazione ospitante) solitamente sul lato dritto dell’albero di trinchetto, oppure nel tenere sempre “a riva” la grande bandiera nazionale sull’alberetto di poppa, per ammainarla quando la nave salpa e issare simultaneamente lo stesso vessillo (più piccolo) sul picco del medesimo albero di trinchetto! E sul suo lato sinistro saranno mostrate le bandiere che segnalano le varie operazioni della nave: per esempio “richiesta di libera pratica” o “ho il pilota a bordo”. Tutti questi significati sono elencati nel noto “CIS”, codice internazionale dei segnali, osservato da tutte le unità mercantili.
Che le bandiere fossero un emblema rilevante lo si intende anche dalla nomenclatura delle parti che le compongono. Quello che sembra un insignificante fazzoletto, è invece un mezzo che necessita di manutenzione e di attenzioni speciali.
Le parti di una bandiera
Quando una nave mercantile parte, tutte le bandiere vengono ammainate; ciò per evitare inutili danni causati dalle condizioni meteorologiche ad un oggetto che, dopo tutto, rimane confezionato come al tempo delle galee. Solo in particolari frangenti il vessillo di nazionalità è issato in alto mare, sul picco del trinchetto, e cioè quando si incontra– per esempio – una nave militare.
Ancora oggi, durante una giornata ventosa, si mette a riva una bandiera “incazzottata”, cioè avvolta a pacchetto nel suo “alabasso” (vedi immagine precedente) per evitare eccessivo stress al vento durante la salita. Una volta a riva, si dà il famoso strappo sulla sagola stessa per scioglierla così al forte vento: è una manovra suggestiva, un’eredità che viene da molto lontano.
Il gran pavese a riva su un’unità da crociera
Desideriamo infine concludere quest’appassionato scritto descrivendo l’uso più gioioso delle bandiere: il gran pavese! Senza invadere il territorio storico e etimologico del termine, quelle variopinte insegne segnaletiche vengono mostrate in segno di festa sia su unità mercantili che militari, generalmente stese sugli alberi da prua a poppa e che sicuramente non verranno eliminate nei tempi moderni.
Bon voyage!
GINO PAOLI
"Il ricordo di Boccadaze e di quando ci vivevo in mezzo alla gente che preferisco, la gente chiusa e sincera, semplice e scorbutica che mi assomiglia. Ricordi di maccaja vissuta nei bar a giocare, o di libeccio, quando non si può andare a pescare e si diventa per forza gente di terra".
IL MAXI CANNONE DEL SESTIERE CERISOLA (Rapallo)
CHE AVRA’ L’ONORE DI ORGANIZZARE E REALIZZARE
IL PANEGIRICO 2023
IL MARTIN PESCATORE CHE NON PARLAVA INGLESE
A cura di Carlo GATTI
Rapallo, 7 Giugno 2023
IL "BAGNUN" DI RIVA TRIGOSO (SESTRI LEVANTE)
IL BAGNUN
di
Riva Trigoso-Sestri Levante
La Stagione Estiva 2023 è ormai alle porte e con essa si riparla di SAGRE, FESTE E MANIFESTAZIONI nostrane che celebrano intimamente il forte legame tra il territorio, i suoi abitanti e tanti turisti in cerca di emozioni. Quest’anno il sentimento di appartenenza è sentito maggiormente ed è atteso con una esplosiva eccitazione generale dalla collettività per cancellare tutti insieme i tristissimi ricordi lasciati nel Paese dal Pandemia Covid-19.
Tra le tante SAGRE, che in seguito elencheremo, come Associazione Marinara, abbiamo scelto una tra le più “salmastre”: IL BAGNUN per farla conoscere o semplicemente ricordare nostalgicamente anche ai tanti AMICI liguri che ci seguono da molto lontano….
Le mappe che seguono servono ad orientare i turisti per raggiungere la meta che stiamo per raccontare.
Per dare un’idea del programma, non essendo ancora stata pubblicata la locandina del 2023, riportiamo quella dell’anno scorso:
Sagra del Bagnun a Sestri Levante- Riva Trigoso
sabato 15 luglio 2023 a Sestri Levante, Genova
Secondo il responsabile regionale di Fedragricpesca-Federcopesca Augusto Comes, queste sono manifestazioni che fanno bene al territorio. «Permette di far conoscere il prodotto del pesce azzurro. Sestri Levante è un po’ la capitale dell’acciuga, in Liguria. Abbiamo necessità di far fronte ad un mondo che si è globalizzato, far capire che c’è un’economia locale, ci sono prodotti di giornata freschi. È vero che il settore pesca ha dei costi ma si può incidere sui ricavi».
L’idea di realizzare la sagra del BAGNUN non poteva che venire ad un illustre personaggio di Riva Trigoso che ora andremo a conoscere da vicino.
Il Bagnun, dal 1960, è anche qualcosa di più. Da un'idea di Edoardo Bo, (nella foto) si cominciò ad organizzare una serata, tradizionalmente nel penultimo fine settimana di luglio, durante la quale venivano offerte ai cittadini e agli ospiti generose porzioni della celebre zuppa di pesce.
Breve Biografia:
EDOARDO BO (Trigoso di Sestri Levante-14.7.1923- Trigoso-27.3.2015). Aveva 91 anni.
Aveva continuato la sua attività di pubblicista e scrittore fino a qualche anno fa, poi, dopo la scomparsa dell’amatissima moglie Elsa, la sua vita era cambiata. Edo aveva perduto il suo antico ardore, il suo spirito di combattente di mille battaglie. La famiglia, i cantieri navali di Riva, i giornali, la Croce rossa. La sua vita è ruotata intorno a valori importanti e alle sue grandi passioni. Nel sottocomitato rivano ha operato per 44 anni, da volontario, da autista, poi da presidente. I suoi lunghi anni di volontariato gli sono valsi la medaglia d’argento, massima onorificenza che gli fu consegnata da Maria Pia Fanfani, presidente nazionale della Cri.
Nel mondo dell’informazione levantina dal 1950 in avanti, forse senza nemmeno accorgersene, Edo aveva inventato il ruolo del corrispondente nel senso più vero e ampio del ruolo. Andava ovunque con la sua Lambretta che riportava sullo scudo anteriore i nomi delle testate della Rai e dell’agenzia Ansa. Ma collaborava anche con Il Secolo XIX e gli altri quotidiani genovesi, con il Corriere della Sera, La Stampa e Stampa Sera e con altre testate, compresa Telepace fin dalla sua fondazione.
Consigliere Comunale di Sestri Levante dal 1960 al 1980 e Assessore allo sport e Turismo dal 1969 al 1975, Vice presidente dell'Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo, Presidente del Comitato Cittadino Manifestazioni Rivane, promotore di iniziative turistiche, culturali e folcloristiche di cui “Il Leudo - Timone e Ancore d'Oro”, la “Sagra del Bagnun” e della posa sullo scoglio dell'Asseù della Croce a ricordo dei Caduti del Mare.
Il nome di Edoardo Bo, per 44 anni, è stato legato soprattutto alla Croce Rossa Italiana di Riva Trigoso, di cui fu Presidente sino al 1997.
Medaglia d'Argento della Croce Rossa italiana e del Premio "Castrum Sigestri 1977 quale Sestrese dell'Anno, per le attività sociali.
Melvin Jones Yellow, per attività umanitaria del Lions Club International.
Dello stesso autore:
II Leudo nella Storia di Riva Trigoso e della Liguria, 1986, Grafiche Bi-Essepi di Novero di Segrate (Mi)
Riva Trigoso e il suo Leudo, 1987, Edizioni Sagno
Riva Trigoso, il Cantiere e la sua Storia Centenaria, 1991, Tipolito Olona di Copiano (Pv)
Il Leudo Rivano, 2001, Arti Grafiche Lux Genova.
IL SECOLO XIX
22 Luglio 2019 alle 10:09
Nello, il decano del Bagnun «Ecco il segreto del piatto che fu dei nostri marinai»
Nello Trinca (a destra), decano dell’Associazione Bagnun di Riva Trigoso, in compagnia di un altro cuoco, Gianremo Moisello Novant’anni, da trentacinque nell’associazione rivana che promuove la sagra, è uno dei quattro cuochi: quest’anno sono state servite 4.200 porzioni.
Questa bella intervista che segue è ridotta alla parte gastro-marinaresca. Essa è apparsa sul SECOLO XIX il 22 Luglio 2019 e dà l’idea del BAGNUN di Riva Trigoso per come è pensato, vissuto e realizzato nella sua originale e fedele TRADIZIONE da uomini che amano la propria terra e che nel BAGNUN scoprono la propria spiritualità che si sposa con il mare e la sua storia locale.
…….
Entrato nell'associazione, Nello si è fatto strada entrando nella ristretta cerchia dei cuochi del bagnun: «I soci sono un centinaio, ma i cuochi sono quattro: io, Aldo Fois, Ennio Zolezzi e Gianremo Moisello, anche se ci teniamo molto a ricordare Josè Vallerio, che non c'è più». La ricetta è semplice, ma per prepararla al meglio ci vogliono anni, dicono, soprattutto se, al posto che farla in casa per tre o quattro persone, si tratta di cucinare come quest'anno 800 chili di acciughe: «Il procedimento comunque è sempre uno solo – spiegano – si parte dal soffritto con olio, cipolle, aglio e prezzemolo. Si aggiungono una spruzzata (nel calderone di ieri ben 12 litri) di vino bianco, quindi il pomodoro e si lascia cuocere per circa due ore».
