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OSTENDA (Fiandre-Belgio) LA PESCA DEI GAMBERI A CAVALLO DA OLTRE 700 ANNI

PATRIMONIO UNESCO DAL 2013

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A DUNKERQUE (Francia) SI SCATENO’ L’INFERNO:

OPERAZIONE DYNAMO. 2° Guerra Mondiale

 

La zona del Belgio che oggi visiteremo è quella in verde sul Canale della Manica

 CARTINA DEL BELGIO

Le Fiandre nella parte “nera” della cartina

 

La costa fiamminga è un paradiso dalle mille facce. Ben 67 chilometri di spiaggia fine, mare e dune sabbiose, arte e cultura, cibo e bevande, storia e tradizione, shopping, surf e tanto altro ancora.

Faremo una cavalcata lungo la spiaggia del Mare del Nord che si estende dal confine con i Paesi Bassi a quello con la Francia. Vedi carta e freccia sotto.

 

Ostenda (Belgio) (in olandese Oostende; in francese Ostende) è una città portuale belga di 70.274 abitanti, situata nella provincia fiamminga delle Fiandre Occidentali e affacciata sul Mare del Nord. Il territorio comunale comprende la città vera e propria e tre città minori, annesse successivamente all’istituzione del comune: Mariakerke, Stene e Zandvoorde.

Ostenda è la città principale sulla costa belga. In tempi antichi non era altro che un piccolo villaggio di pescatori costruito sulla sponda orientale (in olandese: oost-einde) di un’isola (chiamata Testerep), posta fra il Mare del Nord e un lago costiero. Benché piccolo, il villaggio guadagnò lo status di ‘città’ intorno al 1265, quando agli abitanti fu permesso di tenere un regolare mercato. La principale fonte di introiti era naturalmente la pesca. La costa del mare del Nord è sempre stata abbastanza instabile e nel 1395 gli abitanti decisero di costruire una nuova Ostenda alle spalle di grandi dighe e lontana dalla minaccia del mare. La posizione strategica sul Mare del Nord ha dato un grande vantaggio a Ostenda, come porto, ma si è anche rivelata fonte di problemi. La città venne spesso presa, distrutta e saccheggiata dalle armate conquistatrici. Dopo quest’epoca Ostenda si tramutò in un porto di una certa importanza. Nel 1722 gli olandesi chiusero l’entrata del porto di Anversa, e di conseguenza Ostenda crebbe in importanza perché forniva un accesso alternativo al mare.

 

OOSTDUINKERKE: LA SPIAGGIA BELGA PATRIMONIO UNESCO

 

Monumento simbolo dei  Shrimpers (pescatori di gamberetti a cavallo)

Il nome Oostduinkerke si traduce come “Dunkerque orientale”

Ogni martedì mattina, da Maggio a Settembre, sul tratto di spiaggia belga di Oostduinkerke, quasi al confine con la Francia, c’è un appuntamento imperdibile e ancora non troppo famoso, quello con gli Shrimpers!

Oggi… come nel medioevo…

 Gli Shrimpers arrivano in spiaggia con i loro cavalli, sono seguiti da una folla numerosa di curiosi, appassionati e turisti da ogni dove…

Una decina di pescatori, quindici al massimo, indossano l’impermeabile giallo e con le galoche ai piedi, siedono sul carretto trasportato dal proprio cavallo e lungo il tragitto che porta al mare fanno salire “a bordo” i bambini che sono venuti a salutarli.

Arrivano fino al bagnasciuga e anche un po’ più in là per preparare i cavalli …

 

IL MOMENTO IDEALE

 

La pesca a cavallo a Oostduinkerke sfrutta il ritiro della marea.  I pescatori entrano in acqua quando il livello del mare è basso, lasciando scoperta una porzione di fondale marino.  Quando la marea è alta, l’attività è impossibile.

 

Staccano il carretto lasciandolo a riva e dopo aver sistemato due grandi ceste in vimini sul proprio destriero, sono pronti a salire in sella e a partire.

