LA CERVARA
ABBAZIA DI SAN GIROLAMO AL MONTE DI PORTOFINO
(XIV-XX SECOLO)
La posizione panoramica della Cervara, Abbazia di San Girolamo al Monte di Portofino, a picco sul mare tra Santa Margherita Ligure e Portofino rappresenta l’incontro tra il cielo ed il mare, tra la fede e l’umanità. Si tratta di una Abbazia che ha le caratteristiche di una fortezza con compiti di vedetta e difesa contro gli attacchi improvvisi dei saraceni.
In questa fotografia scattata da un drone, si nota la sua vicinanza a Portofino sullo sfondo.
Ma quando ci si rende conto che l’antico edificio di origine trecentesca è, in realtà, circondato da un meraviglioso giardino monumentale all’italiana, l’unico della Liguria, il desiderio di raggiungerla e visitarla si fa ancora più forte. Sebbene, infatti, il complesso abbaziale abbia conosciuto, nel corso dei secoli, periodi di alterne fortune, il recente restauro ne ha fatto oggi un luogo di grande fascino che, non a caso, si è trasformato in un’ambita location per eventi privati, meeting, concerti e convegni. Con il valore aggiunto di poter accogliere i propri ospiti per la notte in una delle 9 stanze ricavate nell’edificio principale dell’Abbazia e nell’antica Torre Saracena.
Il complesso abbaziale é qui visibile nella sua interezza. Ai suoi piedi sul mare, lo scoglio della CAREGA sovrastato dal Pino di Aleppo ancora in salute (?) dopo la recente mareggiata. Sullo sfondo a sinistra il Castello che ospita le famiglie Berlusconi.
L’Abbazia della Cervara, o Abbazia di San Girolamo al Monte di Portofino, è un ex complesso monastico, luogo di culto cattolico. Nel medioevo questo luogo, come tutto il tratto di costa affacciata sul golfo del Tigullio che scende a picco sul mare verso Portofino, era detto Silvaria (da silvas, la parola latina che significa “boschi”), perché era fitto di vegetazione. Il termine Silvaria venne poi italianizzato in “Cervara”.
L’Abbazia di S. Gerolamo della Cervara é il tipico luogo in cui il tempo si è fermato ed invita a riscoprire la sua secolare storia. Con questa magica idea si sentono risuonare secoli di storia nelle sale e negli splendidi giardini. La Cervara risale al 1361, quando fu iniziata la costruzione di un monastero di San Girolamo. Si racconta che sia stato visitato da religiosi e persone celebri: dal sommo Petrarca a Santa Caterina da Siena e a numerosi papi, dal condottiero Giovanni d’Austria al letterato Piccolomini e allo scienziato Marconi. Ma le tracce più significative furono lasciate da Francesco I, il re di Francia, sconfitto e imprigionato nella torre a strapiombo sul Golfo del Tigullio.
Chi entra per la prima volta nell’abbazia della Cervara ha immediatamente la sensazione di scoprire un luogo selvaggio e solitario che pare essere il posto ideale per la meditazione e la preghiera. Questa percezione attirò l’interesse di Padre Lanfranco di San Siro, che vi soggiornò per qualche tempo. Fu lui ad avere l’idea di edificare un monastero di Benedettini nell’antica Villa della Cervara. Il 18 marzo 1360 i monaci Certosini, proprietari del terreno, acconsentirono alla vendita, e in pochi anni, con l’aiuto dell’arcivescovo di Genova Guido Scetten, venne fondato il monastero dedicato a San Gerolamo del Deserto.
ARTE
Nel 1506, Vincenzo Sauli commissionò al noto pittore fiammingo Gerard David un superbo polittico per l’altare maggiore della chiesa di cui la famiglia ottenne il giuspatronato. Il polittico, oggi smembrato in tre parti, é custodito rispettivamente al museo genovese di Palazzo Bianco, al Louvre e al Metropolitan Museum di New York, raffigura la Madonna con il Bambino, San Mauro e San Gerolamo, l’Annunciazione, la Crocifissione e Dio.
Dal punto di vista della storia dell’arte il monastero divenne il simbolo della diffusione della cultura fiamminga in Liguria, fatto di cui si ricorda anche il trittico portatile con l’Adorazione dei Magi (ora conservato nelle sale di Palazzo Bianco a Genova) di Pieter Coeke van Aelst, autore fiammingo della metà del Cinquecento, attivo ad Anversa, che stilisticamente guarda al manierismo italiano.