La fatica, a questo punto, è quella di pulire le acciughe e non per niente da alcuni anni il Bagnun chiama a raccolta dei volontari per «destettarle», ovvero rimuovere testa e interiora. Le acciughe vengono poi tuffate nel sugo allungato con acqua bollente salata e fatte cuocere per cinque minuti. Il piatto finale si completa con il terzo protagonista, la galletta del marinaio, messa a pezzi ad ammorbidirsi nel sugo.
«Questa era una ricetta che si componeva delle merci di scambio dei nostri marinai che partivano sui leudi, pescavano le acciughe con la “mannata” e le scambiavano con pomodori e il resto».
Di tempo ne è passato da quando il bagnun si cucinava sulla “gnafra” dei leudi e da quando per la prima sagra si usarono «il calderone di rame che serviva per tingere le reti con il “ruscu” e un remo per mescolare».
Certo è che il bagnun conserva il suo fascino, e forse non solo: Valter Longo, noto biochimico originario di Genova e riconosciuto a livello mondiale tra i massimi esperti negli studi sull'invecchiamento, lo ha inserito tra 200 ricette italiane «della longevità».
Il bagnun di acciughe è uno dei sapori più tradizionali di Sestri Levante o, per essere più precisi, di Riva Trigoso. L’acciuga, pesce povero per eccellenza, incontra il pomodoro e la galletta del marinaio, in una ricetta che regala tutto il gusto del Mediterraneo. Questo piatto tradizionale veniva cucinato dai pescatori liguri.
Anziani e giovani si passano il testimone …
Anche l’occhio vuole la sua parte …
Piatto tipico degli ambienti di mare della Liguria, il Bagnun in origine si cucinava, con il bel tempo, a bordo dei LEUDI con cui i marinai liguri viaggiavano per commerciare nel ponente del Mediterraneo utilizzando un semplice fornello a carbonella.
Un pane che potesse conservarsi per molto tempo era noto fin dall’antichità.
Il primo a parlare del pane per i marinai, panis nauticus, fu Plinio, ma se ne trova traccia anche in altre documentazioni storiche e anche gli scavi di Pompei hanno fornito molte informazioni!
Il panis nauticus ad esempio era una galletta forma di anello che si infilava in un bastone, mentre quello per i soldati durante le battaglie era il panis militaris castrensis!
Anche Cristoforo Colombo cita il bizcocho, biscotto o galletta, in una lettera a Isabella di Castiglia scrivendo del suo approvvigionamento durante la sua traversata verso le Americhe!
Tradizionalmente la Galletta del marinaio nasce a Camogli e nelle sue vicinanze, precisamente a San Rocco.
Il Panificio Maccarini (San Rocco di Camogli) le prepara fin dal 1885, secondo l’antica ricetta di famiglia, distribuendole in tutto il mondo!
Per la loro trasportabilità e conservazione, le gallette erano usate anche nelle campagne, a esempio durante la fienagione.
LA GALLETTA DEL MARINAIO
https://www.marenostrumrapallo.it/juan/
di Carlo GATTI
Unite ai prodotti degli orti e nelle dispense costituivano un pranzo sostanzioso durante il lavoro!
Le Gallette del marinaio sono alla base di alcune tra le ricette più tipiche e rappresentative di Genova e della Liguria.
Prima tra tutte il Cappon Magro, l’antipasto principe delle tavole delle feste e portata irrinunciabile a Natale.
STORIE DI MARE - IL CAPPUN MAGRO
https://www.marenostrumrapallo.it/cappun/
di Carlo GATTI
Con il passare del tempo ha conservato la semplicità originaria: lo si prepara, ancora oggi, con acciughe freschissime, cipolle rosolate, pomodori pelati, olio d’oliva extravergine e gallette del marinaio o pane biscottato.
NEL MONDO DEI LEUDI
https://www.marenostrumrapallo.it/nel-mondo-dei-leudi/
di Carlo GATTI
Leudi tirati in secco sulla spiaggia di Sestri Levante
ANCHE LA TRADIZIONE HA LE SUE RADICI NELLA STORIA …
Nato nel 1800, il BAGNUN era il piatto principale preparato a bordo dei LEUDI che lasciavano la baia di Sestri Levante per approdare nei porti del Mediterraneo, ma era anche il piatto dei pescatori che la cucinavano a bordo delle lampare su fornelli a carbone,
Veloce ed economica, questa gustosa zuppa univa due ingredienti tipici della marineria ligure e, soprattutto, levantina. Sono infatti presenti le acciughe e le gallette del marinaio, il pane dei naviganti!
Un tempo il Bagnun si mangiava quasi solo d'estate, ma con gli anni la pesca delle acciughe si è estesa anche nelle altre stagioni ed oggi quindi può essere preparato pressoché tutto l'anno.
Oggi il BAGNUN si prepara un po’ in tutto il Golfo Tigullio.
Un suggerimento colto al volo:
Il bagnun di acciughe è davvero molto semplice da preparare, facile e anche molto economico se comprerete le acciughe in offerta come spesso sono. L’unica raccomandazione che spesso si sente uscire dalla bocca degli specialisti è di non muovere le acciughe con il cucchiaio altrimenti farete una poltiglia informe. Per girare le acciughe nel tegame muovetelo leggermente in modo che il sugo smuova naturalmente le acciughe senza doverle toccare voi e poi…ovviamente preparatevi un sacco di pane per fare la scarpetta perché con tutto quel sughino è davvero d’obbligo.
INGREDIENTI
-
1 kgAcciughe (alici)
-
500 mlPassata di pomodoro
-
1 spicchioAglio
-
1Scalogno
-
4 cucchiaiOlio extravergine d'oliva
-
mezzo bicchieri Vino bianco
-
Sale
PREPARAZIONE
-Tritate finemente lo scalogno.
-Tagliate l’aglio a metà e privatelo dell’anima centrale.
-Pulite le acciughe togliendo la testa e la lisca ma lasciandole intere senza aprirle altrimenti si sfalderanno in cottura.
-Mettete in una pentola grande oppure in un tegame l’olio extravergine di oliva e fateli scaldare.
-Mettete a soffriggere lo scalogno insieme all’aglio per qualche minuto. Aggiungete la polpa di pomodoro, mezzo bicchiere di acqua e il vino bianco e mescolate.
-Fate cuocere a fuoco medio per circa 10 minuti in modo che il sugo inizi a restringere.
-Unite il sale e alzate la temperatura del fuoco al massimo in modo che il sugo diventi molto caldo.
-Adagiate le acciughe pulite e disliscate nella salsa di pomodoro e fatele cuocere per circa 5 minuti con il coperchio fino a che le acciughe saranno completamente cotte.
VARIANTI E CONSIGLI
Potete aggiungere anche il pepe se vi piace o anche prezzemolo tritato fresco al sugo di pomodoro ma consiglio di farlo a cottura già avvenuta.
Non aprite le acciughe quando andrete a pulirle altrimenti si sfalderanno completamente in cottura.
Bagnun di Acciughe.
L’origine di questa ricetta è antichissima: i marinai di Riva Trigoso, già intorno all‘800, cucinavano il bagnùn, a bordo delle lampare e dei leudi sui fornelli a carbone.
Un passo ancora più indietro nella storia ….
Per non addentrarci nei “millenari vicoli della Storia dell’alimentazione navale”, ripartiamo da pochi dati ma certi che risalgono alla Repubblica Marinara di Genova.
Per fare un esempio, nel 1338 circolano documenti in cui si evince la figura del “fornitore navale”, nei quali si dichiara che: il proprietario della nave deve garantire ad ogni singolo membro dell’equipaggio almeno 800g di biscotto al giorno.
Si specifica inoltre che sulle navi si servono: brodo di pesce, zuppe, cappon magro, capponata (galletta, acciughe salate, mosciame, olive, olio e sale) e la “mesciua” (ceci, fagioli, granfano).
Si scopre infine che a bordo dei legni veniva servita: una pasta condita con erbe e formaggio e frutta secca, condimento che potremmo ipotizzare essere un antenato del conosciutissimo pesto.
Proliferano quindi i fornitori del biscotto, che sono tenuti a giurare di fornire: un biscotto “bonus et idoneus” e gli eventuali disonesti sono soggetti a severe punizioni. Il comparto alimentare così descritto appare come un chiaro segnale di quanto il biscotto e il rancio venissero presi sul serio.
Scopro da un eccellente articolo sulla materia che a Candia (Isola di Creta), nel 1821, sono stati trovati dei biscotti, perfettamente conservati, risalenti al 1669! A parte l’improbabile gusto…sul quale si possono avere molti dubbi, ma nulla, penso, si possa obiettare sulla loro conservazione in questo modo accertata!
