LEUDO, UNA MANOVRA PARTICOLARE
Ci siamo chiesti più volte quale manovra veniva compiuta dall’equipaggio di un LEUDO, ogni volta che doveva passare la vela latina da un lato all’altro della barca. Ovviamente, ognuno dice la sua, ma senza soddisfare appieno la curiosità degli altri.
Mi sono rivolto, allora, a Giancarlo Boaretto, factotum del Museo Marinaro Tommasino Andreatta di Chiavari, il quale ha trovato il personaggio giusto per dipanare la questione, si tratta del signor Gianni Giordano che da ragazzo navigò sui LEUDI e che questa manovra la ricorda così:
Servono quattro o cinque persone. Il timoniere allenta la scotta e mette la barca al vento. Un marinaio allenta la sartia sopravvento ed un altro cazza la cima dell’amante dell’antenna in modo che non scivoli verso prua ed allenta la l’amante della trozza in modo che l’antenna sia più libera. Un altro marinaio tende l’amante della drizza in modo che l’antenna si alzi fino a che il corso superi il capo di banda ed entri dentro la barca. Uno deve togliere l’imbracatura dell’antenna dal dritto di prua e lasca l’orza davanti a quella di poppa. Un marinaio prende la cima della scotta e la sposta dal lato opposto. Un altro marinaio prende la base dell’antenna e la porta alla base dell’albero. In due si mettono alla base dell’albero e fanno girare la base dell’antenna dalla parte opposta mentre un altro marinaio cerca di non far sbattere la vela. Contemporaneamente un altro marinaio è pronto è pronto a tendere la trozza. Si tende l’orza davanti e la mura; si abbassa l’amante della drizza fino a far tornare la base dell’antenna al suo posto. Il timoniere fissa la scotta e mette la barca al vento. Su un leudo la manovra dura una trentina di minuti. Si deve tener conto che alcune volte non si fa tutta questa manovra. Non facendola , la vela andrà a sbattere contro l’albero formando quasi una doppia vela. Navigando in questo modo, si ha l’andatura chiamata “a daredosso”.
Si ringrazia Giancarlo Boaretto e Gianni Giordano per la loro disponibilità.