“I tre scomparti compongono uno spazio unitario, reso continuo dallo scorcio del pavimento, dalla struttura architettonica del trono e dall’arazzo “millefiori” che fa da sfondo alla Vergine e alle figure dei due santi. Questo tipo di arazzo veniva ritenuto metafora del Paradiso, popolato dalle diverse categorie di eletti – ai martiri alludono le rose, ai confessori le viole, i gigli alle vergini – e contribuisce a connotare come paradisiaco lo spazio che accoglie i sacri personaggi.
Al centro, assisa su un trono, Maria tiene in braccio Gesù e lo aiuta a staccare un acino da un grappolo d’uva, che allude al sacrificio della croce e al vino eucaristico salvezza. La gemma che riluce in fronte alla Vergine, applicata a una striscia di tessuto prezioso su cui è ricamato l’incipit dell’Ave Maria, allude alle parole del Salmista: “Vergine regale, ornata delle gemme di tante virtù, luminosa per lo splendore dello spirito e del corpo”, mentre la regalità di Maria, che le deriva dall’appartenere alla stirpe di David e dall’essere madre e sposa del Re dei Cieli, è ribadita dai versi del Salve Regina, ricamati in caratteri aurei lungo l’orlo del manto.
Il gesto della Madre e il suo apparente distacco sono segno della dolorosa accettazione del destino che attende il figlio così come lo sguardo di Cristo, unico fra tutti gli attori di questa silenziosa e solenne scena che fissi gli occhi dello spettatore, rammenta che per la salvezza di ciascuno Egli verserà il suo sangue”.
LA CHIESA ED IL CHIOSTRO
L’Abbazia vista dal lato di Levante
Interno della chiesa – Navata centrale
La pianta della chiesa è a croce latina; la sua abside inclinata é resa suggestiva dalla caratteristica abside inclinata che simula il capo reclinato di Cristo.
Le colonne che separano le tre navate appaiono essere costruite con blocchi alternati ardesia e marmo, nel tipico stile architettonico ligure, sono in realtà di mattoni ricoperti da intonaco bicolore.
Il chiostro è di forma quadrangolare a due ordini di volte.
La camera che ospitò papa Pio VII reduce da Savona
Durante i recenti lavori di restauro è stata scoperta una sepoltura che, con ogni probabilità, è dell’Arcivescovo di Genova Guido Scettin, poeta e letterato, compagno di studi e amico di Francesco Petrarca.
La Cervara è da sempre avvolta da un alone di fascino misterioso
Giardino monumentale all’italiana
LA STORIA DELLA CERVARA
Il luogo selvaggio e solitario dove sorge l’abbazia, ideale per la vita monastica, semplice e appartata, impregnata di meditazione e di preghiera, attirò l’interesse di Padre Lanfranco di San Siro, che qui soggiornò per qualche tempo. Fu lui ad avere l’idea di edificare un monastero di Benedettini nell’antica villa della Cervara. L’originaria costruzione fu innalzata il 18 marzo 1360 dai monaci Certosini di San Bartolomeo di Rivarolo, proprietari del terreno. In questo primo periodo di grande prosperità, il convento acquisì un notevole patrimonio immobiliare e, in pochi anni, con l’aiuto dell’arcivescovo di Genova Guido Scetten, venne fondato il monastero dedicato a San Gerolamo del Deserto.In breve il monastero divenne un’importante congregazione benedettina e nelle sue sale molti sono gli ospiti illustri che vi soggiornarono: nel 1376, su consiglio di S. Caterina da Siena, in contatto epistolare con il priore del monastero, Papa Gregorio XI si fermò alla Cervara durante il suo trasferimento da Avignone a Roma, vi officiò messa solenne e concesse al monastero privilegi papali. Nel 1496 vi soggiornò Massimiliano I Imperatore d’Austria, chiamato in Italia da Ludovico il Moro. Nel 1525 fu la volta di Francesco I di Valois, in un soggiorno forzato nella torre prigione, dopo la sconfitta di Pavia ad opera di Carlo V, prima del suo trasferimento verso la Spagna.
La storia della Cervara alterna periodi di grande gloria e potere ad altri di declino: all’inizio del ‘400 venne gravemente danneggiata durante il conflitto tra Guelfi e Ghibellini. Nel 1435 il pontefice Eugenio IV fa eseguire alcune restaurazioni, dando facoltà ai monaci benedettini della Cervara di assolvere usurai e ladri, purché, pentiti, facciano una congrua offerta al monastero. Grazie alla protezione del Papa il monastero rifiorisce, incorporando il cenobio di S. Fruttuoso ormai decaduto dagli antichi splendori, e radunando i maggiori monasteri del nord Italia.