DALLE NOSTRE PARTI …
FESTE, SAGRE, MANIFESTAZIONI
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APPUNTAMENTI NEL LEVANTE LIGURE
Feste, sagre, manifestazioni.
* si svolge ogni anno nella stessa data. Cara sagra, quanto mi costi?
GIUGNO 2023
1...4/6 Genova Slow Fish - Coast to coast, al porto antico. Dettagli
1...4/6 Chiavari (Ge) Festival della parola, presso piazza N.S. dell'Orto, auditorium S.Francesco e Società Economica; dettagli su festivaldellaparola.eu
1...4/6 Lavagna (Ge) Lavagna in festa. Gi 1 ore 18 inaugurazione mostra fotografica del Corpo Bandistico cittadino, segue festeggiamenti per i 170 anni della Banda, alla Torre del Borgo. Ve 2 mostra mercato dell'artigianato e dell'hobbistica in piazza della Libertà; ore 9.30 "Anemmo i mòrti i ne ciamman" visita guidata al cimitero monumentale, prenotazioni 349.4109436; ore 11 concerto del Corpo Bandistico al Porticato Brignardello; dalle 17 esibizioni varie di ginnastica e karate in via N. Italia. Sa 3 ore 17.30-19.30 raduno musicale "Lavagna in musica" sfilata complessi musicali nel centro storico. Do 4 ore 9-22 Combat tour nel centro sportivo di via Ekengren; ore 10-12 sfilata complessi musicali nel centro storico. Dettagli
Ven 2/6 Mezzanego (Ge) Loc. Borgonovo L., "Giardiniera che passione" esposizione auto d'epoca e non solo, presentazioni, artigiananto, assaggi e passatempi, dalle ore 10 in poi.
2-3-4/6 Rapallo (Ge) Loc. Montepegli, festa della Madonnina del Ponte, dalle ore 19 stand enogastronomici, ore 21 serate danzanti: 2 "Pietro Galassi", 3 "Hurrà" con Dejanira, 4 "Antonio Maenza". Manifesto
2-3-4/6 Gattorna di Moconesi (Ge) Stand gastronomici dalle ore 19.30 in piazza della Croce Rossa: Ve 2 orch."Caravel"; sa 3 ore 15 Carnival party con pentolaccia, alla sera discoteca in maschera; do 4 dalle 15 Festa del Giocattolo, alla sera orch."William Zolezzi".
2001-2023: Paolino, da 22 anni in rete! |
8...18/6 Sestri L.(Ge) Andersen festival, dettagli
9-10/6 Cogorno (Ge) 36° Sagra dei testaiêu in loc. Belvedere, ore 21 ballo con orchestra: 9 "Daniele Cordani", 10 "Walter Giannarelli". Dettagli
Sab 10/6 Sori (Ge) Loc. Capreno, sagra della ciliegia e delle focaccette: ore 16 focaccette e ciliegie, ore 19.30 apertura stand gastronomici al coperto, ore 21 ballo con orch."Ornella's Group". Info tel.3917704642, prendere la strada provinciale 71 da Sori. Si svolge anche in caso di pioggia
10-11-12/6 Coreglia Ligure (Ge) Festa di S.Antonio al campo sport. Dalle ore 19.30 servizio ristoro con servizio ai tavoli, ore 21.30 ballo, ingresso libero: sa 10 "Fabio Cozzani", do 11 "Giannarelli e Pietrelli", lu 12 "Caravel". Sa 10 e do 11 laboratorio per bambini Manifesto
17-18-19/6 Genova Wine Experience, 1800 mq di esposizione, 300 espositori, al Genova Stadium lungomare Giuseppe Canepa 155 dalle ore 9.30 alle 20, Dettagli
Sab 17/6 Chiavari (Ge) Chiavari Vintage, per rivivere musica, stile, divertimenti e passioni degli anni 60-70-80, concerti e dj set "Diego Picasso", esibizione scuole di danza, esposizione auto e moto d'epoca, in piazza Roma (Luna Park per bambini) e piazza Matteotti (dalle ore 18 "The Beat Barons", "Naim & the Soul Machine")
Sab 17/6 Coreglia Ligure (Ge) Serata discoteca con dj Kelly
Dom 18/6 Conscenti (Ge) Marcia del GhiottoNE, mangialonga in val Graveglia, iscrizione adulti €23; dettagli
24/6...2/7 Genova The Ocean Race, the Grand Finale; info dettagli
30/6 1/7 Cogorno (Ge) Re Raviolo incontro gastronomico e danze ore 21: ve 30 "Macho", sa 1 "Raf Benzoni". Dettagli
LUGLIO 2022
1-2/7 Cogorno (Ge) Re Raviolo incontro gastronomico e danze ore 21: ve 1 "Alex Tosi", sa 2 "Raf Benzoni". Dettagli
1-2-3/7 Camogli (Ge) Festa patronale N.S. del Boschetto presso il Santuario, ore 19 stand gastronomico: ve 1 ore 22 concerto dei "Caravel", sa 2 ore 19 spettacolo burattini "Il mare raccanta", do 3 ore 18 incontro "Camogli sulla rotta delle acciughe" a cura del gruppo U Dragun
*1-2-3/7 Rapallo (Ge) Festività in onore di N.S. di Montallegro, festeggiamenti religiosi e civili: sparate di mortaretti e fuochi d'artificio nelle tre serate dopo le ore 22.30; do 3 ore 22.15 "incendio del Castello". Dettagli.
1-2-3/7 Sestri L.(Ge) Loc. Villa Tassani, sagra delle lumache, ore 19 apertura stand gastronomici, ore 21 ballo con orch.: ve 1 "Primavera", sa 2 "Caravel", do 3 "Paolo Bertoli"
1-8-16-23-29/7 Deiva M.(Sp) "DeivArte… sotto la luna" artigianato artistico e creativo di qualità, sul lungomare ore 19-24
*2-3/7 Chiavari (Ge) Festa patronale di N.S. dell'Orto:
Sa 2 ore 7.30/20 fiera estiva di merci varie, ore 21 concerto in p.zza N.S. dell'Orto.
Do 3 ore 21 processione, ore 23 circa spettacolo pirotecnico musicale sul lungomare.
2-3/7 Lavagna (Ge) Lavagna in musica, con la banda Città di Lavagna, Glenn Miller band di Bedonia, banda Luigi Pini di Fontanellato, banda Mons. G.Nava di Lurago d'Erba, banda di Rapallo: sa 2 ore 18 sfilata per le vie cittadine ed esibizione delle bande in piazza Marconi; do 3 dalle 10 sfilata per le vie cittadine e poi in piazza della Libertà concerto della banda giovanile di Lavagna, a seguire concerto della banda Mons. G.Nava. Manifesto
2-3/7 Sori (Ge) Loc. Sussisa, festa patronale di San Matteo: sa 2 ore 18 S.Messa, ore 18.30 apertura stand gastronomici, ore 21 danze con duo "Les Crikò"; do 3 ore 11 S.Messa, ore 19.30 apertura stand gastronomici, ore 20 vespri e processione, al termine sparata di mascoli, seguirà musica con "Mike from Campo" e i "Demueluìn"
Sab 2/7 Fontanegli (Ge) Sagra del raviolo, ore 19 menù fisso adulti a €20 bevande escluse, ore 21 discoteca e balli latini con "Lucio e dj Ditch", dettagli
2-9-22-30/7 Lavagna (Ge) Creativamente in libertà, artigianato artistico e creativo di qualità, piazza della Libertà ore 18.30-24
Mer 6/7 Conscenti (Ge) Esposizione auto, stand gastronomici e musica, area verde S.Pertini ore 19.30-24
Ven 8/7 Camogli (Ge) Bandinspiaggia, la banda cittadina suonerà brani di intrattenimento, ore 21, gratuito
Ven 8/7 Chiavari (Ge) Dionisio Festival, rassegna teatrale in piazza N.S. dell'Orto ore 21, ingresso gratuito: "Lettura Clandestina. La solitudine del satiro di Ennio Flaiano" Fabrizio Bentivoglio. Dettagli
Ven 8/7 Carasco (Ge) La compagnia Quelli de 'na vòtta presenta la commedia "O nêvo", giardini via Piani, ore 21
Sab 9/7 Fontanegli (Ge) Sagra del pansoto, ore 19 menù fisso adulti a €20 bevande escluse, ore 21 discoteca e balli latini con "Lucio e dj Ditch", dettagli
9-10/7 Sant'Olcese (Ge) Loc. Manesseno, Festa di Sant'Alberto e sagra della lumaca: sa 9 ore 19 apertura Stand Gastronomici e musica dal vivo con i "Tempo Perso"; do 10 ore 11 S. Messa, ore 12.30 e 19 apertura Stand Gastronomici, ore 17.30 S.Vespri e Processione, musica dal vivo con "Rossana e Laura". Dettagli
9-10/7 Camogli (Ge) Loc. S. Rocco, sagra della Capponadda, mercatino di prodotti locali: sa 9 stand gastronomico dalle 18.30 alle 21.30 con intrattenimento musicale in serata, do 10 stand gastronomico dalle 12.30 alle 22.
9...17/7 "Parole e voci sul mare" rassegna di serate d'autore ad ingresso libero sulla Terrazza Miramare, leggi i Dettagli.