I pescatori iniziano a posizionare la rete da pesca dietro al cavallo, che servirà a raccogliere i gamberetti, specialità tipica di queste parti. 

È in questo momento, durante la bassa marea, che trainano le reti attraverso le acque poco profonde, catturando i gamberetti. 

 

Le reti iniziano a strisciare sulla sabbia ed in men che non si dica sono sott’acqua a fare il loro lavoro sul fondale mentre lo Shrimper porta a passeggio il suo fedele compagno di avventura.

 

 

 

Si portano al largo…

 

 

Il mare è molto mosso, ma sembra non infastidire i cavalli, che si muovono tra le onde con estrema facilità ed eleganza.

Dopo circa 30/40 minuti eccoli tornare di nuovo verso la spiaggia.

 

Una volta tornati sul bagnasciuga, il pescatore ritira la rete da pesca e prende dal carretto i secchi ed il setaccio che gli serviranno per mostrare il pescato: un sacco di piccoli gamberetti, mischiati a qualche conchiglia ed altri pesciolini finiti per sfortuna nella rete.

 

Tutto il resto (piccoli pesci, granchi, meduse) viene restituito al mare. Questa operazione si ripete diverse volte durante la battuta di pesca.

Circa due ore più tardi, l’alta marea inizia a salire e costringe i pescatori a smettere di pescare. I cavalli non devono essere messi in condizione di pericolo. Le reti vengono ripiegate, caricate sul calesse e si rientra alla fattoria dove tutto è pronto per godersi il meritato pasto, Bruno svuota le ceste e prepara il fuoco per cuocere i gamberi.

L’emozione continua ad essere grande su quel tratto di costa belga ed è grazie soprattutto ai pescatori che sono felici di essere portatori e conservatori di una tradizione secolare che li fa sentire vicini a tante persone, grandi e piccini, e sono fieri di mostrarci e spiegarci il loro lavoro e lo fanno scherzando con noi e regalando ai bambini qualche pesce strano o conchiglia appena tirato fuori dal setaccio come fosse il cilindro di un mago.

E che dire di questi mansueti cavalli che si lasciano accarezzare e coccolare da chiunque! i suoi possenti cavalli brabantini (brabançonne), una razza da tiro originaria del Belgio, ideale per questo tipo di attività. Udo è un esemplare imponente: pesa oltre una tonnellata e può tirare fino a duemila chili di peso senza sforzo. Ma non basta la stazza per diventare un cavallo da pesca. L’addestramento, infatti, inizia già ad un anno di età e, una volta terminato, una commissione valuta se il cavallo può effettivamente entrare a far parte di questa antica tradizione.

Una volta ripulite le reti, i pescatori rimontano sul loro carretto e ritornano a casa con quel bottino di pesca veramente irrisorio ma con la consapevolezza di aver raccontato e tramandato la loro storia e di aver fatto emozionare tutti i presenti, nessuno escluso!

 

Dal mare al piatto:

gli straordinari gamberetti pescati a cavallo

 

La cottura avviene in un enorme calderone pieno d’acqua bollente salata; dopo pochi minuti sono già pronti. Il sapore di questi minuscoli gamberi è eccezionale, una combinazione di sapidità e dolcezza che non ha eguali. Non ci stupisce che siano così rinomati. Assaggiare tutti insieme quello che abbiamo pescato qualche ora prima, sorseggiando una Kriek, è la perfetta conclusione di una mattinata fuori dell’ordinario.

 

….. una tradizione tanto bella quanto dura, in cui gli elementi naturali regolano l’attività dell’uomo e ne decidono le sorti; un mestiere antico, fatto di persone caparbie che, con passione e fierezza, portano avanti un’attività che li tiene ancora saldamente ancorati alle proprie origini.

 

 

Conclusione:

 L’importanza culturale:

Questa antica tecnica di pesca non è solo un metodo di sostentamento, ma un vero e proprio patrimonio culturale.