Nel 1546 il priorato della Cervara venne innalzato al rango di abbazia da Papa Paolo III.
Nel 1550 iniziò la costruzione del chiostro, mentre nel 1553 iniziò quella di una poderosa torre difensiva in asse con l’ingresso della chiesa. Il manufatto riprende tutti gli elementi tipici delle torri di difesa e avvistamento; è purtroppo completamente perduto il grande affresco raffigurante San Gerolamo, che lo arricchiva sulla facciata prospiciente la chiesa.
Nel corso del XVII secolo, grazie alla munificenza della famiglia Sauli, furono effettuati più interventi di rimaneggiamento su tutto il complesso.
A seguito della democratizzazione della Repubblica di Genova, nel 1797 e della successiva nazionalizzazione dei beni degli enti religiosi, anche il complesso della Cervara subì una decisa spoliazione. I beni dell’abbazia furono distribuiti alle chiese parrocchiali della zona: in particolare molti degli arredi e degli apparati liturgici furono trasferiti alla chiesa di Nozarego e sono attualmente esposti al museo diocesano di Chiavari.
In seguito a violente scorrerie viene fortificata con torri di difesa e subisce notevoli trasformazioni architettoniche, fra cui la costruzione dei chiostri.
Nel 1798 comincia una rapida decadenza: in seguito alla soppressione delle corporazioni religiose, voluta dalla Rivoluzione Francese, il monastero viene abbandonato, saccheggiato, ridotto a casa colonica e abitazione.
Nel 1804 il complesso viene affidato ai frati trappisti che vi aprono una scuola; le difficili situazioni politiche, determinate da Napoleone, costringono però i frati ad andarsene, lasciando ricadere il monastero nell’abbandono e nella rovina.
Nel 1868 il complesso venne acquisito dal marchese Giacomo Durazzo, che ne eseguì importanti lavori di recupero e decise poi di venderlo ai Padri Somaschi, affinché la presenza dei religiosi potesse riportare il monastero a rivivere gli splendori del passato.
Nel 1901 il convento venne occupato dai Certosini di Montrieux (tra Marsiglia e Tolone) che vi rimarranno fino al 1937 quando la Cervara venne acquistata dai conti Trossi. Venne dichiarata monumento nazionale nel 1912.
Successivamente, i Padri Somaschi vendettero la Cervara a un gruppo di Certosini provenienti dalla Francia: i nuovi monaci ebbero gran cura dell’abbazia e anche del suo giardino, ma furono costretti a vendere nel 1937, anno in cui la Cervara fu definitivamente destinata a dimora privata.
Nel 1990 venne acquistata dall’attuale proprietà e divenne oggetto di consistenti lavori di restauro portati avanti con la supervisione della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici della Liguria.
Il complesso è circondato da un incantevole giardino monumentale, anticamente orto dei monaci, esteso su due livelli, entrato a far parte del circuito dei grandi Giardini Italiani.
Oggi la Cervara è sede di rilevanti eventi culturali. E’ inoltre possibile organizzarvi riunioni, feste, incontri di lavoro e ogni altro tipo di evento.
LA TORRE SARACENA
La Cervara diventa Abbazia nel 1546: in seguito a violenti attacchi viene fortificata con torri di difesa e subisce notevoli trasformazioni architettoniche, fra cui la costruzione dei chiostri.
“Una prigione niente male”. Deve aver pensato re Francesco I di Francia quando, sconfitto a Pavia nel 1525 dalle truppe di Carlo V di Spagna fu costretto alla prigionia nella piccola torre a strapiombo sul mare dell’Abbazia di Cervara. E’ questo, infatti, uno dei panorami più belli sulla baia di Portofino, un punto strategico da cui un tempo si scrutava il mare per difendersi dai possibili attacchi dei nemici e da cui oggi guardano alcune delle camere che fanno della Certosa una romantica “maison de charme”.
I GIARDINO DEL COMPLESSO DELLA CERVARA
Nato come hortus di un’Abbazia benedettina, possiede uno dei rari giardini monumentali in Liguria, con pergole e terrazze a picco sul mare di Portofino. Tra le rarità botaniche un secolare albero del pepe e un glicine viola pluricentenario.