9-10/7 Leivi (Ge) Proloco in festa - il ritorno, area sportiva S.Bartolomeo: ore 19 stand gastronomici, ore 21: sa 9 orch."Diego Sanguineti", do 10 tribute band "Tropico del Blasco"
9-10/7 Rezzoaglio (Ge) Loc. Lago delle Lame, Celtic Festival, gruppi storici, musica, cibo e bevande, Dettagli fb
9-10/7 Casarza Lig.(Ge) Loc. Bargone, Fragolata gastronomia e danze: 9 spettacolo danzante con la scuola di ballo "Master Ballet", segue dj Natta; 10 orch."Caravel", elezione miss fragola. Manifesto
10-11/7 Carasco (Ge) Loc. Sant'Alberto di Paggi, festa di S.Alberto. Do 10 ore 12.30 e 20 apertura stands gastronomici, ore 15 intrattenimento musicale con liscio e latini, ore 18.30 S.Messa e benedizione dei panini, ore 21 danze con orch."Primavera". Lu 11 ore 20 stands gastronomici, ore 21 danze con orch."Diego Sanguineti". Manifesto
15-16-17/7 Rapallo (Ge) Loc. S.Andrea di Foggia, festa N.S. del Carmine, stand gastronomici e ballo con ingresso libero: 15 "Giorgio Villani", 16 "Franco Bagutti e Omar Codazzi", 17 "Nicola Congiu". Do 17 ore 19 sparata di mascoli liguri, ore 23 spettacolo pirotecnico. Pullman gratuito con partenza dal cimitero di S.Pietro per la chiesa di S.Andrea.
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Ven 15/7 Carasco (Ge) Concerto degli "Spirito nel Buio", tributo a Zucchero, giardini via Piani, sera
Sab 16/7 Chiavari (Ge) Dionisio Festival, rassegna teatrale in piazza N.S. dell'Orto ore 21, ingresso gratuito: "Perché leggere i classici. Da Calvino ad Umberto Eco" Francesco Montanari. Dettagli
16-17/7 Borzonasca (Ge) Sa 16 loc. Brizzolara, discoteca con dj Kelly, apertura stand gastronomici ore 21.
Do 17 loc. Pratomollo, Raduno annuale Alpini, pellegrinaggio alla Madonna delle Nevi: ore 10 colazione alpina presso l'area attrezzata, alzabandiera, ore 11.15 S.Messa, ore 12.30 rancio al sacco (sarà presente un chiosco con porchetta, salumi e formaggi, panini), la giornata sarà allietata dalla fisarmonica di "A.Kalle"
16-17/7 S. Stefano d'A.(Ge) Festival della scultura del legno, artisti e scultori del legno all'opera dalle ore 10 in via Razzetti, dettagli
16-17/7 Sesta G.(Sp) Sagra del raviolo nel parco S.Pertini, stand gastronomici, ore 21 ballo liscio con: 16 "Dove c'è musica", 17 "Caravel"
Mar 19/7 Conscenti (Ge) Festa delle Fisarmoniche con "Enrico Roseto" nell'area verde S.Pertini ore 20, serata con piatti locali e non.
Gio 21/7 Moconesi Alto (Ge) Spettacolo musicale
21-22-23/7 Camogli (Ge) Gi 21 "Artomude Quartet" concerto jazz-fusion con brani anni ‘80-‘90, Rivo Giorgio ore 21, gratuito.
22-23 Festa di Sant'Anna, stand gastronomici, musica e danze, p.le Padri Olivetani San Prospero, bus-navetta per raggiungere il luogo
Ven 22/7 Carasco (Ge) Carascomedy presenta "Salviamo il futuro", giardini via Piani, sera
Ven 22/7 Conscenti (Ge) "Cena con delitto", ore 19 serata enogastronomica, ore 21 presentazione del libro "San Nicolao di Pietra Colice" del prof. Benente con Mario Dentone
22...25/7 Gattorna di Moconesi (Ge) Sagra del raviolo, stand gastronomici e danze con ingresso libero: 22 "Area 69" segue dj set, 23 "Roberto Polisano", 24 "Gigi l'altro" dj set discoteca, 25 "Marco e il Clan". Manifesto
22-23-24/7 Chiavari (Ge) Sagra di S.Giacomo, dalle 19 capponadda e altre specialità tipiche, nel quartiere Rupinaro.
Ve 22 "Faber libera tutti! La libertà secondo Fabrizio De André", con Alter Echo e Napo, piazza Roma ore 21.
22-23-24/7 Leivi (Ge) Festa dell'olio d'oliva nell'area sportiva S.Bartolomeo, stand gastronomici e ore 21 danze con: ve 22 "Jolly", sa 23 "Marianna Lanteri", do 24 "Caravel" ore 18.30 premiazione produttori d'olio. Stand gastronomici coperti. Manifesto
22-23/7 Borzonasca (Ge) Festa della birra, stand gastronomici con 6 tipi di birra, dalle ore 21: ve 22 spettacolo danzante coi bambini, spettacolo comico con Alessandro Bianchi dei Pirati dei Caruggi, segue dj Kelly; sa 23 musica con "Fabio Casanova", segue discoteca 2 Crazy dj
22-23-24/7 Sestri L. (Ge) Loc. Riva T, Sagra del Bagnun: ve 22 ore 21.30 concerto filarmonica; sa 23 ore 19.30-23.30 distribuzione gratuita del bagnun, ore 21.45 ballo con orch."Primavera", ore 23.30 spett. pirotecnico; do 24 ore 12 stand gastronomici, ore 21.30 spettacolo musicale con orch."Discomania".
Sab 23/7 Chiavari (Ge) Festa del Perù: ore 10 visita guidata agli edifici che nel 1900 hanno ospitato gli undici consolati stranieri, prenotazioni allo 0185/323230; ore 21 in p.zza N.S. dell'Orto spettacolo di tango, ingresso gratuito.
Sab 23/7 Statale di Ne (Ge) "E...state a tutta birra" serata enogastronomica con musica di Massimo dj69
Sab 23/7 Deiva M.(Sp) Dj set generation sound, Schiuma party, spiaggia libera dalle ore 22
23-24/7 Lavagna (Ge) Festa dell'agricoltura nei giardini della scuola Riboli e p.za Innocenzo IV, stand gastronomici e ballo con: 23 "Sandro musica nel cuore", 24 "Diego Sanguineti".
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23/7...4/8 Lavagna (Ge) Festivart, Festival di arte, poesia e musica di strada
23-24/7 S. Stefano d'A.(Ge) Campionato regionale di Trial, dettagli
Mar 26/7 Rezzoaglio (Ge) Loc. Parazzuolo, ore 16.45 festività di S.Anna; loc. Casaleggio, ore 18.30 Festa in Agorà, spettacolo di animazione per bambini
26-27/7 Camogli (Ge) Ma 26 "Questi posti davanti al mare" Giua e i Cantautori, live intenso e acustico, dalle sfumature jazz, che vede la canzone d'autore e la Scuola genovese protagoniste, Rivo Giorgio ore 21, gratuito.
Me 27 Reggae Roots, a seguire Dj set di musica giamaicana storica, Rivo Giorgio ore 21, gratuito
28/7...1/8 S.Salvatore di Cogorno (Ge) Il ritorno dei ravioli casalinghi, presso Croce Rossa, ore 19 stand gastronomici, ore 21 ballo con: 28 "Caravel", 29 dalle ore 22 discomusic con "Hypnoisia", 30 "Enrico Roseto", 31 "William band", 1 "Caravel"
Ven 29/7 Carasco (Ge) Premiazione miglior uliveto, a seguire concerto di Michele Fenati, giardini via Piani, sera
29-30/7 Mezzanego (Ge) Loc. Vignolo, festa S.Lucia, stand e serata danzante con: 29 discoteca "dj Kelly", 30 "Marino Castelli"; pista in acciaio, parcheggio con servizio navetta
29-30-31/7 Camogli (Ge) Festa sociale della Croce Verde, animazione e musica in spiaggia e stand gastronomici, Rivo Giorgio ore 21
29-30-31/7 Rapallo (Ge) Sagra dell'asado e del fritto misto di pesce, nel parco Nicolò Cuneo via Tre Scalini 7; ore 19 stand gastronomici, ore 21 musica con: ve 29 "Daniele Cordani", sa 30 "Fabio Cozzani", do 31 karaoke con Luca Carboneri. Info 351.6613084
29-30-31/7 Lorsica (Ge) Sagra della tagliata, cena e ballo con: 29 "Marino Castelli", 30 "William band", 31 "A.Kalle"
Sab 30/7 Gattorna di Moconesi (Ge) Notte bianca, dettagli
Sab 30/7 Rezzoaglio (Ge) Loc. Vicosoprano, commedia dialettale "O nêvo" comp. Quelli de 'na vòtta, ore 21
Dom 31/7 Chiavari (Ge) Dionisio Festival, rassegna teatrale in piazza N.S. dell'Orto ore 21, ingresso gratuito: "Ristrutturazione" Sergio Rubini. Dettagli
Dom 31/7 Sestri L. (Ge) Barcarolata, ore 21.30 baia di Portobello tradizionale sfilata di imbarcazioni con addobbi, premiazione; segue spett. pirotecnico
AGOSTO 2022
Mar 2/8 Conscenti (Ge) A Tavola in val Graveglia, serata di sapori tradizionali, accompagnati dalla musica di "Trio e Trio", area verde S.Pertini dalle ore 19.30.
