CAPPELLA DI SAN GIOVANNI
SPOTA’- RAPALLO
Giovedì 16 maggio 2019, alle ore 21, rinnovando una radicata tradizione, numerosi fedeli delle comunità parrocchiali di Santa Maria del Campo e San Martino di Noceto si sono incontrate presso la Cappella di S. Giovanni, in località Spotà per la recita del Santo Rosario a cura di don Davide Sacco che é poi passato alla consueta “benedizione della campagna”.
Ci troviamo immersi in un quadro mistico: l’incantevole posizione della chiesetta nascosta tra gli ulivi collinari che frullano tenui in un magico silenzio, ci avvolge in una speciale atmosfera che rapina il nostro sguardo e lo induce a scivolare giù verso il mare tra le mute luci di Rapallo che appaiono come lumini lontani che vibrano al nostro saluto.
L’annuale appuntamento con questa preghiera notturna ci spinge, ogni volta, a pensare a quei lontani Amici che su questa collina vollero ardentemente scrivere la storia di questa pievetta.
Scartabellando qua e là troviamo qualche traccia:
In questa località sulle alture di Rapallo chiamata “Spotà” vi è una bella chiesetta dedicata a San Giovanni Battista costruita nel lontano 1665 per volere di Giuseppe e Rolando Valle, lì residenti, che secondo documenti storici chiesero alle autorità religiose di poter costruire una chiesetta per poter pregare, data la difficoltà di poter raggiungere il paese, infatti all’epoca non vi era la strada oggi carrozzabile.
Avuto il parere favorevole dall’Arcivescovo di Genova iniziarono così i lavori voluti e pagati dai Signori Valle e ultimati nel 1688. La chiesetta fu benedetta soltanto nel 1697 a seguito di vari contrasti, questo perché la chiesetta sorgeva in un territorio di confine fra Santa Maria e San Pietro altra frazione Rapallese.
Allora la zona era molto popolata da contadini, basti pensare che si contavano ben trentasei nuclei famigliari e la chiesetta rimase sempre aperta e sino al secolo scorso veniva organizzata anche una bella festa. Oggi invece la chiesetta viene aperta solamente il giorno della ricorrenza di San Giovanni Battista il 24 di giugno e il parroco di Santa Maria vi celebra la S. Messa al mattino.
Da contatti avuti con discendenti dei Valle, che sono tuttora proprietari di gran parte di questa collina e forse anche della cappella (?), abbiamo saputo che un ramo della stirpe immigrò a Conception (Argentina) ma la cosa straordinaria é che questi parenti lontani, non solo portano ancora con sé tradizioni ligustiche importanti, ma quasi ogni anno in estate ritornano a Rapallo per onorare le loro radici. Ci é stato detto che quel ramo argentino dei Valle potrebbe avere conservato atti e documenti relativi la Cappella di S. Giovanni e dei suoi contenuti. La ricerca é quindi aperta insieme alla speranza di saperne di più al loro arrivo a Rapallo.
Tra il 1849 ed il 1853, ben 6252 emigranti partirono dalle nostre zone rivierasche diretti in America del Sud, di cui solo 419 rientrarono a casa. Tra il 1854 e il ’63, sempre dalla riviera di levante emigrarono, sempre verso il Sudamerica, più di 47.000 persone (di cui il 25 per cento dal solo circondario di Chiavari), per la maggior parte, maschi tra i 19 e i 29 anni, d’estrazione artigiana e contadina. Queste cifre non tengono conto dell’emigrazione clandestina che il quel periodo raggiunse 13.000 individui. Le migrazioni continuarono anche negli anni successivi e si può affermare, dati alla mano, che dal 1876 al 1925 sono quasi 300.000 nostri compaesani abbandonarono la Liguria in cerca di lavoro e di fortuna.
Genova – Tenaci, coraggiosi, intelligenti, con un forte spirito imprenditoriale e un ancora più forte attaccamento alla loro terra: questo l’identikit dei liguri che sin dalla prima metà del 1800 decisero di lasciare la patria alla volta dell’America, per scoprire nuove terre e far fortuna all’estero contando solamente sulle proprie forze e su piccole somme di denaro messe da parte appositamente. «L’emigrazione dei liguri fu precoce rispetto ad altre, ma soprattutto non indigente, e urbana – sottolinea Giuliani – I liguri, che fossero originari del Tigullio, di Genova o dell’estremo ponente, non si muovevano verso le campagne, ma verso le città, e portavano con sé i loro risparmi per creare qualcosa». A oggi in Argentina, spiegano gli storici, il 60% della popolazione ha antenati liguri,
I Porta-Cristo argentini al raduno delle Confraternite liguri nel Mondo
dal 3 al 6 giugno 2004
Per i liguri nel mondo è stata molto significativa la presenza, per la prima volta a Genova da oltre un secolo, dei “cristezanti” giunti dall’Argentina.