Il giardino de La Cervara rappresenta l’unico giardino storico in Liguria che si affaccia sul mediterraneo ed ha una struttura all’italiana. Di solito un giardino non è mai situato direttamente a picco sul mare, poiché i fiori e le piante sono danneggiati dalla salsedine. Invece il giardino all’italiana del complesso della Cervara, fiorisce splendido sul mare del Tigullio. Visitando ogni suo angolo si ha la netta sensazione di essere circondati dal mare ma sempre immersi in un’oasi di verde unica e originale.
Giardino all’italiana visto da un’altra prospettiva
In questa immagine ripresa da un drone, il complesso abbaziale svela anche i suoi segreti architettonici visti dalla prospettiva collinare.
Nella parte a monte, si trova un altro giardino, ricavato da un terreno una volta coltivato a fasce, da dove si perde la vista del giardino monumentale, ma non quella del mare, e si guadagna la cornice della caratteristica macchia mediterranea: l’antico bosco mediterraneo è pieno di aromi e di fruscii. Il leccio domina incontrastato nella macchia, il pino d’Aleppo, il lentisco, il viburno, il corbezzolo e tutte le altre essenze gli fanno corona. Ognuno si è ritagliato una nicchia nella quale prospera e fiorisce. Sempre nella parte rivolta verso il monte, è stato mantenuto il tradizionale orto in cui i monaci, fin dal medioevo coltivavano i “semplici” (varietà vegetali con virtù medicamentose), piante officinali ed erbe aromatiche del promontorio di Portofino; basse siepi di bosso riquadrano particelle che alternano tali coltivazioni a rari esemplari di agrumi in vasi di cotto, come era tradizione nelle abbazie.
Una porzione del giardino in cui sono coltivati, tra gli altri, il cedro pane, il limone ritorto, il limone fiorentino, il bergamotto, il chinotto, l’arancio amaro, il pompelmo, il calamondino variegato, il nadarino cinese o Nagami, la fortunella ovale, e le “mani di Buddha”.
(sopra e sotto) La statua del putto
Il giardino dei semplici
LA STATUA DEL PUTTO
Intorno al giardino e all’edificio principale, terrazze e giardini si alternano incorniciati da pergole, colonne dipinte o di mattone, piante rare e fioriture eccezionali che si rubano l’attenzione a seconda della stagione: una ombreggiata corte prende il nome da una ultra secolare e di dimensioni monumentali pianta di glicine. Le colonne del giardino superiore sono interamente ricoperte da gelsomino profumato la bougainvillea, i rari caperi rosa, la bigonia, l’uva, l’albero del pepe rosa, le camelie, le rose, le ortensie, le sterilizie e diverse altre specie.
Il giardino “dei Semplici” e quello “delle Esperidi”
Il giardino delle Esperidi è un luogo leggendario della mitologia greca. Era stato donato da Gea a Zeus che, a sua volta, lo aveva dato ad Era come regalo nuziale ed in esso cresceva un melo dai frutti d’oro che era custodito dal drago Ladone e dalle tre Esperidi.
Nell’Eden in cui siamo immersi, la vita brulica di esseri grandi e piccoli: dalla rara splendida farfalla Charaxes jausius che si nutre solo delle foglie dell’Arbutus unedo, all’upupa schiamazzante, dell’Arbutus unedo, ad una schiera di altri svariati uccelli presenti, ma assolutamente invisibili. S’intravedono le tracce della volpe e quelle inequivocabili del cinghiale.
… angoli di paradiso…
… quando anche i profumi si sposano…
… senza parole…
LA CERVARA OGGI
Il progetto di recupero
Nel 1990 Gianenrico Mapelli acquista l’abbazia e dà inizio ad un’opera di restauro senza precedenti che restituisce al monastero la sua antica bellezza. Grazie alla Cooperativa Arti e Mestieri, ogni prima e terza domenica del mese è possibile visitare questa splendida abbazia e suoi giardini all’italiana. La visita, guidata da storici dell’arte, inizia dal seicentesco portale, da dove è possibile godere di un panorama che abbraccia tutto il Golfo del Tigullio. Dal cortile, con la cinquecentesca torre di difesa assai simile a quella dell’abbazia di San Fruttuoso di Camogli, si raggiunge il chiostro inferiore e la cappella, passando per la porticina dei monaci. Ad accompagnare questa parte della visita c’è un sottofondo di musica sacra che ci rimanda ad atmosfere lontane di vita quotidiana dei monaci. Splendido il giardino superiore, formato da 60 pilastri ricoperti da gelsomini e buganvillee. Inoltre, è possibile visitare la nuova “sala della colonna”, un ambiente sotterraneo, forse antica cripta o primitiva fondazione monastica che ospiterà l’archivio storico del monastero.