Mar 2/8 Deiva M.(Sp) Spettacolo teatrale "Liberatutti" compagnia ScenaMadre, piazza Bollo ore 21.30 ingresso gratuito
Mer 3/8 S.Stefano d'A.(Ge) Fisarmonicando con orch."Paolo Bertoli" e ospiti, ore 21
4...7/8 Sestri Levante (Ge) Amici del Ponte in festa, parr. S. Stefano, stands e ballo con: 4 "Jolly", 5 "Caravel", 6 "Roller Folk", 7 "Angelo Minoli". Manifesto.
Ven 5/8 Zoagli (Ge) Festa Madonna del mare: ore 21.30 S.Messa sulla spiaggia, benedizione corona in riva al mare e posa lumini, ore 22.30 in piazza dj set in rosa con Rambo dj.
5-6-7/8 Sori (Ge) Loc. Canepa, festa patronale di Sant'Eusebio: ore 19.30 stand gastronomici. Ve 5 ore 21.30 ballo liscio con "Les Crikò"; sa 6 ore 21.30 palio degli asini, tutti in pista con "One More Time"; do 7 ore 20 vespro e processione, ore 21.30 concerto banda di Camogli. Manifesto
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5-6-7/8 Lavagna (Ge) Quattro Palanche, affari e occasioni per le vie del centro, orario 9-23 (dom 9-13)
5-6/8 Rezzoaglio (Ge) Loc. Priosa, festa N.S. della Neve, dalle 18.30 stand gastronomici, serate danzanti: ve 5 ore 21 orch."William band", ore 22 distribuzione gratuita frittelle di mele; sa 6 ore 21 orch."A.Kalle", esibizione allievi della Janua Accademia Danze Ge. Ve 5 ore 16 Messa, Processione e pesca di beneficenza. Manifesto
5-13-19-26/8 Deiva M.(Sp) "DeivArte… sotto la luna" artigianato artistico e creativo di qualità, sul lungomare ore 19-24
Sab 6/8 Borzonasca (Ge) Loc. Brizzolara, sagra della porchetta, ore 19 stand gastronomici, ore 21.30 orchestra "Tonya Todisco".
Sab 6/8 Sestri L.(Ge) Sagra da sardenn-a pou feugo, distribuzione gratuita di sarde alla griglia, in p.tta M.Antonietti dalle ore 19; mostra di ceramiche modellate a mano da R.Giannotti
Sab 6/8 Maissana (Sp) Loc. Tavarone, Wild West, gastronomia, musica folk e dj set con Roberto Geo Cerchi
6-7/8 Cicagna (Ge) Notte Bianca fino oltre le ore 24: sa 6 a Cicagna, do 7 a Monleone.
6-7-8/8 Avegno (Ge) Loc. Salto, festa N.S. della Salute, ore 19 stand gastronomici e ore 21 danze con: sa 6 "Marco Rinaldi" e i suoi "Eroi Superbi", do 7 ore 10.30 e 20.30 S.Messa, lu 8 musica coi "Jolly". Si svolgerà anche in caso di pioggia (stands gastronomici al coperto) Manifesto
6-7-8/8 Coreglia Lig.(Ge) Loc. Canevale, festa di S. Giacomo, servizio ristoro; ore 21 ballo con: sa 6 "Primavera", do 7 "Caravel", lu 8 "Giannarelli Pietrelli". Do 7 ore 18 tradiz. corsa col santo a cavallo. Manifesto
6-15-20-27/8 Lavagna (Ge) Creativamente in libertà, artigianato artistico e creativo di qualità, piazza della Libertà ore 18.30-24
6-7-8/8 S.Stefano d'A.(Ge) 6-7 Arte è femmina, mercatino femminile. Sa 6 ore 21 commedia dialettale. Lu 8 dalle ore 17: Le Miss in vetrina e finale reg. Miss Blumare
Dom 7/8 Camogli (Ge) Festa della Stella Maris: ore 10.15 uscita del Dragun e delle barche, ore 11 benedizione barche e Messa all'aperto a Punta Chiappa, alla sera posa lumini in mare, segue spettacolo in mare; info 0185-771066 (1° dom d'agosto). Dettagli (PDF).
Sa 6 Aspettando la Stella Maris, concerto della banda di Camogli, ore 21.
Dom 7/8 Leivi (Ge) Notti tra le note, musica sotto le stelle: "Intorno a Paganini" (fisarmonica e violino), sagrato S.Lorenzo ore 21.15, Manifesto
*8-9-10/8 S.Margherita (Ge) Loc. S. Lorenzo d. Costa, Festa di S.Lorenzo serate danzanti: 8 "Caravel"; il 10 ore 12 sparata di mortaletti, ore 22.30 sparata mortaletti a terra e spettacolo pirotecnico
9-10/8 Conscenti (Ge) Ma 9 Commedia ge "Giacomin, bello e fantin" comp. I Ruspanti, ore 21. Me 10 Festa San Lorenzo, A tavola sotto le stelle: ore 19.30 serata enogastronomica, ore 22 salotto musicale con "Vilma Goich e il Pentagramma"
Mer 10/8 Sestri L.(Ge) Sagra del Minestrone alla genovese in p.za Matteotti, inizio ore 19. Manifesto
Mer 10/8 Camogli (Ge) "Ma se ghe penso", Laura Parodi Trio & Gruppo spontaneo Trallallero con canti, musiche e racconti delle Tradizioni liguri, Rivo Giorgio ore 21.15 gratuito
10...12-20/8 Chiavari (Ge) Sbarassu, vendita nei negozi di rimanenze di magazzino: 10-11-20 centro, 12-21 lungomare e porto
Gio 11/8 Rezzoaglio (Ge) Loc. Alpepiana, serata in musica con Michele Fenati "Lucio, Dalla e Battisti per la prima volta insieme", circolo Lagin ore 21.15
11-12/8 S.Stefano d'A.(Ge) Gi 11 ore 21 serata dj con Hypnosia eventi; Ve 12 ore 21 giro delle piazze del Coro La Contrada
12-13/8 S.Salvatore Cogorno (Ge) Ve 12 Medioevo nel borgo, dame, cavalieri, contadini, giullari, sputafuoco e antichi mestieri: ore 17 esibizione di falconeria, ore 18 la via del giullare, ore 19 stand gastronomici, ore 21.15 concerto "Dal Medioevo alle tradizioni popolari" Ensemble Enerbia.
Sa 13 "Addio do Fantin", rievocazione storica-medioevale de "l'addio al celibato" del conte Opizzo Fieschi, allietato da balli e musiche antiche, giochi di bandiere e figure d'armi, con i Sestieri di Lavagna, le Gratie d'amore ed i Cavalieri del Fiesco, ore 21. È stato istituito un servizio bus navetta gratuito che alla fine dell’evento riaccompagnerà dalle ore 23 i turisti a Lavagna e Chiavari; il percorso prevede il passaggio da p.zza Cordeviola a Lavagna per terminare alla Stazione ferroviaria di Chiavari.Manifesto, Video
12-13-14/8 S.Stefano d'A.(Ge) Beer Festival, birra artigianale, street food e musica, dettagli
Sab 13/8 Camogli (Ge) Omaggio a Giuseppe Mazzini, concerto che si inserisce nelle celebrazioni del 150° anniversario della morte, Chiostro N.S. del Boschetto ore 21.15 ingresso libero
Sab 13/8 Chiavari (Ge) Spettacolo di tango in p.zza N.S. dell'Orto, ore 21 ingresso gratuito.
13-14/8 Deiva M.(Sp) Sa 13 White Night, musica e animazione con "New Generation Sound" dalle ore 22, ingresso libero, info 0187/815858-826123.
Do 14 ore 23 spettacolo pirotecnico sul mare.
13...15/8 Uscio (Ge) Loc. Calcinara, festa N.S. dell'Assunta, stand gastronomici e musica. 13 ore 22 "Radio Ga Ga"; 14 ore 14 gara scopone, ore 22 "Explosion"; 15 ore 18 processione, ore 22 cabaret con "Enzo Paci e Romina Uguzzoni" segue dj F.Fontes. Manifesto
13...15/8 Favale (Ge) 39° sagra del Vino bianco, specialità alla piastra e asado, ore 21 ballo con: 13 "Caravel", 14 "Giuse e Alessia", 15 "Serena". Manifesto
13...15/8 Casarza L.(Ge) Sagra del calamaro e gusto di mare, serate danzanti con: 13 "Diego Zamboni", 14 "W.Giannarelli", 15 "Macho".