SANTUARIO DI N.S. DELLA GUARDIA, 5 giugno 2004
Giunti al Santuario, i Porta-Cristo hanno provato il
Cristo che la Confraternita di Busalla ha messo a loro
Disposizione e posano insieme per la foto.
SANTUARIO DI N.S.DI MONTALLEGRO – RAPALLO
7 giugno 2004 – I Porta-Cristo argentini e familiari
Nella foto davanti alla Chiesa.
Secondo la tradizione, il termine cappella viene dalla chiesa di San Martino di Tours, nella quale era conservata come una reliquia la cappa di san Martino che, come sappiamo é uno dei Santi più venerati in Occidente specialmente nei secoli passati. 4.000 parrocchie in Francia portano il suo nome. In molte regioni d’Italia l’11 novembre è simbolicamente associato alla maturazione del vino nuovo (da qui il proverbio “A San Martino ogni mosto diventa vino”) ed è un’occasione di ritrovo e festeggiamenti nei quali si brinda, appunto, stappando il vino appena maturato e accompagnato da castagne o caldarroste. Sebbene non sia praticata una celebrazione religiosa a tutti gli effetti (salvo nei paesi dove san Martino è protettore), la festa di San Martino risulta comunque particolarmente sentita dalla popolazione locale. Nel nord Italia, specialmente nelle aree agricole, fino a non molti anni fa tutti i contratti (di lavoro ma anche di affitto, mezzadria, ecc) avevano inizio (e fine) l’11 novembre, data scelta in quanto i lavori nei campi erano già terminati senza però che fosse già arrivato l’inverno. Per questo, scaduti i contratti, chi aveva una casa in uso la doveva lasciare libera proprio l’11 novembre e non era inusuale, in quei giorni, imbattersi in carri strapieni di ogni masserizia che si spostavano da un podere all’altro, facendo “San Martino”, nome popolare, proprio per questo motivo, del trasloco. Ancora oggi in molti dialetti e modi di dire del nord “fare San Martino” mantiene il significato di traslocare.
L’interno della cappella di S.Giovanni
La CAPPELLA DI S.GIOVANNI può ospitare circa 40 fedeli seduti ed un’altra decina in piedi ed altri sul piccolo sagrato.
Utilizziamo il seguente ALBUM FOTOGRAFICO (da noi curato) per descrivere nelle didascalie alcuni “particolari” interessanti.
La cappella di San Giovanni ripresa da varie posizioni
Un affascinante dipinto un po’ scolorito dal tempo e dall’oblio si trova sopra l’altare
La GRAZIA Divina proietta la sua candida luce dall’alto verso il basso illuminando la Madonna, il Bambino Gesù e l’Agnello sacrificale. A sinistra per chi guarda é raffigurato San Giovanni Battista, sulla destra San Pietro che regge le chiavi del paradiso con la mano destra mentre poggia affettuosamente la mano sinistra sulla spalla del “committente”. Il mantello sospeso sopra il capo di Maria potrebbe rappresentare la “volta celeste” o forse il MANTELLO di San Martino… il mantello della Provvidenza…
La fotografia del dipinto situato sopra l’altare é stata ripresa dal basso e con scarsa luce per cui risulta schiacciata e poco definita. Tuttavia a detta di alcuni appassionati, non certo da periti o da esperti, il dipinto potrebbe appartenere alla scuola di Luca Cambiaso. Parecchi sono gli indizi … In ogni caso, il parere di un esperto che non ha visto il quadro, ma soltanto la foto, é il seguente: “Di solito quando viene raffigurato il committente, si tratta di un dipinto importante”. Una restauratrice molto esperta, che non ha visto il quadro, ma solo la foto, si é così espressa: “Questi dipinti sono passati attraverso 15 generazioni di pseudo pittori che, forse, nell’imminenza di Feste Patronali, hanno pensato di renderlo più presentabile togliendo macchie e difetti maturati nel tempo a causa di tantissime cause naturali e non solo…
Un prezioso reperto
Il bellissimo calice, il vaso liturgico in cui viene versato il vino che diventa il Sangue di Cristo.
Rare immagini dipinte delle corazzate:
LEPANTO (varata nel 1876)
DANDOLO (varata nel 1873)
Molto probabilmente alcuni discendenti dei VALLE fecero parte della Regia Marina.
Visti i numerosi ex voto presenti nella cappella-santuario di S. Giovanni, il quadro potrebbe
rappresentare un ulteriore Per Grazia Ricevuta legato a vicende belliche di particolare pericolo.
Carlo GATTI
Rapallo, 30 Luglio 2019