Nel 2013, la pesca a cavallo di Oostduinkerke è stata riconosciuta dall’UNESCO come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, sottolineando il suo valore storico, sociale e culturale unico. 

Rappresenta una connessione ininterrotta tra uomo, animale e ambiente, testimonianza di un’arte tradizionale tramandata di generazione in generazione.

 

Come funziona:

 I cavalli, guidati da pescatori esperti, (Paardevissers) trainano una rete a strascico attraverso le acque poco profonde del mare. I cavalli, con le loro gambe affondate nella sabbia fredda e bagnata, si muovono con passo costante, trainando la rete mentre i pescatori li guidano e controllano la cattura.  La forza e la resistenza dei cavalli sono fondamentali per affrontare le acque agitate e la pesantezza della rete piena di gamberetti.  Il lavoro è duro e faticoso, sia per i cavalli che per i pescatori.

 

Il futuro della pesca a cavallo:

Nonostante il suo riconoscimento e la sua importanza, la pesca a cavallo di Oostduinkerke sta affrontando molte sfide: la competizione con i metodi di pesca moderni, i cambiamenti climatici e le normative ambientali pongono dei limiti alla sua praticabilità. Tuttavia, grazie al suo status di patrimonio UNESCO e all’impegno dei pescatori e delle autorità locali, si stanno attuando iniziative per preservare questa tradizione per le generazioni future.

 

DURANTE LA 2a GUERRA MONDIALE SU QUELLE SPIAGGE SI SVOLSE

L’OPERAZIONE DYNAMO….

 

 

I movimenti durante l’accerchiamento di Dunkerque

 

L’evacuazione di Dunkerque è un evento chiave della Seconda Guerra Mondiale e un’impresa militare memorabile, nonostante le parole di Churchill… 

L’operazione, nota come “Operazione Dynamo”, si svolse tra il 26 maggio e il 4 giugno 1940 e vide l’evacuazione di circa 338.000 soldati alleati, prevalentemente britannici, ma anche francesi, belgi e altri, dalle spiagge di Dunkerque. 

L’esercito britannico era stato accerchiato dall’avanzata delle forze tedesche, che avevano quasi completato la conquista della Francia.  La situazione era disperata; i soldati erano intrappolati e sotto costante attacco.

 

Un cannone navale inglese a copertura delle operazioni di evacuazione

 

Un ponte di scialuppe consente ai soldati inglesi di essere tratti in salvo

 

Il cacciatorpediniere francese Bourrasque affonda carico di truppe dopo essere stato colpito il 30 maggio 1940.

 

Le convulse fasi delle operazioni di evacuazione

 

L’evacuazione fu un miracolo logistico.  Oltre alle navi militari, una flotta improvvisata di imbarcazioni civili – pescherecci, yacht, barche da diporto, persino chiatte e zattere – parteciparono all’impresa, rischiando la propria vita per salvare i soldati. La “Little Ships” (piccole navi) rappresentano un simbolo incredibile di coraggio e spirito civico.

I tedeschi, sorprendentemente, ritardarono l’attacco decisivo alle spiagge, dando tempo per evacuare un numero di soldati superiore alle aspettative.

Nonostante il successo nell’evacuare un numero così elevato di soldati, preservandoli per future battaglie, Churchill aveva ragione a sottolineare che: “con le evacuazioni non si vincono le guerre”

Dunkerque fu una sconfitta strategica per gli alleati:  un’enorme quantità di equipaggiamento militare fu persa e la Francia era sul punto della capitolazione.  L’evacuazione, però, evitò un disastro ancora più grande: la completa distruzione del Corpo di Spedizione Britannico e una potenziale invasione della Gran Bretagna.  L’impresa salvò la spina dorsale dell’esercito britannico, che poté poi essere riarmato e contribuire a cambiare le sorti del conflitto.  Dunkerque, dunque, assunse un valore simbolico significativo, diventando un esempio di resilienza e determinazione di fronte all’avversità, un momento di speranza in un periodo buio.

 

 

CARLO GATTI

Rapallo, Giovedì 13  Febbraio 2025