Dom 14/8 Leivi (Ge) Notti tra le note, musica sotto le stelle: "Trio jazz/fusion" (batteria, basso e chitarre), sagrato S.Rufino ore 21.15, Manifesto
*Dom 14/8 Lavagna (Ge) Torta dei Fieschi ore 22 p.zza V. Veneto
rievocazione storica delle nozze tra il conte Opizzo Fiesco e la nobildonna Bianca De Bianchi avvenute nel 1230, gioco delle coppie: si acquista un biglietto (azzurro per i maschi, rosa per le femmine) recante sopra un nome, bisogna trovare il biglietto con lo stesso nome ma di colore diverso dal proprio, ed insieme si ritira la porzione di torta; corteo storico, palio d'armi, sbandieratori. Si consiglia l'uso del treno.
14-15/8 Ruta di Camogli (Ge) Sagra delle focaccette nel giardino parr. della chiesa di S.Michele, ore 18-22 stand gastronomico, bancarelle
14-15/8 Sestri L.(Ge) Loc. Montedomenico, sagra dei testaieu e asado, ballo con ingresso libero: 14 "Caravel", 15 "Roller Folk". Montedomenico si raggiunge dallo svincolo autostradale di Sestri, per S.Vittoria
Lun 15/8 Borzonasca (Ge) Loc. Sopralacroce, ferragosto a Sopralacroce, ore 19 stand gastronomici e serata danzante con "William band" ingresso libero, info e prenotazioni 340.3298657 334.9211077
*Mar 16/8 S.Rocco di Camogli (Ge) 61° Premio internazionale Fedeltà del Cane: ore 16 presentazione delle storie dei cani, premiazione e benedizione cani
16/8 Chiavari (Ge) Dionisio Festival, rassegna teatrale in piazza N.S. dell'Orto ore 21, ingresso gratuito: "Enzo Paci Show" Enzo Paci. Dettagli
16-17/8 Rezzoaglio (Ge) Loc. Villanoce, festa di San Rocco, animazione per bambini con "Sabry la birba" e serata musicale con "A.Kalle"; me 17 festa campestre, gara di bocce a coppie sui prati.
Ma 16 loc. Alpepiana, festa di S.Rocco, serata danzante con "Caravel", info 0185.85513
Mer 17/8 S.Stefano d'A.(Ge) Loc. Amborzasco, sagra itinerante, un viaggio alla scoperta dei sapori della nostra tradizione: ore 11.30 stand gastronomici, ore 14.30 spettacoli e musica con la compagnia teatrale "Spettacolo senza mura" e gli "Spunciaporchi", ore 17 merendin al vecchio mulino. Dettagli
Gio 18/8 Lavagna (Ge) Serata danzante con orch."Caravel" in piazza V.Veneto
19-20-21/8 Rapallo (Ge) Loc. S.Massimo, Te lo do io il raviolo! ore 19.30 stand gastronomici, ore 21 ballo con: 19 "Caravel" ed esibizione scuola ballo Maury Sport, 20 dj "Angiolini", 21 "Lara Agostini"; dalle 19 servizio navetta gratuito con partenza dal piazzale sovrastante Valle Christi
19-20-21/8 Statale di Ne (Ge) Festa di S.Bartolomeo: ve 19 ore 21 tombolata, servizio bar e testaieu; sa 20 ore 19 cena all'aperto, musica dal vivo e karaoke con "Roberto Rossi"; do 21 ore 12-19 gastronomia, ore 17 Messa e Processione, ore 21 danze con "Caravel"
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Sab 20/8 Camogli (Ge) Equipe 84 la storia, presso Rivo Giorgio ore 21.30, gratuito
Sab 20/8 Rapallo (Ge) Orange night, indossa qualcosa di arancione: ore 20 menu con prenotazione (bevande comprese), serata ad ingresso libero con orch."Sandro" presso campetto parr. via Fico 3, info e prenotazioni 335.5954769
*20-21/8 Rezzoaglio (Ge) Loc. Cabanne, sagra del minestrone con stand gastronomici e serate danzanti a ingresso libero. Sa 20 minestrone gratis per tutti, ore 16 S.Messa e processione segue intrattenimento per bambini e truccabimbi, ore 21 ballo con orch."Bagutti".
Do 21 ore 21 ballo con "Pietro Galazzi"; si svolge anche in caso di pioggia. Manifesto Dettagli
20...24/8 S. Colombano C.(Ge) Loc.Vignale, Festa S.Rocco, do 21 ore 17 concerto della banda di Casarza L. Danze: 20 "Primavera", 21 "Enrico Cremon Notte Italiana", 22 "Mister Domenico", 23 "Luca Canali", 24 "Ringo & Athos Bassissi". Manifesto
20-21/8 S. Stefano d'A.(Ge) Sa 20 ore 21.30 concerto dei Buio Pesto. Do 21 festa patronale N.S. di Guadalupe, concerto della banda e del Coro polifonico.
Dom 21/8 Leivi (Ge) Notti tra le note, musica sotto le stelle: "Vissi d'arte" Praeludium Ensemble, sagrato S.Bartolomeo ore 21.15, Manifesto
Lun 22/8 Recco (Ge) Concerto dei Trilli con la band al completo, ospite Massimo Morini, sul lungomare ore 21.30 gratuito
25...28/8 S. Colombano Certenoli (Ge) Expo Fontanabuona-Tigullio: rassegna di artigianato, prodotti agricoli e per l'agricoltura, risparmio energetico, cucina e gastronomia, attività per bambini. Parco esposizioni Fontanabuona Cálvari, ingresso libero. Orario: 15-23, dom 10.30-22.30. Dettagli.
Do 28 ore 21 commedia in zeneize "Giacumin, bello e fantin" comp. I Ruspanti.
Ven 26/8 Casarza L.(Ge) Gran Galà d'estate in favore della Croce Verde, ballo con orch."Caravel", ore 19.30 stand gastronomici, in piazza Unicef
26...29/8 Rapallo (Ge) Tigullio Expo: artigianato, musica, eventi culturali, enogastronomia, sul lungomare e centro storico
26-27-28/8 Maissana (Sp) Loc. Tavarone, Sagra del fungo, gastronomia e serate danzanti con: 26 "Paolo Bertoli", 27 "Caravel", 28 "Primavera"
*Sab 27/8 S. Stefano d'A.(Ge) Pellegrinaggio al monte Maggiorasca in onore di N.S. di Guadalupe
Dom 28/8 Leivi (Ge) Notti tra le note, musica sotto le stelle: "Napo canta De André", sagrato del Curlo ore 21.15, Manifesto
Dom 28/8 Rezzoaglio (Ge) Loc. Lovari, festa Sacro Cuore di Maria: ore 11 Messa con Processione, coro Voci d'Alpe S.M.L. ore 12.30 pranzo al circolo Lagin di Alpepiana, info e prenotazioni 0185.85513 o 328.1756690 programma
Dom 28/8 S. Stefano d'A.(Ge) Loc. Alpicella, Se batte u gran: ore 12 menu completo €20, ore 16 si batte il grano, canti e balli, info e prenotazioni 329.1525803
Mar 30/8 Chiavari (Ge) Gran Galà delle Fisarmoniche con gli allievi del m° Enrico Roseto, ospiti: Marianna Lanteri, Marco Valenti, Giuse & Alessia, Veronica Cuneo; in p.zza Madonna dell'Orto ore 21 ingresso gratuito
CARLO GATTI
Rapallo, 31 Maggio 2023
IL LEUDO DI MOSE' BORDERO
IL LEUDO DI MOSE' BORDERO
CASA GOTTUZZO
Rione Scogli - Chiavari
Nel 1997 il Comandante Ernani Andreatta fonda il Museo Marinaro Tommasino-Andreatta che prende il nome anche dal suo co-fondatore Franco Tommasino detto “Mario”.
Sino al 2001 viene ospitato nei locali sottostrada dell’Antica Casa Gotuzzo a Chiavari. Dal 2001 sino al 2008 il Museo è stato ospitato presso gli uffici della Promo-provincia a Calvari, in Val Fontanabuona. Nel 2008, la Scuola Telecomunicazioni FFAA di Chiavari, consapevole della rilevanza storica e tradizionale del Museo Marinaro e allo scopo di preservarne e valorizzarne il patrimonio culturale decise di ospitarlo al suo interno assieme alla notevole biblioteca, principalmente di mare, che raccoglie oltre 6.000 volumi.
Proprio nel 2013 il Museo Marinaro Tommasino-Andreatta ha avuto il riconoscimento dello (SMM) Stato Maggiore della Marina e nel completamento della pratica di acquisizione da parte del Ministero della Marina, sarà affiancato ai Musei Navali di Venezia e di La Spezia.
Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, accertato l’interesse culturale della raccolta ne ha proposto la tutela e la valorizzazione con modalità da concordare.
Sono stati scritti molti libri ed articoli sul LEUDO che per noi rivieraschi rappresenta un pezzo di storia nata, navigata e vissuta nel levante ligure. Anche noi di Mare Nostrum Rapallo abbiamo scritto “quasi tutto” su questa imbarcazione che ancora oggi ci attira, c’incuriosisce ed ogni volta che trattiamo questo argomento, scopriamo dentro di noi un desiderio sempre più forte di conoscenza!
