FATA MORGANA

Una illusione Ottica

 

Nei primi anni ’60 fui testimone di un fenomeno abbastanza raro da osservare, persino dai naviganti d’altomare. Imbarcato sulla petroliera NAESS COMPANION, ero al mio sesto viaggio: Golfo Persico – Giappone. Era il periodo del monsone “buono” di Nord Est e si navigava in piena bonaccia nell’Oceano Indiano. Nonostante l’opprimente caldo umido dei tropici, (si conosceva l’aria condizionata soltanto dai depliant di alcune navi passeggeri), non percepivo alcun sintomo di noia: tra una retta d’altezza di sole ed altri calcoli astronomici, seguivo i numerosi capodogli che navigavano verso i mari freddi del sud e mi divertivo un mondo a guardare i delfini che in quella zona di mare  “volavano” scompostamente in aria e poi si tuffavano spanciando rumorosamente in cerca di plancton. A metà guardia, verso le 10, vidi nitidamente qualcosa di strano apparire a mezza altezza sopra l’orizzonte. Poco a sinistra di prora si stagliava una specie di castello, una torre immobile che galleggiava sopra l’orizzonte gelatinoso. Poco dopo vidi una seconda torre, leggermente più bassa e più scura, ancora più a sinistra. Mi venne in mente quello strano capitolo di Meteorologia che s’interessava di fate, più precisamente della FATA MORGANA, chiamato anche fenomeno delle torri. Dal ponte di comando, destai l’attenzione dell’equipaggio che lavorava in coperta e mi accorsi che nessuno di loro aveva mai visto quella “strana faccenda”. Radio-cucina diffuse subito la notizia e in un baleno l’intero equipaggio si radunò in coperta, a bocca spalancata come fossero al circo. La proiezione durò qualche minuto, il tempo necessario a tre navi in contro-corsa di passarsi al traverso. Nel frattempo anche il Comandante era salito sul ponte facendosi scappare una tipica frase in genovese: “se a terra raccontassimo certi fatti ci prenderebbero per dei belinoni…”- I commenti in siciliano della bassa forza erano invece intrisi di stregoneria e superstizione. La disputa sembrò degenerare tra chi vedeva nell’ ”apparizione” il corpo di un santo e chi invece prevedeva il peggio che potesse capitare ad una nave in navigazione…

 

Ancora oggi, ogni tanto, quella magica visione affiora tra i ricordi personali più lontani ed il pensiero va soprattutto all’idea di quel cielo ingannevole che ci aveva aspettati al varco, come la “Maga Circe” per incantarci, per fortuna, senza molti risultati…

 

 

 

In ottica la Fata Morgana è una forma complessa e insolita di miraggio che si può scorgere all’interno di una stretta fascia al di sopra dell’orizzonte.

 

A questo punto immagino la perplessità del lettore e non mi rimane che rifugiarmi dietro un banco di scuola per rileggervi quel capitolo….

 

“Il fenomeno ottico conosciuto come FATA MORGANA, é noto, (ma non troppo n.d.r), ai naviganti, ma anche agli abitanti e turisti di quei luoghi in cui questo fenomeno ottico viene osservato quando i raggi di luce sono fortemente incurvati dal passaggio attraverso strati d’aria a temperature diverse. Infatti, in condizioni di tempo sereno, può capitare che uno strato d’aria molto più calda sovrasti uno strato di aria più fredda: in questo caso, la differenza tra gli indici di rifrazione può dar luogo alla formazione di un condotto atmosferico che agisce come una lente di rifrazione che produce una serie di immagini sia dritte che invertite. L’eccezionalità del fenomeno ottico dipende quindi dalla temperatura degli strati atmosferici, ma anche dalla simultanea formazione di un condotto atmosferico, un proiettore d’immagini. Per certi versi, detto fenomeno é analogo al più noto miraggio, dove però le immagini sono molto mutevoli e deformate, difficilmente riconoscibili. Affinché il fenomeno avvenga, l’inversione termica dev’essere abbastanza forte da far in modo che la curvatura dei raggi di luce all’interno dello strato di inversione sia più forte della curvatura della Terra . In queste condizioni i raggi creano degli archi. L’osservatore deve trovarsi all’interno o al di sotto del condotto atmosferico per poter vedere la Fata Morgana”.

 

 

Talvolta, le navi sono viste anche molto al di sopra dell’orizzonte e schiacciate sino a diventare torri o castelli. Per spiegare tale fenomeno è sufficiente immaginare che la luce proveniente da un punto sia distribuita in verticale, gli oggetti in lontananza assumono le sembianze di torri, pinnacoli, obelischi.

La Fata Morgana, conosciuta anche come Morgane, Morgaine, Morgan e altre varianti, è una popolare strega della mitologia celtica e delle leggende. L’epiteto femminino “la fata” – (tradotto dall’originale inglese the fay, a sua volta adattato dal francese la fée) – indica la figura di Morgana come una creatura sovrannaturale. È una dei principali antagonisti di Re Artù – Ginevra – e soprattutto di Merlino, nelle leggende arturiane. Secondo altre leggende celtiche induceva nei marinai visioni di fantastici castelli in aria o in terra per attirarli e quindi condurli a morte.

 

 

 

Per i tanti amanti del Cielo e per lo sparuto gruppetto che sicuramente crede agli UFO, il disegno n. 3 può spiegare, spero chiaramente, come un innocente faro sulla costa possa essere scambiato per un UFO (Oggetti Volante non identificato). L’Osservatore è in O e sta osservando stelle e galassie. Improvvisamente, si accende un faro al di là della montagna dalla cima innevata. L’aria fredda che circonda la vetta del monte causa un miraggio superiore e il faro risplende alto nel cielo, aumentando e diminuendo la sua luminosità.

 

 

 

 

 


 

Il fenomeno ottico della fata morgana rientra nella categoria dei miraggi, termine con il quale si descrivono alcuni fenomeni dovuti all’incurvamento dei raggi luminosi nell’attraversare strati d’aria non omogenei. Il tipo più comune di miraggio si osserva spesso d’estate sulle vaste distese di sabbia riscaldate dal Sole o, forse più frequentemente, sulle strade rettilinee asfaltate o sulle autostrade. Sarà capitato a tutti, durante un viaggio in macchina in autostrada, di notare delle pozzanghere sull’orizzonte, come se la strada fosse bagnata.

 

Aggiungo alcune foto di Milly Mascaretti:

Carlo GATTI

Rapallo, 16 Giugno 2014