Suite rifinite con tessuti pregiati, pavimenti in ardesia o legno e mobili antichi, ricavate oltre che nella Torre Saracena nel corpo centrale dell’Abbazia. Ambienti dove si respirano tutti i sette secoli di storia de La Cervara.
Dal cortile, con la cinquecentesca torre di difesa assai simile a quella dell’Abbazia di San Fruttuoso di Camogli, si raggiunge il chiostro inferiore e la cappella, passando per la porticina dei monaci. Bello il giardino superiore, formato da 60 pilastri ricoperti da gelsomini e buganvillee. E’ possibile anche visitare la nuova “sala della colonna”, un ambiente sotterraneo, forse antica cripta o primitiva fondazione monastica che ospiterà l’archivio storico del monastero.
I lavori condotti alla Cervara, dichiarato Monumento Regionale della Liguria nel 1996, si sono svolti sotto la supervisione della Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici, che si sono avvalsi dell’intervento di Pinin Brambilla Barcilon, la celebre restauratrice del Cenacolo di Leonardo.
Per chi desiderasse ammirare questi capolavori dell’uomo e della natura, la Cervara apre le porte al pubblico durante la bella stagione, da marzo a ottobre, prima e terza domenica del mese alle 10.00, alle 11.00 e alle 12.00, offrendo ai visitatori l’opportunità di esplorarla su prenotazione attraverso interessanti visite guidate che portano alla scoperta dei suoi angoli più belli. Fiore all’occhiello dell’elegante complesso panoramico è proprio il giardino monumentale. Un magnifico spazio verde su due livelli collegati da una rete di pergole e gradini di raccordo. Non è affatto un caso se nel 2012 La Cervara è stata insignita del primo premio Grandi Giardini Italiani per il più alto livello di manutenzione, buon governo e cura di un giardino visitabile. Grazie alla realizzazione di una nuova terrazza dedicata, la massiccia opera di restauro ha saputo valorizzare a pieno il sistema di terrazze esistenti ed il prezioso glicine monumentale. E grazie al contributo di un gruppo di stagisti della Fondazione Minoprio il giardino è stato arricchito di una importante collezione di piante mediterranee.
ULTERIORI ISTRUZIONI PER LA VISITA DELLA ABBAZIA
Una guida della Regione Liguria ti accompagnerà a scoprire i segreti del giardino e dell’Abbazia della Cervara.
Le visite guidate sono alle ore 10.00, 11.00 e 12.00
Puoi prenotare anche chiamando il Numero verde 800-652110 oppure inviando una mail a visite@cervara.it
Visite guidate istituzionali
Biglietto intero Euro 12,00 | Biglietto ridotto Euro 10,00 (aderenti Fai, Touring Club e over 65)
Biglietto omaggio per i ragazzi sotto i 14 anni (accompagnati da un adulto).
Le visite alla Cervara si tengono sempre, da marzo a ottobre, la prima e la terza domenica del mese. Calendario delle visite guidate: http://www.cervara.it/visite/calendario-sante-messe-e-visite-guidate?mc_cid=1bcb614f39&mc_eid=bf942c865c
Gruppi
Con un minimo di 30 persone e prenotazione obbligatoria, è possibile visitare l’Abbazia ogni giorno dell’anno accompagnati da guide accreditate anche in lingua inglese, tedesca, spagnola e francese.
È inoltre possibile far seguire alle visite un aperitivo o un pranzo a buffet.
La Cervara – Una gita a – L’abbazia di Cervara https://www.giardinaggio.it/giardinaggio/una-gita-a/la-cervara.asp#ixzz6AqPnlp9H
Bibliografia
Guida d’Italia – Liguria – Touring Club Italiano
LIGURIAN GARDENS
Fiori di Liguria – G.Nicolini – A.Moreschi
Musei di Genova
Città Metropolitana – Fuori Genova
Genovagando furiporta
Associazioni Albergatori
Wikipedia
Visite Guidate all’abbazia della Cervara
FlorArte
Turismo.it
Turismo in Liguria
Mondointasca – Turismo e cultura del viaggiare
Tigullio news
VANITY FAIR
La maggiorana – Persa
Protagonisti alla Cervara
CARLO GATTI
Rapallo, 15 Gennaio 2020