L’occasione per ritornare sul mondo dei LEUDI ce l’ha data, ancora una volta, il nostro socio fondatore Comandante Ernani “Nanni” Andreatta i cui avi, come sapete, costruivano grandi velieri oceanici, ma anche i LEUDI nel Cantiere di famiglia nel Rione Scogli a Chiavari.
MUSEO MARINARO TOMMASINO-ANDREATTA - CHIAVARI
https://www.marenostrumrapallo.it/nanni-2/
Amedeo Devoto, dipinto di due Leudi ancorati nella zona antistante le CLARISSE. Sullo sfondo si scorge il cinquecentesco Castello di Rapallo con relativa didascalia.
La foto è la copia “perfetta” che si può ammirare nel Museo Marinaro – L’originale si trova nell’entrata di casa Gottuzzo-Andreatta per omaggiare il LEUDO ed anche la città di Rapallo.
LA STORIA DEI LEUDI NON E’ ANCORA FINITA …
IL LEUDO DI MOSE’ BORDERO
Andreatta racconta: "Nel Novembre 2020, siamo stati invitati a visitare il leudo in costruzione di Mosé Bordero. Il compianto Sindaco di Chiavari Marco di Capua con suo padre Pino, ex Maestro d’Ascia con cantiere a Lavagna in via Dei Devoto (per anni ha sfornato un gozzo al mese)".
Da sinistra Mosé Bordero, Pino Capua, Ernani Andreatta ed il compianto sindaco di Chiavari, Marco Capua.
Giancarlo Boaretto racconta:
“Mosè Bordero sta completando un LEUDO, realizzato il legno lamellare - lui è a metà tra gli 80 e i 90... Pochi fogli costruttivi gli sono bastati; con l'aiuto di PC - un ingegnere abilitato ha firmato il suo progetto.
credits: Teleradiopace
Quando si commissionava un nuovo leudo, la prima cosa da fare era di decidere la lunghezza... il mastro d'ascia e il committente si incontravano sulla spiaggia, il maestro lanciava un sasso: "va bene così?", se no, non un altro sasso ... un numero in metri non sarebbe stato capito da nessuno...
Cos’hanno scritto i media?
01 Aprile 2010 | in categoria/e attualità
RICOMPAIONO I LEUDI
Su facebook migliaia di fan e Mosé Bordero, maestro d'ascia, ne costruisce uno.
Leudo - FELICE MANIN
Tornano i LEUDI sulle spiagge del Levante. Si tratta di antiche barche a vela latina, nate e diffuse nel golfo del Tigullio. Il loro disegno inconfondibile è apprezzato in tutto il mondo: gli Stati Uniti alcuni anni fa hanno restituito il Felice Manin alla Liguria, che però lo ha tragicamente lasciato marcire sulla darsena di Spezia.
Il nome LEUDO deriva dalla forma di “liuto”, le barche venivano utilizzate per il commercio di olio, vino, sabbia, pecorino con l’isola d’Elba e la Sardegna. I LEUDI sono stati una fonte di ricchezza e di scambi culturali: fino agli anni ’80. Sestri Levante era la città più aperta e dinamica del Levante, essendo terra di imprenditori e commercianti che andavano da soli per il Mediterraneo.
Adesso si cerca di recuperare alcune delle barche che riempivano le baie e le spiagge, da Riva Trigoso a Chiavari, e Mosé Bordero sta costruendo da solo con l’arte dei maestri d’ascia un nuovo leudo, in un capannone di Casarza Ligure.
Non è da solo: Giovanna Bregante–imprenditrice nel settore turistico e componente di un’antica famiglia sestrina - cerca di riportare in città la cultura della marineria. In attesa di un’associazione, è nato il gruppo Facebook “Tornano i leudi da ponente”, in crescita continua, grazie a una serie di felici concause, a partire dalla meritoria opera di Bordero. “Questi antichi simboli non fanno parte delle cose da buttare, ma possono essere decisivi per far ripartire il settore turistico”, sostiene Giovanna Bregante.
Anche altrove si ritorna alla tradizione del mare. A Chiavari il comandante Ernani Andreatta ha creato il museo della marineria in “piazzetta dei pescatori”. E’ chiavarese anche Luciano Costa, ora trasferitosi a Modena da dove cerca di salvare dal degrado tre barche tra cui un leudo. Il problema principale è quello dei costi necessari per recuperare dei monumenti di straordinario valore, dei musei vivi da piazzare in mare e sulle spiagge per connotare il paesaggio marino e dare al Tigullio un profilo finalmente diverso da Rimini o dalla Costa Brava. Si deve evitare il ricorso alla logica perdente dei finanziamenti pubblici (necessari solo per la fase iniziale). Il Comune di Lavagna aveva risistemato un leudo, dedicandolo al “charteraggio”, ma l’esperimento è fallito.
Servono piuttosto imprenditori privati con idee dinamiche.
Si potrebbero trasformare i leudi in boutique naviganti o in ristoranti con menu di mare straordinari. Si creerebbe così un’offerta turistica unica e imbattibile. Meglio però pranzare su leudi ormeggiati, per evitare che il cibo vada di traverso…
Ridare al leudo la sua missione commerciale originale è una via di salvezza fantastica, se vogliamo utilizzarli anche per finalità culturali pubbliche senza gravare sui bilanci comunali.
Si deve fare attenzione alle museificazioni pure e semplici: un disegno di Legge dell’on. Mondello giace in parlamento da anni, ma il comune di Sestri Levante si è impadronito dell’idea ed ha imposto alla Regione il finanziamento di 300.000 euro per la realizzazione di un Museo del mare nel Palazzo Fascie-Rossi.
Una determinazione dirigenziale del 2008 ha appaltato alla coop Terramare l’incarico di recuperare dati e documenti sui leudi e la marineria (con una spesa di 20.000 euro). Tra i siti indicati per lo studio non risultano i pur ricchi archivi del Comune di Sestri, da troppi anni abbandonati al loro destino in Piemonte.
(ANSA) - SESTRI LEVANTE, 22 MAG.2021 - Varo storico oggi a Sestri Levante: è tornato in acqua l'ultimo leudo navigante della Liguria il:
"NUOVO AIUTO DI DIO"
Il leudo è una barca a vela latina che ancora fino alla fine del Novecento veniva utilizzata in Liguria per attività di trasporto merci.
L' imbarcazione varata oggi è lunga 15 metri, oltre a 5 metri del bompresso, fu costruita a Sestri Levante nel 1925, navigò verso la Sardegna per il trasporto del formaggio e l'Isola d'Elba per il trasporto di vino per poi cessare la attività commerciale. Dopo decenni di sosta sull'arenile nel 2010 nacque l'Associazione amici del leudo che con numerose iniziative promozionali è riuscita a riportare il 'Nuovo aiuto di Dio' agli antichi fasti. Rifatti i circa 150 metri quadrati di velatura latina e sistemato il fasciame il leudo, che può trasportare fino a 20 persone, dalla prossima settimana inizierà il suo programma estivo di mini crociere nel mar Ligure oltre ad alcuni concerti musicali che saranno organizzati nel porto sestrese.
Arriva dalla Scozia un aiuto per risistemare il Nuovo Aiuto di Dio, unico leudo sopravvissuto sulle spiagge di Sestri Levante. I lavori saranno eseguiti in spiaggia col contributo del Consorzio Tassano. L’armatore, il commercialista Traversaro, pensa di tornare al varo e all’alaggio annuale della barca, un evento che già di per sé costituisce uno spettacolo di sicuro richiamo.
Paolo Della Sala
LEVANTE NEWS – LA VOCE DEL TIGULLIO
Sabato 8 gennaio alle 17.00, nella sede della Lega Navale di Chiavari (box 51 porto turistico), si chiuderà la rassegna culturale “Uomini e Navi”. Protagonista dell’ultimo incontro sarà Mosè Agostino Bordero, che parlerà dell’incantevole mondo dei leudi, splendide barche, viste con gli occhi e l’esperienza di un comandante ed armatore. Bordero sta costruendo da anni, con le proprie forze, la copia fedele dell’antico leudo presente in passeggiata mare a Sestri Levante, chiamato “Con l’aiuto di Dio”. Un lavoro portato avanti con passione e tenacia, per un progetto tutto da scoprire.
“E’ da 3 anni che sto portando avanti questo lavoro nel cantiere di Masso (Casarza ligure) – racconta Mosé Bordero - Un leudo di due metri più grande rispetto alla sua copia, in passeggiata mare a Sestri levante e del quale possiedo il piano di costruzione. La barca potrà trasportare 300 quintali e andare in mare: il varo, quando Dio vorrà, ma la costruzione è già a buon punto. Oggi, grazie al computer, a colle innovative e nuovi materiali, anche un non maestro d’ascia come me può costruire un favoloso leudo”.
Mosè Agostino Bordero
“Uomini e Navi” è un ciclo di incontri promossi dalla Lega Navale di Chiavari e Lavagna, patrocinati dalla Provincia di Genova e dal Comune di Chiavati, nati con l’obiettivo di sviluppare ed incentivare la cultura del mare. La rassegna è giunta quest’anno alla terza edizione: 8 gli incontri svoltisi con esperti, in settori diversi, del vasto patrimonio del mare, a partire dal 6 novembre sino all’8 gennaio.
L’appuntamento si è svolto al sabato, alle 17, nella sede della Lega Navale guidata dal presidente Gian Battista Nicolini: luogo, il porto turistico di Chiavari Amm. Luigi Gatti, nel box numero 51. Durante i pomeriggi gli incontri sono stati affiancati da video e proiezioni, per una visione completa del tema affrontato.
Video girato nel Dicembre 2009
http://www.youtube.com/watch?v=F8ThU4qhXC8&feature=player_embedded#!
Il leudo di Mosè Bordero esce dal capannone
06 Settembre 2012 alle 13:541 minuto di lettura
Casarza Ligure - Il primo passo è compiuto. Il leudo di Mosè Bordero si trova oltre la soglia del capannone dove è stato, almeno fin qui, costruito. Ieri mattina, una gru l’ha sollevato e poggiato sopra il camion che stamattina lo ha condotto in via De Gasperi, nell’area accanto alla cooperativa Tassano messa a disposizione dal Comune di Casarza.
“Malgrado non sia ancora finito, è già abbastanza solido perché poggi su due cunei laterali “ - afferma Bordero, unico costruttore di “Con l’aiuto di Dio” -. “Occorrerà una mezz’ora per raggiungere il parcheggio e poi un mesetto per montare le capriate a protezione del leudo e proseguire i lavori”.
Sul piazzale, tappa del primo viaggio, "del leudo su strada", Bordero costruirà anche la copertura in legno che gli consentirà di ultimare i lavori in sicurezza, senza la preoccupazione delle intemperie.
Il capannone di Masso, dove si trovava fino a ieri, ha dovuto abbandonarlo per via del contratto di locazione scaduto e rinnovato dal proprietario con un altro inquilino. Quando aveva scelto la scadenza, confermando di lasciare il sito alla fine di maggio, Bordero contava di spostarsi sulla spiaggia di Riva, per trasformare la sua impresa – la costruzione di un leudo in solitaria, all’età di 83 anni – in un’esperienza pubblica, culturale e didattica.
«Pensavo di finire il lavoro nel posto che un tempo brulicava di leudi, non a caso ribattezzati “rivani” – afferma -. Con un po’ di rammarico ho dovuto abbandonare quella possibilità, perché contro la burocrazia preferisco non scontrarmi».
Ripete che se gli intoppi e le difficoltà tecniche non lo spaventano, delle scartoffie ha timore eccome.
Sulla spiaggia di Riva non avrebbe potuto montare la copertura in legno, ma accontentarsi di un telone provvisorio; e visto che la decisione definitiva continuava a slittare ha tentato con l’amministrazione di Casarza che ha detto sì alla sua richiesta. Da domani e per un paio d’anni ancora, Bordero, maestro d’ascia autodidatta, sarà in via De Gasperi a martellare, aggiungere componenti e rifiniture alla barca di cui va fiero: «è il simbolo dell’intelligenza dei liguri» dice, aggiungendo che alcuni conoscenti stanno avviando la pratica per annoverarlo come patrimonio dell’umanità dell’Unesco.
LEUDO
“NUOVO AIUTO DI DIO”
Una vela latina
impaginazione e foto di Pighin (SESTANTE)
Il "Nuovo Aiuto di Dio", quando ormai tutto sembrava perduto, è stato restaurato da Mosé Bordero.
Racconta Pighin: [ nel 2002 Bordero mi permise di salire a bordo del Leudo per fare un po' di documentazione fotografica ... sapevo che era una occasione quasi irripetibile ... con questo spirito, e con molto meno esperienza di adesso con la fotocamera, ho proceduto tentando di non dimenticare nulla ... intanto è documentata l'ancora originale, che ora non c'è più perché rubata ... n.d.r. ]
... Pensate che nel 1800 due velieri, al largo di Vernazza, sono entrati in collisione; poi c’è stato un processo e chi ha sbagliato è stato condannato perché aveva creato intralcio sulla “pubblica via”. Quindi il mare era considerato la “pubblica via”, non c’erano altri mezzi. Quindi era necessario avere un veliero che fosse veloce, che avesse una grossa capacità di carico e che contemporaneamente avesse un’ottima tenuta di mare ...
... È lungo da 15 a 16 metri, perché? Perché ha un peso che può essere tirato in secco sulle spiagge, se fosse più grande potrebbe creare dei problemi per tirare in secco sulle spiagge. Perché tirare in secco? ...
[ Per la mancanza di una rete capillare di porti, ma anche per economia nella gestione ... stare all'ancora in un porto attrezzato può costare, stare in mare tutto l'anno a fronte di pochi viaggi brevi avrebbe causato maggiore usura dell'opera viva, con relative spese ... le spiagge di Riva e Sestri Levante erano gratuite ... quando erano in secco i leudi erano coperti da teli, ricordo la cura infinita, quotidiana, nel controllare che essi coprissero il sole in modo perfetto ... sapevo che ciò era molto importante per preservare lo scafo dalle intemperie, e che, cosa ancora più importante, era "non spendere" in manutenzione, avrebbe compromesso la sussistenza dell'impresa ... n.d.r. ]
da una conversazione del 2002 di Mosé Bordero: Bagni Liguria - Sestri Levante
La spiaggia era tutta per le barche
Anno 1910
LEUDO
“NUOVO AIUTO DI DIO”
VISTO DA VICINO....ANZI A BORDO!
Uno sguardo di assieme: "Vista da poppa"
Uno sguardo di assieme: "vista da prua"
Uno sguardo di assieme: "vista laterale"
Una parte emersa molto arcuata: "la coperta"
Il futuro si vede da qui: "la zona di prua"
L'innesto del bompresso: "è il secondo albero, quello per il fiocco"
E' da qui che si conduce la barca: "la zona poppa"
Lo strumento di governo: "il timone"
L'organo di propulsione a partire dal dopo-guerra: "l'elica"
Le correnti galvaniche consumano le placche invece che l'elica:
"sono di zinco puro"
Questo strumento misura la velocità: "è il solcometro"
La parte immersa nell'acqua si chiama "opera viva":
"la chiglia e il dritto di prua"
La barca è molto panciuta, ciò favorisce la capienza: "la fiancata"
Questa è la paratia di protezione del ponte: "la battagliola"
Anche sopra coperta tutto è curvo: "la battagliola da dentro"
Per sostare alla fonda in sicurezza: "l'ancora"
Per superare la calma piatta, o per attraccare in sicurezza: "i remi"
La forcella per l'appoggio del remo: "lo scalmo"
Un semplicissimo strumento per l'orientamento: "la bussola"
Bisogna anche farsi vedere di notte: "il fanale"
E' il sostegno della vela latina: "l'antenna"
L'antenna è sostenuta da un sistema di funi e nodi: "l'imbracatura"
Anche l'albero inclinato è sostenuto da funi: "uno strallo"
Demoltiplicando tutto rallenta, ma le forze applicate sono immense:
"la tagliola"
Il leudo "Nuovo Aiuto di Dio" in navigazione nel Mar Ligure [anno 2013]:
"il Golfo del Tigullio"
COMPLIMENTI E UN GRAZIE DI CUORE A PIGHIN E AGLI AMICI DEL SESTANTE PER QUESTO BELLISSIMO SERVIZIO FOTOGRAFICO CON DIDASCALIE ECCELLENTI E PRECISE
AMANTE O DRIZZA D’ANTENNA E SCIONCO
Bozzello che serviva alla manovra dell’Antenna che portava inferita la vela del Leudo per issare o ammainare l’antenna viene usato un complesso composto da un paranco.
(Museo Marinaro Tommasino-Andreatta di Chiavari – foto C.Gatti)
Bozzello a 5 cavatoie
Concludo il servizio con l’immagine dell’unico esemplare esistente di ARGANO A MANO utilizzato per virare il LEUDO a riva.
(Museo Marinaro Tommasino-Andreatta. Foto C. Gatti)
MARE NOSTRUM RAPALLO - DOVE SI PARLA DI LEUDI ...
ISOLA DELLE CHIATTE - GENOVA – PORTO ANTICO
https://www.marenostrumrapallo.it/isola-delle-chiatte-genova-porto-antico/
CANCARONE E VINO NAVIGATO
https://www.marenostrumrapallo.it/cancarun/
LA GALLETTA DEL MARINAIO
https://www.marenostrumrapallo.it/juan/
SAN PE', L'ULTIMO MARINAIO DEL '900
https://www.marenostrumrapallo.it/bobba/
LEUDO, UNA MANOVRA PARTICOLARE...
https://www.marenostrumrapallo.it/leudo/
NEL MONDO DEI LEUDI
https://www.marenostrumrapallo.it/nel-mondo-dei-leudi/
DA TRELO ALLE MERICHE
https://www.marenostrumrapallo.it/juan-2/
CHIAVARI - RIONE SCOGLI
https://www.marenostrumrapallo.it/ciassa-di-barchi/
IL RIMORCHIATORE D'ALTURA BRASILE NEL MISTRAL!
https://www.marenostrumrapallo.it/mistral/
A cura di Carlo GATTI
Rapallo, 8 Maggio 2023